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Dieci parole dell’ urbanistica

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L’Associazione Carteinregola e la Scuola di Eddyburg organizzano un ciclo di seminari curati  da Giancarlo Storto.

I seminari sono dedicati alla memoria di  Edoardo Salzano

L’urbanistica è una disciplina che incide fortemente sulla vita dei cittadini, sull’ambiente, sul paesaggio, sulla tutela dei beni collettivi e sul futuro della città. Le scelte della politica e della Amministrazione dovrebbero essere guidate dalla stella polare dell’interesse pubblico –  a cui dovrebbero essere sempre subordinati  gli interessi privati e particolari –  e improntate alla totale trasparenza, rendendo i cittadini consapevoli e partecipi delle decisioni che si stanno prendendo. Invece, nella maggior parte dei casi, la scarsità di informazioni e  la complessità della materia impediscono ai cittadini di comprendere la portata delle politiche nazionali e locali,  che per essere decifrata richiede conoscenze e strumenti accessibili solo agli addetti ai lavori.

10 parole dell’urbanistica intende offrire ai cittadini e  ai comitati, ma anche agli amministratori locali e ai giornalisti, strumenti per poter conoscere e entrare nel merito delle principali problematiche che riguardano le scelte urbanistiche della città. Il format è quello di un seminario aperto, con dei relatori che ricostruiscono il quadro normativo, le criticità, le contraddizioni, le possibili soluzioni, con la proiezione di slides e con la prospettiva della pubblicazione di dispense.

Gli incontri   possono essere anche propedeutici a successive iniziative come assemblee e dibattiti su specifici temi di attualità.

Programma  (in costruzione)*

pulsante paesaggio ptpr 2Tutelare il PAESAGGIO è un obbligo costituzionale

La vicenda dei piani paesaggistici di iniziativa regionale mostra assai più ombre che luci. In minoranza sono le Regioni che hanno adempiuto alla loro predisposizione, prescritta  da anni da una legge nazionale, e nei piani paesaggistici  – vigenti o in corso di definitiva approvazione  – appaiono irragionevoli le differenze che si riscontrano,  sia negli obiettivi che nei contenuti, anche per la colpevole assenza di direttive da parte del ministero competente. Eppure la stessa Costituzione aveva sancito come aspetto fondante la tutela del paesaggio. (> VAI ALLA PAGINA  CON I VIDEO E I MATERIALI DEGLI INTERVENTI DEL SEMINARIO DEL 1 LUGLIO 2019)

locandina provvisoria 10 parole urbanistica casa 2CASA Dalla parte degli esclusi dal libero mercato

Da troppo tempo né lo Stato né le Regioni stanziano finanziamenti per l’edilizia residenziale pubblica e questa terminologia sembra ormai scomparsa dall’interesse della politica a beneficio dell’edilizia residenziale sociale che, anch’essa praticata a livelli minimi, è comunque rivolta a nuclei familiari in grado di sostenere canoni non lontani dal libero mercato. Prevalente è ancora la tesi che offrendo maggiori opportunità alla costruzione di nuovi alloggi (riducendo vincoli e controlli) il mercato possa rispondere ai fabbisogni abitativi,  mentre la storia ha dimostrato che in tal modo si incrementa lo spreco edilizio e si escludono in ogni caso le fasce più deboli della popolazione. (> VAI ALLA PAGINA CON LA PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO DEL 9 OTTOBRE 2019)

La RENDITA edilizia causa prima di ogni distorsione

Dopo i tentativi operati dal Parlamento nel corso degli anni Settanta, vanificati dalle sentenze della Corte Costituzionale, di ridurne il peso, la rendita edilizia, ovvero il differenziale tra prezzo di vendita e costo di costruzione più utile di impresa, ha riacquistato piena legittimità. Come una piovra, si insinua in tutti i processi di trasformazione urbana alterando a proprio vantaggio il mercato sino a condizionare in negativo la riqualificazione delle città, per l’eventualità non remota che i residenti vengano in seguito espulsi e la stessa possibilità di realizzare alloggi a costi compatibili con la domanda reale.

Gli STANDARD urbanistici non sono negoziabili

Il decreto sugli standard urbanistici del 1968, resta l’innovazione più rilevante intervenuta dopo la legge urbanistica del 1942 ancora in gran parte vigente. La garanzia di assicurare per ogni abitante residente (o da insediare sulla base delle previsioni degli strumenti urbanistici) una quantità minima di aree per servizi, come scuole e spazi per servizi sociali, verde e parcheggi, viene oggi rimessa in discussione. Molte zone continuano a non avere gli standard previsti per legge soprattutto per la difficoltà di reperire immobili e spazi disponibili nelle zone già consolidate e/o per la mancanza di risorse comunali per realizzare i servizi pubblici nei quartieri dove mancano. Molte proposte di legge nazionali e regionali mirano a erodere progressivamente  la portata  delle regole stabilite dal decreto, ad esempio rispetto alle  altezze e alle distanze tra i fabbricati, o alla possibilità di alterarne le sagome;  ma soprattutto   alcune leggi regionali prospettano  la “monetizzazione” cioè la corresponsione di un contributo economico  in alternativa all’obbligo  della cessione gratuita di aree da parte dei privati per i servizi , con il rischio di  privare gli abitanti di servizi essenziali

Utilizzare al meglio le risorse per ridurre la VULNERABILITA’ del territorio

Ad ogni evento sismico l’Italia si scopre impreparata, non tanto nella fase emergenziale quanto piuttosto in quella successiva della ricostruzione: in concreto si procede caso per caso senza tener conto delle esperienze in precedenza vissute. Una politica di prevenzione per la messa in sicurezza del territorio diventa quindi improcrastinabile e le risorse disponibili (sempre residuali rispetto alle necessità) vanno concentrate nelle aree dove la vulnerabilità delle strutture urbane ed edilizie ha più probabilità di manifestarsi.

Contrastare il CONSUMO di suolo è possibile

La fase espansiva delle nostre città è definitivamente conclusa e nonostante ciò si continua a consumare territorio agricolo occupandolo a ritmi ancora intensi. I processi di urbanizzazione sembrano inarrestabili ed interessano non soltanto nuovi insediamenti a fini residenziali ma anche (e soprattutto) infrastrutture e servizi privati,  tra i quali ne sono la manifestazione più evidente i centri commerciali. Da molti anni sono ferme in Parlamento numerose proposte di legge ma la politica si dimostra disattenta a contrastare un uso distorto del territorio con conseguenze che producono danni irreversibili in termini ambientali e ricadute negative anche sull’economia.

Non c’è RIGENERAZIONE urbana senza finalità sociale

La rigenerazione urbana, universalmente apprezzata e condivisa, in quanto apparentemente tesa  al recupero e alla valorizzazione di parti del territorio e di singoli edifici in stato di forte degrado, in realtà,   a una verifica dei  concreti  ambiti di applicazione,  può giungere  a  risultati non esenti da  forti elementi di ambiguità. Infatti,   in molti casi, anziché incentivare  interventi nelle aree e nei contesti sociali che più ne avrebbero bisogno, finisce con il promuovere una rigenerazione dove risulta più economicamente conveniente. E qualsiasi intervento, anche relativo a singoli immobili, viene oggi incluso in tale tipologia, mentre la rigenerazione urbana, come correttamente indicata in diverse leggi nazionali e regionali (per poi essere sostanzialmente smentita nella pratica attuazione), dovrebbe avere quale irrinunciabile priorità un miglioramento delle condizioni di benessere degli abitanti coinvolti.

Salvaguardare la CITTA’ STORICA: un obiettivo irrinunciabile

Il nostro Paese è conosciuto ovunque per la cura dei centri storici ed apprezzato dagli specialisti per aver sperimentato metodologie di intervento in grado di conservare gli insediamenti antichi nella loro complessità. Di recente, soprattutto in alcune città (quali Roma, Firenze e Venezia), gli strumenti di tutela sembrano affievolirsi e l’aggressione speculativa riconquista spazi che si riteneva salvaguardati da trasformazioni devastanti. In  particolare per la Capitale d’Italia, a differenza delle altre città storiche del Lazio, il PTPR esclude la tutela paesaggistica del centro storico – la città dentro le mura aureliane –  facendosi scudo della dichiarazione di Roma sito dell’ UNESCO, dichiarazione  che tuttavia non ha alcun carattere prescrittivo né vincolistico. Ad oggi, quindi, le  uniche esili tutele paesaggistiche del centro storico e della città storica di Roma – i quartieri di espansione otto-novencentesca – sono alcuni vincoli puntuali su un numero limitato di  palazzi e compendi storici. Una situazione che sta mettendo a rischio tessuti di grandissimo pregio paesaggistico che costituiscono  la bellezza e la memoria storica di Roma.

Contro ogni forma di ABUSIVISMO edilizio

Le costruzioni illegali costituiscono un fenomeno che si oppone ad un corretto uso del suolo e ad ogni regola di pianificazione e in alcune Regioni (e soprattutto a Roma) condizionano la possibilità di governare con efficacia il territorio. Dopo tre leggi nazionali finalizzate a condonare gli abusi edilizi, non soltanto permane una quota ancora significativa di edilizia realizzata senza titoli abilitativi ma da più parti provengono iniziative per proporre nuovi condoni più o meno camuffati

 

Gli alti rischi del REGIONALISMO differenziato

In un contesto da cui emerge, da un lato, la rinuncia dello Stato ad esercitare competenze di indirizzo e coordinamento che pure l’attuale legislazione gli assegna e, dall’altro, la deriva delle Regioni che mostrano inadeguatezza di contenuti nei provvedimenti concernenti il governo del territorio, il regionalismo differenziato può di molto incrementare i divari regionali e le spinte alla disgregazione dell’identità nazionale.

 

(*) Gli argomenti degli incontri potranno subire variazioni

per informazioni www.carteinregola.it http://www.eddyburg.it

laboratoriocarteinregola@gmail.com