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PROGRAMMI AMBIENTE PER LA REGIONE LAZIO

zingarettilazioDal programma di Nicola Zingaretti “Un nuovo inizio” > VAI AL PROGRAMMA COMPLETO http://www.nicolazingaretti.it/programma/

Il Lazio una regione sostenibile e integrata
6.1 Difendere e valorizzare l’identità ecologica del Lazio
Come è ormai accettato in ambito europeo e internazionale, la società e l’economia
possono avere uno sviluppo duraturo solo in un quadro di vitalità degli ecosistemi e di
varietà dei “servizi” che questi riescono a fornire: servizi dal valore economico quanti-
ficabile, come l’acqua potabile, il cibo, i medicinali, le fibre tessili, le materie prime, il
legname, l’energia; e servizi non vendibili ma fondamentali alla creazione di ricchezza,
dal trasporto delle masse d’acqua alla protezione dall’erosione del suolo. Tra questi, la
biodiversità rappresenta la chiave della produttività dell’ecosistema.
6.1.1 Il sistema ambientale come “principio ordinatore” dello sviluppo terri-
toriale: le Unità Territoriali Ambientali
La conservazione delle risorse naturali, dunque della biodiversità, non può essere per-
seguita tutelando solo parti circoscritte di territorio (parchi, riserve naturali, siti di impor-
tanza comunitaria o Zone di Protezione Speciale). È necessario che tutto il territorio sia
gestito in modo oculato, assumendo il sistema ambientale come “principio ordinatore”
tanto delle aree naturali e seminaturali quanto degli ambiti insediativi e infrastrutturali.
È un cambio di paradigma radicalesul quale vogliamo costruire l’idea e la pratica di
un nuovo modello di sviluppo: partendo dalla conoscenza dell’eterogeneità ambientale
della regione e dal riconoscimento dei suoi ambiti territoriali omogenei in termini eco-
logici e vegetazionali, e definendo su questa base le indicazioni e gli indirizzi di tutela,
recupero e valorizzazione delle risorse naturali.
Analogamente a quanto già fatto della Provincia di Roma, la Regione Lazio dovrà in-
dividuare e delimitare le Unità Territoriali Ambientali (UTA) destinate a costituire il ri-
ferimento territoriale del suo piano paesistico e delle principali scelte strategiche in
campo urbanistico.Tale principio ordinatore riguarderà tutto il territorio, anche quello
destinato a uso agricolo.
6.1.2 Una nuova legge sulla protezione civile. L’impegno della Regione per la
manutenzione del territorio, la riduzione dei rischi, la gestione delle
emergenze
Le alluvioni che hanno recentemente colpito i nostri territori sono un risvolto del
cambiamento climatico e una conseguenza della decennale indifferenza ai temi della
tutela del territorio dal dissesto idrogeologico.
Noi siamo convinti che si debba invertire la rotta. Crediamo nella prevenzionecome
allo strumento principe di tutela del territorio e nel coinvolgimento degli enti locali,
dei cittadini e delle associazioni di volontariatoper costruire, finalmente, anche nel
Lazio un efficiente servizio di protezione civile, in grado di sostenere l’emergenza ma
anche di realizzare una rete di presenze sul territorioin grado di prevenire i disastri.
È nostro obiettivo prioritario approvare una nuova legge regionale sulla Protezione
Civile, superando quella attuale, antecedente alla riforma del Titolo V della Costitu-
zione. La nostra riforma si baserà su quattro principi fondamentali:
• la prevenzione: gli eventi degli ultimi anni dimostrano che i costi in termini di vite
umane, sofferenze e di impegni finanziari della mancata prevenzione sono inso-
stenibili. La prevenzione è dunque uno degli assi di riferimento, attraverso il qualprevia una definizione immediata dei rischi di tutto il territorio regionale, predisporre
un programma pluriennale di interventi sul territorio e sul patrimonio edilizio;
• l’efficienza: il ruolo della Regione deve essere quello di fare lavorare insieme
tutte le strutture pubbliche, private e del volontariato (Ares 118, Vigili del Fuoco,
Guardia Forestale, associazioni), prevedendo un Sistema integrato regionale di
protezione civile che abbia come obiettivi la previsione, la prevenzione delle
varie ipotesi di rischio, la preparazione all’emergenza, il soccorso e l’assistenza
alle popolazioni fino al superamento dell’emergenza;
• la trasparenza: è necessario superare l’attuale sistema di assegnazione dei fondi
regionali alle associazioni di volontariato fatto senza bandi o criteri oggettivi.
L’assegnazione dei fondi deve essere invece effettuata sulla base di bandi di evi-
denza pubblica, capaci di valorizzare anche le piccole realtà municipali;
• la resilienza: sulla base della formazione predisposta dalle autonomie locali, le
comunità e tutti i cittadini devono essere partecipi dell’attività di protezione
civile, di contrasto ai pericoli, di aiuto e assistenza dopo i disastri.
Allo stesso tempo, la Regione Lazio rafforzerà il proprio impegno nell’intervento
emergenziale successivo a eventi calamitosi e, al contempo, programmerà le azioni
per la tutela del suolo, la tutela dell’agricolturae la manutenzione del territorio, inte-
grandole con i processi pianificatori:
• sostenendo azioni di manutenzione idraulica mirate al corretto scorrimento
delle acque, di rimozione degli ostacoli al flusso delle acque, di recupero e riat-
tivazione di pratiche di drenaggio, di pulizia di canali e torrenti, di analisi della
capacità ricettiva dei torrenti e fiumi, di incremento – con alberi, macchia o ve-
getazione spontanea – della copertura vegetale del suolo e di miglioramento
della qualità della gestione del territorio agroforestale;
• favorendo la multifunzionalità dell’agricoltura, anche ai fini della riduzione dei
rischi idrogeologici, della corretta manutenzione del territorio e del suo costante
presidio;
• concentrando l’attenzione sulle condizioni di vulnerabilità e di rischio maggior-
mente ricorrenti;
• garantendo un miglior coordinamento tra l’Agenzia regionale per la difesa del
suolo e i consorzi di bonifica che operano nel Lazio per l’esecuzione e il man-
tenimento delle opere pubbliche inerenti la difesa del suolo, la bonifica idraulica
e la distribuzione irrigua.
In linea con l’obiettivo di intraprendere una nuova politica ambientale e garantire il
rispetto della salute dei cittadini, vogliamo affrontare con serietà l’emergenza ambien-
tale della Valle del Sacco, area gravemente inquinata da sostanze tossiche e nocive.
La bonifica dei terreni che affiancano l’intero corso del fiume è la precondizione per
una nuova stagione di sviluppo sostenibile dell’area.
6.1.3Una strategia per la qualità delle acque e lo sviluppo del servizio idrico
integrato del Lazio
L’acquapotabile per uso domestico distribuita attraverso il servizio idrico integrato
è un bene essenzialee, in quanto tale, deve essere garantita con continuità la sua for-
nitura a tutti i cittadini, a tariffe accessibili, in quantità sufficientea condurre una vita
decorosa e con livelli di qualità idonei ad assicurare la tutela della salute e la continuità
della fornitura.
L’acqua è unbene comune: in quanto tale, affinché sia possibile assicurarne il con-
sumo secondo i criteri precedenti, occorre attivare meccanismi di tutela della risorsa
che ne consentano un utilizzo non predatorio e rispettoso dell’ambiente, nell’ottica
della salvaguardia delle fonti di approvvigionamento e della sua restituzione all’am-
biente con modalità che assicurino adeguati livelli di qualità dei corpi idrici recettori:
fiumi, laghi, mare.
Dal diritto incomprimibile dei cittadini del Lazio ad avere assicurata una fornitura di
risorse idriche adeguata ai propri bisogni, discende il dovere di un uso razionalee re-
sponsabiledella risorsa, limitando consumi eccessivi, sprechi e il deterioramento dei
corpi idrici – e, soprattutto, contribuendo in modo equo alla copertura del costo del
servizio e senza fare sconti a chi la tariffa non la paga.
L’acqua è un diritto ma il suo consumo non può essere a costo zero.
Una gestione efficiente e di qualità del servizio che tuteli anche l’acqua come bene
comune necessita di strutture industriali di capacità, esperienza, solidità e dimensioni
idoneea servire contemporaneamente milioni di abitanti, adducendo acqua dalle diverse
fonti, gestendo bacini e serbatoi di accumulo, impianti di sollevamento ed eventuali si-
stemi di potabilizzazione nonché reti di distribuzione efficienti che limitino il più possibile
la dispersione della risorsa idrica, assicurando la corretta contabilizzazione dei consumi;
e poi, a valle dell’utilizzo dei singoli utenti, raccolga l’acqua tramite le fognature e la tratti
adeguatamente negli impianti di depurazione prima di restituirla all’ambiente.
È necessario anche assicurare la quantità di risorse finanziarie adeguate ad accom-
pagnare un serio e articolato programma di investimentinella nostra regione che con-
senta – in via prioritaria – di risolvere il problema della potabilizzazione delle acque
contenenti livelli di arsenicoe altri inquinanti superiori ai limiti imposti dalla normativa
e che la fognatura e la depurazione coprano il 100% della popolazione del Lazio.
La copertura degli investimenti, tuttavia, non può e non deve diventare il paravento
dietro cui nascondere aumenti tariffari il cui fine principale sia quello di incrementare
il reddito del gestore.
Occorre inaugurare una nuova stagione di etica del servizio pubblico, in cui il sog-
getto che assume su di sé l’onere e l’onore di fornire un bene essenziale per la comu-
nità, orienti i propri flussi decisionali e di reddito innanzi tutto all’obiettivo di fornire un
servizio di sempre maggiore quantità e qualità.
La Regione Lazio dovrà svolgere un ruolo maggiormente attivo in questo processo,
orientando la propria attività – per quanto di competenza – sul fronte della promo-
zione degli investimenti, su quello della razionalizzazione della governancee su quello
della tutela degli utenti e dell’ambiente:
• aggiornando e adeguando il piano regionale di tutela delle acque, per rispettare
concretamente gli obiettivi di legge in tema di qualità dei corpi idrici;
• sostenendo, attraverso il reperimento delle risorse finanziarie necessarie, gli in-
vestimenti nelle reti del territoriocon il fine di rendere più efficiente, moderno,
socialmente e ambientalmente sostenibile il sistema idrico della regione e fa-
vorire nuova occupazione;
• migliorando l’architettura istituzionale di governo del sistema idrico integrato,
attraverso una rigorosa semplificazione e razionalizzazione degli assetti esistenti
oggi incentrati su cinque Autorità d’ambito operanti su base provinciale. Tali isti-
tuti, in ottemperanza al decreto “Cresci-Italia”, hanno cessato la propria attività
lo scorso 31 dicembre 2012 e la Regione Lazio è fra le poche in Italia a non aver
riorganizzato gli ambiti del servizio idrico come richiesto dal decreto. È nostra
intenzione cogliere tale occasione per valutare l’istituzione di un solo ambito
regionale, il cui governo può essere assegnato a una sola Autorità d’ambito re-
gionale, come già sperimentato in altre regioni. In questo quadro, sarà comun-
que garantita la rappresentatività degli enti locali;
• promuovendo ogni iniziativa volta ad accrescere e uniformare la qualità del
servizioreso dai diversi gestori e ad assicurarne l’economicità, non escludendo, 91
dove vantaggioso, la ri-publicizzazione della gestione;
• rendendo più efficace e incisiva la funzione di controllo e sorveglianza dell’ope-
rato dei gestori idrici a totale tutela e salvaguardia degli utenti, prevedendo la
partecipazione di questi ultimi alle fasi di monitoraggio della qualità del servizio;
• restituendo all’acqua il suo valore, non solo simbolico, di bene comunenonché
di sorgente di vita, salute e benessere attraverso politiche di partecipazione,
sensibilizzazione e informazione per adeguatamente accompagnare il processo
di modernizzazione del servizio idrico integrato nella regione Lazio.
Dovrà infine essere definitivamente risolto il problema degli oneri derivanti dalle in-
terferenze inter-ambito per la captazione e l’impiego dell’acqua, con particolare rife-
rimento a quella tra l’Ato di Roma e quella di Rieti relativa all’acquedotto del Peschiera.
6.1.4Valorizzare la biodiversità e migliorare la gestione delle aree protette
Il sistema dei parchi della Regione Laziocomprende oltre 70 aree protette per una
superficie che sfiora il 13% del territorio regionale: la protezione della biodiversità e il
mantenimento dei servizi degli ecosistemi fondamentali passa necessariamente da una
sua corretta gestione. Questa deve essere pensata e organizzata anche in un’ottica di
sviluppo: rilanciando l’immagine dei parchi, rendendone più efficiente il funziona-
mento, attivando circuiti che producano reddito e favoriscano l’occupazione, special-
mente nelle aree marginali.
Con questi obiettivi, la prima cosa che intendiamo fare è approvare una nuova legge
quadro sulla biodiversità e le aree protette della Regione Lazioper:
• semplificare e rendere più efficiente l’organizzazione del sistema delle aree
protetteintegrandone la gestione con quella della rete Natura 2000 (SIC e ZPS)
e dei geositi, in un ottica di rete ecologica;
• rendere certi e rapidi i tempi di approvazione dei Piani d’Assetto; unificare i due
strumenti del piano di assetto e del programma pluriennale di promozione eco-
nomica e sociale, rafforzando così l’idea che il buon funzionamento di un Parco
migliora anche la sua capacità di produrre ricchezza economica, occupazione,
buona qualità della vita e presidio del territorio;
• unificare i criteri di funzionamentodelle aree protette per il tramite dell’Agenzia
Regionale dei Parchi(ARP) e ridurre drasticamente le loro spese di amministra-
zione, snellendo anche la composizione dei Consigli direttivi e il numero dei
componenti del collegio dei revisori dei conti;
• sostenere le aree protette nella gestione dei processi complessi (come la ge-
stione delle gare europee o di notevole entità) con una task force regionale, ca-
pace di lavorare in tempi rapidi e con criteri uniformi.
Con la nuova legge, la Regione Lazio rivedrà anche le logiche che hanno portato
alla riduzione delle risorse per il sistema delle aree protette regionali. Gli investimenti
nell’ambiente garantiscono un ritorno in termini economici e occupazionali compreso
tra quattro e sette volte la spesa iniziale: è questo il nostro approccio.
Vogliamo quindi lavorare per: a) promuovere programmi e progetti di sistema che
favoriscano l’esportazione di buone pratiche da un parco all’altro; b) condividere e
adottare metodi di fund raisingeticamente e ambientalmente orientati; c) fare in modo
che strutture organizzative, dotazioni organiche e risorse economiche dei parchi siano
effettivamente coerenti con le funzioni e le attività che svolgono; d) sostenere le pro-
duzioni agricole di qualità dei parchi e sviluppare nuovi segmenti turistici legati all’eco-
logia e all’agricoltura, al turismo ambientalistico e a quello scolastico.
Occorre da subito anche razionalizzare il sistema territoriale e le azioni di tutela
della biodiversità, accelerando il percorso di approvazione del nuovo piano regionale
delle aree naturali protette, della rete ecologica regionale e del documento strategico
della biodiversità.
Ci impegneremo per l’istituzione del Parco fluviale del Tevere e dell’Aniene, coin-
volgendo gli Enti regionali e provinciali interessati e l’Autorità di bacino, nonché valo-
rizzando il contributo di conoscenza e di progettualità sul tema sedimentato nelle
esperienze associative.
In chiave turistica e culturale, il fiume deve divenire uno strumento di connessione tra
province, un’arteria del “turismo lento”, ecologico, con un sistema di trasporto intermo-
dale che preveda tratti di navigazione, tratti ciclabili, tratti per il trekking. La forza attrattiva
del Parco potrà avvantaggiarsi della sua qualità ecologica – da proteggere e sviluppare,
anzitutto sotto l’aspetto della depurazione delle acque – della presenza di borghi e ec-
cellenze artigianali, della straordinaria ricchezza delle produzioni agro-alimentari (per pro-
muovere i quali sarà valutata l’istituzione di un marchio “Valle del Tevere e dell’Aniene”).
Allo stesso modo intendiamo verificare, insieme alle comunità e alle autonomie lo-
cali, la fattibilità del progetto istitutivo del Parco regionale dei Monti Lepini nelle pro-
vince di Roma, Frosinone e Latina.
Vogliamo difendere l’ambiente per valorizzare territori, culture e popolazioni, rico-
struire il patrimonio faunistico nel segno della tutela della biodiversità e promuovere il
presidio e il lavoro delle imprese agricole di qualità e multifunzionali saranno le coor-
dinate di riferimento e dell’azione della nuova giunta regionale. Lo faremo pensando
ad pratica venatoria sostenibile e responsabile, rispettosa delle indicazioni della scienza
e delle leggi nazionali ed europee.
Occorre approvare un nuovo piano faunistico venatorioattraverso il quale definire gli
obiettivi di tutela, conservazione e di gestione di ambiente e fauna mediante la destinazione
differenziata del territorio nelle percentuali previste dalle attuali leggi regionali e nazionali.
Il primo degli obiettivi è far funzionare concretamente gli ATC (Ambiti Territoriali di
Caccia), luogo deputato a tradurre le previsioni legislative in fatti compiuti nel rapporto
virtuoso che in quella sede, come previsto, dovranno avere i rappresentanti dei cac-
ciatori, degli agricoltori, degli ambientalisti e degli enti locali. L’applicazione del piano
faunistico venatorio dovrà trovare sinergie con il sistema delle aree naturali protette
anche perché la conservazione e la gestione non debbono conoscere limiti territoriali
in un quadro di valorizzazione, anche attraverso le misure europee, dell’impresa agri-
cola di qualità e multifunzionale.
In un quadro di programmazione pubblica il comparto dei miglioramenti ambientali
a fini faunistici può divenire una pratica agronomica diffusa e remunerativa. Luogo della
condivisione e della concertazione sarà innanzitutto il comitato tecnico  faunistico re-
gionale. Il calendario venatorio regionalesarà l’atto amministrativo annuale da appro-
vare entro i termini di legge che sarà definito nel pieno rispetto delle norme nazionali
ed europee e in piena adesione delle indicazioni delle linee guida dell’Ispra anche per
quanto concerne l’applicazione delle deroghe come previste dalle direttive europee a
difesa delle colture agricole.
Particolare attenzione sarà riservata alla necessità di contenere i danni derivanti da una
presenza eccessiva della fauna selvatica, anche attraverso metodologie di contenimento,
che comunque saranno sottoposte alla valutazione della ricerca scientifica. Azioni ferme
e determinate saranno svolte per contrastare e reprimere il bracconaggioanche attra-
verso il coordinamento di tutte le forze, gli enti e le associazioni  preposte al controllo.
6.1.5Una gestione sostenibile delle coste e del mare per lo sviluppo della blue
economy
I 350 chilometri delle coste lungo il mare del Lazio sono ricchi di luoghi straordinari,
di natura e borghi, di città e isole. Una grande risorsa per la nostra regione, per la quale
servono una politica organica e progetti concreti, che coinvolgano i Comuni del lito-
rale, le imprese e le associazioni verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile per
“portare il Lazio al centro del Mediterraneo”, migliorare la qualità della vita dei cittadini
e l’ambiente, rendere il litorale più attraente per i turisti. In questo senso, uno strumento
importantissimo che intendiamo adottare è quello della Gestione Integrata della Costa,
previsto nell’ambito del Piano d’Azione per il Mediterraneo dell’Unep.
Peraltro, non si può ragionare del mare del Lazio se non immaginando che sia defini-
tivamente pulito. Le acque vanno liberate dall’inquinamento e va migliorata la balneabilità.
È arrivato il momento di predisporre e approvare un Testo Unico per la tutela, la va-
lorizzazione e lo sviluppo sostenibile, turistico e ambientale del litorale del Lazio, che
assorba tra le altre le norme della Legge Regionale n. 1/2001, mettendole a sistema
con una visione più generale e ampia, coordinata e organica di tutte le misure neces-
sarie per risanare, proteggere e riqualificare la costa del Lazio, nonché per ricucire il
rapporto tra il litorale e il suo immediato entroterra in una logica di sviluppo integrato.
Un Testo Unico che valuti anche come superare l’attuale frammentazione delle com-
petenze a livello regionale in tema di politiche per il litorale e che istituisca un apposito
fondo legato ai diversi obiettivi da raggiungere, con bandi pubblici che stimolino com-
portamenti virtuosi dei Comuni, anche in rete tra loro, e favoriscano una migliore colla-
borazione tra pubblico e privato per raggiungere standard ambientali e turistici più elevati.
Il nuovo governo regionale dovrà poi definire e approvare il Piano della Costa, stru-
mento fondamentale per promuovere il recupero del litorale, risanare le parti degradate
e rinnovare le imprese balneari. Gli obiettivi del Piano dovranno essere orientati a mi-
gliorare la visuale e l’accessibilità del mare lungo tutta la costa, aumentare la qualità
degli spazi pubblici e dei servizi (anche prevedendo una destagionalizzazione degli
stessi), intervenire sulle situazioni di mono-funzionalità residenziale e sulle strutture
degradate con strumenti che prevedano la possibilità di bonificare e ri-naturalizzare,
risanare e riqualificare, con una spinta innovativa che consenta di migliorare l’ambiente,
la vivibilità e l’immagine del litorale laziale sui mercati turistici.
Nel secolo del cambiamento climatico, sulle coste non c’è più spazio per altro ce-
mento e il nuovo segno urbano deve essere dettato dalla necessità di arretrare il fronte
del costruito con interventi straordinari di abbattimento degli immobili abusivi e di de-
molizione e ricostruzione degli immobili legittimi.
Approveremo il Piano regionale degli arenili, per dare indirizzi veri, a sistema con i
contenuti del Piano della Costa e dei PUA definiti dai Comuni, per la trasformazione
del litorale verso un modello sostenibile e di qualità.
Il turismo balnearecostituisce una leva strategica che intendiamo tutelare e rilan-
ciare. In particolare, ci attiveremo presso la Conferenza Stato-Regioni per chiedere al
Governo di affrontare e risolvere le problematiche connesse alle modalità di rilascio e
rinnovo delle concessioni demaniali a uso turistico – ricreativo, per avviare una nuova
fase caratterizzata dal rilancio degli investimenti in innovazione e qualificazione dei
nostri impianti balneari.
Una forte attenzione dovrà essere dedicata alla piena valorizzazione delle Aree Marine
Protette, una scommessa che va messa in grado di funzionare e che rappresenta un capitale
ambientale di inestimabile valore, purtroppo non ancora adeguatamente conservato.
Nel Lazio, più di un terzo delle coste presenta fenomeni di erosione che hanno de-
terminato una sensibile riduzione della superficie di molti arenili, causando ingenti danni
all’ambiente e al comparto del turismo. Sulla scorta delle esperienze – non sempre po-
sitive – acquisite nel corso degli anni in tema di ripascimento delle spiagge, il nuovo go-
verno regionale dovrà definire e avviare progetti organici, non più limitati o frammentati,
finalizzati alla messa in equilibrio della costa, con interventi di protezione stabili, duraturi
e non impattanti, anche prevedendo la compartecipazione economica delle imprese e
l’attivazione di canali di finanziamento già previsti nell’ambito dei programmi europei.
Vogliamo inoltre approvare il regolamento per la classificazione degli impianti bal-
neari, atteso da troppi anni, secondo una scala di valori e di criteri chiari e facilmente
riconoscibili sul piano internazionale. Ciò anche per diversificare l’offerta balneare ade-
guandola a domande di tipologia e qualità differenti.
Contestualmente, intendiamo favorire processi di certificazione ambientale dei Co-
muni, delle strutture e dei servizi della filiera turistica del litorale, per premiare e incen-
tivare comportamenti virtuosi sul fronte del risparmio idrico ed energetico, della raccolta
differenziata, della mobilità sostenibile, nonché buone pratiche per la manutenzione
delle aree verdi e degli spazi comuni e l’accessibilità per le persone diversamente abili.
In particolare, anche nel Lazio si deve attivare un progetto per rendere la costa so-
lare, con incentivi specifici valorizzando il Conto energia termico, per la produzione
di energia elettrica e di acqua calda a emissioni zero, una sorta di centrale fotovoltaica
e solare termica diffusa, con la collaborazione tra istituzioni e imprese balneari.
Sulle coste bisogna poi investire per qualificare le produzioni Made in Italy, lavorando
con gli agricoltori e i pescatori, vitale testimonianza della cultura e della tradizione ma-
rinara italiana, definendo e proteggendo le aree di prelievo, favorendo attività sostenibili
come il pescaturismo, produzioni certificate DOP e IGP – anche creando un Marchio
dei prodotti del mare di Roma e del Lazio – e battendo l’illegalità.
Nautica da diporto, turismo nautico e portualità turisticapossono diventare fattori
decisivi per far ripartire l’economia del Lazio. La nostra è la quinta regione italiana per
industrie cantieristiche e la settima in termini di manodopera in questo settore, ma la
forte crisi economica degli ultimi anni richiede una profonda riflessione al fine di indi-
viduare adeguati correttivi e misure in grado di accompagnare la ripresa del settore.
Per quanto riguarda i porti turistici, bisogna senz’altro rivedere il piano di coordina-
mento dei Porti del 1998, adeguandolo alle mutate condizioni economiche del paese,
a una lettura corretta del rapporto tra domanda e offerta di posti barca di diverse tipo-
logie e a una pianificazione sostenibile di sviluppo delle strutture rivolte alla nautica da
diporto. È necessario individuare e sostenere una vocazione specifica per ogni scalo
del networkregionale, intervenendo prioritariamente sui porti esistenti o già autorizzati,
favorendone la messa in sicurezza, la funzionalità, l’adeguamento secondo progetti
eco-sostenibili e migliori collegamenti con i territori limitrofi.
Va poi data piena attuazione alla Legge regionale del 2007 istitutiva del Distretto
Nautico, le cui competenze possono validamente estendersi alle interazioni tra la nau-
tica e l’ambiente, il turismo delle fasce costiere e quello delle aree protette.
Vogliamo ragionare – con le imprese, le associazioni e i Comuni del distretto – della
istituzione di un Sistema integrato di servizi per la nautica, partendo dalle esperienze già
avviate in questa direzione, che affianchi le imprese nei loro percorsi di innovazione e,
in generale, le sostenga nell’attività industriale. Uno “Sportello unico per la nautica” a cui
affidare compiti di semplificazione amministrativa, progetti per l’innovazione e il trasfe-
rimento tecnologico, per la creazione di reti tra imprese, per il supporto all’esportazione
e all’internazionalizzazione, cha faciliti e migliori la capacità di spesa dei Fondi strutturali
destinabili al settore (ricerca e sviluppo, nuovi materiali, risparmio energetico) e definisca
percorsi mirati di formazione professionale (in particolare dedicati alla possibile ricon-
versione delle professionalità dalla manifattura ai servizi integrati per la nautica.
6.1.6 Misure per il rilancio della pesca
La pesca – rappresentata nel Lazio da cooperative di piccole dimensioni – è un set-
tore in sofferenza per fattori riconducibili allo stato di salute marino, alla riduzione dei
quantitativi di prodotto pescato e al drammatico aumento dei costi di produzione (a
partire dai prezzi del gasolio).
In questo scenario intendiamo delineare una strategia di ristrutturazione e rilancio
della filiera itticadi qualità imperniata su alcuni obiettivi prioritari:
• il rafforzamento degli uffici regionali e la semplificazione amministrativaper
dare risposte tempestive alle istanze del settore;
• la costituzione di un fondo di rotazioneper la filiera ittica mirato al sostegno di
reti di imprese;
• la valorizzazione e il sostegno alla multifunzionalità dell’impresa, attraverso l’in-
tegrazione con la fase distributiva e con i settori del turismo e della ristorazione,
consentendo l’organizzazione della vendita diretta del pescato e incentivare le
nuove forme di produzione del reddito (pescaturismo, ittiturismo);
• il coordinamento e la concertazione delle politiche regionali di settore attra-
verso la riattivazione del “Tavolo Blu” e la costituzione delle Commissioni con-
sultive locali per la pesca marittima, quale sede di discussione locale delle
problematiche puntuali inerenti le singole marinerie;
• la revisione della normativa sulla pesca nelle acque interne, anche per superare
la contrapposizione tra pescatori professionali e dilettanti;
• il rafforzamento dei programmi di ricerca volti a garantire la tutela e la gestione
sostenibile delle risorse ittiche.
L’insieme di questi obiettivi dovrà trovare spazio e sostegno finanziario nella futura
attuazione regionale del programma nazionale del FEAMP, il Fondo Europeo per gli
Affari Marittimi e la Pesca che dal 2014 sostituirà il vecchio FEP.
6.1.7 La montagna: una risorsa strategica per lo sviluppo della sostenibilità
La montagna produce risorse che vengono consumate anche nel resto del territorio
e nelle città.
Risorse assolutamente necessarie alla vita naturale, sociale ed economica delle per-
sone: l’acqua, l’aria, le foreste, la sicurezza idro-geologica, la bio-diversità. Anche se
la montagna non è l’unico sistema di produzione di queste risorse, essa ne condiziona
in misura rilevante quantità e qualità disponibili soprattutto nelle zone a valle.
I territori di montagna sono le aree più appetibili per investimenti nelle tecnologie
green(produzione dell’energia da fonti rinnovabili, gestione dell’acqua e dei crediti del
carbonio, produzione di servizi turistici e prodotti naturali a elevato valore aggiunto),
ma non dispongono dei “beni pubblici locali” necessari a gestire i flussi di investimento
e le spinte che accompagnano il nuovo possibile sviluppo.
Per promuovere lo sviluppo della montagna trasformando le sue comunità in ambiti
territoriali high knowledgein materia di green economy, sono necessarie competenze
di tipo politico-amministrativo, conoscenze tecniche, visione strategica e investimenti
pubblici che creino le condizioni per favorire gli investimenti degli operatori privati.
In questo scenario, occorre approntare nuovi strumenti di politica forestale per le
aree montane, capaci, da un lato, di orientare le scelte di gestione agro-silvo-pastorale
basandole su modelli di sviluppo integrato e condiviso e, dall’altro, di remunerare in
modo efficiente proprietari, gestori e imprenditori forestali in grado di garantire – at-
traverso il mantenimento della attività selvicolturale – la fornitura di beni e servizi am-
bientali evitando l’abbandono delle foreste.
La Regione Lazio, attraverso una legislazione adeguata, favorirà la creazione di as-
sociazioni dei comuni proprietari delle risorse valorizzabili rispetto agli obiettivi della
UE (20+20+20), agevolando la possibilità di amministrare le concessioni a “imprese di
gestione dei servizi energetici e ambientali” al fine di valorizzare il patrimonio disponi-
bile (acqua, bio-masse, crediti CO2, accessi alle risorse turistiche) secondo le regole
definite dal progetto nazionale Green Communities. In tale direzione, e in coerenza
con quanto previsto per le politiche agricole, verrà favorita la produzione di energia
rinnovabile da biomassa con impianti di piccola taglia.
6.1.8 Tutelare i diritti degli animali
Una Regione solidale e attenta ai diritti deve porre attenzione anche ai diritti degli
animali.
Vogliamo approvare un Testo Unico sulla tutela degli animali e la prevenzione del
randagismo. L’esigenza di unificare e aggiornare l’ormai obsoleta legislazione regionale
per la tutela degli animali e la prevenzione del randagismo, nasce dalla necessità di
adeguare la Regione Lazio a modelli amministrativi collaudati in altre Regioni.
Il testo dovrà essere il frutto di una attenta collaborazione fra esperti del mondo del
volontariato, della veterinaria sia pubblica che privata, delle amministrazioni locali e
degli organi di polizia.
Un disposto normativo appositamente studiato per fornire agli Enti pubblici, stru-
menti pratici e ben definiti di contrasto allo sfruttamento illegale degli animali, stru-
menti in gran parte già introdotti con le recenti innovazioni normative nazionali, ma
mai recepiti dalla Regione Lazio.
6.1.9 ARPA: un’agenzia ambientale regionale per la legalità
Una politica regionale per la tutela ambientale e l’economia verde necessita di uno
strumento tecnico-scientifico autonomo, autorevole, efficiente e dotato di opportune
risorse. Per questo è necessario che, in un processo di riordino degli enti e delle società
regionali, venga rafforzata ARPA Lazio, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale.
Nel quadro del processo di riforma avviato in Parlamento, che conferma e rinforza
il sistema nazionale delle agenzie per la ricerca e la protezione dell’ambiente, l’Agenzia
laziale verrà potenziata per incrementare le sue attività di ispezione, controllo e mo-
nitoraggio- anche a supporto dell’Autorità Giudiziaria nel contrasto alle ecomafie –
sui temi che vanno dai rifiuti alle risorse idriche, dall’inquinamento acustico (riattivando
anche i servizi nel campo del monitoraggio dell’inquinamento acustico aeroportuale)
a quello elettromagnetico, di assistenza tecnica alle pubbliche amministrazioni, di pro-
mozione della sostenibilità ambientale nella cultura e nell’economia.
6.1.10 Il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR)
Affermare la necessità di politiche di sviluppo volte a sostenere e valorizzare la di-
versificazione culturale e ambientale locale, significa connettere strettamente la visione
ecologica con la definizione di identità territoriali paesaggistiche.
Di questo approccio dovrà tenere conto il lavoro di completamento del Piano Ter-
ritoriale Paesaggistico Regionale adottato. Sarebbe un errore ignorarne l’importanza
ed è oggi indispensabile collegare tale strumento ai nuovi obiettivi di sviluppo che la
Regione si deve porre.
Il PTPR dovrà essere reso più aderente alle realtà territoriali della regioneutilizzando la
fase di controdeduzione come momento di verifica e rivisitazione che indirizzi gli stru-
menti pianificatori nella direzione dello sviluppo sostenibile e del rispetto dei beni pae-
saggistici, archeologici, naturali e monumentali e del relativo sistema vincolistico, mirando
a raggiungere un’intesa in merito con il Ministero per i beni e le attività culturali (MIBAC).
Un’unificazione delle procedure e delle norme per le aree protette insieme con la
riduzione della abnorme quantità degli Enti di gestione, dovranno inoltre consentire,
una volta approvati tutti i piani di assetto ancora in itinere, un corretto rapporto con i
Comuni, con gli imprenditori agricoli e con le popolazioni locali nel loro complesso.

(SUL PROGRAMMA COMPLETO IL PROGRAMMA PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI)

ora_crediciDAL   PROGRAMMA DI GOVERNO STORACE PRESIDENTE: UN CAPITALE CHIAMATO REGIONE scarica il programma completo Programma Storace 2013-2018
6. TERRA NOSTRA:  AGRICOLTURA E AMBIENTE   NEL SEGNO DELLA QUALITÀ

Nello sviluppo della regione considero prioritario il rilancio
dell’agricoltura. È un settore che non deve essere più
trascurato, da lì può nascere lavoro, impresa, progresso,
modernizzazione.
Bisogna fare una scelta chiara che si chiama qualità. Lo
impone lo scenario europeo, lo esige un Paese che per i
controlli che applica sulla propria produzione agricola può
ben figurare ai primi posti nelle graduatorie continentali.

6.1. UN’AGRICOLTURA  COMPETITIVA E MULTIFUNZIONALE

Dunque, sviluppare un’agricoltura competitiva e
multifunzionale basata sulla qualità del prodotto e dei
processi produttivi è la sfida che ci deve vedere protagonisti. Il
nostro modello agroalimentare dovrà essere basato su tre
concetti chiave: qualità, sostenibilità e internazionalizzazione.
E i biglietti da visita con cui presentarci saranno:

valore aggiunto del prodotto;

potenziamento degli sbocchi di mercato;

espansione della presenza locale sui mercati nazionale
e internazionale;

riduzione della filiera agroalimentare;


tutela dei consumatori;

rafforzamento delle azioni di promozione e di
salvaguardia dei nostri prodotti a livello europeo.

A tale scopo sarà istituita un’apposita Direzione Regionale
che avrà la funzione di “Sportello Europa” a supporto dei
diversi settori produttivi e in stretto contatto con il nostro ufficio
di Bruxelles.
La nostra impresa agricola deve essere favorita anche nei
processi di diversificazione, dal turismo rurale all’agriturismo,
dall’ippoturismo alle attività faunistico-venatorie, alle aziende
didattico-ambientali, alle agroenergie, fino alla riconversione
dei fabbricati rurali non più utilizzati a scopi agricoli per
destinazioni di pubblica utilità: per l’infanzia, le residenze
sanitarie assistenziali, l’edilizia sociale.
Ma l’impresa agricola deve essere anche aiutata a crescere
per essere più competitiva. Sul modello di quanto già
collaudato in altri settori, prevalentemente industriali, sarà
favorita la creazione di reti di imprese, cioè di gruppi di
imprese che, sulla base di specifici contratti di rete, si
impegnano a cooperare su mercati comuni. È necessaria, a
tal fine, una nuova Legge Regionale sulla innovazione e
l’aggregazione delle imprese agricole, che promuova e
incentivi le imprese che fanno “reti orizzontali” (tra imprenditori
dello stesso settore), “reti verticali” (clienti fornitori) e “reti
intersettoriali” (tra imprenditori, soggetti istituzionali, partner
locali, Università, agenzie turistiche, imprese del commercio,
dell’artigianato, etc.).
Per raggiungere tali obiettivi, occorre anche migliorare le
performance delle istituzioni regionali che si occupano di
politica agricola, allo scopo di ridurre gli oneri burocratici per
le imprese e migliorare l’accesso ai finanziamenti pubblici, in
particolare al PSR. Per questo ci impegneremo per:


realizzare un Testo Unico regionale in materia di
agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale;

riorganizzare la struttura dell’assessorato all’agricoltura;

ripensare le S.A.Z. (Sezioni Agricole di Zona),
riorganizzandole e integrandole sul territorio con le
attività dei CC.AA.AA. (Centri di Assistenza Agricola) e
degli uffici agricoli zonali delle OO.PP.AA.
(Organizzazioni Professionali Agricole), nell’ottica di
dare un servizio migliore alle imprese agricole, con
l’obiettivo finale di realizzare uno “Sportello unico
dell’agricoltura”;

riorganizzare la struttura dell’ARSIAL (Agenzia Regionale
per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura nel
Lazio), rendendola più snella e orientandola a progetti
di ricerca e innovazione più consoni alle aspettative
degli agricoltori laziali;

approvare una nuova Legge regionale sul “Credito
Agrario”, valorizzando i consorzi fidi Agricoli e favorendo
l’accesso al credito agrario e fondiario delle imprese
agricole laziali.

6.2. UN’AGRICOLTURA
COMPETITIVA E MULTIFUNZIONALE

La nostra terra è anche il nostro ambiente che costituisce la
precondizione per una buona qualità della vita, ma anche
per lo sviluppo sostenibile.
La persona deve essere al centro delle politiche di settore e
per questo intendiamo riprendere l’azione iniziata col piano di
indirizzi strategici per il risanamento della qualità dell’aria, uno
strumento centrale per la nostra azione di governo.

Il piano dei rifiuti, snodo cruciale, dovrà perseguire obiettivi
precisi:

potenziamento della raccolta differenziata, sia
mediante il porta a porta, sia incrementando l’efficacia
dell’ecotassa regionale (premiando i Comuni in
funzione della quota di raccolta differenziata
raggiunta), per raggiungere nel giro di poco tempo il
40/50% di rifiuti differenziati;

abbattimento dei costi di recupero e smaltimento;

valorizzazione e utilizzazione ottimale degli impianti di
termovalorizzazione esistenti per porre fine, una volta
per tutte, alla politica del rifiuto in discarica. Nel medio
periodo, la strategia è quella dei “Rifiuti Zero”, ossia
riduzione della produzione di rifiuti, potenziamento della
raccolta differenziata, attività di recupero e di riuso. Il
principio ispiratore del ciclo dei rifiuti è quello di
riutilizzare gli scarti come materia prima. In tutto il
mondo sviluppato le materie raccolte e riciclate
vengono vendute a livello industriale. Da noi si gettano
ancora in discarica, magari abusivamente o senza aver
impermeabilizzato il suolo. E paghiamo anche
profumatamente chi li riceve. Produrre meno rifiuti,
vietare imballaggi inutili e costosi, reintrodurre il vuoto a
rendere, fare la raccolta porta a porta, sviluppare la
filiera industriale dei materiali riciclati. Se questo ciclo
verrà messo in atto, la quantità residua di rifiuti sarà
talmente scarsa e di così basso valore energetico che
non varrà la pena di incenerirla, eliminando così i danni
per ambiente e salute.
Per raggiungere questi obiettivi, occorre:

Un Osservatorio sugli impianti esistenti, partecipato
dagli stakeholders del territorio (associazioni, comuni,
etc);


l’adozione di un Programma di tracciabilità dei rifiuti;

l’approvazione di un Piano regionale di riduzione dei
rifiuti, che favorisca azioni quali la vendita di prodotti
sfusi, il vuoto a rendere, l’ecopackaging, etc.;

l’elaborazione di un piano che porti alla gestione
unitaria della filiera. Un modello gestionale fondato sulla
corretta programmazione del fabbisogno impiantistico
e imperniato su procedure di mutuo soccorso tra gli
impianti.

Le politiche per l’ambiente devono includere anche il riassetto
della struttura organizzativa e gestionale degli enti regionali,
comprese le agenzie esistenti e i parchi.
L’intero comparto ambientale sarà monitorato da un’Autorità
garante per i rifiuti e per l’acqua dotata di poteri sanzionatori
e supportata da organismi partecipativi. A proposito di
acqua, voglio tranquillizzare tutti gli abitanti dei comuni
coinvolti dall’emergenza arsenico in quanto la Regione ha già
dato completa copertura con fondi propri agli interventi da
realizzare, per circa 36 milioni di euro complessivi.
I lavori della prima fase sono in corso di esecuzione e
prevedono la realizzazione di 46 potabilizzatori in 16 Comuni
che entreranno in funzione entro fine marzo 2013. Per gli
interventi della seconda fase, che prevedono
complessivamente la realizzazione di 49 potabilizzatori in 35
Comuni, è in atto la gara per l’aggiudicazione dell’appalto
delle opere.
Acqua, difesa del suolo e agricoltura devono viaggiare di pari
passo e, a tale proposito, rimetteremo mano alle Legge 53/98
che stabilisce le competenze dei soggetti deputati alla tutela
del territorio e alla gestione delle risorse idriche (Province,
ATO, soggetti gestori del Servizio Idrico Integrato, Consorzi di

bonifica, ARDIS – Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo) e
ne regola i rapporti.
Quella legge va migliorata e aggiornata per adeguare
l’organizzazione della difesa del suolo alle nuove esigenze del
territorio e di regolamentare in particolare le attività legate
alla pratica agricola.
Approveremo entro il primo anno di Legislatura anche il
nuovo Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) di
concerto con i comuni interessati e il Ministero per i Beni
Archeologici e Culturali (MIBAC). Un Piano molto importante,
dato che, tra gli strumenti di attuazione del PTPR, vi sono i
programmi di intervento per il paesaggio; i programmi di
intervento per la tutela e la valorizzazione delle architetture
rurali; i parchi culturali e archeologici; i piani attuativi comunali
con valenza paesistica; le varianti speciali per il recupero dei
nuclei abusivi in ambito paesistico.
Infine, sul fronte energetico, occorre approvare e attuare il
Piano Energetico Regionale per poter disporre di:

un quadro normativo che renda più semplice e
rapida la realizzazione di impianti di produzione
energetica nel settore delle fonti rinnovabili
(fotovoltaico, biomasse ed eolico) e possa
ottimizzare la produzione degli impianti in
funzione;

un bilancio della capacità energetica regionale
analizzando la produzione degli impianti esistenti;

una valutazione dell’esistente e del potenziale di
sviluppo dell’energia prodotta dalle diverse
tipologie di fonti;

un migliore sfruttamento del potenziale di
impiego delle energie rinnovabili per usi termici
(riscaldamento a biomassa e utilizzo di pompe di
calore);

autosufficienza energetica della regione come
obiettivo finale del piano, ottimizzando la
produzione già in essere ed integrando la stessa
attraverso la eventuale realizzazione di nuovi
impianti.

Per quanto riguarda, in particolare, le energie rinnovabili, oltre
a proseguire sul fronte dell’energia fotovoltaica, realizzeremo
un Piano di indirizzi strategici per lo sfruttamento dell’energia
idraulica e per la realizzazione di parchi regionali di biomasse,
fonti alternative ancora poco sfruttate nel nostro territorio.
Convinti che l’ambiente vada valorizzato e tutelato nello
stesso tempo, sosterremo e promuoveremo le aziende che
intraprendono e mantengono la certificazione ambientale.
L’obiettivo di aumentare le aziende certificate passa
attraverso:

la predisposizione di sgravi fiscali per i soggetti
che mantengono nel tempo la certificazione;

la predisposizione di un elenco di fornitori
accreditato presso la pubblica amministrazione di
soggetti che lavorano rispettando criteri di
ecocompatibilità;

la realizzazione di un accordo tra Regione e istituti
di credito al fine dell’erogazione agevolato di
credito per le imprese accreditate presso la
Regione;

la predisposizione di bandi o premi rivolti ad
iniziative di innovazione tecnologica destinata
alla messa a punto di nuove pratiche di eco-
efficienza;

la realizzazione di campagne informative a larga diffusione,
destinate alla popolazione/consumatori riguardanti i marchi
di qualità ambientale e i benefici collegati.

Particolare e prioritaria attenzione dovrà infine essere
destinata alla protezione civile regionale: digitalizzeremo tutto
il territorio, la rete sarà resa accessibile ad ogni operatore, le
strutture di soccorso saranno potenziate e soprattutto
ammodernate. E’ un settore troppo delicato per non essere
seguito con la massima attenzione: da una protezione civile
efficace può dipendere la salvezza di moltissime vite umane,
guai a ignorarne le esigenze.

6.3. TUTELA DEL BENESSERE ANIMALE

Il mondo animalista, in questi anni, ha sollevato esigenze
concrete che meritano tutta la nostra attenzione. Il primo atto
della nostra Amministrazione, su questo fronte, sarà la
realizzazione di un ufficio regionale di tutela del benessere
animale che avrà la funzione di coordinare diverse attività,
tutte egualmente importanti: dalla gestione del randagismo,
favorendo un rapporto virtuoso tra il pubblico e il privato
(gestione dei canili, rifugi, accalappiamenti, sterilizzazioni,
etc.), al potenziamento Servizio Veterinario Regionale in
termini di controllo e coordinamento, di sicurezza alimentare,
di eradicazione delle malattie animali e di indirizzo e verifica
delle attività dei servizi delle Aziende Sanitarie.
Per dare ulteriori garanzie ai nostri “amici a 4 zampe”
individueremo Livelli di Sussistenza Minima anche per le
attività veterinarie con particolare riferimento agli Animali di
Compagnia.

734182_470329086359847_1775133675_nDal Programma partecipato della lista Cinquestelle Lazio Candidato Presidente davide Barillari  (scarica il programma completo Programma Partecipato M5S LAZIO

PROGRAMMA RIFIUTI – ENERGIA – ACQUA PUBBLICA : VEDI PROGRAMMA

10
URBANISTICA E GOVERNO DEL TERRITORIO
Dal dopo guerra ad oggi la speculazione edilizia è stato il più lucroso affare italiano.
Noi vogliamo riscoprire l’ urbanistica come strumento di pianificazione strategica e di controllo del territorio che perse-
gue nelle sue trasformazioni il rispetto e la tutela del “bene comune”. Insomma un’urbanistica intesa come importante
strumento di riforma sociale, che porti al miglioramento della qualità di vita e benessere dei cittadini, in una logica di
salvaguardia del territorio e del verde pubblico inteso come equilibrio sostenibile di aree verdi, orti e terreni agricoli da
tutelare e valorizzare.

1. Stop al consumo di suolo
AMBIENTE
Il Movimento 5 Stelle aderisce alla campagna nazionale STOP AL CONSUMO DI SUOLO.
Il territorio della Regione Lazio presenta, in termini di insediamento, importanti segni di degrado legati alla continua
espansione urbana nei territori rurali confinanti ai centri abitati di maggiore popolazione. Basta considerare che il 25%
degli abusi del Lazio (10.397 su 41.588) deturpa aree sottoposte a vincolo, il 22% (9.149) riguarda comuni costieri del
Lazio e il 30% del totale sono praticati a Roma a questi vanno aggiunti 262.314 domande di condono edilizio in attesa
di risposta (da dati di Legambiente). A questa situazione si aggiunge l’incremento negli ultimi decenni della nascita di
nuove aree dedicate al residenziale e al grande commerciale (nuovi centri commerciali) che hanno portato alla cementi-
ficazione selvaggia di intere parti di territorio. La conseguenza della grande speculazione immobiliare e il suo lascito
urbano abbandonato conclude il disastroso gioco finanziario amministrativo e sociale degli ultimi decenni.
Le soluzioni che noi proponiamo per riappropriarci della natura positiva del tessuto urbano in rapporto con la natura
sono queste:
• Riqualificazione di tessuti urbani degradati tramite l’inserimento dei corridoi ecologici e l’implementazione delle aree
a verde pubblico anche con forme innovative di fruizione (orti urbani biologici);
• Obbligo di parametrare  gli strumenti urbanistici locali al reale fabbisogno, valutato sull’andamento demografico e sul
trend dell’ultimo quinquennio: ogni comune dovrà redigere un’indagine statistica che metta in evidenza lo stato dell’uso
degli immobili e le relative dinamiche insediative, nonchè il reale incremento demografico della propria comunità; stop
alle varianti di PRG che ne aumentano i pesi insediativi;
• Monitoraggio dell’esistenza e dell’uso del  patrimonio edilizio pubblico, compresi gli immobili diventati pubblici a
seguito della loro realizzazione abusiva, ai fini del loro razionale utilizzo, anche ai fini di social housing, e corretta manu-
tenzione;
• No alle grande opere pubbliche a carattere speculativo imposte senza consultazione dei cittadini, senza nessun
vantaggio reale per l’economia, la salute, l’interesse e il benessere collettivo;
• Lotta contro l’abusivismo edilizio: obbligo per gli Uffici pubblici di erogare la sanzione economica prevista per legge
(art. 15, comma 3, l.r. 15/2008) in caso di inottemperanza dell’obbligo di demolizione dell’abuso edilizio e modifica della
norma con la previsione della reiterazione della sanzione, nella misura massima, in caso, dopo un anno;
• No “piantumazioni” di fotovoltaico a terra, incontrollate e senza VIA;
2. Trasparenza amministrativa
Gli oneri concessori dovranno essere utilizzati solo ed unicamente per finanziare opere di urbanizzazione primaria e
secondaria, e non essere utilizzati per altre voci di bilancio. Il contributo versato deve essere pubblicato in rete con
l’indicazione esatta del suo utilizzo.
• La Qualità architettonica e la Bellezza come principi fondanti della trasformazione delle città: promuovere i concorsi di
progettazione, come previsto dal ‘Disegno di Legge sulla qualità architettonica’ approvato dal Consiglio dei Ministri il
19/11/2008, per riqualificare le zone degradate e le aree dismesse attraverso piccoli e grandi interventi. Una progetta-
zione sostenibile e attenta all’uomo e alla sua vita di relazione può risolvere il degrado, fonte di malessere sociale e
spesso di violenza. La ricerca della qualità e della bellezza possono generare una città che parla di futuro e di speranza,
e che sia luogo di relazione e di scambio anche nelle zone più periferiche.
• Stop consumo di suolo e mai più aree di “riserva”
Interdizione/soppressione degli ambiti di espansione edilizia e/o compensazione urbanistica anche di variante, in aree
rurali e agricole previste da tutti gli strumenti di pianificazione a livello regionale e comunale per nuovi insediamenti negli
ambiti agricoli e rurali, nonché la soppressione di eventuali ambiti cosiddetti “di riserva” previsti anche da piani di carat-
tere esecutivo, sarà il presupposto necessario per arrestare l’irresponsabile spreco finora perpetrato della risorsa più
preziosa, per i cittadini di oggi e soprattutto per quelli di domani: il suolo.
Tale azione, per quanto necessaria, non è tuttavia sufficiente.Ad essa dovrà infatti corrispondere il sistematico potenzia-
mento delle attività agricole e la valorizzazione degli ambiti rurali nel loro complesso, quale vettore decisivo per la
preservazione delle qualità paesaggistiche, dell’efficienza delle reti eco-biologiche, per il presidio di vaste aree altrimen-
ti esposte al rischio di usi impropri e conseguente insorgenza di luoghi degradati e densi di problematiche sociali.
In tal senso si procederà all’adeguamento e/o ridefinizione dell’intero apparato legislativo, normativo e vincolistico
inerente gli usi agricoli ed alla riattivazione di programmi sospesi e/o alla definizione di nuovi progetti integrati anche di
livello locale, finalizzati alla sistematica valorizzazione e riqualificazione di ambiti agricoli e rurali anche periferici degra-
dati mediante l’incentivazione della multifunzionalità aziendale e l’integrazione urbano-rurale. Puntiamo alla valorizza-
zione del territorio rurale e agricolo.
3. Nuove terre da “riconquistare”- Istituzione di nuove aree verdi di tutela regionale
Le responsabilità che la nuova politica dovrà affrontare sono legate all’eredità che questa trasferirà alle generazioni
future.  In una tale ottica, il territorio come patrimonio da salvaguardare è il lascito naturale che dobbiamo preservare,
curare, amare e donare ai nostri figli. Un patrimonio affidato a noi cittadini come diritto e dovere alla conservazione, per chi, come noi, si sente parte di un ecosistema portante per il futuro del genere umano.
In quest’ottica le scelte che proponiamo sono queste:
• Il territorio come valore da tutelare e non come vuoto da riempire: Individuazione di nuove aree verdi da tutelare a
livello regionale anche attraverso la raccolta istituzionale sistematica delle istanze che provengono dai cittadini e dai
portatori di interessi diffusi e collettivi; moratoria del consumo di nuovo suolo all’interno delle aree omogenee A e B (ex
DM 1444/68);
• Commissariamento automatico dell’ente parco in caso di mancata adozione dei piani di assetto dei parchi, dei monu-
menti e delle riserve naturali regionali;
• No alla svendita del patrimonio immobiliare pubblico;
• Stop al Piano Costruttori: la legge sul Piano Casa della Regione Lazio dovrà essere riformata eliminando la possibilità
di applicarla in zona agricola, nei parchi, nelle parrocchie del centro storico, nelle cliniche private e nei capannoni indu-
striali “in via di dismissione”.

4. Una Regione Pulita
• Obbligo da parte di tutte gli Enti Locali Territoriali della riduzione dei fattori Inquinanti
Da sempre la ricerca medico-scientifica ha evidenziato come l’incuria ambientale sia la causa dell’aumento di malattie
croniche sempre di più ampia gravità. Da anni le comunità internazionali e le associazioni mediche continuano a lancia-
re l’allarme. Noi ci proponiamo di tutelare e salvaguardare tale patrimonio ambientale perché solo un atteggiamento
coscienziosa potrà garantirci la nostra sopravvivenza biologica.
• Rispetto del Protocollo di Kyoto per  l’assorbimento forestale quale attività di mitigazione climatica (riforestazione del
suolo Laziale): Programmazione Regionale annuale per l’abbattimento dei CO2 attraverso Compensazione forestale
Pianificata all’interno delle proprietà demaniali in disuso o lungo le arterie  stradali e ferroviarie e in applicazione certifi-
cata degli standard urbanistici (Piantumazioni procapite suburbane, urbane, sovraurbane e demaniali);
• Interventi di riqualificazione ambientale in aree naturali o seminaturali sottoposte ad impatto antropico;
• Obbligo della stesura di un piano generale delle antenne, preceduto dal rilevamento dell’inquinamento elettromagneti-
co come condizione per il rilascio delle autorizzazioni a nuovi ponti radio per la telefonia mobile;
• Monitoraggio periodico e pubblico degli inquinanti atmosferici quali NOx, SO2, CO ecc. e degli inquinanti acquiferi,
sia per quanto concerne i sistemi idrologici che per i sistemi di approvvigionamento, trattamento e distribuzione di
acqua potabile.

5. Back to the land
Nuove strategie sostenibili e sviluppo del governo del territorio:
negli ultimi anni abbiamo assistito ad uno sbilanciamento territoriale che ha comportato la depressione economica delle
aree rurali attraverso il loro abbandono verso i centri abitati più popolosi, avvicendandosi con il contemporaneo allarga-
mento del tessuto urbano delle grandi centri cittadini.
Ai nuovi flussi migratori si legano le spinte di un economia finanziaria Internazionale che ha portato alla globalizzazione
dei prodotti alimentari di prima necessità; migliaia di piccole realtà rurali che producevano beni alimentari genuini e
locali, sono state messe nelle condizioni di essere definitivamente chiuse (come risulta dal 6° censimento generale
dell’agricoltura – anno 2010 – rapporto dati provvisori Regione Lazio, Siamo passati da 191.205 del 2000 Aziende a
98.026 del 2010 con una diminuzione della superficie agricola utilizzata che passa da 721.051 ha del 2000 a 648.472
ha del 2010) La conseguenza di queste trasformazioni economico/sociali si individuano nell’abbandono del territorio
con il suo, logico, disfacimento Idrogeologico e il rischio definitivo della perdita dell’identità rurale storica delle diverse
e importanti realtà territoriali del Lazio.
6. Gestione del territorio per prevenire il rischio idrogeologico
• Audit sullo studio dei flussi migratori interni tra le città e le campagne;
• Rafforzamento delle identità caratteristiche dei diversi sistemi policentrici gravitanti intorno all’area romana previsione
di  localizzazioni decentrate di servizi pregiati per la cultura, il tempo libero e il terziario avanzato, sulla valorizzazione
delle risorse del paesaggio naturale e agricolo, dei valori archeologico-monumentali, sulla riqualificazione del ruolo di
cerniera, di “ponte”, che svolge il Lazio nella triangolazione  Roma-Napoli-Appennino laziale e abruzzese.
• L’agricoltura sociale si può definire come quell’insieme di attività che impiegano le risorse dell’agricoltura e della
zootecnia. L’ esperienze dell’ “agricoltura sociale” si fonda essenzialmente su tre principali aree operative: terapie riabi-
litative (attività terapeutiche basate sull’orticoltura e con animali; case famiglia; comunità terapeutiche; ecc.); inclusione
lavorativa (inclusione nel mercato del lavoro di persone con disabilità e disagio psichico, lavoro e formazione per carce-
rati, cooperative sociali per la fruizione di terre confiscate alla criminalità organizzata; ecc.); educazione e cultura (inclu-
sione scolastica di giovani con difficoltà di apprendimento e problemi di adattamento; formazione professionale sui cicli
dell’agricoltura e di sussistenza rurale e ambientale; attività culturali per la conservazione e il recupero di tradizioni,
costumi, e valori della ruralità; ecc.);• Back To The Land: incentivi al recupero dell’attività agricole. Antropizzazione tradizionale come spontaneo fattore di
controllo sul territorio dissestato.

7. Il Territorio come bene inalienabile dei cittadini: uscire dalla logica della contrattazione tra proprietà fondiaria
e amministrazioni comunali
Governo partecipativo per far progredire le città e le comunità verso un futuro sostenibile
Una delle cause maggiori legate all’ inquinamento e alla disfunzione infrastrutturale urbana è la mancanza della capaci-
tà di efficienza da parte delle amministrazioni territoriali che disperdono i denari in operazione finanziarie di dubbia utilità
pubblica.  Il progresso tecnologico e la compartecipazione  tra più enti territoriali può aiutare a definire quelle strategie
utili a rendere efficienti  il sistema urbano in un rinnovato modello di ottimizzazione strutturale preludio al miglioramento
della vita di ogni cittadino.
• Adesione dei comuni Laziali alla campagna Europea “Covenants of Mayors”, lanciata con l’obiettivo di ridurre le emis-
sioni del 20% nel 2020;
• Stesura di un piano di emergenza energetico per la Città metropolitana e i capoluoghi di Provincia Laziali;
• Riqualificazione dei patrimonio edilizio pubblico attraverso criteri di efficienza e di risparmio energetico;
• Progetto di sviluppo, su scala Regionale, per il coordinamento e l’implementazione delle fonti energetiche rinnovabili.
Dalle Smart Cities alle Smart Region;
• Incentivi fiscali per l’attivazione dei PRGI (Piani Regolatori Generali Intercomunali secondo la 1150/42) per la gestione
dell’assetto del territorio in presenza di conurbazioni e di problemi di portata sovra comunale. (Realizzazione delle isole
ecologiche, delle Strutture sanitarie, dei Complessi scolastici, Corridoi ecologici etc etc).

8. Rivogliamo il nostro mare pulito e le spiagge fruibili e libere
La nostra costa Italiana è l‘ambiente che ha subito le maggiori trasformazioni negli ultimi 50 anni, occupato da imponen-
ti installazioni industriali, edificazioni massicce e dove le foreste costiere e le dune sono state eliminate progressivamen-
te e spesso in  maniera violenta. Infatti l’importanza socio-economica della spiaggia è aumentata nei medesimi anni, in
concomitanza con l’aggravamento dell’erosione. Si sta  assistendo alla reale distruzione di una insostituibile risorsa
ambientale autoctona, mentre è sempre più crescente la domanda di fruizione di una spiaggia con acqua marina pulita.
Senza considerare la situazione gravissima dei fattori inquinanti: ben 24 milioni di abitanti infatti è ancora senza un
sistema di trattamento delle acque nere.
Un bene comune quale è l’ambiente costiero non deve restare affare ’per pochi’ ma deve essere tutelato a beneficio
della comunità intera, ripristinando soprattutto l’accesso pubblico e gratuito alle spiagge balneabili.
• Effettuare una rapida un’indagine e mappatura degli scarichi inquinanti ed abusivi siano essi privati e/o naturali ;
• Imporre il ripristino a proprie spese e l’adattamento a norma di legge, prevedendo l’incremento significativo delle
multe per gli inadempienti;
• Alla foce dei corsi d’acqua naturali imporre l’obbligo della realizzazioni di depuratori finanziati da tutti gli enti locali che
confinano con tali corsi d’acqua;
• Prevedere  un monitoraggio semestrale dei valori inquinanti delle acque balneari (rendendo pubblico tali valori) e
garantire severe multe per i comuni inadempienti;
• Spiagge Libere per tutti: proporre di ridurre drasticamente gli anni di concessione demaniali, garantendo sempre più
aree libere e accessibili alla collettività;
• Da una parte promuovere una sensibilizzazione socio-culturale contro l’incuria e l’inquinamento e dall’altra favorire
finanziamenti che portino a restauri geoambientali duraturi.

9. Come realmente “proteggere” le aree protette della Regione
• Completare la rete delle aree protette del Lazio. In particolare per le aree esistenti rivedere le perimetrazioni in termini
di aumento di superficie e ponendo come primo criterio di istituzione la reale esigenza di tutela degli habitat e delle
specie prioritarie. Identificare nuove aree da tutelare e valorizzare.
• Favorire il collegamento tra le diverse aree. Garantire la connessione ecologica tra le aree naturali del territorio.
• Completare l’assetto gestionale delle aree esistenti. Completare la rete delle aree protette del Lazio attraverso la piena
applicazione delle Direttive Comunitarie (Habitat ed Uccelli) e dotare quindi ogni area protetta di strumenti di gestione.
• Sviluppo di un turismo ecologico. Recepire ed applicare su tutto il territorio regionale la “carta europea per il turismo
sostenibile nelle aree protette”
AGRICOLTURA
Il territorio è stato per secoli mantenuto e curato nei suoi molteplici aspetti dai suoi abitanti.
Lasciarlo all’incuria e all’abbandono, conseguente allo spopolamento dei centri rurali, ha come conseguenza l’incre-mento delle calamità naturali, le emergenze e i danni alle infrastrutture.
La scomparsa di aziende agricole di piccole e medie dimensioni è un fattore allarmante. L’agricoltura deve essere
valorizzata, attraverso gli usi e i valori della comunità.
L’erosione del suolo, la perdita di fertilità e gli effetti estremi del cambiamento climatico avanzano con la complicità dei
governanti e delle politiche lobbystiche delle multinazionali. Le produzioni agricole rischiano un devastante crollo, gene-
rando insicurezza e scarsità delle riserve alimentari per il fabbisogno interno (nazionale e regionale).
E’ necessario agire con una prospettiva e un approccio di lungo respiro, che sappia coniugare la salvaguardia dell’ecosi-
stema e dei beni comuni, con la giustizia sociale e la possibilità di sopravvivere economicamente per le migliaia di conta-
dini e agricoltori laziali.
– Tutelare e ricostituire il capitale naturale è un’opera necessaria per il buon funzionamento di tutte le attività
sul territorio.
E’ necessario ripristinare nel territorio compromesso dall’industrializzazione agricola, a causa del’utilizzo di pesticidi e
trattamenti tossici, l’equilibrio microbiolgico e la fertilità dei suoli, delle acque (fiumi,laghi,mari), riducendo l’impiego
energetico per un processo più efficiente e sostenibile.
Questo può avvenire coinvolgendo gli agricoltori e sostenendo le loro economie rurali.
Sarà, inoltre, determinante promuovere strategie agroecologiche di coltivazione e portare in seno alla contabilità azien-
dale e nel calcolo dei coefficienti di resa delle coltivazioni, l’impatto ambientale e il reale consumo e valore energetico
utilizzato (contabilità ambientale EMERGY o affine)
L’agro-business, in quanto punta alla quantità immediata delle rese e non alla preservazione dei suoli in modo perenne,
è inefficiente e pericolosamente dannoso per la sopravvivenza della popolazione umana sulla Terra. E’ importante
salvaguardare e promuovere le produzioni locali, i processi di lavorazione e trasformazione tipici, il consumo critico e
l’economia solidale, contrastando l’invadenza illeggittima dell’agro-business e degli OGM, saccheggiatori dei beni
comuni della comunità.
Particolare attenzione dovrà essere posta nell’educare i consumatori verso una scelta sostenibile, locale a chilometro
zero o a filiera corta, e di qualità dei prodotti agricoli. Al fine di ottenere da un lato la valorizzazione e l’uso dei nostri
prodotti regionali, dall’altro l’aumento della qualità di ciò che mangiamo con indubbi benefici per la salute e la qualità
della vita.
Transitare verso l’accesso all’alimentazione per tutti attraverso l’obiettivo della “Sovranità Alimentare regionale”, ovvero
supportare la produzione di cibo per il raggiungimento del fabbisogno alimentare interno del Lazio.
L’agricoltura del Lazio è vocata alle produzioni di qualità, che possono essere commercializzate per lo più sul nostro
territorio regionale, anche sfruttando la numerosa presenza di turisti che afferiscono nella regione per godere del patri-
monio storico archeologico ed ambientale. In questa ottica si devono inserire tutta una serie di azioni volte a migliorare
ed incentivare la qualità della nostra agricoltura. La valorizzazione e la tutela delle eccellenze enogastronomiche regio-
nali permetteranno di supportare ed incentivare la sopravvivenza delle aziende agricole.
Nel Lazio è sorta una rete di attività ricettive legate al mondo rurale che oggi garantisce la sopravvivenza di molti agritu-
rismi legati alla ristorazione ed al pernotto.
La multifunzionalità in agricoltura ha trovato, soprattutto nell’area romana, un terreno fertile per la
sperimentazione ed il consolidamento di attività di agricoltura sociale.
Abbiamo inoltre degli esempi di eccellenza anche nel campo dell’educazione, con numerosi casi di fattorie didattiche.
La multifunzionalità di una azienda agricola, con l’attivazione di percorsi e strutture ricettive nel senso più ampio del
termine, può garantire la sopravvivenza di molte aziende agricole e realtà associative sul territorio.
Tuttavia si rende necessaria una regolamentazione che garantisca l’efficacia aderenza delle strutture agrituristiche alla
normativa vigente e la professionalità e competenza in materia di agricoltura sociale e attività didattiche.
– Utilizzare le risorse economiche derivanti dai piani di sviluppo rurale della Comunità Europea
Un punto fondamentale è quello di ottimizzare i PSR – Piani di Sviluppo Rurale, principale fonte di finanziamento delle
attività agricole che oggi sono gestiti in modo farraginoso e non permettono spesso di utilizzare tutte le risorse finanzia-
rie disponibili per l’agricoltura.
Il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) è un documento di programmazione redatto dalle Regioni, nell’ambito del nuovo
quadro di riferimento a livello Europeo per la Politica Agricola Comunitaria (PAC)
Per le aree protette oggi i limiti da superare sono soprattutto nell’attivazione reale di una economia sostenibile che le
attivi come punto di riferimento per le attività economiche (agricoltura, turismo, ecc.) locali.
1. Agricoltura come insieme d’ attività garanti di tutela e rigenerazione per il nostro territorio
• Stop al consumo di suolo.

Prima ed imprescindibile azione è il consumo di suolo, che va assolutamente fermato al fine di preservare il paesaggio
agrosilvopastorale della regione ed evitare il conseguente disastro idrogeologico.
• Prevenzione del dissesto idrogeologico. Mettere in atto una pianificazione di interventi per prevenire il dissesto idroge-
ologico. Realizzazione di una mappa delle zone a rischio e la conseguente gestione nelle aree regionali basato sulla
prevenzione e non sull’emergenza. Risistemazione delle valli e del corso dei fiumi, in sinergia con i progetti di ripasci-
mento del litorale laziale, agevolando la creazione di occupazione e di stanzialità diffusa sul territorio.
• Stop all’erosione del suolo. Bloccare l’erosione, dovuta principalmente a suoli “nudi”, coltivati in modo monocolturale,
incentivare la diversificazione interna alle coltivazioni, utilizzando metodi e strategie agroecologiche di rigenerazione e
copertura vegetale. Operare la riforestazione con varietà autoctone, in particolar modo in aree sottoposte ad erosione
e ruscellamento delle acque.  Incentivare le coltivazioni, confermando le misure PSR e anche attraverso nuovi premi da
destinare alle aziende più virtuose, che comportano la minima lavorazione per preservare la fertilità dei terreni, che
aumentano il tasso di materia organica del suolo, che immagazzinano il carbonio nel suolo, che riducono lo spreco
energetico
• Non favorire le produzioni vegetali per i biocarburanti. Produrre disincentivi e tassazione per le coltivazioni per biocar-
buranti (legate al fenomeno dell’accaparramento internazionale di terra “land grabbing”, all’accrescimento della scarsi-
tà alimentare globale e alla fluttuazione dei prezzi dei beni alimentari). Queste coltivazioni entrano in concorrenza con le
superfici agricole dedicate all’alimentazione o alle foreste.
Incentivare la produzione e l’uso di Biodiesel di seconda generazione, da scarti di produzione vegetale (biomassa), dalle
alghe e dai batteri (impatto zero), dal riciclo dell’olio usato.

2. Riscoprire il legame tra l’uomo, la terra e i sui prodotti: l’educazione alimentare stagionale, regionale
• Sostenere le aziende a basso impatto ambientale: riservare il sostegno pubblico ai modelli di produzione ed alle azien-
de che creano benefici all’impiego ed all’ambiente.
• Prevedere il riconoscimento dei non imprenditori agricoli attraverso la medesima legge in corso d’approvazione nella
Regione Piemonte e Marche. Inoltre recepire le ulteriori misure che regolano la trasformazione e la vendita diretta dei
prodotti dalla Legislazione della Provincia Autonoma di Bolzano e da quella della Regione Veneto.
• Incentivare la pratica dei GAS, gruppi di acquisto solidali, per l’acquisto collettivo e diretto dei prodotti agricoli a filiera
corta o a chilometro zero; dei CSA (Community Supported Agricolture) e dei PGS (Sistemi di Garanzia Partecipativa) e
di tutte le forme di Economia Solidale (RES-DES).
• Sviluppo degli orti didattici. Realizzare orti all’interno delle scuole per sensibilizzare la conoscenza dell’ecosistema
agrario e dell’importanza di un’agricoltura di qualità sostenibile per le popolazioni e per incentivare il consumo di
prodotti ortofrutticoli utili al nostro organismo ed ormai da tempo sostituiti con snack di varia natura ed origine.
• Favorire i giovani agricoltori. Agevolare l’accesso alla terra per giovani agricoltori su terre demaniali non produttive a
causa di un vincolo o di una pianificazione strategica a lungo termine, mantenendo la proprietà pubblica e col vincolo
di sviluppare progetti di agricoltura ecosostenibile e occupazione degnamente retribuita.
• Valorizzare la produzione ed il consumo dei nostri prodotti tipici locali. Incentivazione della produzione dei prodotti
tipici del territorio e molto spesso a rischio di erosione genetica; incentivazione del consumo dei prodotti stagionali e di
filiera corta. Incentivare la vendita on line dei prodotti agricoli come già sperimentato in molte realtà territoriali. Rilocaliz-
zare il più possibile l’alimentazione e ridurre l’invadenza della grande distribuzione e dell’industria sulla catena alimenta-
re.

3. Incentivare l’attivita’ delle aziende agricole regionali: verso una filiera corta
• Mappatura delle realtà agricole della regione. Realizzare una mappatura che permetta una seria pianificazione di lungo
periodo degli interventi di tutela e valorizzazione della nostra eccellenza agricola.
• Conservazione della risorsa idrica. Investire (utilizzando anche i fondi comunitari tipo il PSR) in infrastrutture per miglio-
rare l’approvvigionamento idrico al fine di diminuire gli sprechi (il rendimento dei nostri impianti non supera il 30%).
Ricostituire dei bacini d’accumulo tradizionali per emergenze idriche legate al contesto del cambiamento climatico.
Incentivare varie forme di recupero d’acqua piovana nelle aziende agricole e di pratiche di risparmio idrico.
• Utilizzo corretto dei fondi derivanti dai PSR. Individuare le priorità della regione e indirizzare le risorse economiche dei
Piani di Sviluppo Rurale – PSR verso gli obiettivi che ci si è prefissati. Snellire le procedure burocratiche previste a livello
regionale per l’erogazione fondi attraverso i PSR. Attivare un supporto tecnico efficace per gli imprenditori agricoli che
vogliano utilizzare questo importante strumento di finanziamento.
• Favorire la collaborazione tra imprenditori agricoli.
• Favorire la costituzione di OP (Organizzazioni di Produttori) sostenendo lo start up, in modo da dare loro maggiore
potere di contrattazione sui prezzi, maggiore credibilità e garanzie per finanziamenti. Favorire il sistema dell’affitto di
terreni agricoli, detassando chi affitta e dando un contributo a chi richiede in affitto.
• Interventi nella formazione tecnica degli agricoltori. Attivare percorsi di alta formazione in agricoltura per poter formare nuovamente una classe di imprenditori agricoli di eccellenza. Istituire gruppi interdisciplinari di formazione specifica per
diversificare la produzione in azienda, anche valorizzando gli scarti tradizionali del mondo agricolo (ad esempio gli scarti
di verdura per la produzione di compost, ecc.).
• Riconvertire le aziende agricole verso l’agricoltura biologica. Coinvolgere le associazioni degli agricoltori e gli enti del
settore nel processo di valorizzazione di un sistema agricolo sostenibile. Promuovere l’agricoltura biologica/biodinami-
ca e spingere le aziende verso un modello di agricoltura a lotta integrata.
• Attivare la rete di “custodi di semi”. Incentivare la nascita di aziende vivaistiche che riproducano sementi locali,
resistenti ai cambiamenti climatici. Supportare le banche del germoplasma in crisi di fondi e creare una rete istituzionale
che le metta in collaborazione coi contadini o gruppi di agricoltori che vogliono divenire “custodi di semi” (seed savers).
• Valorizzare i nostri prodotti tipici di qualità. Valorizzazione dei Marchi di Qualità (DOP, IGP, Produzione Biologica, ecc.)
che caratterizzano le nostre produzioni regionali e di tutte le specie autoctone laziali. Studiare ed applicare forme di
incentivo o sconto fiscale per chi riconverte le produzioni agricole su prodotti tipici di qualità.
• Contrastare le produzioni intensive e aumentare la vigilanza sull’uso illegale di sementi OGM (Organismi Geneticamen-
te Modificati) in agricoltura. Introdurre forme di disincentivo e tassazione (contabilità danni ambientali) per gli allevamen-
ti intensivi e l’importazione di mangimi OGM. Introduzione del Marchio “Chimico” per prodotti alimentari altamente
dannosi per la salute che contengono accertate sostanze di sintesi usate in agricoltura.
• Tutelare il patrimonio agricolo dell’area romana. Intervenire sull’agro romano a ridosso della Capitale ed in parte ricom-
preso all’interno del G.R.A. impedendo che sia edificato. Favorire nelle aree agricole periurbane, laddove le condizioni
ambientali e lo stato del suolo lo permettano, la nascita di orti urbani autogestititi dai cittadini e lo sviluppo di attività
imprenditoriali agricole.
Definire un Piano strategico Paesaggistico che definisca lo sky line ambientale attraverso documentazione storica
dell’agro Romano, oppure, Recupero e restauro filologico di una parte dell’agro romano attraverso documentazione
visiva e letteraria.
4. Valorizzazione e rilancio dell’agricoltura multifunzionale
• Attività agrituristiche. Controllo dell’aderenza delle attività agrituristiche alle norme e regole esistenti;
• Regolamentare l’agricoltura sociale. Promulgazione di una legge regionale che disciplini le fattorie sociali e didattiche
e garantisca un sistema di qualità dell’offerta erogata.
5. La pesca professionale
• Tutelare la pesca professionale e garantire la sua sopravvivenza futura. Finanziare l’ammodernamento della flotta con
mezzi più efficienti e meno inquinanti. Convertire le imprese che operano in mare aperto verso l’acquacoltura. Incentiva-
re tutte le forme di acquacoltura sostenibile sia di acqua dolce che salata, in particolar modo quella effettuata attraverso
gabbie galleggianti a bassissimo impatto ambientale.

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AGENDA PER IL LAZIO
Lista civica per Bongiorno Presidente

Garantire il diritto a vivere in un ambiente integro e salubre

Nell’azione del nuovo Governo regionale avranno grande spazio e
considerazione l’ambiente e la tutela della salute pubblica.
Due beni collettivi che non possono essere trattati in modo distinto e separato:
soltanto in un ambiente integro si può salvaguardare appieno la salute
dell’uomo.
Compito della Regione Lazio è offrire risposte razionali alle problematiche
ambientali, dalle quali dipendono il benessere dei cittadini e il futuro delle
nuove generazioni.
Occorre, in primo luogo, superare l’emergenza rifiuti, sostenendo la raccolta
differenziata ed i sistemi di riciclo dei materiali, nonché quei processi di
trasformazione della spazzatura in risorsa energetica che si dimostrino sicuri
dal punto di vista ambientale e della salute umana.
L’ordine di priorità impone di agire innanzitutto sul piano della prevenzione
nella produzione dei rifiuti (ad es.: riducendo sempre più l’impatto ambientale
degli imballaggi) ed, in secondo luogo, su quello del riciclo e del recupero
energetico.
In tale ottica, occorrerà superare in modo progressivo, ma definitivo, il vecchio
ed inaccettabile metodo del conferimento in discarica.
Per raggiungere obiettivi conformi alle indicazioni comunitarie, dovremo
adottare politiche che garantiscano livelli più elevati di raccolta differenziata e
attuare i princìpi di prossimità e autosufficienza, riaffermando il criterio di
responsabilità nella produzione dei rifiuti.
Per aumentare la percentuale di raccolta differenziata sarà opportuno
estendere in altri agglomerati urbani il sistema del “porta a porta”, puntando in
tal modo ad un più efficace controllo rispetto a quello del mero conferimento
nei cassonetti stradali.
Per raggiungere accettabili volumi di differenziata non va neppure dimenticata
l’importanza delle campagne informative, strumenti capaci di sensibilizzare la
popolazione ad un problema che è divenuto ormai ineludibile.
Attraverso termovalorizzatori dotati di adeguati sistemi di filtraggio, la quota
residua di rifiuti potrà essere trasformata in risorsa (energia elettrica e calore),
sfruttandone le ricadute sul piano della riduzione della bolletta energetica
(teleriscaldamento).
Il legame tra ambiente e salute è evidentissimo anche in un’altra vicenda che
ha recentemente destato profonda preoccupazione tra i cittadini del Lazio: la
situazione dell’acqua potabile e dei rischi connessi alla presenza di arsenico, al
di sopra dei valori a norma di legge.
Finite le deroghe, bisogna concentrare gli sforzi per ridurre la presenza di
questo contaminante nelle acque dei Comuni laziali entro i limiti soglia. Si
tratta di un’ulteriore emergenza che rischia di gravare ancor più – se non
risolta – sui bilanci pubblici, portando prevedibili disagi per i necessari
rifornimenti con autocisterne e autobotti.
Questo ulteriore allarme sanitario dimostra – ove ve ne fosse stato bisogno – la
necessità di Istituzioni sempre più vicine alle esigenze dei cittadini e di una più
elevata sensibilità alle problematiche ambientali.

scarica il programma completo agenda-Lazio-2013_-Lista-Civica-per-Bongiorno-Presidente(1)

DownloadedFileRIVOLUZIONE CIVILE Candidato Ruotolo scarica il programma per la regione Lazio

scarica il programma di Fernando Bonessio per l’ambiente Aree-naturali-e-protette

Federazione della sinistra: L Alternativa  TUTTO UN ALTRO PROGRAMMA

C) PER LA RICONVERSIONE ECOLOGICA ED
ENERGETICA DI ROMA (CHE CREA LAVORO E
MIGLIORA LA QUALITA’ DELLA VITA)
13. Per una riconversione ecologica ed energetica.
Il Comune deve investire nelle energie alternative e
nell’edilizia di conservazione e di ristrutturazione
ecocompatibile e per l’aumento dell’efficienza
energetica degli edifici; deve procedere subito alla
solarizzazione generalizzata dei tetti degli edifici
pubblici, delle piscine e delle palestre comunali, che
produrrà buona energia a basso costo; deve
ripensare l’illuminazione pubblica e sviluppare il
trasporto collettivo, quello elettrico, quello
ciclistico, in alternativa al trasporto privato ormai
insostenibile (vedi sotto Punti 29, 30, 32).
14. Creazione di un polo di ricerca pubblico per il
risparmio energetico. Ci serve un polo di ricerca
pubblico, fondato sulla collaborazione con le
università pubbliche e i centri di ricerca romani,
dove ricercatori, istituzioni e imprese si confrontino
e producano innovazione nel campo del risparmio
energetico, della bioedilizia, delle tecnologie del
riciclo e riuso, della riprogettazione degli oggetti, e
inoltre della manutenzione ottimale dei mezzi di
trasporto pubblici, dell’ingegneria e dell’urbanistica,
4
etc. L’ottica del risparmio energetico deve costituire
un vincolo per tutte le gare di appalto del Comune.
Per un nuovo welfare energetico, l’Agenzia per il
risparmio energetico può contribuire
all’ottimizzazione dei consumi domestici,
commerciali e industriali, secondo un modello di
sostenibilità decentrata.
15. Piano “rifiuti-zero”. Occorre giungere al
recupero, riuso e riciclo integrale dei rifiuti: “rifiuti
zero”!. Ciò è possibile con politiche di riduzione dei
rifiuti, con la raccolta differenziata porta a porta,
con impianti di compostaggio in aree rurali e
impianti per il riciclaggio e il recupero dei materiali,
con la creazione di centri per la riparazione, il riuso
e la decostruzione. La tariffazione deve avvenire
sulla base della produzione effettiva di rifiuti non
riciclabili. Così sarà possibile anche promuovere la
nascita di nuove iniziative imprenditoriali nel campo
del riuso e riciclo.

 scarica i programmi degli altri partiti/candidati:

Alessandro Ruotolo (Rivoluzione Civile) SCARICA IL PROGRAMMA DELLA REGIONE LAZIO Programma-Rivoluzione-Civile-Regione-Lazio(1)

Giuseppe Rossodivita (Amnistia Giustizia Libertà> vai al programma)

Alessandra Baldassarri (Fare Per Fermare Il Declino) (> vai al programma)

Luca Romagnoli (Fiamma Tricolore) (> vai al programma)

Roberto Fiore (Forza Nuova) (> vai al programma)

Pino Strano (Rete dei Cittadini) (> vai al programma)

Simone Di Stefano (Casapound Italia) (> vai al programma)

Luigi Sorge (Partito Comunista dei Lavoratori)- non trovato

Francesco Pasquali (Ragione Lazio) – non trovato