Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Elezioni di Roma: noi cittadini

Copia light di quinto stato elisa tagliato

di Anna Maria Bianchi Missaglia*

Mentre continuano  le udienze del processo  di Mafia Capitale nell’Aula bunker di Rebibbia, nei palazzi della politica romana fervono i soliti preparativi elettorali con i soliti copioni stantii. Si girano i quartieri per ascoltare i cittadini, si fanno i tavoli per parlare dei programmi, si organizzano dibattiti per contarsi e accordarsi.

Fervono anche le iniziative di comitati e associazioni: molti stanno  già rispolverando la lista delle  richieste – in genere sacrosante e decisamente  poco pretenziose – e si accingono a mettersi in fila davanti ai candidati raccontando ancora una volta della fognatura mai arrivata nel loro quartiere,   della linea Atac soppressa, del giardino pubblico mai realizzato, della scuola costruita e mai aperta.  Richieste che in altre città europee  non dovrebbero  neanche essere espresse o sarebbero subito esaudite, ma che  da noi sono come la letterina  di Natale a Gesù Bambino.  E se dei passi avanti su vari fronti  l’ultima  Giunta aveva cominciato  a farli, dopo il suo licenziamento anticipato il rischio che tutto venga azzerato per riscivolare nel solito sistema spartitorio è quasi una certezza. 

Ma non possiamo dare sempre la colpa alla politica. Dobbiamo prenderci  le nostre responsabilità di  cittadini.  Che ci diciamo sempre più disgustati,  ma poi siamo sempre pronti a cercare  udienza dal candidato per  chiedere diritti come fossero favori.  Che annunciamo sofferte astensioni, ma che   in questi anni non abbiamo mosso un dito per provare a cambiare qualcosa che non fosse, se va bene,  il nostro habitat naturale. E anche lì, abbiamo spesso dato più attenzione allo stato dell’aiuola che alle persone che abitavano nel nostro quartiere,  con cui avremmo potuto non solo costruire  la famosa unione che  fa la forza, ma  avremmo potuto ritrovare una solidarietà e una dignità collettiva che avrebbero reso migliori le nostre vite e messo le basi per una nuova stagione comune.

Non sarà nei prossimi pochi mesi che i partiti cambieranno sistema, che si aboliranno i capibastone, i voti di scambio, i nepotismi, il potere delle  lobbies, i partiti trasversali  degli affari,  dai camion bar al Vaticano. Se vogliamo un  cambiamento vero, dobbiamo rimboccarci le maniche e decidere di essere noi stessi il suo motore, sapendo che il nostro impegno  dovrà durare molto tempo.

Perchè senza nulla togliere ai volenterosi che –  giustamente –  non hanno più speranza nella classe  politica che ha governato Roma da parecchi lustri,  e organizzano riunioni per formare liste civiche slegate dai partiti, bisogna dire che nonostante le idee e l’ entusiasmo civico, sono davvero poche   le chances di arrivare in Campidoglio:  in un città fatta di città sconosciute alla maggior parte di loro,  le possibilità di farsi eleggere sono le stesse che se si candidassero, da qui, ad Alessandria o a Caltanissetta.

E  anche i cittadini per essere credibili debbono essere seri. Sono serie e credibili quelle realtà che da sempre, con pazienza, modestia e tenacia lavorano  nei territori. Comunità territoriali che   sanno ascoltare e farsi portavoce delle istanze dei loro quartieri, fronteggiare le derive Nimby e diventare un presidio di ragionevolezza e dibattito democratico anche nei luoghi della città più abbandonati.

Non sono seri coloro che si lanciano nell’agone pensando di aver molto da dare a Roma e che in caso di  sconfitta non danno più nulla, inabissandosi di nuovo nelle proprie esistenze più o meno privilegiate.

Roma ha bisogno di donne e di uomini che facciano sul serio. Che sappiano inventarsi forme nuove, prima ancora che della politica, delle relazioni tra  le persone, del modo di vivere  nei territori,  del dare valore ai beni collettivi. Che non si arrendono e che sono disposti ad andare avanti anche se non c’è certezza di farcela. Perchè sanno che quando ci si batte per quello che è giusto e non per quello che conviene, ci si batte comunque. Fino in fondo.

annaemmebi@gmail.com

*NOTA queste  riflessioni sono personali: chi volesse partecipare al dibattito può scrivere a laboratoriocarteinregola@gmail.com

 

0 0 votes
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments