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La nostra storia spezzata – a rischio la Casa Internazionale delle Donne

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A varcare la porta della Casa Internazionale delle  Donne in Via della Lungara 19, o anche solo a sfogliare  le pagine del sito, viene da pensare che sia davvero il simbolo e la realizzazione concreta di un Bene Comune. Termine abusato, che in questo caso è invece la più giusta descrizione. Un bene immateriale, fatto di impegno,  fatica, entusiasmo. E di senso di appartenenza  a una comunità che va ben oltre le sue mura.

Una  comunità che va oltre anche nel  tempo, per le generazioni di donne che si sono battute perchè le donne avessero una Casa. E una bella casa, grande, accogliente, nel cuore della città perchè potesse essere raggiunta facilmente anche da lontano.  Una casa gestita dalle donne, dalla società civile, e non dalla burocrazia comunale.

Ora si vorrebbe ridurre quel  prezioso bene collettivo a un bene economico, con un valore quantificabile in euro. Il valore di un immobile assai esteso, nel centro di Roma, affittato da anni al Consorzio a un prezzo molto abbattuto rispetto al valore di mercato, ma che anche così  è stato irraggungibile per chi non fa attività a fini di lucro ma di servizio. Per chi regala cultura e accoglienza.

Il  18 maggio scorso è  stata approvata in Assemblea Capitolina  con 27 voti favorevoli e 2 contrari, tra il caos delle proteste delle tante donne in Aula, una mozione del M5S a prima firma della consigliera Gemma Guerrini che  prevede l’impegno per la Sindaca e la Giunta a “riallineare e a promuovere il ‘Progetto casa internazionale della donna’ alle moderne esigenze dell’Amministrazione e della cittadinanza, attraverso la creazione di un centro di coordinamento gestito da Roma Capitale e prevedendo con appositi bandi, il coinvolgimento delle associazioni”. Intenti sibillini che non fanno ben sperare per il futuro della Casa, precipitata nell’incubo sfratto dal  novembre scorso, quando il Comune di Roma inviò  una richiesta di pagamento di 833.512,30 euro.  Le donne del Consorzio avevano stilato una memoria per presentare le loro ragioni e le loro proposte, facendo  presente che la Casa aveva  anche dei crediti.  Era allora stato avviato un tavolo con le Assessore Rosalba Castiglione (Patrimonio), Flavia Marzano (Roma Semplice con delega alle Pari opportunità e politiche di genere) e Laura Baldassarre (Persona, Scuola e Comunità Solidale) per trovare una soluzione, ma poi il confronto si era interrotto per mesi, fino alla stesura della Mozione, approvata compattamente dalle consigliere e  dai consiglieri pentastellati. Dopo le clamorose proteste, si è riaperto uno spiraglio, e  lunedì 21 maggio si è tenuta  una riunione delle assessore con le rappresentanti del Consorzio. In queste ore si è dispiegato un gigantesco passa parola per chiamare la città a venire a testimoniare  la propria  solidarietà  durante la riunione.

E nonostante la pioggia, centinaia di donne (ma anche uomini e ragazzi) si sono riversate in Piazza del Campidoglio, sotto un tetto  di ombrelli colorati. Con cartelli e tamburi.

Carteinregola si appella alle istituzioni capitoline affinchè non distruggano  un patrimonio Comune che è al tempo stesso  un servizio e un importante  riferimento culturale,  che, se  affidato alla gestione di Roma Capitale,  perderebbe la sua natura e la sua anima. Cancellando l’impegno, i sogni e le speranze di  generazioni di donne che  hanno lavorato per renderla una casa per le donne gestita dalle donne.

E, sarà banale dirlo, ma sarebbe paradossale che proprio la prima donna Sindaca della città cancellasse un’esperienza che non appartiene alle istituzioni e tanto meno alla maggioranza attualmente al governo della Capitale. La Casa Internazionale dele Donne appartiene a tutti e a tutte. Appartiene alla nostra Storia. Che sarebbe davvero un brutto segno spezzare.

In calce pubblichiamo la risposta di Francesca Koch, Presidente del Consorzio che gestisce la Casa delle donne, alla Relazione della Consigliera Gemma Guerrini, Presidente della Commissione delle Elette –  ora trasformata dal nuovo Statuto pentastellato in Commissione Pari opportunità – che è più significativa di tanti discorsi (in calce la Memoria della Casa delle Donne,  la Relazione della Consigliera Guerrini e la Mozione approvata il 18 maggio)

POST SCRUPTUM: Anche se la  Mozione è stata approvata da tutti i consiglieri M5S,  ci risulta che non sia stata  firmata da tutti, ma solo da 12 consiglieri e consigliere*.  Ci auguriamo che nel MoVimento si possa aprire  su questa e su altre analoghe vertenze   un  dibattito democratico,  che porti all’abbandono di questa logica mercatistica  – non  conta il valore sociale ma solo il ricavo  economico – e anche di questa tendenza, sempre più evidente,  a radere al suolo ogni iniziativa della  società civile esterna al M5S. Se ciò non avverrà, la Roma Pentastellata passerà alla storia non solo per le buche, il crollo degli alberi, gli autobus in fiamme (le cui responsabilità si spartiscono con le amministrazioni passate),  ma per aver reso la città un deserto, buono solo per i turisti. E assai ostile per i suoi abitanti.

Campidoglio manifestazione casa donne 21 maggio 2018 IMG_4759

> Vai  alla scheda e la cronologia di Carteinregola  sulla vicenda della  Casa Internazionale delle Donne 

> Vai al sito della Casa Internazionale delle Donne

Scarica la Memoria del Consorzio Casa Internazionale delle Donne memoria casa Internazionale  

Scarica la Relazione di Gemma Guerrini  Relazione Commissione Elette Guerrini

Scarica la Risposta alla Relazione Guerrini (anche in calce) Risposta alla relazione della presidente della Commissione delle Elette

Scarica la Mozione approvata il 18 maggio moz51-18

LA RISPOSTA DELLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE ALLA RELAZIONE GUERRINI

La relazione della Presidente della Commissione delle Elette a nostro avviso non contiene motivazioni sufficienti alla determinazione di un giudizio negativo sull’attuazione del progetto della Casa Internazionale delle Donne.
La relazione, pur facendo riferimento alle vicende pregresse che hanno condotto all’assegnazione del complesso del Buon Pastore alle associazioni che hanno dato vita alla Casa Internazionale delle Donne, non contiene, per stessa ammissione delle autrici, elementi di analisi recenti e probanti la non attuazione del progetto e neppure di sue singole parti.
La relazione della Presidente della Commissione delle Elette richiama la delibera della Giunta Comunale 1617/1999 nella quale si dichiara che l’immobile fu ceduto dall’ente pubblico alle associazioni di donne per svolgere attività di:
a)    diffusione della cultura femminile e femminista
b)    informazione sui diritti e servizi per la popolazione femminile, consulenze legali e sindacali e consulenze non medicalizzate sulla tutela della salute della donna;
c)    sviluppo della imprenditorialità femminile attraverso la promozione di imprese e di cooperative sociali affidate a imprese femminili.
La relazione afferma che sono stati raggiunti gli obiettivi connessi ai punti a) e b) ma che non si hanno evidenze (per mancanza di relazioni e controllo) sul punto sub c).
Su tale affermazione vanno fatte le seguenti considerazioni, basate anche sulle relazioni che puntualmente prima il Consorzio e poi l’APS hanno inviato ai competenti uffici di Roma Capitale.
1-    Che la Casa ha promosso corsi sull’imprenditoria femminile finanziati da fondi europei fino a quando ha potuto usufruire delle predette risorse, corsi da cui sono nate poi svariate imprese gestite da donne;
2-    Che, anche in mancanza di contributi pubblici, la Casa internazionale ha messo a disposizione spazi per ospitare attività artigiane e imprenditoriali gestite da donne;
3-    Che la Casa ha funzionato più volte e funziona attualmente come un vero e proprio incubatore di associazioni e piccole imprese di donne in campo culturale, artistico, artigianale e di servizio.
4-    Che la gran parte delle associazioni che hanno sede nella Casa e la Casa stessa, attraverso l’Associazione di Promozione Sociale, sono delle aziende che pur essendo non profit, rispondono del principio di economicità come ogni impresa.
5-    Che spesso la Casa svolge un ruolo di attivatore di capacità imprenditoriali verso associazioni femminili che operano nell’ambito della cultura lasciando a loro la gestione di eventi.
6-    Chela Casa gestisce in termini economici una mensa e una foresteria che sono al servizio delle attività della Casa stessa.
La  relazione inoltre conviene che lil conseguimento dell’obiettivo di realizzare un impatto positivo sulla città dal punto di vista culturale e sociale è stato pienamente realizzato. Non è pensabile che tale obiettivo, che si sostanzia nella capacità di erogazione da parte della Casa di numerosi servizi sociali e di mantenere continuativamente negli anni una iniziativa culturale aperta nei confronti della città, senza una attenzione agli aspetti della economicità delle attività.
Altra considerazione è relativa al fatto che il “tempo” nelle attività aziendali è uno dei fattori fondamentali della vita delle imprese in molti sensi. Ci riferiamo in particolare alla circostanza che nel tempo variano considerevolmente le condizioni e gli obiettivi che un’azienda deve darsi. Per questo parlare di sviluppo dell’imprenditoria femminile è un concetto che si presenta sotto varie forme nel corso del tempo. Per questo la Casa ha modificato e ampliato il senso di questo obiettivo ( come ad esempio con le attività di co-working).
Non sembra poter emergere quindi, dalla analisi dei tre obiettivi citati nella Del. G.C. 1617/1999, la possibilità di emettere un giudizio negativo, a distanza di quasi venti anni, sulla realizzazione del progetto.
La relazione basa il proprio giudizio finale su una valutazione secondo la quale sarebbe stato “completamente mancato l’obiettivo della realizzazione di un modello di programmazione economico-finanziario da parte del Consorzio Casa Internazionale delle donne”.
Neppure su tale aspetto, però, può essere emesso un simile giudizio negativo.
Nella relazione infatti, che pure ricorda che la Casa Internazionale delle Donne ha già dal 2013 sottolineato come le condizioni fissate nella Convenzione si fossero rilevate nel tempo insostenibili, manca ogni riferimento su quanto prodotto su tale tema dalla Casa Internazionale delle Donne negli ultimi 5 anni e  sulla documentazione   inviata alla Giunta Comunale  a partire dal novembre 2017 , in occasione  delle riunioni del tavolo tecnico-politico convocato dalla Giunta Comunale, proprio al fine di trovare una soluzione positiva alla situazione della Casa Internazionale.
La Casa ha formalmente presentato, al tavolo tecnico-politico promosso dalla Giunta Comunale, una memoria che definisce quanto e come la Casa abbia mantenuto comunque un rapporto costi ricavi nella propria gestione che non può e non deve essere definito solo sulla base del valore del debito, accumulato a causa della parziale corresponsione del canone stabilito nel 2003 e di cui da tempo la Casa aveva dichiarato l’insostenibilità,  ma prendendo altresì in considerazione i crediti che il Consorzio può vantare nei confronti del Comune.
A tal fine, nella memoria, vengono ricordate e contabilizzate sia le ingenti spese di manutenzione,  sia le mancate entrate derivate al Consorzio nel corso degli anni, determinate dai ritardi nelle opere e negli investimenti di competenza comunale e mai effettuati, come è ricordato anche nella delibera 245/2010 che autorizzava la proroga della convenzione, sia infine il valore dei servizi erogati alla cittadinanza e che non possono essere considerati già compresi nell’abbattimento del valore presunto dell’immobile.
Dall’esame dei bilanci, di cui nella relazione non si fa menzione, emerge con chiarezza che la Casa Internazionale delle Donne, in una situazione di forte crisi economica ha avviato un programma di costruzione del pareggio del rapporto di economicità. Oggi, al netto della corresponsione dell’intero canone mensile, di cui, come più volte ricordato, da anni il Consorzio ha più volte rilevato l’insostenibilità, il bilancio della Casa Internazionale delle Donne sarebbe assolutamente in equilibrio, senza alcun contributo pubblico alla gestione e mantenendo aperto, agibile e fruibile un complesso monumentale del 1600.
In sostanza, la Casa Internazionale delle Donne non ha mai gravato economicamente sulla amministrazione capitolina, se non come parziale mancato introito derivante dal canone di locazione, mentre l’amministrazione ha avuto in cambio servizi sociali e culturali gratuiti, tutela e manutenzione di un bene culturale, senza nessun onere aggiuntivo.
Non si può non considerare, nell’emettere un giudizio sulla realizzazione del progetto “Casa Internazionale delle Donne che l’ordine strettamente economico di un istituto che non ha finalità di profitto e che realizza le sue finalità sociali e culturali, deve essere guardato come l’insieme degli accadimenti economici che lo caratterizzano.
Ciò significa che considerare solo un valore di saldo è un’astrazione economica e che va considerato anche come vengono realizzate le entrate. Ad esempio, come già ricordato, e caso certamente raro per un Ente pubblico non patrimoniale, la Casa Internazionale delle Donne non ha mai avuto finanziamenti pubblici per la gestione.  Inoltre, pur avendo da molto tempo richiesto una modifica del costo annuo di concessione perché non equiparato alle effettive possibilità di mantenimento economico di un soggetto che ha sempre offerto alle donne servizi e accoglienza essenziali per la città, non ha mai ricevuto dal Comune risposta né negativa né positiva, mentre l’Amministrazione pubblica ha dilazionato la propria decisione, lasciando la Casa in una condizione di permanente incertezza.
In queste condizioni, non si può non considerare che la condizione di passività non possa attribuirsi solo alla gestione interna, ma alla cattiva gestione burocratica della relazione Ente pubblico/ente associativo.
Sulla base di queste considerazioni, chiediamo un incontro con la Sindaca di Roma e l’immediata riapertura del tavolo di trattativa con la Giunta comunale.  Chiediamo alla    Commissione delle Elette di prendere atto delle nostre considerazioni e di modificare di conseguenza il giudizio espresso nella relazione.

* La mozione è firmata da Gemma Guerrini, Valentina Vivarelli, Maria Agnese Catini, Alessandra Agnello, Donatella Iorio, Monica Montella, Andrea Cola, Pietro Calabrese, Cristiana Paciocco, Angelo Sturni, Simona Ficcardi., Simona Donati. Non hanno firmato: Angelucci, Ardu, Bernabei, De Vito, Di Palma, Diaco, Diario, Ferrara, Guadagno, Pacetti, Penna, Seccia, Stéfano, Terranova, Tranchina, Zotta.

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