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le controindicazioni del CETA

ceta

Pubblichiamo una riflessione  di Marina Pescarmona, che sintetizza le posizioni contrarie al Comprehensive Economic and Trade Agreement

Conclusioni che si traggono dal testo consolidato CETA

di Marina Pescarmona

  1. Tentativo di dare all’interesse privato maggior peso rispetto all’interesse pubblico
  2. Facilitazione delle liberalizzazioni dei servizi, con divieto di ritorno alla gestione pubblica, attraverso l’unicità dell’elenco negativo (cioè nominare le eccezioni da escludere).
  3. La Cooperazione Regolatoria e la Corte per gli Investimenti sono due organi che creano un sistema giurisdizionale parallelo azionato a richiesta degli investitori priv
  4. Perdita di peso delle politiche climatiche. L’UE ha abbattuto le barriere di importazione dei combustibili fossili più sporchi (shale oil).
  5. Si spiana la strada agli OGM e ai prodotti di bassa qualità, prima tutelate dall’indicazione geografica.

ELENCO NEGATIVO

Il CETA non dà indicazioni chiare sull’esclusione dei servizi dalle norme di liberalizzazione del trattato. È presente un complesso eterogeneo di eccezioni su base regionale. La protezione è dunque parziale ed eterogenea. Tutti i settori sono inclusi a mano di specifiche dei governi (elenco negativo). Esempio importante: i servizi per l’acqua potabile sono esclusi ma invece sono inclusi quelli per le acque reflue.

Una volta che gli investitori stranieri si sono insediati in un settore privato ogni tentativo di ripristinare il servizio pubblico può portare a richieste di indennizzo da parte degli stessi investitori.

PRINCIPIO DI PRECAUZIONE

La Cooperazione Regolatoria dà diritto alle imprese di essere ascoltate per prime nel processo di regolamentazione dando loro un evidente vantaggio che può portare alla non adozione di norme sgradite come per esempio il principio di precauzione che ci cautela da prodotti con fondato sospetto di dannosità. Queste stesse istituzioni di Cooperazione regolatoria sono aperte alle filiali canadesi delle grandi imprese statunitensi.

PROTEZIONE DEGLI INVESTIMENTI

L’Investor – State Dispute Settlement (ISDS) è un sistema di arbitrato internazionale che consente agli investitori stranieri la richiesta di compensazioni nel caso che i governi prendano decisioni negative per i loro investimenti, questi possono bypassare completamente i sistemi legali nazionali.

Imprese multinazionali e individui facoltosi hanno utilizzato l’ISDS per contrastare misure legate alla salute, protezione ambientale, regolamentazione finanziaria e gestione delle risorse.

Il Parlamento Europeo ha recentemente chiesto di sostituire l’ISDS con un nuovo meccanismo più in linea con i principi democratici e la giurisprudenza, segnalando inoltre il ruolo privilegiato degli investitori stranieri. La Commissione Europea non ha recepito l’istanza.

TUTTI I PROBLEMI DELL’ISDS

Il CETA garantisce privilegi agli investitori senza pretendere da questi alcuna responsabilità. Non ci sono riferimenti a rispetto di diritti umani, dei lavoratori, dei consumatori o l’osservanza degli standard ambientali e sanitari.

Gli investitori esteri possono invece chiedere i danni per perdite di profitti attesi. Gli arbitri possono deliberare anche contro la legislazione nazionale.

Il testo finale ha incorporato alcuni miglioramenti come l’impossibilità del querelante di influenzare la scelta degli arbitri. Sono stati introdotti mutamenti procedurali che vanno sotto il nome di Court System (ICS) che nel complesso non danno garanzie in particolare sull’indipendenza dei giudici dal momento che ad esempio il mestiere dell’arbitro non è un mestiere a tempo pieno e viene retribuito “a disputa” piuttosto che con uno salario fisso.

Non è inoltre prevista un secondo grado di giudizio (appello).

SERVIZI PUBBLICI SOTTO ATTACCO

Aziende pubbliche come sanità, educazione, servizi sociali, trasporto pubblico, distribuzione dell’energia, fornitura idrica, servizi postali, abitativi e culturali tendono a essere considerati potenziali mercati. Anche se la Commissione sostiene che i servizi pubblici siano completamente protetti nel CETA, non viene invece assicurata la libertà delle parti di fornire e regolare i servizi pubblici a loro piacere. Il trattato riduce le politiche pubbliche in favore dell’accesso al mercato. La Commissione esclude dall’accordo solo quei servizi “forniti dai governi non su basi commerciali né in competizione con altri servizi”. Vi sono pochissimi settori in cui la competizione è del tutto assente.

SICUREZZA ALIMENTARE TRA EUROPA E CANADA

Ancor prima di entrare in vigore il CETA ha già indebolito almeno una norma UE: il divieto di importazione di carcasse bovine pulite con sostanze chimiche. Non viene menzionato il principio di precauzione ma si parla di divieto permanente al commercio solamente se vi è un consenso scientifico che riconduca a uno specifico prodotto o ingrediente. In caso di disaccordo scientifico si applica al massimo un divieto temporaneo.

CIBI DI QUALITA’ E PROTEZIONE DELLE INDICAZIONI GEOGRAFICHE

Si è scelto di limitare la tutela a una lista specifica di prodotti che vale meno del 10% rispetto a un numero complessivo dei prodotti protetti dall’Unione. Questo elimina la possibilità di replicare a livello internazionale l’estensione della tutela garantita a livello dell’UE e limita inoltre lo sviluppo futuro dei prodotti esclusi. Si arriva alla follia per cui per nuove inclusioni IG sulla lista delle protette, l’articolo dice che una indicazione geografica non sarà aggiunta se si tratta di un nome già inserito nel registro della UE con lo status di “registrato” riguardo a uno Stato membro della UE (capire meglio). È una sostanziale negazione a circa 1.265 IG dell’UE della possibilità di ottenere protezione e crescere in Canada.

IL RISCHIO OGM

In Canada la legislazione sugli OGM è molto più permissiva. L’accordo di libero scambio mette sotto pressione gli standard europei sugli OGM. Si sostiene un approccio “puramente scientifico” che minaccia la legislazione precauzionale europea. Anche se la Commissione rassicura contro i rischi di una riformulazione relativa agli OGM, i pericoli ci sono infatti il CETA può bloccare l’adozione di nuove norme europee, può bloccare i tentativi di rafforzamento della legislazione comunitaria vigente, aumenterà la pressione per un cambiamento delle soglie di tolleranza della presenza di OGM.

L’ATTACCO NASCOSTO AI SEMI DEI CONTADINI

L’Articolo 20.31 nasconde un’altra minaccia. Questo comma prevede di “rinforzare la protezione delle varietà vegetali” limitando così il diritto dei contadini di custodire e riutilizzare i semi conservati e materiali vegetali. I contadini sarebbero obbligati a comprare i semi annualmente tranne che per alcune specie previa pagamento di royalties ad ogni semina (tranne limitate eccezioni per i piccoli agricoltori per alcune specie).

 

LIBERO COMMERCIO O LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO?

Gli accordi promuovono il commercio di beni e servizi con poca considerazione delle conseguenze ambientali. I costi esterni del danno relativo al cambiamento climatico causato dai dai trasporti a lunga distanza, all’aumento dl volume dei commerci, all’agricoltura industriale e alla distruzione di quella locale, o non sono presi in considerazione o giocano un ruolo subordinato nei negoziati.

Il testo finale ignora quasi completamente il cambiamento climatico. Solo il cap 24 (Trade and Environment) lo menziona ma non include norme chiare che permetterebbero alle politiche climatiche di avere la precedenza o almeno di non essere sottomessi alle regole di accesso al mercato.

Si parla di approcci neutrali tecnologicamente, concetto che contraddice gli sforzi per promuovere energie pulite.

Dopo che è stata dimostrata la maggiore quantità di emissioni del petrolio proveniente dalle sabbie bituminose canadesi, le pressioni esterne hanno indebolito la direttiva della Commissione europea rendendola sostanzialmente inefficace. Non è più richiesta la pubblicazione dell’origine del combustibile. La Commissione Ambiente del Parlamento europeo non è riuscita ad avere la maggioranza qualificata per opporsi a questa norma.

DIRITTI AL LAVORO

Anche se chi sostiene il CETA dice che i nuovi accordi devono includere regole solide e vincolanti sugli standard minimi di lavoro, invece le protezioni contenute nel testo sono deboli. Non c’è una clausola che dichiari il rispetto dei diritti umani come elemento fondamentale dell’accordo e non si introduce alcuna diposizione vincolante che assicuri il rispetto degli standard.

Il CETA facilita gli imprenditori che decidono di spostare gli investimenti laddove sul lavoro sono meno stringenti. Il Canada non ha ratificato la convenzione sul diritto di contrattazione collettiva, sull’età minima per l’assunzione all’impiego.

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