Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Progetto Fori e metro C: quale rapporto?

FORI LA REGINA FOTO

Foto della locandina della Conferenza di Adriano La Regina del 9 marzo 2015

di Paolo Gelsomini (*)

Il progetto Fori, ancora non definito nei suoi assi portanti, non può prescindere dalla conoscenza dei percorsi della linea della metro C e dei progetti certi delle stazioni Colosseo e Venezia,  che tardano ad arrivare. In un paesaggio di archeologie provvisorie come quelle dell’ateneo di Adriano a piazza Venezia e di spettrali monumenti puntellati, continuano i lavori per una metro C che dopo San Giovanni avrebbe potuto prendere un’altra strada,  diversa da quella dell’area archeologica più bella e più delicata del mondo.

Nel suggestivo scenario di architetture industriali dell’ex mattatoio di Testaccio, nelle aule e nei viali della Facoltà di Architettura della Terza Università di Roma, dal 21 al 23 maggio si è svolta la Biennale Spazio Pubblico.Tra gli argomenti al centro dei lavori,  la fruizione pubblica degli spazi archeologici: in particolare nella giornata di sabato 23 abbiamo assistito ad un interessante convegno sul tema del rapporto tra archeologia e città e sulle prospettive dell’area archeologica centrale di Roma.

Di particolare rilievo l’intervento dell’Assessore alle Trasformazioni Urbane Giovanni Caudo,  che ha presentato il progetto Fori come una straordinaria occasione di ricucitura di percorsi urbani per i cittadini e di fruizione archeologica per tutti e non solo per i turisti.

Il Foro non può essere un’area recintata ma il luogo dei romani, un percorso di cittadinanza, una esplorazione urbana che contesta l’attuale direzionalità Colosseo-Venezia per ritornare ad essere una passeggiata che percorre le strade che scendono da Monti, via Baccina, via Madonna dei Monti, fino alle chiese di San Luca e Martina, della Consolazione, di San Giorgio al Velabro, e da lì all’arco di Giano, al Lungotevere per risalire al Giardino degli aranci e riconnettersi al Circo Massimo, alla Passeggiata Archeologica, alle Terme di Caracalla, all’Appia Antica, creando un percorso che circumnaviga la vasta valle del Colosseo inglobando e mettendo in rete le magnifiche aree verdi di Monti e del Celio da villa Rivaldi, al Colle Oppio con la Domus Aurea, al Parco del Celio con le magnifiche chiese e conventi, a villa Celimontana, al Parco di San Sebastiano alle porte dell’Appia Antica ai limiti delle Mura Aureliane e di Porta Metronia.

“Questo è il sogno dell’area archeologica centrale, ma ci vuole coraggio” – sottolinea Caudo.

In effetti non ci si può fermare a metà dell’operazione progettuale, né limitarsi a quei 300 metri che dividono il Colosseo da piazza Venezia, senza contestare l’esistenza di una strada che ha oramai perso ogni identità ed ogni funzione, compresa quella della lettura della continuità della narrazione dei Fori oggi frammentata, disturbata e costretta entro un percorso innaturale ed antistorico.

D’altra parte il progetto Fori è previsto dal vigente Piano Regolatore e viene delineato nelle sue essenziali linee guida all’art. 37 delle Norme Tecniche Attuative che così recita: “ Il Centro archeologico monumentale è costituito dal complesso di elementi architettonici e urbani che, per il proprio valore storico, archeologico, architettonico, monumentale e ambientale, nonché per la qualità ed il carattere delle stratificazioni e delle reciproche relazioni a cui hanno dato luogo, assumono valore fondante della forma urbana di Roma; la zona si impernia sul sistema dei Fori e dei Colli relativi all’antico insediamento e si estende fino al Tevere, al Circo Massimo e alle Terme di Caracalla”. Questi interventi sui beni archeologici sono promossi e coordinati dal Progetto Fori, all’interno dell’Ambito di programmazione strategica “Parco dei Fori e dell’Appia Antica”.

Il Soprintendente per il Colosseo e l’area archeologica di Roma Francesco Prosperetti aggiunge un elemento nuovo al dibattito,  che già l’assessore Caudo aveva toccato: il rapporto tra le stazioni Fori e Venezia della Metro C e le presenze archeologiche dell’area.

Per Prosperetti bisogna definire una volta per tutte i percorsi, le stazioni, i finanziamenti, i progetti di questa tratta centrale della metro C. Già la stazione Colosseo segna una presenza puramente funzionale in un’area delicatissima in quanto finora è stata persa l’occasione di dare a questa stazione un segno architettonico importante e  di attribuirle delle funzioni che non fossero solo quelle di catapultare masse di turisti all’interno di spazi già congestionati. Non ci sono più spazi museali come all’inizio era stato previsto né ci sarà il centro di informazione ed assistenza turistica che avrebbe connotato lo spazio sotterraneo della stazione strappandolo al suo semplice ruolo di distribuzione di folle turistiche. Non bisogna solo essere portati in quest’area ma occorre arrivarci a piedi, in tram o in bicicletta acquisendo nell’attraversamento contemplativo e conoscitivo una sorta di famigliarità con la città e con la sua area archeologica. Ed ancora – viene sottolineato da Prosperetti – finora non si sa nulla delle collocazioni e delle tipologie architettoniche della stazione Venezia, quando e se mai si farà. Così il suo futuro rapporto con i preziosi resti dell’Ateneo di Adriano rinvenuti durante gli scavi, resta un rapporto incerto, quasi casuale in quanto la fruizione visiva per chi uscirà dalla metropolitana è oggi subordinata a logiche che nulla hanno a che fare con il contesto archeologico ed architettonico. Nei progetti presentati alla Soprintendenza ci sono finora semplici localizzazioni delle uscite della stazione e delle presenze archeologiche dell’area senza nessun’altra considerazione di sistema o studio d’insieme.

Eppure il progetto Fori può essere un’occasione straordinaria per trasformare i Fori in piazze del terzo millennio.

Questo grande progetto non può ignorare gli effetti dell’incertezza del progetto della metro C e delle sue due stazioni incombenti nel cuore dell’area archeologica centrale.Tutta la valle del Colosseo è una straordinaria occasione per la riqualificazione di strutture archeologiche e monumentali, dal Palatino come Parco dei Musei, a villa Rivaldi come centro della ricerca e delle tecnologie applicative per il restauro e la conservazione dei beni culturali.Roma deve avere il più grande policlinico dei beni culturali.

Concetti ripresi anche dall’archeologo Daniele Manacorda che ha parlato anche della necessità della ricucitura dei vasti spazi verdi ed archeologici a partire dal Parco del Celio all’interno del quale un edificio come l’Antiquarium langue da oltre mezzo secolo senza che ci sia nessuna idea sul suo destino come langue la Casina del Salvi restaurata ed abbandonata.

Anche spazi e strade di contorno vanno fatti rivivere insieme al Progetto Fori, qualunque esso sia, dal campetto di calcio della Polveriera alla via San Giovanni in Laterano, da Palazzo Rivaldi al Colle Oppio.

Insomma, pur tralasciando altri importanti contributi arrivati in quel convegno, si può ben dire che c’è materia su cui riflettere. Una cosa è certa: il Progetto Fori non può essere sviluppato senza una cabina di regia capace di mettere a sistema sia il rapporto con la metro C, le sue stazioni, i suoi percorsi sotterranei che portano migliaia di persone nel cuore dell’area archeologica, sia gli interventi di riqualificazione di un sistema dei parchi, delle ville, delle chiese, dei conventi che completano un quadro paesaggistico di incomparabile bellezza naturale ed architettonica.

Su tutto dovrà essere chiara e definita l’idea dell’area archeologica. Museo sotto il cielo, area turistica imperniata sulla direttrice esistente o sistema continuo di percorrenze e di piazze del terzo millennio per i cittadini romani, turisti compresi?

 

Paolo GelsominiPAOLO GELSOMINI architetto. Ha insegnato materie di architettura ed urbanistica presso l’Istituto per geometri Valadier. Esercita la professione e si occupa in particolare di bioarchitettura  e di riqualificazioni urbane in collaborazione con altri studi. Ha fondato “Progetto Celio” nel 1994 che tuttora presiede; ha partecipato al Laboratorio urbanistico del primo Municipio; è tra i fondatori del Coordinamento Residenti Città Storica, di cui è attualmente il segretario, e di Carteinregola, in cui collabora sui temi dell’urbanistica e della partecipazione; collabora attivamente con il gruppo C.a.l.m.a. sui temi della mobilità dell’area metropolitana romana.

Vedi anche:

Progetto Fori: ci vuole chiarezza

Resoconto della  conferenza di Adriano La Regina “Roma Moderna. I Fori e la Città”, organizzata il 9 marzo 2015 dall’Associazione Bianchi Bandinelli

0 0 votes
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
2 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
trackback

[…] In particolare, il finanziamento della tratta T3 San Giovanni-Colosseo pari a 792 ML per un percorso medio di 3 Km è stato approvato dal CIPE il 22 luglio 2010,  modificando l’iniziale previsione di 1 miliardo e 350 milioni relativa a quella tratta. Il definanziamento di questo progetto definitivo, relativo alla tratta T3, riguarda interventi di restauro e di riqualificazione (i cosiddetti interventi compensativi), ma riguarda anche la cancellazione di quote considerevoli di accantonamenti per imprevisti e contenzioso per un totale di ben 173 ML. Tra questi interventi compensativi cancellati c’è anche quello relativo alla stazione Fori Imperiali con annesso museo e centro di servizi turistici. Allora alla Soprintendenza andò bene questo declassamento ma ora il Soprintendente Francesco Prosperetti è tornato alla carica chiedendo un adeguamento funzionale ed architettonico alla stazione che è al… […]

trackback
8 anni fa

[…] Progetto Fori e metro C: quale rapporto? […]