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Regolamento Beni Comuni, i consiglieri M5S e quella proposta del 2015

Forte Antenne, un bene comune in abbandono

Forte Antenne, un bene comune in abbandono

Carteinregola ha da tempo sollevato alcune  perplessità sulla Delibera di iniziativa popolare promossa dalla Coalizione per i Beni Comuni,  che  contiene una proposta di  “Regolamento per la gestione, la cura e la rigenerazione condivisa dei beni comuni” mutuata  dal prototipo dell’Associazione Labsus. E non ci stupisce la contrarietà della maggioranza capitolina, dato che nel 2015 i 4 consiglieri M5S avevano presentato una analoga proposta di Regolamento, che però si discostava da quella di Labsus, rispetto ad  alcuni passaggi – per noi fondamentali  – non esenti da ambiguità sul coinvolgimento di soggetti che possono avere “fini di lucro”. E purtroppo  va nella stessa direzione  la recente legge regionale approvata il 12 giugno 2019 a maggioranza (26 favorevoli e 6 astenuti del M5S)  al Consiglio del Lazio, che sarà oggetto di una nostra approfondita disamina (1)

Si è svolto il 2 luglio 2019 un incontro tra i rappresentanti della Coalizione per i Beni Comuni e i Capi Gruppo dell’Assemblea capitolina ai fini della calendarizzazione della Delibera di iniziativa  popolare di Regolamento dei Beni Comuni (in calce) che ha raccolto nei mesi scorsi 15000 firme di cittadini romani. Apprendiamo da un comunicato diffuso dalla Coalizione (2) che l’incontro si è concluso con “un nulla di fatto“, poiché l’amministrazione pentastellata ha espresso “piena contrarietà all’approvazione della Delibera“.

Contrarietà che anche noi di Carteinregola, pur riconoscendo l’ importanza e l’urgenza di un sistema di regole per la Capitale che permetta di rendere fruibile e/o utile alla collettività il patrimonio comune, consentendo sia a cittadini attivi spontaneamente organizzati, sia ad associazioni o cooperative non a fini di lucro, di valorizzare tale patrimonio, avevamo espresso già mesi fa, in un circostanziato dossier che analizzava i vari articoli  della proposta (3).

Le nostre perplessità nascevano e nascono dal fatto che il  Regolamento promosso dalla Delibera di iniziativa popolare – che ricalca il prototipo elaborato da Labsus già adottato da numerose città italiane –  a nostro avviso  non fornisce una definizione adeguata dei soggetti e degli oggetti, nonché delle regole che devono stabilire le modalità e le procedure di assegnazione e di gestione di alcuni beni comuni,  lasciando irrisolte alcune questioni basilari per un corretto e democratico uso dei beni. In particolare a nostro avviso   il Regolamento proposto dalla Coalizione:

  1. Fa un tutt’uno, nelle definizioni e nelle applicazioni che ne derivano, dei “cittadini attivi” e dei “soggetti di natura imprenditoriale” (senza peraltro precisarne le categorie) così che ogni volta  che nel testo  si attribuisce qualche facoltà ai “cittadini attivi”, è bene ricordare che è conferita anche ai “soggetti di natura imprenditoriale”. Possibilità legittime, ma che sono forse maggiormente regolamentate da strumenti già esistenti come mecenatismo, sponsorizzazioni, project financing, concessioni…
  2. Mette insieme nella categoria “beni comuni” beni assai diversi, per tipologia, destinazione, possibile utilizzo, valore, limitandosi a una semplice e formale distinzione, nella definizione dei “Patti” tra amministrazione e “cittadini attivi”, tra “Patti di collaborazione ordinari” – che riguardano “interventi di cura di modesta entità, anche ripetuti nel tempo sui medesimi spazi e beni comuni” – e “Patti di collaborazione complessi” – che riguardano “spazi e beni comuni che hanno caratteristiche di valore storico, culturale o che, in aggiunta o in alternativa, hanno dimensioni e valore economico significativo, su cui i cittadini propongono di realizzare interventi di cura o rigenerazione che comportano attività complesse o innovative volte al recupero, alla trasformazione ed alla gestione continuata nel tempo per lo svolgimento di attività di interesse generale”, senza tuttavia specificare le differenze profonde tra le due categorie, e senza quindi affrontare con maggiore dettaglio le rispettive implicazioni, a partire da quelle normative e procedurali. Inoltre all’interno dei “Patti di collaborazione complessi” inserisce nella stessa categoria “spazi” e “beni” pubblici, che sono due cose assai diverse.
  3. Rispetto ai “Patti di collaborazione complessi”, che riguardano anche edifici o similari, anche di grande valore immobiliare,  non affronta il nodo principale, che riguarda “chi” e “come” dovrebbe finanziare gli indispensabili interventi per rendere fruibili gli immobili, e in che modo potrebbe ottenere un ritorno dagli investimenti – spesso di notevole  entità – sostenuti. Punto cruciale, perché potrebbe sottintendere che l’assegnazione di proprietà pubbliche a privati preveda delle utilità per garantire la sostenibilità economica, come la destinazione in parte privata o lo svolgimento di attività non solo di pubblico interesse ( la possibilità sembrerebbe esclusa dal regolamento, ma nel testo è assai poco utilizzata l’espressione “senza fini di lucro”)

Rimandando per i dettagli  alla lettura del nostro dossier (3) e alla risposta inviataci da Labsus  da noi pubblicata con un ulteriore nostro commento (4), vogliamo sottolineare che l’Amministrazione guidata da Virginia Raggi, perlomeno  in questo frangente, si dimostra coerente con le scelte precedenti del M5S. Infatti quando la Sindaca era all’opposizione, durante la consiliatura Marino, insieme agli altri consiglieri pentastellati aveva presentato una Proposta di Deliberazione di iniziativa consiliare (5) che ricalca quasi interamente il  Regolamento dei Beni comuni adottato dalla Città di Chieri (Provincia di Torino) il 24 novembre 2014 (6),  mentre si distingue dal Regolamento di Labsus per alcuni  differenze sostanziali,  proprio sui punti che riteniamo più critici. 

All’articolo “DEFINIZIONI” infatti, la Delibera presentata dal M5S  identificava nella categoria “cittadini attivi” “Tutti i soggetti, siano essi singoli o formazioni sociali non a scopo di lucro riconosciute o non riconociute, che si attivano per la cura e rigenerazione dei beni comuni urbani ai sensi del presente regolamento“. E va detto che anche in una  proposta di Regolamento della Lista Civica Giachetti/PD presentata il 20 maggio 2017, anch’essa ispirata  al Regolamento di Labsus, nei  “cittadini attivi” non erano comprese realtà imprenditoriali, e anzi, si specificava  che “i soggetti di natura imprenditoriale sono considerati cittadini attivi ai fini del presente regolamento solo a condizione che non ricavino vantaggi economici, diretti o indiretti, dalla cura, gestione condivisa e rigenerazione dei beni comuni urbani, neppure nella forma della sponsorizzazione, e  che pongano in essere le predette attività unicamente con scopi di liberalità o volontariato”. Tornando alla proposta di Delibera pentastellata del 2015, va notato che la sottolineatura “senza scopo di lucro” ricorre più volte, soprattutto all’art. 19 Gestione condivisa di immobili, dove è detto chiaramente che “il patto di condivisione avente per oggetto la cura e la rigenerazione di immobili prevede la gestione condivisa del bene comune da parte delle comunità di riferimento (…) la gestione si intende priva di scopo di lucro e con permanente vincolo di destinazione ad interventi di cura condivisa …”(7). Inoltre la proposta dà un assai più ampio spazio alle decisioni partecipate della comunità del territorio  che prende in carico la gestione dei beni comuni, e punta a un maggiore coinvolgimento della cittadinanza, a partire dalle scuole. Ma soprattutto diverge parecchio per quanto riguarda i finanziamenti per la rigenerazione/ristrutturazione degli immobili (8), aspetto che pare essere anche il punto di disaccordo tra Coalizione e maggioranza capitolina (2). 

Villino Leopardi sulla Nomentana (II municipio)

Villino Leopardi sulla Nomentana (II municipio)

Il problema appare nella sua vistosa contraddizione se prendiamo gli esempi di  Forte Antenne a Villa Ada e Villa Leopardi sulla Nomentana, due immobili storici in pessime condizioni, sui quali il II Municipio, la cui Giunta ha approvato   un Regolamento dei Beni Comuni mutuato da Labsus  (9)   nel dicembre 2017 ha invitato “ i soggetti interessati a presentare manifestazioni di interesse  per il recupero” di immobili che “versano in situazione di grave degrado e richiedono interventi di restauro e manutenzione straordinaria che l’Amministrazione non è in grado di attuare(10), ma che di fatto nessuna  una realtà  civica e non profit potrebbe  finanziare, neanche con gigantesche raccolte fondi.

E quindi torniamo sempre al punto, dolente, che  è anche  dirimente: con quali fondi si possono recuperare immobili che per essere utilizzati richiedono consistenti interventi finanziari? Il dilemma tra “degrado” e “privatizzazione”, quando si parla di beni pubblici,  è sempre dietro l’angolo.  Un “non detto” che prima o poi dovrebbe  essere affrontato esplicitamente. Anche da questi Regolamenti.

La Proposta del 2015 del M5S, all’art. 34 prevedeva  che “il Comune concorre, nei limiti delle risorse disponibili, alla copertura dei costi sostenuti per lo svolgimento delle azioni di cura o di rigenerazione del proprio territorio“. Obiettivo forse poco raggiungibile, di questi tempi, ma l’impostazione penstastellata  aveva quantomeno  il merito di escludere chiaramente i  soggetti con fini di lucro tra i possibili aspiranti gestori del patrimonio comune, lasciando naturalmente aperte le possibilità, mai venute meno, di ricorrere, per il recupero di beni pubblici,  ad altri tipi di accordo con i privati, regolamentati da contratti, convenzioni, scambi, secondo le norme vigenti e possibilmente con modalità trasparenti.

E’ vero che il Regolamento di Labsus è stato adottato da decine di città e cittadine italiane. Ma in questa città ne abbiamo viste di tutti i colori e quando si parla di affidare beni di tutti a qualcuno, è necessaria la massima chiarezza sul chi, come, a quali condizioni, con che soldi.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

Roma, 4 luglio 2019

scarica la Delibera iniziativa popolare con Regolamento Beni Comuni  (raccolta firme gennaio 2018 ) Vai al sito della Coalizione Beni Comuni(> Vai al sito  http://coalizioneperibenicomuni.it/

scarica la Relazione_delibera iniziativa Roma regolamento Labsus

> Vai a PatrimonioComune cronologia materiali

> Via a Regolamento Beni Comuni – materiali

forte antenne 1

Forte Antenne a Villa Ada (II Municipio)

NOTE

(1) scarica la legge n. 128 dell’8 marzo 2019 di inziativa della consigliera Marta Leonori (PD), ex assessora alle attività produttive della Giunta Marino,  PL_128_10052019 regione lazio Beni comuni

(2) COMUNICATO DELLA COALIZIONE BENI COMUNI: NON TUTTI I SOGNI DIVENTANO REALTA’….SUBITO

Delusione dei 15mila firmatari della proposta di Legge sui Beni Comuni. Ma la lotta continua

Niente di fatto. Questo è l’esito dell’incontro odierno tra i Capi Gruppo dell’Assemblea capitolina ed una delegazione della Coalizione per i Beni Comuni, appositamente convocati nella riunione odierna ai fini della calendarizzazione della proposta popolare e la sua approvazione.

Una discussione lunga e argomentata e nonostante le diverse proposte e sollecitazioni, da parte della Delegazione, al fine di portare in aula Giulio Cesare, con esito positivo, la proposta di Legge popolare per la cura condivisa dei beni comuni, la maggioranza, a 5 Stelle, dell’Amministrazione romana ha espresso – e rinnovato – piena contrarietà alla sua approvazione.

Le criticità individuate dalla suddetta maggioranza politica capitolina, riguardano un unico articolo riferito agli immobili, che la maggioranza vorrebbe regolamentare al di fuori del regolamento proposto dai 15mila cittadini romani.

Sono apparsi del tutto inutili gli appelli dei membri della Coalizione, cercando di far capire il valore dei Patti di Collaborazione, della sussidiarietà orizzontale e della collaborazione della cittadinanza attiva soprattutto in una città allo streremo, di fronte ad una maggioranza fermamente convinta di poter, nei prossimi mesi, produrre un regolamento migliore di quello prodotto dalla Coalizione.

Dopo oltre un anno di lavoro, di riunioni, di rinvii, di 2 regolamenti presentati su richiesta della Commissione Patrimonio, di promesse mai mantenute,  tutto è fermo, la città di Roma non verrà dotata di nessuno strumento per la gestione condivisa dei beni comuni, con profonda delusione e amarezza di tutti i 15 mila proponenti.

Ma non finisce qui: la coalizione proseguirà la sua lotta affinché i beni comuni diventino quella realtà che tutti i cittadini romani sognano ed auspicano di veder realizzare, come in tanti altri comuni italiani.

Roma, 2 luglio 2019

www.coalizioneperibenicomuni.it

(3) vedi Regolamento Beni Comuni di Labsus: le obiezioni di Carteinregola 19 marzo 2019  http://www.carteinregola.it/index.php/regolamento-di-labsus-obiezioni-carteinregola/

(4) vedi Regolamento Beni Comuni: le osservazioni di Labsus alle nostre obiezioni26 marzo 2018Continua#

(5) 13 marzo 2015 –  i consiglieri Stefano De Vito, Raggi e Frongia avanzano la proposta n. 61/2015 regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani che viene inviata  alle Commissioni capitoline e ai Municipi per il parere scarica – RAGGI ed ALTRI -5601_13marzo_proposta-deliberazione-iniziativa-consiliare-regolamento-cura-beni-comuni-urbani_es(dal sito beppegrillo.it)

(6) scarica Regolamento-chieri 2014

vedi  Il Municipio II lancia una manifestazione di interesse per Forte Antenne e Villa Leopardi 22 dicembre 2017 Sul sito del II Municipio il 18 dicembre è stato pubblicato  un avviso per invitare i soggetti interessati a presentare manifestazioni di interesse  per il recupero,  la gestione e l’utilizzo di Forte Antenne e del  Villino Leopardi. Due immobili vincolati dalla Soprintendenza, di grande pregio  e valore storico, seppure in stato di abbandono, che appartengono al patrimonio comune…  Continua#

forte antenne 1

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