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Revisione dello Statuto di Roma Capitale: le nostre critiche e proposte

Commissione Roma Capitale 15 maggio 2017(TP)

Seduta della Commissione Riforme del 15 maggio 2017 con alcune associazioni tra cui Carteinregola

 

> Vai a Nuovo Statuto, i rischi per la democrazia della “democrazia diretta” del 17 gennaio 2018

(15 maggio 2017 – ultima revisione 10 gennaio 2018 – in calce l’articolo del 15 maggio 2017 sulla seduta della Commissione dedicata alla revisione dello Statuto)

CARTEINREGOLA DEFINITIVO logo TAGLIATO

 

Osservazioni Carteinregola su

Proposta di Deliberazione di iniziativa consiliare ai sensi dell’art. 43 dello Statuto di Roma Capitale avente per oggetto la revisione dello Statuto di Roma Capitale

Introduzione di Anna Maria Bianchi,  contributi di Paolo Gelsomini, Giorgio Bertini, Guido Marinelli, Rosanna Oliva De Conciliis Roma, 15 maggio 2017  (NOTA: la presentazione/sintesi  è stata aggiornata al 10 gennaio 2018, gli altri interventi sono gli stessi consegnati alla Commissione nella primavera scorsa)

Le nostre critiche del 10 gennaio 2018 scarica il pdf 11 gennaio 2017 Proposta di deliberazione Statuto di Roma Capitale testo vigente con modifiche evidenziate e proposte emendamenti a cura di Carteinregola

Introduzione/sintesi di Anna Maria Bianchi

Carteinregola ha assistito all’approvazione dello Statuto vigente di Roma Capitale nel corso del presidio contro le delibere urbanistiche del 2012-2013, votato dall’allora maggioranza e opposizioni,  e in quell’occasione aveva lamentato  l’esclusione della cittadinanza  da qualunque dibattito sul nuovo Statuto;  in seguito si è occupata dello Statuto di Roma Città Metropolitana, approvato nel dicembre 2014, a cui ha contribuito presentando alcuni emendamenti che sono stati in parte recepiti dalla Commissione competente. Tuttavia entrambi gli Statuti ci sembrano presentare ampi margini di miglioramento, e anzi,  in questa occasione,  avrebbero potuto essere  unificati, nella prospettiva di un vero e definitivo  cambiamento dell’assetto istituzionale, da anni invocato e  mai realizzato.  Ma soprattutto,    sul tema “pari opportunità di genere” la Revisione dello Statuto fa a nostro avviso dei passi indietro rispetto alla versione precedente che prevedeva – non tassativamente – una composizione delle Giunte “50  e 50” , mentre   sul tema  della partecipazione dei cittadini introduce forme di “democrazia diretta” che all’apparenza aumentano il peso decisionale della cittadinanza ma che di fatto aprono la strada al  rischio di manipolazioni  e di derive demagogiche, favorendo una visione della città come somma di individui, ciascuno in relazione con le istituzioni, piuttosto che di una comunità solidale che si impegna e si confronta.

E sotto questi aspetti  – ma anche in generale  – la  proposta di nuovo Statuto  oggi al voto dell’Assemblea ci sembra praticamente identica a quella che avevamo analizzato con proposte di modifiche nel maggio scorso.

Queste in sintesi le nostre osservazioni alla Proposta n. 99/2017. (a firma dei Consiglieri Sturni, Seccia, Pacetti, Mariani, loria, Terranova, Ficcardi, Stefàno, Bernabei, Calabrese, Vivarelli, Catini, Agnello, Di Palma, Tranchina, Angelucci e Ferrara) Revisione dello Statuto di Roma Capitale  (la Proposta n. 98/2017 riguarda l’ Inserimento del comma 12-bis all’art. 2 dello Statuto di Roma Capitale  che consiste nella seguente frase: “Roma Capitale riconosce l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico”) :

  • il rapporto tra Statuto di Roma e lo Statuto di Roma Città Metropolitana
  • la necessità di estendere le modifiche dello Statuto ad altri aspetti, a partire da una trasparenza reale
  • i rischi della “democrazia diretta” con l’abolizione del quorum e il ricorso a consultazioni tramite il web
  • la trasformazione della Commissione delle elette in commissione “Pari opportunità”, che si occupa, oltre che delle discriminazione di genere, di tutte le discriminazioni che interessano soggetti deboli
  • l’eliminazione, per le nomine degli assessori municipali e comunali, dell’attuale percentuale raccomandata per l’equilibrio di genere, 50%,  a favore di una generica “presenza” (che rimanda alla legge nazionale dove è sufficiente che sia garantita una quota del 40%)
  • Le modalità di coinvolgimento di cittadini e associazioni nel dibattito sulle modifiche allo Statuto

Il primo punto che vogliamo sottolineare riguarda l’ampiezza del cambiamento.  Se si intendeva rimettere rimettere mano allo Statuto, sarebbe stata auspicabile  un’operazione di più ampio respiro, non solo con la modifica  di alcuni – seppure rilevanti – aspetti, ma con al rielaborazione di  uno Statuto ben più innovativo e rispondente ai bisogni della città, e soprattutto – come fa notare Giorgio Bertini – della città metropolitana, giungendo a un unico statuto per i due enti.

Una seconda osservazione riguarda le modalità di modifica dello Statuto:  la rielaborazione  del  testo avrebbe dovuto prevedere un maggior coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni per la città, mentre si è proceduto come da sempre hanno proceduto le amministrazioni romane. Anche se bisogna riconoscere che in questo caso è stata resa publica  la bozza di Delibera – dopo la nostra richiesta del 15 maggio in Commissione Riforme il Presidente Sturni ha provveduto a inserire la bozza sull’albo pretorio  dal 15 maggio al 29 maggio 2017, e recentemente ha inserito gli ultimi documenti sul sito sitituzionale –  ma  circoscrivendo la collaborazione di molte realtà cittadine che si occupano di partecipazione ad alcune audizioni in Commissione, senza un autentico ed esteso dibattito pubblico, in contrasto con lo spirito stesso delle rivendicate novità introdotte.

Un risultato innovativo e partecipato avrebbe dovuto invece, a nostro avviso, comportare anche un percorso allargato e  partecipato, con la creazione di più tavoli in più luoghi, forum e dibattiti, e con spazi di informazione e consultazione anche on line.

Per questo, sempre Bertini rileva che lo stesso Statuto modificato avrebbe  essere declinato anche in forme e linguaggi più accessibili e comprensibili, con una sintesi che spieghi innovazioni e motivazioni di ogni punto introdotto.

Inoltre un po’ tutti hanno rilevato la difficoltà a valutare le conseguenze concrete delle modifiche introdotte in assenza di quei regolamenti a cui lo Statuto spesso rimanda[1].Rosanna Oliva De Conciliis rileva anche carenze rispetto ai riferimenti legislativi citati e da citare.

Entrando nel merito della natura delle modifiche, le prime  preoccupazioni/perplessità riguardano innanzitutto le modalità di consultazione dei cittadini, sia rispetto ai canali con cui possono esprimersi, e informarsi, sulle questioni su cui vengono consultati, sia sull’effettiva rilevanza rappresentativa dei cittadini partecipanti/votanti.

Diciamo subito che la consultazione dei cittadini sui temi di interesse della città potrebbe apparire (e di fatto è) come la forma di democrazia più vicina alle esigenze e all’interesse generale. E tra l’altro, come si fa presente nella prima parte della proposta, è praticata proficuamente da molti paesi da molto tempo.

Tuttavia, come argomenta nel dossier Paolo Gelsomini, perché la decisione dei cittadini sia espressione autentica della loro volontà, è necessario che sia garantita una capillare e corretta informazione, soprattutto se le scelte riguardano temi complessi; che sia stimolata la motivazione a diventare parte attiva nella consultazione; che sia facilmente accessibile a tutti la modalità con cui esprimere le proprie preferenze. Tutti aspetti che se i canali digitali prendessero il sopravvento sul confronto collettivo e democratico tra cittadini attraverso i canali tradizionali, risolvendo la scelta con un tasto da premere in solitudine davanti a un computer, più che frutto di decisioni ragionate prese in nome dell’interesse generale (e dei nostri valori costituzionali) potrebbero portare a opzioni condizionate dalla scarsa conoscenza delle questioni sottoposte, o dall’emotività dl momento. O, ancora peggio, soggette a manipolazioni da parte di centri di interesse particolari. [Il Presidente Sturni nel corso della Commissione ha spiegato che per i referendum abrogativi e consultivi il voto elettronico sarebbe espresso nelle tradizionali cabine elettorali e che il voto on line sarebbe previsto solo per forme consultive tuttavia non è precisato nel testo]

E preoccupa l’idea che referendum consultivi, abrogativi e propositivi, possano passare indipendentemente dal numero di votanti, offrendo la possibilità a minoranze organizzate di poter influenzare scelte importanti per la città anche se non rappresentano né la maggioranza né un consistente numero di cittadini interessati dal provvedimento. E’ vero che per il referendum consultivo l’Assemblea Capitolina, motivando, può non dare seguito al responso referendario; tuttavia nel caso di consultazione abrogativa o propositiva, secondo la formulazione adottata, l’Assemblea sarebbe obbligata ad abrogare o a adottare.

E la votazione via web solleva anche un altro problema, come fa presente Guido Marinelli, cioè quello della trasparenza totale rispetto alle piattaforme utilizzate. Secondo Marinelli  bisognerebbe che le piattaforme informatiche utilizzate nei diversi processi, che siano di consultazione, di proposta (e-petition) o di voto (e-voting), siano   basate su prodotti di tipo “open source” e a “codice aperto” in modo che tutti siano in grado di verificarne il corretto funzionamento e di individuare eventuali errori tecnici che possono invalidare gli esiti dei risultati dei processi di partecipazione.

E nonostante l’impegno dell’Assessorato Roma Semplice per superare l’arretratezza digitale di una parte della popolazione romana, è ancora prematuro pensare di poter utilizzare massicciamente strumenti informatici, che tenderebbero a privilegiare il potere decisionale di chi  ha più strumenti e competenze a fronte di una marginalizzazione di chi è già vittima delle disuguaglianze.

Infine una notazione sulla trasformazione della Commissione delle elette in Commissione per le pari opportunità: senz’altro le disuguaglianze e le discriminazioni non sono più riconducibili solo alle differenze di genere uomo/donna. Tuttavia la raccomandazione dell’attuale Statuto che fra i nominati delle Giunte comunali e muncipali “sia garantita la presenza di norma in pari numero” di uomini e donne “motivando le scelte difformemente operate con specifico riferimento al principio di pari opportunità.non può essere cancellata e ridotta alla semplice “ garanzia della presenza”” anche se  una proporzione minima tra i generi   nelle Giunte comunali sono è prevista  dalla legge n. 56/2014, c.d. Delrio, che tuttavia raccomanda solo il 40%. Un ritorno all’indietro rispetto a una conquista che ha una storia collettiva da rispettare.

Infine, nonostante la Trasparenza sia diventata uno dei temi più gettonati e uno dei tormentoni più ricorrenti della propaganda politica, siamo ancora ben lontani, soprattutto a Roma, dalla Casa di vetro promessa anche dal Movimento in campagna elettorale. Sarebbe quindi necessario ampliare e precisare l’ Art. 2 (principi programmatici) dell’attuale Statuto, che al comma 3 raccomanda che “Roma Capitale, al fine di garantire la massima trasparenza e visibilità dell’azione amministrativa e la più ampia pubblicità degli atti e delle informazioni, assicura, anche attraverso tecnologie informatiche, la più ampia partecipazione degli appartenenti alla comunità cittadina, singoli o associati, all’amministrazione locale e al procedimento amministrativo e garantisce l’accesso alle informazioni in possesso della pubblica amministrazione, nell’osservanza dei principi stabiliti dalla legge”. Una dichiarazione di intenti che troppo spesso rimane tale, viste le persistenti difficoltà dei cittadini a procurarsi le più elementari informazioni – vedi le modalità di convocazione dell’Assemblea e delle Commissioni pubblicate sul sito istituzionale – la mancata pubblicazione di molte  Determine dirigenziali e delle Decisioni di Giunta, come delle Delibere in discussione nelle Commissioni in vista del voto in Assemblea.

Con l’occasione facciamo ancora una volta presente che da anni Carteinregola sollecita Roma Capitale a sottoscrivere la carta promossa dalla Carta di Avviso Pubblico, “Codice etico per la buona politica”, una serie di regole che mettono al riparo politici e amministratori  da conflitti di interessi  e comportamenti poco trasparenti, presentato in  Aula Giulio Cesare nel dicembre 2014,  proprio il giorno – per combinazione – in cui è esplosa Mafia capitale con le indagini in Campidoglio, da allora mai adottata dal Comune di Roma che pure è tra i fondatori dell’Associazione.

Anna Maria Bianchi (Presidente Associazione Carteinegola)

(> scarica e Richieste di Carteinregola e altre Associazioni per la trasparenza del maggio 2016 quello-che-vogliamo-per-la-trasparenza-5-settembre-2016)

Paolo Gelsomini

La proposta di delibera di revisione dello Statuto di Roma Capitale individua come strumenti di partecipazione esercitata con tecnologie elettroniche le seguenti forme di espressione della volontà popolare: consultazioni, istanze, petizioni, proposte, interrogazioni, interpellanze, progetti di iniziative popolari, bilancio partecipato, referendum propositivo e abrogativo senza quorum. Per l’attuazione piena di queste forme di partecipazione è confermata nello Statuto l’istituzione di Consulte, Forum, Osservatori.

Le tecnologie elettroniche non sempre garantiscono la partecipazione inclusiva informata e consapevole che è alla base di ogni processo di espressione democratica dei cittadini.

La platea informatica è attuabile solo in alcune delle forme di espressione della volontà popolare come le consultazioni, i referendum, le petizioni, le istanze, i progetti di iniziativa popolare corredati da firme on line. Ed anche qui occorre precisare quali sono gli strumenti di controllo.

In altre forme di partecipazione, per i progetti presentati dai cittadini o dall’Amministrazione di rilevanza urbana e sociale occorre un Forum che può solo essere supportato ma non sostituito da una platea informatica.

La partecipazione su temi progettuali che sviluppano dei processi in itinere,  per arrivare ad un esito ha bisogno di un contesto sociale capace di sviluppare il confronto, il conflitto dialettico, l’ascolto, la trasformazione di idee e di proposte maturate all’interno di veri forum partecipativi.  Il web può essere solo un supporto dei forum ma non li può sostituire perché la platea elettronica è autoreferenziale e limitata socialmente e tecnicamente a gruppi di cittadini escludendone altri.

Solo in un contesto sociale si compensano i principi di competenza e di rappresentanza che sono alla base di un processo di partecipazione

Occorre fare in modo che questi due principi coesistano e che siano parti strutturanti di ogni processo partecipativo in itinere.

Il principio di maggioranza numerica è spesso assunto in modo acritico e quello di competenza non viene quasi mai considerato oppure scivola verso forme di tecnocrazia che uccidono la vitale complessità della partecipazione. Occorre naturalmente tener conto anche del principio di rappresentanza scongiurando però il rischio di forme di dominio lobbistico. Nel contesto sociale del Forum questi due principi possono essere sinergicamente affermati per un corretto svolgimento del processo partecipativo.

L’equilibrio migliore fra i due principi si ottiene grazie alla consapevolezza che le competenze attivabili sono anche quelle dei cittadini comuni che non possono essere surrogate da quelle degli esperti e dei tecnici. C’è un patrimonio di conoscenze, di competenze diffuse e di consapevolezza tra i cittadini a cui si può far ricorso.

Quale è lo strumento di contesto partecipativo dove questi principi possano qualificare l’intero processo? Certamente non può essere solo il Forum telematico il quale deve esistere ma deve anche seguire le regole ed i metodi del Forum fisico che nasce in un contesto sociale dove dialogano e interagiscono tra loro conoscenze, competenze, esperienze, rappresentanze di realtà sociali.

Ultima considerazione: nel 2006 è stato varato un Regolamento per l’attivazione del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana, con Delibera del Consiglio Comunale n.57  che, pur se caratterizzato dal suo supporto al Piano regolatore Generale del Comune di Roma varato in quegli anni, è pur sempre un testo che offre da oltre dieci anni al Comune l’opportunità di varare regolamenti attuativi della partecipazione che non sono mai arrivati.

Quel Regolamento della delibera 57 del 2006, tra l’altro contiene nelle premesse i seguenti contenuti ampiamente condivisibili:

“…. Che, per processo partecipativo, si intende il coinvolgimento di tutti gli attori sociali, che sia pienamente inclusivo e non limitato a categorie sociali o gruppi economici e/o gruppi organizzati e associazioni e che tale processo partecipativo non deve limitarsi agli aspetti di informazione e consultazione ma ha carattere di continuità, strutturazione e non occasionalità

“….Che la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte di trasformazione non deve intendersi solo un’opzione politica o culturale, ma una componente essenziale dei processi di trasformazione urbana finalizzati alla qualità, alla trasparenza e alla coesione sociale, partendo dal principio che la “città vera è quella degli abitanti” e non quella  delineata dal suo perimetro”…..

Insomma in quel lontano Regolamento si parla di partecipazione diretta ed inclusiva, informata ed aperta “al fine di migliorare la struttura urbana della città, la qualità della vita e produrre inclusione sociale”.

Il nuovo Statuto del Comune di Roma Capitale dovrebbe tener conto di quei principi.

Paolo Gelsomini (Gruppo Partecipazione di Carteinregola con la collaborazione di Romapartecipa

scarica  “ Quello che chiediamo per la partecipazione maggio 2016 A cura del gruppo di studio RomaPartecipa in collaborazione con il Laboratorio Carteinregola

vedi anche

Sindaca e consiglieri M5S:  la democrazia partecipata non è solo un clickSindaca e consiglieri M5S: la democrazia partecipata non è solo un click  intervento di Paolo Gelsomini del 19 aprile 2017, in risposta all’articolo apparso sul “Blog delle stelle”, in cui la Sindaca e i consiglieri del MoVimento 5 Stelle di Roma annunciano l’introduzione di “nuovi strumenti di democrazia diretta” (> leggi tutto)

Giorgio Bertini

Il documento contiene diverse proposte: petizione popolare, pari opportunità e non solo parità uomo –donna, bilancio partecipativo, tuttavia mantiene i limiti dell’attuale Statuto e dei documenti similari per quanto riguarda la scarsa facilità e l’agibilità di lettura, appesantita dalla lunga sequenza di riferimenti normativi.

1) Qual è la vigenza e l’applicazione dello Statuto della Città metropolitana, che essendo più recente dovrebbe prevalere? Si dovrebbe modificare lo Statuto della Città metropolitana e non lo Statuto di Roma Capitale (*)

2) La Città metropolitana avrebbe dovuto emanare un regolamento sulla partecipazione entro 6 mesi dall’entrata in vigore dello Statuto il 1 gennaio 2015

3) Riguardo all’Art. 10 comma 5, non si comprendono le motivazioni  a favore di un “controreferendum” da parte della amministrazione i n quanto verrebbe a sindacare l’iniziativa di partecipazione  dei cittadini spostando il confronto sul merito ad uno scontro fra amministrazione  e promotori

4) Le principali novità riguardano il bilancio partecipativo, la cui definizione però è rinviata ad un regolamento, e a due commissioni una per le pari opportunità ed una per Statuto e innovazione tecnologica cui vengono attribuite tante e diversificate competenze non viene motivata e può provocare Confusione e Indeterminazione organizzativa .Infatti la Commissione pari opportunità ha un solo oggetto.

5) Se si rimette mano allo Statuto, perché non intervenire per migliorarne molti altri aspetti, integrando anche la trasparenza e l’open governement, dato che nello statuto vigente è inserito soltanto il diritto all’informazione

6) Sarebbe utile rivedere il testo della proposta per renderlo più leggibile eliminando le decine di riferimenti oppure premettendo una sintesi delle modifiche con le relative motivazioni. Sarebbe utile anche una versione che metta a confronto il testo originario e il nuovo testo

*Di seguito gli articoli dello statuto della Città Metropolitana cui ci si potrebbe meglio riferire

Statuto Roma città Metropolitana http://www.cittametropolitanaroma.gov.it/attachments/article/29/STATUTODEFINITIVO.pdf)

Partecipazione popolare e trasparenza amministrativa

Art. 38 Trasparenza e accesso agli atti

  1. La Città metropolitana assicura, anche attraverso l’apposito sito istituzionale sulla rete Internet, latrasparenza e la conoscibilità dei propri documenti e delle informazioni in suo possesso, garantendo i dirittidei cittadini alla conoscibilità di atti e documenti.
  2. Con atto motivato, nei casi e nelle forme previste dalle leggi e dai regolamenti, il Sindaco può inibire emporaneamente l’esibizione di documenti o la diffusione di informazioni, dando tempestivamente notizia delle decisioni prese al Consiglio e alla Conferenza.
  3. La Città metropolitana assicura l’accesso ai documenti amministrativi da parte degli interessati e la partecipazione dei cittadini al procedimento amministrativo, nei termini e secondo le modalità stabiliti dalla legge.

Art. 39 I servizi di relazione con il pubblico e l’attività di comunicazione

  1. La Città metropolitana assicura la più adeguata informazione sulle proprie attività e l’accesso ai suoi uffici, servizi e prestazioni.
  2. Nella propria attività di informazione, la Città metropolitana adegua i mezzi adottati e le modalità

comunicative anche in forme differenziate, tenendo conto dei destinatari e delle caratteristiche specifiche delle sue diverse aree territoriali.

  1. La Città metropolitana assicura un particolare impegno nell’informazione turistica e culturale.
  2. Nel promuovere la propria attività comunicativa, la Città metropolitana assicura il coordinamento e ilcoinvolgimento degli altri enti presenti nel territorio.

Art. 40 Obblighi di trasparenza degli organi della Città metropolitana

  1. Il Sindaco, il Vice Sindaco e i Consiglieri assicurano l’informazione sulle attività svolte e sulle condizioni economiche in conformità alla legislazione vigente, anche mediante il ricorso al modello di buona pratica amministrativa cosiddetto “open data”.
  2. Con regolamento del Consiglio sono dettate le disposizioni da applicare ai sensi e per le finalità di cui al comma 1.

Art. 41 Partecipazione e democrazia in rete

  1. La Città metropolitana informa la sua attività al principio del coinvolgimento e della più ampiaconsultazione dei comuni, singoli o associati, e delle comunità comprese nel suo territorio.
  1. Al fine di assicurare un costante contatto fra l’ente e la comunità metropolitana e l’effettivapartecipazione dei cittadini, il Consiglio adotta, entro sei mesi dall’approvazione dello Statuto, unregolamento sulla partecipazione.
  1. Il regolamento disciplina i casi e le modalità in cui possono essere attivate forme di consultazione e direferendum popolare di tipo consultivo e propositivo.
  2. Il regolamento disciplina i casi, le modalità e i limiti in cui i residenti possono rivolgere istanze, petizioni o proposte di atti e provvedimenti di interesse generale agli organi della Città metropolitana, stabilendo le modalità e i termini entro i quali tali organi sono tenuti a prenderle in esame.
  3. La Città metropolitana assicura un ampio ricorso a forme di consultazione e modalità di partecipazione in rete, promuovendo forme di democrazia elettronica e di cittadinanza digitale.
  4. Il regolamento può prevedere meccanismi di democrazia partecipativa in modo specifico nelle materie attinenti alla tutela dei diritti e all’organizzazione e fruizione dei servizi pubblici.

Art. 42 Istituzione e funzioni del difensore civico

  1. È istituito il difensore civico quale garante dell’imparzialità e del buon andamento dell’azione

amministrativa della Città metropolitana e delle istituzioni, aziende speciali, società di capitale, enti pubblici e privati, comunque denominati, partecipati o convenzionati con la Città metropolitana.

  1. Il difensore civico dura in carica cinque anni e può essere rinominato per una sola volta. Esercita le funzioni fino alla nomina del successore. Le modalità di nomina, le cause di inconferibilità e incompatibilità, le prerogative e l’attività sono disciplinate con apposito regolamento approvato dal Consiglio.
  2. Il difensore civico si avvale del supporto di un proprio ufficio, che opera secondo gli indirizzi dalmedesimo impartiti e gli obiettivi da lui indicati.
  1. Il difensore civico, quando lo ritenga necessario, riferisce al Consiglio e alla Conferenza, anche

personalmente, su questioni di particolare rilevanza.

Giorgio Bertini (Gruppo Trasparenza di Carteinregola – rete Mobilitiamoci)

Guido Marinelli

In relazione alle proposte di modifica allo Statuto del Comune di Roma, in discussione in Commissione Roma Capitale e Riforme Istituzionali,  vorrei evidenziare come le previste tecnologie informatiche e telematiche sono necessarie ma non sufficienti a garantire la partecipazione di tutti i cittadini. Ovvio che la tradizionale modalità di partecipazione e consultazione si debba quindi affiancare a quelle telematiche, al fine di consentire a tutti i cittadini di potersi esprimere, in un modo o nell’altro, evitando di introdurre fenomeni di “digital divide”.

A mio avviso in tal senso è da interpretare la frase del punto 8 dell’art. 8 della proposta di modifica dello Statuto di Roma Capitale che recita “Il Regolamento per gli istituti di partecipazione e di iniziativa popolare determina le procedure, anche con il ricorso a tecnologie informatiche e telematiche, di presentazione delle petizioni nonché i tempi di raccolta ….”
Propongo, per maggiore chiarezza, che tale articolo venga così modificato:
“Il Regolamento per gli istituti di partecipazione e di iniziativa popolare determina le procedure, anche con il ricorso a tecnologie informatiche e telematiche, tecnologie che si affiancano e integrano quelle tradizionali per la presentazione delle petizioni nonché i tempi di raccolta ….”
Allo stesso modo andrebbe modificato il punto 12 dell’art. 10 formulandolo in questo modo:
“Roma Capitale sperimenta e promuove strumenti idonei a consentire l’esercizio del diritto di voto nei referendum ricorrendo all’utilizzo di tecnologie telematiche o informatiche che vadano ad integrare e affiancare le modalità tradizionali, cartacee, di espressione del diritto di voto.”

La seconda considerazione che vorrei evidenziare in questo mio breve appunto è che è sempre necessario assicurare quel livello di trasparenza e controllo delle procedure necessario a garantire un’adeguata verifica della correttezza di esecuzione dei processi democratici. E ciò è tanto più vero quando si tratta di processi che investono direttamente i cittadini e i loro diritti di espressione e partecipazione.

Da questo punto di vista è necessario che le piattaforme informatiche utilizzate nei diversi processi, che siano di consultazione, di proposta (e-petition) o di voto (e-voting) siano basate su prodotti di tipo “open source” e a “codice aperto” in modo che tutti siano in grado di verificarne il corretto funzionamento e di individuare eventuali errori tecnici che possono invalidare gli esiti dei risultati dei processi di partecipazione.
A tal fine andrebbe quindi inserito un apposito articolo (per esempio l’art. 11bis) che reciti:
“Le tecnologie telematiche e informatiche adottate da Roma Capitale per le petizioni, i Referendum o per qualsiasi altra forma di partecipazione disciplinata dal presente Statuto, devono essere basate su tecnologie open source, con codice aperto, in modo che sia possibile controllare il codice sorgente per verificarne il corretto funzionamento. Il codice sorgente, e la relativa documentazione tecnica, è a disposizione, su semplice domanda, di chiunque voglia verificarne il funzionamento affinché sia facilmente controllabile la correttezza delle procedure tecnologiche, telematiche e informatiche, relative alle forme di partecipazione previste dal presente Statuto. In nessun caso il relativo software deve essere di tipo proprietario e le tecnologie informatiche telematiche utilizzate non devono essere sottoposte a privative industriali.”


Da considerare anche che è universalmente riconosciuto che la scelta di prodotti “open source” e a “codice aperto” siano di maggiore garanzia per l’Amministrazione, che non rimane soggetta alle problematiche che si verificano quando fornitori che hanno elaborato soluzioni di tipo proprietario devono essere sostituiti, per esempio a seguito di svolgimento di regolari procedure ad evidenza pubblica. Laddove sono state adottate soluzioni proprietarie ci si può trovare, infatti, di fronte a due scenari: o l’Amministrazione perde quanto realizzato fino a quel momento, oppure, nel caso migliore, ci si deve sobbarcare, se previsti contrattualmente, faticosi processi di trasferimento di competenze che, comunque, non risolvono il problema principale, quello della autonoma capacità dell’Amministrazione di modificare le proprie piattaforme, ma rendono semplicemente il fornitore successivo in grado di svolgere l’attività del fornitore precedente.

Clamoroso esempio di problemi di questo tipo è stato il caso del sistema di gestione del patrimonio di Roma Capitale: il fornitore uscente si limitò a consegnare le voluminose stampe relative al patrimonio senza lasciare il sistema di gestione informatizzato che aveva realizzato.

Guido Marinelli (Gruppo trasparenza di Carteinregola)

Rosanna Oliva de Conciliis

Rispetto alla trasformazione della Commissione delle elette in Commissione pari opportunità, è una modifica che può senz’altro essere utile, ma non è accettabile la formula  “E’ assicurata la presenza di entrambi i sessi “(basterebbe un solo appartenente al sesso meno rappresentato, in violazione di disposizioni e sentenze ben note). Si tratta di un passo indietro grave

Consiglio di inserire nello Statuto i  riferimenti ai regolamenti di Camera e Senato per le petizioni e le altre forme di partecipazione dei cittadini, oltre alla Carta di Aalborg e al Regolamento della partecipazione che fu approvato dopo una lunga battaglia di cittadini e associazioni, anche se poi non è stato adeguatamente applicato.

Sarebbe auspicabile anche citare lo sviluppo sostenibile e l’Agenda ONU 2030, il cui obiettivo 11 riguarda le città . Se ne parla al FORUM PA http://www.forumpa.it/riforma-pa/ecco-il-forum-pa-2017 dove molti approfondimenti riguardano il digitale – obiattivo 9 dell’Agenda. http://forumpa2017.eventifpa.it/it/event-details/?id=5192

Rosanna Oliva de Conciliis (Aspettare stanca associazione di promozione sociale che aderisce a Carteinegola) www.aspettarestanca.wordpress.com.

[1] Art. 8 bis,  art 10 comma 9 Regolamento per gli istituti di partecipazione, Art 23 comma 5 Regolamento dell’Assemblea Capitolina disciplina le modalità di funzionamento della Commissione pari opportunità, Articolo 23 bis. comma 3, Regolamento dell’Assemblea Capitolina per le modalità di costituzione e funzionamento della Commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica

[2] La Carta di Avviso Pubblico è stata redatta da un gruppo di lavoro di esperti, giuristi, funzionari pubblici e amministratori locali – coordinato dal Prof. Alberto Vannucci – che hanno rivisitato e aggiornato la Carta di Pisa, il codice che l’associazione aveva presentato due anni fa, prima dell’entrata in vigore di alcune leggi antimafia e anticorruzione.Composta da 23 articoli, la Carta indica concretamente come un buon amministratore può declinare nella quotidianità i principi di trasparenza, imparzialità, disciplina e onore previsti dagli articoli 54 e 97 della Costituzione.

Contrasto al conflitto di interessi, al clientelismo, alle pressioni indebite, trasparenza degli interessi finanziari e del finanziamento dell’attività politica, scelte pubbliche e meritocratiche per le nomine interne ed esterne alle amministrazioni, piena collaborazione con l’autorità giudiziaria in caso di indagini e obbligo a rinunciare alla prescrizione ovvero obbligo di dimissioni in caso di rinvio a giudizio per gravi reati (es. mafia e corruzione).Sono queste alcune previsioni della Carta di Avviso Pubblico, un codice etico fatto non tanto di buoni propositi e belle intenzioni, ma un documento che prevede anche divieti – es. non ricevere regali superiori ai 100 euro in un anno – e sanzioni, che vanno dalla censura pubblica sino alle dimissioni. Scarica http://www.avvisopubblico.it/home/wp-content/uploads/2014/05/20141025_carta-di-avviso-pubblico.pdf

(15 MAGGIO 2017)

Il  15 maggio il Presidente della Commissione Roma Capitale e  riforme istituzionali Angelo Sturni ha convocato  alcune associazioni per una  prima  audizione sulla bozza di Delibera Consiliare già presentata in Campidoglio il 5 aprile 2017  (1),  che modifica alcuni articoli dello Statuto di Roma Capitale che riguardano prevalentemente le modalità di consultazione e partecipazione dei cittadini. Pubblichiamo le nostre osservazioni sulla proposta e quelle di Cittadinazattiva Lazio, rimandando alla pagina con  i video degli interventi del Presidente Sturni, dell’Assessora a Roma semplice Flavia Marzano e di alcuni consiglieri (erano presenti anche Open Polis e Transparency Italia)

> Vai ai Video della Commissione  Roma Capitale del 15 maggio 2017 (solo gli interventi dei rappresentanti istituzionali, gli interventi di Carteinregola e di Cittadinanzattiva Lazio sono in calce – questi i link dei siti di Open Polis – vedere Open Bilancio e Open Municipio – e Trasparency Italia)

 Vai alla pagina sul sito del Comune con la bozza di modifica in download http://www.riformeistituzionali.gov.it/rappresentanza-di-genere-e-sistemi-elettorali/premessa/

SINTESI dal sito del Comune di Roma Democrazia diretta e processi partecipativi – presentati ieri in Campidoglio nuovi strumenti 5 aprile 2017 – “Il digitale può e deve garantire l’effettività degli istituti e degli strumenti di democrazia diretta volti all’attivazione dei processi partecipativi – dichiara l’assessora a Roma semplice Flavia Marzano – In quest’ottica, la ristrutturazione del portale dell’Amministrazione Capitolina su cui siamo a lavoro prevedrà un’area dedicata alla partecipazione con l’obiettivo di favorire un maggiore coinvolgimento dei cittadini sia nel processo democratico che nelle decisioni relative alla trasformazione e all’innovazione del territorio”.

Garantire reale partecipazione e trasparenza per i cittadini, introducendo gli strumenti di democrazia diretta e rendendo Roma all’avanguardia sul tema anche rispetto ad altre Capitali europee. Con quest’obiettivo i consiglieri del gruppo M5S Campidoglio presentano una proposta di delibera finalizzata a modificare lo Statuto di Roma Capitale. Il primo atto di una trasformazione che si completerà, nei prossimi anni, con l’aggiornamento di diversi regolamenti.

Petizioni online – La proposta prevede l’introduzione della petizione online con la possibilità di illustrare le petizioni in Assemblea capitolina. È una rivoluzione prima culturale che tecnologica, nell’ambito di una sperimentazione che avverrà per gradi: si partirà dalle petizioni e si aggiungeranno, nel corso degli anni, gli altri strumenti.

Referendum senza quorum – Nella delibera si propone inoltre di abolire il quorum di partecipazione per i referendum comunali e di affiancarvi anche il referendum propositivo che consentirà di presentare proposte che saranno votate dai cittadini, con obbligo di ricezione da parte dell’amministrazione. Ci sarà inoltre, sempre per i referendum, la possibilità di sperimentare il voto elettronico, ricorrendo all’utilizzo di tecnologie telematiche o informatiche.

Bilancio partecipativo – Verrà inserito il bilancio partecipativo, già diffuso in alcuni Comuni italiani tra cui Mira e Ragusa, governati dal M5S. Roma Capitale coinvolgerà i cittadini nella costruzione del bilancio sia a livello comunale che a livello municipale e destinerà una quota alla decisione diretta dei cittadini. Dal 1996 il Bilancio Partecipativo è stato riconosciuto dall’Onu come una delle migliori pratiche di governance urbana nel mondo. Il controllo diffuso del denaro dei cittadini è stato sperimentato per la prima volta a Porto Alegre nel 1989 ed è stato adottato anche da Parigi con un sito Internet dedicato alla consultazione della cittadinanza su proposte e progetti da finanziare con il 5 per cento del bilancio.

Proposte di delibera – Non è stato toccato il numero delle firme necessarie a depositare proposte di delibera popolari e l’obiettivo è garantire la trattazione di queste nei termini previsti dai regolamenti.

La situazione – Negli ultimi dieci anni sono state depositate presso l’amministrazione capitolina meno di 30 proposte di iniziativa popolare, 15 quesiti referendari e solo 36 interrogazioni e 2 interpellanze al Sindaco. Inoltre, il Regolamento per gli istituti di partecipazione e di iniziativa popolare è del 1994 e finora non è mai stato migliorato né adattato alle nuove tecnologie.

vedi anche dal sito beppegrillo.it) Qui #Roma5Stelle: da mafia capitale alla democrazia direttadi Virginia Raggi e dei consiglieri del MoVimento 5 Stelle a Roma

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LAZIO ONLUS

AUDIZIONE 15 MAGGIO 2017

COMMISSIONE ROMA CAPITALE E RIFORME ISTITUZIONALI

Intervento Elio Rosati -Segretario Regionale Cittadinanzattiva Lazio Onlus

 

Egregio signor Presidente Sturni, egregi Consiglieri,

desidero innanzitutto ringraziarvi dell’invito e della opportunità di essere ascoltati in questa Commissione al fine di contribuire al dibattito che si va ad aprire circa gli strumenti di partecipazione dei cittadini, la trasparenza e le innovazioni tecnologiche che aprono indubbi spazi per il governo della cosa pubblica.

Cittadinanzattiva Lazio intende essere parte attiva di questa riflessione, di questo percorso, di questa opportunità partendo da questa audizione e non tralasciando alcun tentativo di ulteriori integrazioni che, immagino, possano essere ascoltate, raccolte, accolte.

Alcune considerazioni iniziali sono doverose.

Le innovazioni tecnologiche permettono oggi modalità di partecipazione diretta al dibattito pubblico, di accesso alle informazioni, di contatto diretto tra persone e tra istituzioni che solo venti anni fa era impensabile.

Ma analogamente tali opportunità portano indubbi rischi: le fonti delle informazioni istituzionali e non, da chi sono “mediate”? come vengono aggiornate? Gestite?; l’alfabetizzazione digitale resta un pesante fardello in luogo di una popolazione che accede direttamente ormai al web ma che non ne conosce pienamente regole, rischi, minacce; il conoscere le regole del gioco “democratico”della democrazia rappresentativa come si concilia con forme diverse di democrazia “diretta”, dove il rappresentante eletto può essere “sostituito” dal confronto diretto tra il cittadino e l’istituzione? Il pericolo di svuotamento del senso della democrazia per come si è andata costruendo nel secolo scorso è tangibile nella stessa crisi, ormai trentennale, dei partiti come forma di organizzazione del consenso.

Ma il rischio più grande è che il cittadino, non inteso come soggetto astratto, ma persona in carne e ossa con le proprie attitudini, competenze, speranze di una vita migliore, venga lasciato solo di fronte a processi che individuano modalità innovative per partecipare alla vita pubblica.

La nostra organizzazione ha fatto da sempre della tutela dei diritti delle persone e della promozione della partecipazione civica i due assi fondanti la propria mission. Ma in un’ottica dove il cittadino non delega ma agisce sostenuto da strumenti di varia natura per farsi riconoscere, in prima persona, il diritto che gli è proprio e che può diventare diritto di tutti.

Altrimenti sarebbe solo un privilegio.

In tale ottica crediamo fondamentale che questo processo che la Commissione Roma Capitale e Riforme istituzionali ha avviato centri la sua attenzione, sensibilità e impegno sul fronte degli aspetti propedeutici per il raggiungimento degli obiettivi di riforma specifici che si è posta.

Un esempio per chiarire: diamo per scontato che la proposta di modifica venga accolta e non sto a chiedervi in che forma, in che articolato. Mi domando e domando a voi autorevoli Consiglieri: a Roma ci sono circa 2.800.000 abitanti residenti. Di questi i cittadini in età di “voto” sono circa 2.400.000 (fonte Comune Roma Dati al 31 dicembre 2015).

Pur volendo ampliare, ad esempio, e questa è una proposta, il fronte dei partecipanti alle varie modalità di partecipazione proposte ai maggiori di anni 16, vi domando e domando anche a me: quanti di questi nostri concittadini hanno accesso informato a fonti, a modalità di conoscenza delle regole che sovraintendono la cosa pubblica, alla costruzione del Bilancio partecipato, richiamato nella proposta, alla capacità di essere pienamente inseriti in un contesto di “democrazia dal basso”?

Per questo che parlo di aspetti propedeutici.

Quindi è necessario individuare la scuola come ambiente di apprendimento, di socializzazione, di ri-creazione di spazi sociali della comunità intesa come persone anziane, genitori, comunità dove sviluppare le possibilità di apprendimento delle regole dello stare insieme, delle istituzioni che devono governare con i cittadini la complessità dei territori.

In questo approccio le stesse “tecnalità” proposte andrebbero a trovare un luogo fisico e non solo virtuale di coerente applicazione e di costante autoeducazione a farsi promotori di azioni civiche e non a subire o peggio delegare le scelte, dalla costruzione di una strada ad un insediamento di un parco o alla sua gestione.

In questo modo si riannoderebbe un tessuto sociale ormai sfaldato, sfilacciato, atomizzato dove il singolo cittadino compie una impresa titanica se decide di impegnarsi per la comunità.

L’u.c. dell’art.118 della Costituzione, introdotto anche grazie a Cittadinanzattiva, introduce in modo evidente il principio di sussidiarietà:

“Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarità”.

Tale principio implica che le diverse istituzioni debbano creare le condizioni necessarie per permettere alla persona e alle aggregazioni sociali di agire liberamente nello svolgimento della loro attività. L’intervento dell’entità di livello superiore, qualora fosse necessario, deve essere temporaneo e teso a restituire l’autonomia d’azione all’entità di livello inferiore.

Il principio di sussidiarietà può quindi essere visto sotto un duplice aspetto:

in senso verticale: la ripartizione gerarchica delle competenze deve essere spostata verso gli enti più vicini al cittadino e, quindi, più vicini ai bisogni del territorio;
in senso orizzontale: il cittadino, sia come singolo sia attraverso i corpi intermedi, deve avere la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che incidano sulle realtà sociali a lui più vicine.
La crescente  richiesta di partecipazione dei cittadini alle decisioni e alle azioni che riguardano la cura di interessi aventi rilevanza sociale, presenti nella nostra realtà come in quella di molti altri paesi europei, ha dunque oggi la sua legittimazione nella nostra legge fondamentale. Quest’ultima prevede, dopo la riforma del Titolo V, anche il dovere da parte delle amministrazioni pubbliche di favorire tale partecipazione nella consapevolezza delle conseguenze positive che ne possono derivare per le persone e per la collettività in termini di benessere spirituale e materiale.

In effetti l’applicazione di questo principio ha un elevato potenziale di modernizzazione delle amministrazioni pubbliche in quanto la partecipazione attiva dei cittadini alla vita collettiva può concorrere a migliorare la capacità delle istituzioni di dare risposte più efficaci ai bisogni delle persone e alle soddisfazione dei diritti sociali che la Costituzione ci riconosce e garantisce.

Da un lato alcune amministrazioni pubbliche hanno già intrapreso iniziative volte a favorire la sussidiarietà orizzontale e dall’altro la società civile si è mossa nella stessa direzione con azioni concrete sostenute peraltro da una parallela attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di ricerca e di documentazione e, più in generale, di approfondimento scientifico del fenomeno.

I cittadini attivi, applicando il principio di sussidiarietà (art. 118 ultimo comma della Costituzione), si prendono cura dei beni comuni. Entrambi, volontari e cittadini attivi, sono “disinteressati”, in quanto entrambi esercitano una nuova forma di libertà, solidale e responsabile, che ha come obiettivo la realizzazione non di interessi privati, per quanto assolutamente rispettabili e legittimi, bensì dell’interesse generale.

Quando la Costituzione afferma che i poteri pubblici “favoriscono le autonome iniziative dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”, essa legittima da un lato i volontari tradizionali, che da sempre svolgono attività che si possono definire di interesse generale, e dall’altro quei soggetti che si definiscono cittadini attivi, persone responsabili e solidali che si prendono cura dei beni comuni.

Per questo che andranno modulate azioni di sostegno per favorire le azioni civiche provenienti dai cittadini singoli e associati dove la amministrazione pubblica sostenga e non freni, accompagni e non limiti, favorisca appunto e non regolamenti.

Ma questo, se vogliamo, è un aspetto che avrà bisogno di approfondimento.

Altro punto nodale, a mio avviso, è quello della rilevanza.

Credo corretto e giusto aver indicato dei criteri  con numeri minimi per poter accedere ai diversi istituti previsti dalla proposta di modifica (progetto di iniziativa popolare, interpellanza, petizioni…)

Ma tale logica, pur comprensibile, rischia ancora una volta di far pendere il piatto della bilancia sul “più forte”, sul “più organizzato”, sul “più social”.

Un esempio. Domani mattina un gruppo, comitato di cittadini raccoglie firme per la tutela di un parco pubblico, di un’area verde. Analogamente un gruppo organizzato fa la stessa raccolta firme (usa lo stesso strumento) ma con l’obiettivo opposto di rendere edificabile quel parco.

Allora qui deve essere chiaro a tutti che la rilevanza delle questioni deve essere assunta come elemento dirimente nella gestione della cosa pubblica.

Qui la politica, intesa nel senso più alto come interesse della comunità, deve garantire anche e soprattutto istanze che possano provenire da “minoranze numeriche” ma che, su questioni di interesse generale hanno e devono avere sempre la prevalenza, anche se si confrontano con maggioranze bulgare e con interessi particolari, privati e non pubblici.

Questo deve essere un confine invalicabile.

Altro elemento imprescindibile su questi processi di partecipazione può e deve essere il tema del monitoraggio, della verifica e della rendicontazione delle azioni intraprese.

Avviare un percorso di monitoraggio, di verifica e di rendicontazione può significare assumere in concreto il tema generale della governance delle politiche pubbliche che sono il campo nel quale i cittadini, singoli e/o organizzati, possono concretamente incidere insieme agli altri attori istituzionali e non.

Sulla questione del Bilancio Partecipato vorrei fare un’osservazione che riguarda la reale portata dello strumento che si vuole introdurre e sul quale concordiamo circa la sua eventuale introduzione.

Il Bilancio è partecipato se i livelli di governo del territorio più prossimi ai cittadini, in questo caso i Municipi, hanno reali poteri di scelta, di spesa e di responsabilità. In altre parole con l’assetto amministrativo odierno l’introduzione del Bilancio partecipato non sposterebbe di un centimetro la situazione odierna perché sarebbe sempre il Comune di Roma ha detenere poteri, responsabilità, fondi.

Pertanto il Bilancio Partecipato non può essere introdotto se non vengono analogamente rivisti e riallocate competenze, risorse, responsabilità dal Comune ai Municipi.

E’ nell’ordine generale delle cose che tale passaggio si rende non solo necessario ma, pena la sua irrilevanza, urgente.

Concludo con un ringraziamento al Presidente Sturni e voi consiglieri per l’invito odierno.

Non è scontato essere ascoltati. Ma qui oltre che le nostre organizzazioni credo utile che si apra un percorso di ascolto della comunità cittadina su queste impostazioni di carattere generale.

Credo utile avviare con le comunità presenti nella nostra città un percorso innovativo che preveda appunto la diffusione delle informazioni, la raccolta di suggerimenti e di rielaborazione di proposte che vadano a costruire, prima che un articolato, un percorso che possa essere riconosciuto e riconoscibile ai cittadini di questa città che deve recuperare fiducia nelle istituzioni, speranza nel futuro e una visione complessiva delle cose che vada oltre l’orizzonte di un profilo social, ma che si concretizzi in carne e ossa con i tanti cittadini che quotidianamente si impegnano per il bene comune di Roma.

Il Segretario Regionale Cittadinanzattiva Lazio Onlus Elio Rosati

 

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