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Ma non è questo il Progetto Fori

foto ambm

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Pubblichiamo due commenti in risposta alle notizie di stampa sull’intenzione di trasformare Via dei Fori imperiali in un viale alberato lanciata dal Sovrintendente Prosperetti*e – a quanto pare – accolta dall’assessore alla cultura Bergamo**.Un editoriale dell’Associazione Bianchi Bandinelli – Ma il Progetto Fori è un’altra cosa – e quello di Edoardo salzano, fondatore di Eddyburg – Teste lavate. (in calce i rendering  dei progetti vincitori del concorso di idee del Premio Piranesi 2016)

Ma il Progetto Fori è un’altra cosa 

In questi giorni si è tornati a parlare con insistenza di una sistemazione dell’area archeologica centrale di Roma. Si è svolto un concorso d’idee e sono intervenuti il soprintendente Francesco Prosperetti e l’assessore capitolino alla Cultura Luca Bergamo. Nelle parole di Prosperetti e Bergamo (come d’altronde nel programma elettorale di Virginia Raggi) circola un equivoco: pedonalizzare la via dei Fori imperiali o trasformarla in una specie di boulevard decorato dal verde sarebbe l’attuazione del Progetto Fori per il quale si batterono, a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, Antonio Cederna, Adriano La Regina, Leonardo Benevolo, Italo Insolera, Vezio De Lucia e l’allora sindaco Luigi Petroselli. Le idee di Prosperetti e Bergamo sono discutibili e andranno discusse quando e se diventeranno un progetto. Ma, allo stato, poco hanno a che vedere con il Progetto Fori. Di seguito pubblichiamo un breve estratto dal testo che l’Associazione Bianchi Bandinelli ha fatto pervenire nel novembre 2014 alla commissione mista, Mibact-Comune, incaricata di studiare l’assetto dell’area archeologica centrale di Roma.

Il contributo che si fornisce con la presente nota consiste nella ferma convinzione dell’assoluta modernità del progetto fondato sull’eliminazione della via dei Fori, e che l’archeologia non debba essere necessariamente intesa come un ambito monumentale recintato, ma possa essere un elemento vitale della città contemporanea, «potenzialmente equiparabile ad altre parti storiche – medievali, rinascimentali, barocche – che la città non ha mai smesso di utilizzare» (I. Insolera).

Non è questa la sede per proporre i necessari aggiornamenti all’originario Progetto Fori. Ci si limita a confermare l’assoluta necessità della connessione tramite ferrovia metropolitana fra il Colosseo, piazza Venezia e oltre. Intanto, mentre si definisce il progetto e si realizza l’infrastruttura ferroviaria, si può mettere mano allo smontaggio della via dei Fori, sapendo che per le esigenze transitorie di ordine logistico fra piazza Venezia e largo Corrado Ricci si può utilizzare la via Alessandrina. Tutto ciò richiede, ovviamente, la sostituzione del decreto di vincolo del 2001 con altro provvedimento che consenta gli interventi previsti. In proposito, onde evitare che un’astratta discussione sul vincolo possa trasformarsi in uno scontro ideologico con la cultura della destra nostalgica che, soprattutto a Roma, non è certamente minoritaria, appare importante ripetere che non si tratta di un’operazione antistorica di ripristino dell’assetto spaziale precedente agli anni del fascismo ma, al contrario, di partire dalla sistemazione degli anni Trenta per realizzare un nuovo e autentico rapporto con le più famose architetture dell’impero romano.

Resta da dire che non occorrono ingenti risorse finanziarie, serve al contrario un grande impegno istituzionale e organizzativo e il miglior uso delle competenze scientifiche e professionali a partire da quelle di cui già dispongono l’amministrazione statale e quella comunale. E sarebbe importante, come ai tempi di Petroselli, l’adesione dei cittadini romani, per farli partecipare a un’opera – stavolta sì una grande opera – che non riguarda solo il centro, ma la struttura complessiva di Roma, e che può avere un’importanza decisiva per superare la crisi che da tempo tormenta la città.

Teste lavate

di Edoardo Salzano   24 Settembre 2016 (da Eddyburg)

Un commento a una sciagurata proposta di cancellare una grandiosa idea per l’urbanistica romana trasformando un lungimirante progetto in un povero pupazzetto.

 Troppe teste appaiono lavate, tra quelle dei decisori (anche tra quelle di chi li elegge o li sceglie, beninteso). Ma teste lavate non da fuori (capelli, cute, viso) ma dall’interno, là dove riposava (sì, riposava, evidentemente senza far nulla) il cervello. Mi riferisco alle teste di chi ha proposto e di chi ha sostenuto e sostiene la folle idea di trasformare Via dell’Impero, a Roma, in un viale alberato, anziché rimuoverla, per ricostituire l’unità del sistema archeologico Foro Romano Fori imperiali.L’idea sembra nata dal soprintendente all’archeologia, Francesco Prosperetti, dalla cui memoria sono stati evidentemente cancellati decenni di ricerche, analisi, proposte, progetti, idee, movimenti d’opinione pubblica, tutti orientati a recuperare e far rivivere nel presente dei romani e delle persone di tutto il mondo l’immenso patrimonio culturale obliterato dallo stradone mussoliniano. Lui, e i suoi consiglieri e laudatores, non hanno capito nulla, oppure hanno dimenticato, gli studi, i progetti, le iniziative di parsone come Adriano La Regina, Luigi Petroselli, Antonio Cederna, Leonardo Benevolo, Giulio Carlo Argan, Italo Insolera, Vezio De Lucia.Se cosi non fosse, l’architetto Prosperetti non avrebbe potuto proporre (per di più richiamandosi, come dichiara,   al «sogno di un archeologo del calibro di Adriano La Regina e di Antonio Cederna, il giornalista delle grandi battaglie per l’ambiente») un maquillage da giardiniere del Duce dell’infrastruttura di terra, cemento e asfalto che taglia in due il sistema dei Fori, gioiello unico al mondo. Prosperetti e i suoi sostenitori confondono l’area archeologica dei Fori con una mela. Il frutto, se un coltello lo taglia in due rimane lo stesso, l’altro no.
Non siamo nuovi a questi tentativi incolti e superficiali di addomesticare una grande idea riducendola a un pupazzetto. Lo ricordava, su questo sito, Vezio De Lucia quando, in memoria di uno dei più strenui partigiani dell’area archeologica dei Fori, Cederna, scrisse che «il torto maggiore alla sua memoria è di banalizzarla o distorcerla» ed aggiunse: «è quello che sta succedendo a Roma riducendo il complesso e geniale disegno di Cederna per i Fori Imperiali a una modesta proposta di pedonalizzazione».È proprio quel che propone di fare Prosperetti, divenuto soprintendente archeologico del più ricco complesso di monumenti d’Italia, appoggiato da uno stuolo di teste altrettanto vuote. Ma chi voglia comprendere meglio i fatti, legga i numerosi scritti pubblicati in questo sito e dedicati all’argomento, cominciando magari col più recente, Cederna addomesticato, proseguendo con Cederna e il progetto ForiAntonio Cederna, Luigi Petroselli e il Progetto ForiVia dei Fori imperiali, affondo di La Regina: “Smantelliamola, ormai non si usa più.

COMUNICATO STAMPA 30_08_016

PIRANESI PRIX DE ROME 2016_XIV EDIZIONE
ESITI DEL CONCORSO PER VIA DEI FORI IMPERIALI. PROGETTI VINCITORI E SEGNALATI

Scarica comunicato stampa in pdf

Luigi Franciosini @ Università Roma Tre con Riccardo @ 2TR STUDIO.Luigi Franciosini @ Università Roma Tre con Riccardo @ 2TR STUDIO

Alexander SCHWARZ @ Universität Stuttgart con Martin Richert @ David Chipperfield Architects.Alexander SCHWARZ @ Universität Stuttgart con Martin Richert @ David Chipperfield Architects.

Fanco Purini @ Sapienza Università di Roma con Tommaso Valle @ STUDIO VALLE

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 repubblica-24-sette-2016-bergamo-su-fori-verdi
vedi anche:

Progetto Fori: ci vuole chiarezza

Progetto Fori: ci vuole chiarezzaAGGIORNAMENTO 15 MARZO: Dopo l’annuncio di Papa Francesco di un Giubileo straordinario, un Anno Santo della Misericordia, e le dichiarazioni del Sindaco Ignazio Marino, che Roma è pronta ad accogliere…

 Roma Moderna, i Fori e la Città – Conferenza di Adriano La Regina organizzata dall’ Associazione Bianchi Bandinelli 9 marzo 2015. Intervento del Sovrintendente Prosperetti. (7′)

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Anna Maria Bottomei
Anna Maria Bottomei
7 anni fa

I Fori sono diventati un deserto. Anche i turisti soffrono sotto il sole cogente. Non mi piacciono più. Evviva gli alberi