Approvata la delibera programmatica per il diritto all’abitare, ma ci sono dubbi sulle effettive ricadute
Autore : Redazione
murale Sabrina H. Dan
Il 1 luglio l’Assemblea Capitolina ha approvato una Proposta di Delibera della Giunta dal titolo : “Deliberazione programmatica per garantire il diritto all’abitare della popolazione esclusa dall’accesso al libero mercato della casa con particolare riferimento al segmento ”a rischio” o ”intermedio”
Il comunicato sul sito istituzionale spiega che si tratta di un “provvedimento rivolto, in particolare, alla fascia della popolazione esclusa dall’accesso al libero mercato della casa con particolare riferimento al segmento “a rischio” o “intermedio”, cioè quelle “migliaia di nuclei che non hanno i requisiti per accedere all’alloggio popolare, ma si trovano comunque in difficoltà nell’accedere o nel mantenere una casa in affitto sul libero mercato”, “in particolare famiglie monoparentali o con un solo reddito, immigrati, anziani soli, giovani coppie, studenti, persone con disabilità, lavoratori fuori sede”.
Alla base del provvedimento, uno studio commissionato dall’Assessorato all’Urbanistica al CRESME, con “l’aggiornamento della domanda abitativa per il prossimo decennio mediante un’indagine con cui articolarla e classificarla per dimensioni e caratterizzazioni socio-economiche”. “Uno strumento che a Roma mancava da più di dieci anni”. Da tale studio emergerebbe “che la domanda pregressa nel suo complesso ammonta a 35.370 unità abitative” e un “fabbisogno abitativo futuro” di 35.920 alloggi, per un totale di 71.290 alloggi“, “di cui una quota di libero mercato quantificabile in 18.900 alloggi.” “Sulla base di tale fabbisogno, per la fascia intermedia la delibera assume un obiettivo di 31.815 alloggi, di cui 25.462 derivanti da interventi già programmati, 1.353 derivanti da iniziative di altri enti e 5.000 di nuova programmazione”.
Rimandando a un successivo e più puntuale approfondimento della Delibera approvata, evidenziamo fin d’ora due aspetti che ci sembrano rilevanti. Il primo: il rischio che, a meno di due anni dalla fine della consiliatura, il rischio che tale delibera “programmatica“ resti appunto un mero programma che non avrà alcuna ricaduta concreta; il secondo: nell’attuale scenario di Roma Capitale, dove continuano a incombere milioni di cubature residenziali provenienti dalle cosiddette “compensazioni”, si incrementano le moltiplicazioni edificatorie, con pesanti ricadute soprattutto sulle periferie, a fronte di migliaia di alloggi vuoti, non affittati o non venduti .
A margine evidenziamo che ci risulta che tale studio del CRESME non sia stato reso pubblico, nonostante sia stato commissionato dal Comune, un ente pubblico.
In calce il comunicato sul sito di Roma Capitale e una prima lettura della delibera di Massimo Pasquini dell’Unione Inquilini. (AMBM)
Approvata in Assemblea capitolina la delibera sul diritto all’abitare. Il provvedimento è rivolto, in particolare, alla fascia della popolazione esclusa dall’accesso al libero mercato della casa con particolare riferimento al segmento “a rischio” o “intermedio”.
La platea dei soggetti in difficoltà abitativa a Roma è ampia ed eterogenea. Da un lato, comprende migliaia di nuclei familiari in attesa di assegnazione dell’alloggio popolare, o che non ha i requisiti per ottenerlo in un orizzonte temporale breve. Dall’altro, ci sono migliaia di nuclei che non hanno i requisiti per accedere all’alloggio popolare, ma si trovano comunque in difficoltà nell’accedere o nel mantenere una casa in affitto sul libero mercato. In questa cosiddetta fascia “intermedia”, a rischio di finire in condizioni di grave emergenza, rientrano in particolare famiglie monoparentali o con un solo reddito, immigrati, anziani soli, giovani coppie, studenti, persone con disabilità, lavoratori fuori sede.
L’Assessorato all’Urbanistica ha commissionato al CRESME uno studio di aggiornamento della domanda abitativa per il prossimo decennio mediante un’indagine con cui articolarla e classificarla per dimensioni e caratterizzazioni socio-economiche. Uno strumento che a Roma mancava da più di dieci anni. Dallo studio è emerso che la domanda pregressa nel suo complesso ammonta a 35.370 unità abitative. Per il prossimo decennio, alla luce dell’attuale congiuntura economica e del generale inasprimento del mercato della casa, il fabbisogno abitativo futuro è determinato in 35.920 alloggi. La domanda abitativa al 2032 sarà quindi composta da un fabbisogno complessivo pari a 71.290 alloggi, di una quota di libero mercato quantificabile in 18.900 alloggi.
Sulla base di tale fabbisogno, per la fascia intermedia la delibera assume un obiettivo di 31.815 alloggi, di cui 25.462 derivanti da interventi già programmati, 1.353 derivanti da iniziative di altri enti e 5.000 di nuova programmazione; obiettivo da sottoporre a successive e periodiche verifiche, nel dimensionamento tendenziale e nella composizione sociale, a partire dalla possibilità di trasformare alcune delle iniziative in Edilizia pubblica previo l’individuazione di adeguate risorse. L’obiettivo sarà sottoposto a successive e periodiche verifiche, nel dimensionamento tendenziale e nella composizione sociale.
Per perseguire l’obiettivo di nuova programmazione la delibera indica diverse azioni riferite alla cosiddetta fascia grigia, rinviando alle iniziative poste in essere nel ‘Piano strategico per il diritto all’abitare 2023-2026’. “Quello alla casa è un diritto fondamentale e con questa delibera interveniamo in modo concreto con misure fattive perché sia garantito il diritto alla casa, per affrontare quello che è a tutti gli effetti è un problema anche sociale, che non possiamo trascurare – parole di Maurizio Veloccia, Assessore all’Urbanistica, che ha aggiunto: il problema della casa riguarda giovani coppie, le fasce più deboli, tante persone che non possono permettersela: è un lavoro che stiamo portando avanti insieme, a partire proprio dalla mappatura di quei fabbisogni, che guarda da qui ai prossimi dieci anni. Le politiche, per essere efficaci, devono essere mirate, solo così possiamo affrontare davvero i problemi senza limitarci all’analisi ma trovando le soluzioni per risolverli: pensare al futuro, facendo nel presente, e così andiamo incontro alle esigenze di migliaia di persone in difficoltà che hanno bisogno di risposte, è il senso stesso della nostra missione pubblica. Un problema che non possiamo far finta di non vedere e che continuerà a restare centrale nell’azione di questa amministrazione“.
“Se prima la sfida della casa, del diritto all’abitare, riguardava soltanto il segmento più debole della popolazione, oggi trovare un alloggio è diventato un problema anche per la classe media: studenti fuori sede, pensionati, giovani famiglie, stranieri, donne con figli… – così Tobia Zevi, Assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative, che ha aggiunto: anche per loro Roma si è messa con il Sindaco Gualtieri alla testa di una battaglia in sede europea, per ottenere risorse comunitarie, oltre che nazionali, necessarie a costruire nuovi alloggi pubblici. Con questo atto elenchiamo quali iniziative sono partite e partiranno proprio per il segmento intermedio, quello delle famiglie con un reddito fino a 50 mila euro l’anno. Sempre a questa fascia si rivolgeranno prossimi atti a cui stiamo lavorando: il bando per l’Agenzia sociale per l’abitare, il Regolamento sul social housing e il contratto integrativo del canone concordato. Siamo impegnati a testa bassa per garantire a ogni persona un luogo dignitoso dove vivere”.
Prima lettura della Deliberazione programmatica per garantire il diritto all’abitare della popolazione esclusa dall’accesso al libero mercato della casa con particolare riferimento al segmento ”a rischio” o ”intermedio
di Massimo Pasquini, Unione Inquilini Roma
L’oggetto della delibera riguarda il programma per garantire il diritto all’abitare della popolazione esclusa dall’accesso al libero mercato della casa, con particolare riferimento al segmento “a rischio” o ”intermedio”.
Al di là delle belle parole, si tratta di una delibera che rappresenta il vero “piano casa” del Comune di Roma. E il vero piano casa e il vero intento programmatico del comune di Roma si evince dai dati sui quali fonda tale piano, nel pieno sostegno alla forte implementazione del parco alloggi sociale, ricordando che quando si parla di “sociale” non stiamo parlando di case popolari.
I dati inseriti nella delibera appaiono condizionati dalla volontà di spostare i programmi del comune sul social housing, cioè verso quella fascia che la delibera definisce “a rischio o intermedia”. Non a caso la delibera è disseminata di parole come “social housing” e “student housing”, parole, queste ultime, che gli studenti conoscono molto bene, per averle avversate in quanto figlie di una impostazione che ha significato l’abbraccio con privati per realizzare “student hotel” a prezzi elevati, non certo a sostegno del diritto allo studio.
Basta vedere le tabelle di pagina 7 della delibera.
La tabella 1 riporta la stima del fabbisogno abitativo, che il Comune determina nel fabbisogno pregresso, composto da 35.370 alloggi, e nel fabbisogno futuro, in 35.920 alloggi, quest’ultimo così distribuito: 9.790 alloggi per il cosiddetto “segmento debole” formato da famiglie che accedono a edilizia residenziale pubblica e convenzionata; 7.230 alloggi da destinare a edilizia residenziale sociale o housing sociale; 18.900 alloggi ad affitti da libero mercato da destinare a chi ha più di 53.869 euro di reddito..
Quindi il Comune di Roma, su un fabbisogno stimato di 35.920 alloggi, ritiene che di questi ben 18.900, oltre il 50%, debba essere realizzato per destinarlo ad affitti a libero mercato. Non mi sembra una impostazione progressista, in una città che già vanta decine e decine di migliaia di alloggi sfitti e decine di migliaia di famiglie povere che cercano case accessibili possibilmente pubbliche.
La delibera prevede solo 9.790 alloggi da destinare a case popolari e a edilizia convenzionata per la fascia sotto i 32.000 euro di reddito, a cui andrebbero aggiunti i 10.853 alloggi per la domanda pregressa.
Segnalo sommessamente che, ad oggi, solo le famiglie in graduatoria sono 20.000, e che in questo segmento di 9.790 di famiglie, non è chiaro quante di queste siano o sarebbero destinate al segmento della convenzionata, e quante quelle destinatarie di alloggi ERP (case popolari) né quante di queste effettivamente da qui al 2032 possono sperare di beneficiare di un alloggio.
Si tenga conto, anche, del fatto che ad oggi non è dato sapere quante saranno le famiglie che presenteranno domanda di casa popolare da oggi al 2032.
La stessa delibera a pagina 8 afferma che questa è concentrata in via prioritaria sulla programmazione volta a rispondere alle esigenze abitative del segmento a rischio o intermedio, al quale sarebbero destinati circa 32.000 alloggi, e senza contare i circa 19.000 alloggi che dovrebbero rispondere ad un fabbisogno in grado di sostenere i costi del libero mercato.
In realtà le famiglie più povere, quelle in graduatoria, sono citate dalla delibera, ma per puro atto caritatevole, citando alcuni acquisti di alloggi e recuperi, che, se va bene e prendendo per buone e attuate le intenzioni del comune, a questi destinano complessivamente circa 1500/2000 alloggi, considerando che ad oggi, in tre anni e mezzo di Giunta Gualtieri, abbiamo assistito all’acquisto di poco più 200 alloggi ex Inps, mentre nello stesso periodo le famiglie in graduatoria sono aumentate di 5.000 nuclei.
Appare nella delibera un evidentissimo peso sulla bilancia degli interventi cosiddetti “sociali”, ma non delle case popolari, e di quelli a libero mercato ad opera di privati. Magari quegli stessi privati che a Roma da sempre rappresentano parte del problema e non la soluzione. E ciò si vede dalla vasta precarietà abitativa a Roma, nonostante che a Roma si sia costruito molto e ci siano più alloggi realizzati di quelli che servirebbero per dare casa a tutti.
Detto questo, a pagina 22 della delibera il Comune di Roma ci dice che tra le iniziative in essere per il segmento a rischio o intermedio si prevedono 25.462 alloggi, ai quali se ne aggiungono altri 5.000 di nuova programmazione.
Quindi le famiglie che da oggi al 2032 possono ipotizzare di entrare in alloggi di social housing sono oltre 30.000, quelle che possono aspirare (non di più) ad accedere ad una casa popolare forse 2.000 – ma oggi sono già 20.000 – e nel 2032 non sappiamo quante saranno.
Infine una annotazione sul punto 10 di pagina 29 della delibera, dove si scrive “10. di dare mandato all’Assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative di coordinare il Tavolo di concertazione con le organizzazioni sindacali degli inquilini finalizzato a definire e sottoscrivere l’accordo integrativo all’Accordo territoriale di Roma per i contratti di locazione a canone concordato” per la stipula dei contratti di affitto a canone Sociale sul territorio di Roma Capitale, ai sensi della Legge n. 431 del 9 dicembre 1998”
Vorrei precisare che l’accordo integrativo con i sindacati inquilini non riguarda contratti di affitto sociale, ma concordati o agevolati che dir si voglia, una bella differenza, le parole sono importanti. Inoltre laddove si fa riferimento alla legge 431 del 9 dicembre 1998, andava specificato che è ai sensi dell’articolo 2 comma 3 della legge 431/98.
Questo perché la legge 431/98, ovvero la riforma delle locazioni, non prevede affitti “sociali”, ma due canali contrattuali: A) il libero mercato sul quale non c’è intervento delle organizzazioni sindacali: b) il canale agevolato che prevede la stipula di accordi locali tra associazioni dei proprietari e sindacati inquilini, ed è in tale ultimo ambito che la delibera colloca, giustamente, il riferimento alla definizione di canoni di affitto per gli alloggi di social housing, ma per evitare confusioni o interpretazioni sarebbe stato meglio scrivere il riferimento più preciso all’articolo 2 comma 3 della legge 431/98 che riguarda, appunto, il canale agevolato.
Nonostante la fanfara che accompagna e accompagnerà questa delibera, in realtà si propone una scelta di campo non equa e programmaticamente sbilanciata verso un intervento di rigenerazione sostenuto da privati, mentre ai margini risulta l’intervento programmatico rispetto alle famiglie che il comune stesso ha accertato come aventi diritto ad una casa popolare, ad oggi, luglio 2025, poco meno di 20.000 . E purtroppo queste solo l’affitto di una casa popolare possono sostenere.
Massimo Pasquini
Per osservazioni e precisazioni scrivere a laboratoriocarteinregola@gmail.com