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Stop al consumo di suolo: il disegno di legge in discussione alla Camera serve?

immagine map 5  lightPubblichiamo il testo del Disegno di legge  “Legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo. C. 2039 Governo e abb.” che è  approdato alla Camera all’inizio di giugno. Si tratta della versione del “DDL Catania”(1)  di  cui Vezio De Lucia aveva già messo in luce le difficoltà e le lungaggini di applicazione nel febbraio scorso(2). Nell’articolo, che riportiamo in calce, l’urbanista infatti fa presente che il  dispositivo fondamentale per il contenimento del consumo del suolo è basato su tre passaggi: 1. la “riduzione progressiva, in termini quantitativi, di consumo di suolo a livello nazionale”. 2. la successiva ripartizione della riduzione  nazionale  fra le Regioni con deliberazione della Conferenza unificata 3. il successivo  provvedimento delle Regioni e delle Province autonome che fissano per ciascun comune il limite al consumo di suolo. E se quest’ultimo passaggio appare il più vulnerabile,  in quanto  si toccano concretamente e materialmente gli interessi fondiari,  basta guardare alle tante  leggi disattese dalle Regioni senza conseguenze (basti l’esempio delle generalizzate e mai sanzionate inadempienze regionali in materia di piani paesistici ex lege Galasso) per capire che la legge  che dovrebbe fermare (in realtà si usa la parola “contenere”) il consumo di suolo, in un Paese dove  la velocità di impermeabilizzazione corrisponde a 55 ettari al giorno, cioè 6-7 metri quadrati al secondo (3),  “non sarà applicata proprio dove sarebbe più urgente” scrive de Lucia. “Oppure – il che è lo stesso – sarà applicata quando non ci sarà più suolo da sottrarre al cemento“. Alla luce di queste e altre considerazioni, conclude De Lucia,  “il testo sul contenimento del consumo del suolo in discussione alla Camera è, secondo noi, inemendabile. E va sostituito con la  seconda proposta eddyburg , l’unica che, tra l’altro, consentirebbe convincenti risultati in tempi brevi“.

L’Assessore alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale Giovanni Caudo (4) segnala il rischio che il disegno di legge abbia scarsa  applicazione  per la mancanza di un quadro normativo che favorisca il riuso e la rigenerazione dell’esistente:  “Per funzionare, la norma sul consumo di suolo dovrebbe avere una sezione cogente dedicata alla rigenerazione urbana. Bisognerebbe agevolare gli interventi sull’esistente, affrontare il tema degli impedimenti che le imprese e i cittadini incontrano, lavorare sulla fiscalità, che è oggi l’ostacolo principale alla rigenerazione. Bisognerebbe introdurre delle franchigie che, invece, ci sono per il nuovo”.  Intanto i relatori Chiara Braga (PD) e Massimo Fiorio (PD) hanno già presentato un  pacchetto di emendamenti,   secondo un articolo del Sole24ore  “per rendere il disegno di legge più morbido in alcuni passaggi, per trovare un compromesso che consenta di portare finalmente il testo in Aula, dopo mesi di discussione”(5) La strada per fermare il dissennato sfruttamento del nostro territorio è ancora  lunga e dissestata…

“Il nostro paese ha un livello di consumo di suolo tra i più alti in Europa, nonostante le peculiarità del territorio italiano dovute alle caratteristiche orografiche e ambientali, che dovrebbero (o avrebbero dovuto) evitare l’espansione urbana in zone ad elevata fragilità ambientale e territoriale. La limitazione del consumo del suolo è, quindi, unitamente alla messa in sicurezza del territorio, una direzione strategica per l’Italia: la ripresa dello sviluppo del paese non può procedere senza proteggere il territorio dalla minaccia del dissesto idrogeologico e della desertificazione, senza protezione per gli usi agricoli e, soprattutto, senza tutela e valorizzazione delle risorse territoriali e culturali, che costituiscono il cuore della qualità ambientale indispensabile per il nostro benessere e per mantenere la bellezza di un paesaggio noto in tutto il mondo. Questo non è in contrapposizione con la auspicata ripresa del settore edilizio, al contrario si pone come il motore per la edilizia di qualità, efficiente nei consumi energetici e nell’uso delle risorse ambientali (incluso il suolo), favorendo la necessaria riqualificazione e rigenerazione urbana, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse, riducendo il consumo di nuovo suolo” (dalla presentazione del Prof. Bernardo De Bernardinis del Rapporto ISPRA 2015 IL consumo di suolo in Italia )

AMBM anneemmebi@gmail.com

.Scarica il disegno di legge testoconsumosuolo gennaio 2015

> Vai a Una proposta di legge per la salvaguardia del territorio non urbanizzato di Eddyburg

Immagine da Il Corriere della Sera

Il consumo di suolo nella mappa dell’Ispra: nero/verde basso arancione/rosso alto consumo

> Vai a Proposte di Legge per la limitazione del consumo di Suolo – cronologia e materiali

> vai alla Legge Urbanistica della regione Toscana dell’Assessore Marson LEGGE URBANISTICA TOSCANA PARTE I n. 53 del 12.11.2014

>scarica il Rapporto Cresme 2015 (RAPPORTO SULLO STATODI RISCHIO DELTERRITORIO ITALIANO,SUL CONSUMO DI SUOLOESULLE DINAMICHE INSEDIATIVE 2015 estratto) rapporto Cresme_suolo 2015

> scarica il rapporto Ispra 2015rapporto Ispra_218_15

Leggi l’articolo del Sole24ore del 29 giugno 2015 Consumo di suolo, rigenerazione e servizi pubblici fuori dai vincoli. Meno deroghe per le grandi opere di Giuseppe Latour

(1) Scarica il disegno di legge testoconsumosuolo gennaio 2015

(2) Eddyburg,01 Febbraio 2015  A partire dalle buone intenzioni del ministro, il Parlamento approda a una legge inservibile di Vezio De Lucia  (in calce)

(3)Corriere della Sera 22 maggio 2015 Consumo di suolo: in 60 anni persa un’area come l’Emilia Romagna  Il 7% della superficie italiana (21 mila kmq) è interamente cementificata, con una forte accelerazione negli ultimi 20 anni di Valeria Balboni

(4) Il Sole24ore del 29 giugno 2015  L’assessore di Roma Caudo: «La rigenerazione vera chiave per ridurre il consumo di suolo» L’assessore alla Trasformazione urbana del Comune di Roma sul testo all’esame della Camera: «La filosofia del disegno di legge va invertita».

(5) Sole24ore 29 giugno 2015 Consumo di suolo, rigenerazione e servizi pubblici fuori dai vincoli. Meno deroghe per le grandi opere di Giuseppe Latour (…)

(6) Cit,…Il primo punto critico sul quale Montecitorio si prepara a intervenire è la definizione di consumo di suolo e di superficie agricola. Con questa seconda locuzione si intendevano, nel vecchio testo, i terreni «qualificati come agricoli dagli strumenti urbanistici, nonché le superfici, anche in area urbanizzata allo stato di fatto non impermeabilizzate, dove lo strato superficiale del suolo non sia stato coperto artificialmente, scavato o rimosso». Insomma, tutto quello che non è stato coperto artificialmente sarebbe rientrato nel perimetro della norma. Una nozione troppo estesa, che aveva generato non poche preoccupazioni.
Così la superficie agricola, nell’emendamento proposto dai relatori, ingloberà «i terreni qualificati come agricoli dagli strumenti urbanistici» e anche le altre superfici non impermeabilizzate alla data di entrata in vigore della legge, «fatta eccezione per le superfici destinate a servizi pubblici di livello generale e locale previsti dagli strumenti urbanistici vigenti, nonché per i lotti e gli spazi inedificati interclusi già dotati di opere di urbanizzazione primaria e destinati prioritariamente a interventi di riuso e di rigenerazione». Quindi, interventi di rigenerazione e servizi pubblici vengono tenuti fuori dai vincoli della norma e non dovranno rispettare i paletti della legge.

Eddyburg,01 Febbraio 2015

A partire dalle buone intenzioni del ministro, il Parlamento approda a una legge inservibile di Vezio De Lucia

Il testo base della legge sul consumo di suolo che il Parlamento sta approvando è un disastro. Adottato dalle commissioni riunite VIII e XIII della Camera riprende la cosiddetta proposta Catania (AC 2039).  Il dispositivo fondamentale per il contenimento del consumo del suolo è basato sui seguenti tre passaggi:
1. la “riduzione progressiva, in termini quantitativi, di consumo di suolo a livello nazionale”. La riduzione è definita con decreto del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, di concerto con i ministri del Mibac e delle Infrastrutture e trasporti, avendo acquisito il parere della conferenza Stato Regioni (art. 3, c. 1);
2. la riduzione nazionale è in seguito ripartita fra le Regioni con deliberazione della Conferenza unificata (art. 3, c. 5);
3. infine, la riduzione del consumo di suolo dalla scala regionale a quella comunale con provvedimento delle Regioni e delle Province autonome (art. 3, c. 8).

Consideriamo uno per uno i tre passaggi. Penso che un diligente ministro delle Politiche agricole possa decretare senza particolari problemi l’entità della riduzione del consumo di suolo a livello nazionale. Una decisione che può avere una positiva ricaduta sull’opinione pubblica e non dovrebbe suscitare rilevanti ostilità.

Meno scontata è la decisione della Conferenza unificata che dovrebbe deliberare la ripartizione fra le Regioni del consumo di suolo stabilito a livello nazionale. Essendo certamente in maggioranza le Regioni meno sensibili alla salvaguardia del territorio non urbanizzato (eufemismo), la Conferenza potrebbe non deliberare entro i previsti 180 giorni dal decreto ministeriale. In tal caso dovrebbe intervenire un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, dopo aver acquisito il parere della Conferenza unificata (art. 3, c. 6).

Lo stesso dovrebbe succedere se le Regioni non determinano, entro i successivi 180 giorni, la ripartizione a scala comunale del consumo di suolo stabilito per ciascuna regione. Anche in questo caso il potere sostitutivo è esercitato dal presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, avendo acquisito il parere della Conferenza unificata (art. 3 c. 9).

Questo è il punto. Per quanto ne so, almeno in materia di politica del territorio non è mai stato esercitato dallo Stato il potere di sostituire le Regioni, basta ricordarsi delle generalizzate e mai sanzionate inadempienze regionali in materia di piani paesistici ex lege Galasso. Per non dire dei piani paesaggistici ex Codice del paesaggio. Comunque, possiamo pure ammettere che il Consiglio dei ministri intervenga in via sostitutiva per attuare la ripartizione fra le Regioni del consumo di suolo stabilito a livello nazionale, operazione che, in fondo, di per sé, non fa direttamente male a nessuno.

Molto diverso è il caso delle Regioni che non provvedono a fissare per ciascun comune il limite al consumo di suolo. Qui si toccano concretamente e materialmente gli interessi fondiari e mi pare assai difficile che il Governo possa farsene carico. Si tenga conto che in Consiglio dei ministri siedono alcuni garanti storici delle ideologie espansionistiche, a cominciare dal ministro delle Infrastrutture*. Non è certo per caso che il ministro Lupi ha pubblicizzato, come fosse un ammonimento, la sua proposta di riforma urbanistica (consumo del suolo illimitato) proprio quando prendeva corpo il dibattito sul contenimento della crescita.

Certamente, in via di ipotesi, non si può escludere che, un bel giorno, il Governo possa fissare i limiti all’espansione, Comune per Comune, delle Regioni inadempienti. Ma, ammesso che succeda, scatterebbe allora, puntualmente, l’inerzia dei Comuni che non intendono porre limiti all’edificazione. Insomma, non ci vuole molto per dedurre che la legge non sarà applicata proprio dove sarebbe più urgente. Oppure – il che è lo stesso – sarà applicata quando non ci sarà più suolo da sottrarre al cemento.
Come volevasi dimostrare.

Ed ecco, molto sinteticamente, altre tre osservazioni:

1) La proposta di legge 2039 definisce come consumo del suolo l’impermeabilizzazione (art. 2, c. 1, lett. b), determinando inutili e dannose conseguenze, come il ricorso alla compensazione (art. 2, c. 1, lett. g). Il parametro da utilizzare è invece il territorio urbanizzato, che comprende anche i parchi pubblici e altri spazi non impermeabilizzati ma costitutivi dell’organizzazione urbana. L’impermeabilizzazione è invece un fenomeno settoriale, a macchia di leopardo, estraneo alla logica dell’urbanistica. Chiarissimo, in proposito, l’intervento di Antonio di Gennaro in Contenere il consumo del suolo. Vedi anche la seconda  proposta di legge eddyburg e la legge urbanistica regionale 65/2014 della Toscana.
2) Un altro gigantesco equivoco sta nell’attribuzione della materia contenimento del consumo del suolo (ma si dovrebbe ormai puntare all’azzeramento del consumo del suolo) al ministero delle Politiche agricole, che trascina con sé altri soggetti alieni come il Consiglio per la ricerca in agricoltura e per l’analisi dell’economia agraria. Senza togliere alcun merito all’ex ministro Mario Catania, la materia va restituita in primo luogo al Mibac cui compete il piano paesaggistico che è l’unico strumento vigente di assetto territoriale a scala regionale, strumento quasi del tutto ignorato nella proposta in esame (che con ciò contribuisce a legittimare l’irresponsabile inerzia del Mibac).
(3) Infine (ma si potrebbe continuare), i compendi agricoli neorurali periurbani (art. 5). Terribile, pericolosissima invenzione che agirebbe, al contrario di come si vuol far credere, proprio da fomite ai cambi di destinazione d’uso e al consumo del suolo.

Conclusione. Il testo sul contenimento del consumo del suolo in discussione alla Camera è, secondo noi, inemendabile. E va sostituito con la  seconda proposta eddyburg , l’unica che, tra l’altro, consentirebbe convincenti risultati in tempi brevi.

* alla data della pubblicazione dell’articolo era ancora Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, poi dimessosi il 20 marzo 2015, e in seguito sostituito da Graziano Delrio

Note

(1) Contenere il consumo di suolo. Saperi ed esperienze a confronto, a cura di Gian Franco Cartei e Luca DeLucia, Napoli 2014

 

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