Publichiamo la lettera del Presidente dell’Associazione dei Pedoni inviata a consiglieri capitolini, parlamentari e soggetti a vario titolo coinvolti nella mobilità romana, dopo il terribile bilancio di tre pedoni uccisi in due giorni sulle strade di Roma. Con una proposta che può apparire provocatoria solo a chi continua a guardare la strada dal punto di vista “automobilecentrico”: uno sguardo paradossale, se si pensa che siamo tutti pedoni, compresi quelli che si spostano usando mezzi di trasporto privati. Le cifre delle vittime della strada fanno paura, e dovrebbero indurre al sostegno di scelte coraggiose che mettano al primo posto la difesa della vita delle persone. (AMBM)
La silenziosa strage dei pedoni: subito i fatti. Stop alle parole
di Vito Nicola De Russis*
Il 29 novembre, mentre era in corso un sopralluogo sull’Appia Nuova, dove aveva trovato la morte una donna che attraversava sulle strisce pedonali il 21 novembre (1), un altro pedone veniva investito da un camion Ama sulla via Casilina, nel quartiere Finocchio (2).
Per una “massa” di circa 2.800.000 persone di Roma Capitale − sede dei Palazzi delle massime Istituzioni nazionali e internazionali – è, da tempo, una “notizia normale”.
Contemporaneamente, per un “popolo” di circa 2.800.000 persone della citata Roma Capitale è, da tempo, una “notizia mostruosa e agghiacciante”.
Sono quei circa 2.800.000 abitanti “massa&popolo” che, da 73 anni (01.01.1948-2020), l’art. 1 della Costituzione riconosce quale “popolo sovrano”.
E’ lo stesso popolo sovrano che, da 32 anni (1988-2019), ha la “Carta europea dei diritti del pedone” (in seguito: Carta pedoni) emessa il 14.11. 1988 dalla Comunità europea per esigenza dei pedoni italiani.(3)
Carta pedoni non conosciuta in Italia dove i centri urbani e rurali (compreso Roma) sono “strutturati a misura d’automobile.”
Pertanto, in quella Roma Capitale, strutturata a misura d’automobile, si registra la vivibilità disumanizzata:
– un tasso di motorizzazione di 1.022 veicoli x 1000 abitanti (nel 2011; aumentato in questi anni);
– una mobilità veicoli privati di oltre il 70% della mobilità totale cittadina, consolidato dal consistente aumento del costo del biglietto (2012) e dalla riduzione del numero delle linee bus (alias: “razionalizzazione” del 2014-2015);
– una mobilità del Trasporto pubblico locale – Tpl intollerabile, che si posiziona tra il 10 e il 15 % della mobilità totale;
– una miriade di primati negativi a livello nazionale, europeo e internazionale;
– il non riconoscimento al pedone romano, italiano e turista del diritto alla legittima difesa della propria vita e la Libertà dalla paura.
Recentemente − oltre al silenzio; all’ignorare il massacro dei diritti e della dignità del pedone (ma, anche, del ciclista); al trattamento da suddito delle persone; agli spot; alla pubblicità modello “Istituto Luce”; al tsunamico dilagare del non rispetto delle regole; alla stridente applicazione/non applicazione della Intermodalità; alla ininterrotta campagna elettorale – si è aggiunto il “sopralluogo”, da parte di soggetti pubblici e soggetti privati, nel luogo dove si è consumato uno degli ultimi disumani eventi stradali (1).
Ai citati soggetti pubblici e soggetti privati romani, attori della “passeggiata” del 29 novembre scorso, chiediamo di abbandonare la loro (assurda) strada − percorsa, ormai, gattopardescamente da oltre un quinquennio – riconoscendo al pedone romano, italiano e turista il diritto alla legittima difesa della propria vita, rendendolo immediatamente efficiente ed efficace.
Pertanto, si propone l’avvio della concreta e reale difesa della vita e della vivibilità del popolo sovrano romano attraverso la umanizzazione della mobilità urbana di Roma Capitale , realizzando il seguente cronoprogramma:
Incidente mortale sugli attraversamenti. Realizzare sulla carreggiata, nelle 48 ore dalla verbalizzazione dell’incidente:
A) se non sono ancora concluse le operazioni giudiziarie: a) Realizzare, vicino al posto dell’incidente, un provvisorio “attraversamento pedonale rialzato”(*); b) entro le 48 ore dalla fine delle operazioni giudiziarie, trasformare l’esistente “attraversamento pedonale” in “attraversamento pedonale rialzato”(*).con lo smantellamento dell’opera provvisoria;
B) se sono terminate le operazioni giudiziarie. Trasformare l’esistente “attraversamento pedonale” in “attraversamento pedonale rialzato”(*).
Incidenti con feriti sugli attraversamenti. Realizzare sulla carreggiata, nelle 72 ore dalla verbalizzazione dell’incidente, la trasformazione dell’esistente “attraversamento pedonale” in “attraversamento pedonale rialzato”(*).
Frenata con traccia visibile sul manto stradale agli attraversamenti. Realizzare sulla carreggiata, nelle 96 ore dalla segnalazione dei cittadini alla Plm della frenata senza danni alle persone. la trasformazione dell’esistente “attraversamento pedonale” in “attraversamento pedonale rialzato”(*).
Incidenti sulla carreggiata con morti o feriti e frenata con traccia visibile. Si realizza l’ “attraversamento pedonale rialzato”(*) utilizzando la distanza di 50 metri dal punto di attraversamento (misura usata in Francia). (In Italia la distanza usata è 100 metri, doppia di quella francese. Comma 2 dell’art. 190 CdS.) (4)
In caso di non rispetto delle regole stabilite, intervengono i cittadini addebitando le relative spese al Comune (artt. 1, comma 2 e 118 della Costituzione).
*Vito Nicola De Russis presidente Associazione Diritti dei Pedoni (della Rete di Carteinregola) e Referente nella Consulta CSS, MdS
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
NOTA
(*) Nella fase dell’”attraversamento pedonale” (della carreggiata) culturalmente è il pedone ritenuto e percepito dal conducente del veicolo: invadente, disturbatore e, potenzialmente, pericoloso. Nella fase dell’”attraversamento pedonale rialzato” (sulla carreggiata) quel conducente del veicolo, ai precedenti giudizi negativi aggiunge quello di pedone invasore della sua carreggiata .
Si incrementa e si aggrava, così, il profondo solco negativo già esistente sulla strada tra il pedone-vittima e il conducente-aggressore.
Considerando che la strada pubblica è un vitale bene comune; che la carreggiata romana di 8.752 km. è totalmente automurata (a dx e sx) dai veicoli in parcheggio e/o sosta; che attualmente è il pedone che compie il 100×100 degli attraversamenti per lui pericolosi e mortali; la soluzione deve essere culturale.
Ogni attraversamento rialzato che unisce i due marciapiedi lo chiamiamo “MARCIAPIEDE ORTOGONALE”.
Culturalmente è il veicolo che attraversa il marciapiede ortogonale ed è il pedone che ritiene e percepisce il conducente come invadente, disturbatore e pericoloso per se e per gli altri.