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IL CONTESTO PUBBLICO DELLA PARTECIPAZIONE

Alessandro Giangrande

Premessa

Al forte disagio e senso d’impotenza causato dalla grave situazione di degrado morale e della politica in cui versa oggi il nostro Paese, si accompagna una sfiducia sempre più diffusa nei confronti della democrazia rappresentativa. Sono ormai numerosi coloro che considerano questa forma di governo intrinsecamente inadeguata a perseguire l’interesse generale e ne auspicano la sostituzione con forme alternative (democrazia diretta, democrazia partecipativa democrazia di rete, ecc).

Il principio di maggioranza numerica su cui si fonda la democrazia rappresentativa presuppone l’eguaglianza sostanziale di tutti i cittadini: una condizione, questa, che è utopica o quantomeno lungi dall’essere realizzata a causa delle forti differenze culturali, sociali, economiche ecc. che ancora esistono nella nostra società.

Nei principi costituzionali sono spesso indicate restrizioni del principio di rappresentanza al fine d’introdurre elementi di competenza nell’organizzazione della società. Nella Costituzione italiana al popolo – diversamente da quello che molti pensano – non è concessa l’ultima parola, né attraverso le elezioni né con la populistica acclamazione. In essa si parla sì di sovranità del popolo, ma di una sovranità che non si esercita in totale libertà, bensì, come recita la Carta, “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Del resto cosa può voler dire popolo? La somma degli individui che ci forniscono il valore statistico della popolazione di un paese? oppure quel 50 o 60% di coloro che sono andati a votare nelle ultime elezioni ma che magari non voteranno nelle prossime?

In pratica è stato inventato il governo eletto dal popolo e ci si accorge che ormai quasi la metà del popolo se ne infischia di andare a eleggere chi lo dovrebbe governare. Si sono inventati i partiti politici, e gli iscritti a questi tendono ad azzerarsi. I loro dirigenti (tranne lodevoli eccezioni) si differenziano sempre meno gli uni dagli altri, mentre i loro rapporti con la popolazione non sono quelli dell’insegnamento reciproco, ma quelli dello slogan gridato.

L’ambiguità dell’idea di sovranità popolare induce spesso molti esponenti del potere politico a fare scelte in maniera numerica, cioè né competente né responsabile.

Tutto ciò sembra indicare che il principio di competenza dovrebbe essere introdotto in sempre maggiore misura nelle istituzioni che si pensava potessero reggersi solo sul principio di maggioranza.

 

Queste considerazioni sono pertinenti anche per i processi partecipativi messi in atto per decidere in merito a politiche urbane, piani, progetti ecc. Anche in questi processi il principio di maggioranza numerica è spesso assunto in modo acritico e il principio di competenza non viene quasi mai considerato. Ciò non significa che in un processo si debba abbandonare del tutto il principio di rappresentanza per passare a un sistema di scelta e di decisione basato sulla competenza: occorre piuttosto contemperare questi due principi, avendo bene in mente che il principio di rappresentanza presuppone l’uguaglianza dei partecipanti, mentre il principio di competenza, se malamente inteso e applicato, può comportare derive tecnocratiche.

 

L’equilibrio migliore fra i due principi si ottiene se si tiene conto che le competenze attivabili sono anche quelle dei cittadini comuni che non possono essere sostituiti da esperti e tecnici.

Un processo di partecipazione, dove entrambi questi saperi hanno diritto di cittadinanza, dovrebbe allora identificarsi con un processo di costituzione di un contesto pubblico, dove si genera una popolazione che si raggruppa intorno a un particolare problema di cui condivide una conoscenza comune che viene perfezionata e trasformata in azione. In questo processo si riconosce che la razionalità non è un requisito del solo esperto che ne dovrebbe custodire i canoni e le applicazioni. Si tratta sempre di una razionalità di processo, che coinvolge molteplici attori e strutture entro giochi evolutivi in interazione, sperimentazione e apprendimento reciproco nei quali gli attori istituzionali e i cittadini mettono in comune le loro conoscenze/competenze, realizzando di fatto quella condizione di eguaglianza sostanziale che è il soffio ispiratore che spinge una comunità a ricercare forme più giuste e più libere del vivere insieme e relazioni più sostenibili tra gli esseri umani.

 

 

Le linee guida della partecipazione: il Principio 4

 

Le linee guida fissano i principi ai quali Roma Capitale e i suoi Municipi potranno fare riferimento per redigere gli specifici regolamenti che disciplinano la partecipazione dei cittadini alle decisioni che riguardano il governo dei rispettivi ambiti territoriali. Nel documento sono anche illustrate, a titolo di esempio, alcune soluzioni operative praticabili che sono congruenti con le linee guida.

 

Nelle linee guida assume una particolare rilevanza il Principio 4, che recita: “La partecipazione è un processo di costituzione di un contesto pubblico dove interagiscono i diversi soggetti territoriali interessati”.

 

Per una migliore comprensione del significato e dell’importanza di questo Principio ritengo conveniente riportare per intero quella parte del documento che descrive una possibile modalità operativa per realizzare nel concreto un contesto pubblico: si tratta solo di un esempio, dal momento che la sua costruzione potrebbe avvenire anche in modo diverso da quello prefigurato qui di seguito.

 

“Il Forum è l’organismo più idoneo a costituire uno specifico contesto pubblico – reale e digitale – dove il dialogo e lo scambio d’informazioni tra i partecipanti è incoraggiato e facilitato. A esso possono partecipare tutti i soggetti territoriali interessati: politici, funzionari e tecnici della PA, comitati di quartiere, associazioni culturali e di categoria, proprietari dei suoli, gruppi imprenditoriali tradizionali e a vocazione sociale, rappresentanti delle categorie ‘deboli’, singoli cittadini ecc.

 

Il Forum realizza uno specifico blog che viene costantemente aggiornato e che tutti possono consultare, dove sono memorizzati in corso d’opera i risultati del processo. Convoca periodicamente un’assemblea per comunicare alla cittadinanza lo stato di avanzamento del processo e discutere pubblicamente i risultati conseguiti, anche se in via provvisoria.

 

L’organizzazione interna del Forum sarà decisa dai partecipanti. Di norma potrà essere utile istituire il nucleo del Forum, i cui membri sono scelti tra i partecipanti per le loro specifiche competenze. Del nucleo fanno generalmente parte un responsabile del processo e dei suoi risultati sostantivi nonché alcuni facilitatori esperti sia di metodi di progettazione partecipata, sia di metodi atti ad agevolare le relazioni interpersonali e a favorire la risoluzione positiva dei conflitti utilizzando tutti gli strumenti della negoziazione in modo da realizzare un consenso il più ampio possibile.

Questi ultimi sono particolarmente importanti affinché il Forum possa pervenire sempre a scelte e decisioni il più possibile vicine al pensiero e al sentire della maggioranza dei presenti. E’ opportuno che il ruolo di responsabile sia svolto da un funzionario dell’amministrazione, che dovrà esercitare anche una funzione di raccordo tra il Forum e gli organi di governo dell’amministrazione (Giunta, Consiglio, Commissioni).

Nei processi di particolare complessità il Forum potrà articolarsi in gruppi di lavoro che approfondiscono tematiche differenti.

 

Il Forum, per il suo ruolo eminentemente politico e per l’elevato numero dei suoi membri (da alcune decine a qualche centinaio di persone) non è sempre adatto a svolgere compiti più specificamente progettuali.

Quando il caso richiede conoscenze specifiche e approfondite di natura giuridica, economico-finanziaria, tecnico-progettuale, ambientale ecc. è opportuno che il Forum si affidi anche a un altro organismo – il Laboratorio – costituito da soggetti che hanno il compito di produrre specifici documenti (piani, progetti, norme, articolati ecc.) sulla base di quanto già elaborato dal Forum.

Il Forum sceglie i componenti del Laboratorio tra i suoi stessi membri, ma può chiamare a farne parte anche alcuni soggetti esterni che hanno le competenze tecniche necessarie per poter contribuire fattivamente allo sviluppo della proposta progettuale.

 

Il Laboratorio elabora le proposte in modo sostanzialmente autonomo ma deve tener conto, durante l’intero processo progettuale, delle informazioni e dei suggerimenti che gli giungono, anche via web, dagli altri membri del Forum o da altri cittadini. Il Forum mantiene tuttavia il suo ruolo politico, avendo il potere di rigettare in parte o totalmente i risultati prodotti dal Laboratorio.”

 

 

Cosa può impedire la realizzazione di un contesto pubblico?

 

Alcuni dei maggiori ostacoli che rendono impossibile la costituzione di un vero contesto pubblico sono descritti nella parte finale del documento delle linee guida.

Un ostacolo è costituito dal fatto che alcune amministrazioni pubbliche potrebbero preferire di continuare a esercitare il proprio potere discrezionale al chiuso degli uffici, piuttosto che in uno spazio partecipativo aperto a tutti. Un altro ostacolo è dovuto al fatto che i soggetti organizzati (associazioni, comitati) potrebbero preferire per la partecipazione delle norme meno definite – ancorché apparentemente molto assertive – per continuare a praticare una contrattazione con l’amministrazione pubblica ed esercitare un potere di pressione di tipo lobbistico nel nome di cittadini, che peraltro non possono accedere alla contrattazione. Un ostacolo ulteriore è rappresentato dal disinteresse dei cittadini, che appaiono ormai sfiduciati per la difficoltà di farsi ascoltare dai soggetti che dicono di rappresentarli (amministrazione pubblica, comitati, ecc.) e che sono spaventati dalla tecnicità dei processi partecipativi, da loro erroneamente ritenuti strumenti che sono praticabili soltanto dagli addetti ai lavori.

 

E’ dunque evidente che la realizzazione di un contesto pubblico e il conseguente successo di un processo partecipativo richiederà a tutti coloro che hanno veramente a cuore la qualità dei loro spazi di vita quel forte impegno che solo consentirà loro di affrontare e superare tutti gli ostacoli, sia quelli sopra descritti sia quelli che si potranno presentare nel corso del processo partecipativo.