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Piano LED: questa non è una battaglia radical chic

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Foto AMBM

(una risposta a Legambiente)

[l’articolo è pubblicato su Cinquequotidiano 7 aprile 2017]

di Anna Maria Bianchi Missaglia

Dopo le proteste  di associazioni, comitati,  uomini e  donne di cultura, semplici cittadini,  a causa delle modifiche all’illuminazione pubblica della Capitale,  con la sostituzione  delle tradizionali  campane  che diffondono  una luce dorata  con  piastre di plastica e metallo a LED che schizzano  luce  azzurrina,  il 5  aprile scorso il giornalista  Francesco  Merlo ha dedicato al tema due pagine  sul quotidiano La  Repubblica, in cui ha erroneamente citato  Legambiente tra le associazioni critiche verso il Piano LED. E Legambiente ha diffuso  un comunicato in cui correggeva l’errore,  dichiarando  che, a fronte di tanti altri problemi “da affrontare con urgenza” come “mobilità, rifiuti, urbanistica“,  il problema LED “nella lista delle priorità di Roma non c’è“.

E  in molti pensano  che di fronte alla situazione sempre più drammatica in cui si dibatte la Capitale, fare i sofisti sul tipo di illuminazione delle strade sia un lusso da intellettuali che non hanno a cuore  – nè presente – le condizioni della gente normale, soprattutto meno abbiente, alle prese con criticità ben più gravi.

Ma io credo invece che questa sia una battaglia da combattere per due motivi. Tutti e due “dalla parte della gente”.

Intanto perchè  le decisioni  che riguardano beni collettivi  e che hanno impatti sullo spazio comune devono essere  prese  in modo democratico e  trasparente,  all’insegna di  regole condivise e del primato dell’interesse pubblico. Mettendo   la tutela del paesaggio e del nostro patrimonio artistico prima del puro calcolo economico e in parallelo alla sostenibilità ambientale. E anche  inserendo i cambiamenti  in una pianificazione generale (Roma, ci dice il Prof. Frascarolo, non ha un “Piano della luce”, il  Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale (PRIC)   che costituisce  una sorta di “regia della luce” a livello urbano). E, non utlimo,  coinvolgendo i  cittadini nelle trasformazioni, attraverso  l’informazione e gli   strumenti della partecipazione.

Ma soprattutto perchè  la qualità dello spazio pubblico è un diritto  dei poveri: il diritto  alla bellezza “gratis”, quella delle piazze, delle strade, dell’atmosfera della città, che  fortunatamente è uguale per tutti, e che per molti è l’unica bellezza accessibile.

Allora pensiamoci bene, prima di metter mano alla città: si rischia per scambiare per fonti di risparmio sostituibili a piacere quelli che sono invece pezzi importanti della  qualità della vita della persone  – di cui si accorgono spesso solo quando qualcuno li porta via – e soprattutto pezzi della nostra identità.

Basta  mettere a confronto una “lampada Roma” e una piastra grigiastra  con una luce anonima per capire che si sta andando dalla parte sbagliata.

Una città non è un insieme di case, strade, panchine e lampioni. Una città è fatta di persone che vivono insieme. E la città materiale ne è  lo specchio. Le ferite all’una, uccidono anche l’altra.

Anna Maria Bianchi Missaglia

COMUNICATO DI LEGAMBIENTE  5 APRILE  2017 Legambiente non entra nel merito della questione relativa all’illuminazione a Led a Roma. “Il tema dei Led non ci sembra un problema prioritario per questa città”, sottolinea all’Adnkronos Stefano Ciafani, direttore di Legambiente, in merito all’articolo de La Repubblica che inserisce l’associazione ambientalista nella lista dei detrattori dell’illuminazione ‘bianca’ nella città eterna. Posizione che Legambiente nega di avere assunto. “Roma è una città che ha tanti problemi cronici – aggiunge Ciafani – e nell’affrontarli negli ultimi 20 anni ci sono state troppe indifferenze da parte della politica romana. Mobilità, rifiuti, urbanistica: questi i problemi che l’attuale giunta, come tutte le precedenti, deve affrontare con urgenza”. E nella lista delle priorità il Led – sottolinea l’associazione ambientalista – non c’è.

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