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Ricordando il sorriso di Eugenio De Crescenzo

foto eugeni0 suo profilo whatsappQuelle asettiche cifre che ansiosamente leggiamo sono una somma  di singoli dolori.  Amici con cui appena ieri condividevamo impegni e passioni.

Purtroppo, questo male così pervasivo ha colpito tra di noi Eugenio De Crescenzo.

Per molti di noi era un amico speciale, sempre pronto a partecipare e ad impegnarsi a portare il suo contributo, non si poteva non volergli bene. Il dolore di non poterlo più incontrare, abbracciare, è senza rimedio. Ma la sua mancanza non riguarda solo le tante persone che lo conoscevano, ma anche le tantissime  che non lo hanno mai o non lo avrebbero mai incrociato direttamente, perchè era un uomo che si impegnava profondamente per gli altri. Non solo nel suo lavoro nel Forum del Terzo Settore, come vicepresidente dell’ AGCI Lazio (Associazione Generale Cooperative Italiane),  ma in ogni momento della sua vita, buttandosi con entusiasmo in ogni nuova avventura che potesse rendere il mondo un po’ migliore.

Anche nelle iniziative di Carteinregola, che appoggiava sempre, quasi incondizionatamente, per l’affinità che aveva con tutti noi.

Appena poche settimane prima del disastro, ci aveva accompagnato a scoprire il Parco della Mistica, esemplare esperienza sociale di uso virtuoso del patrimonio pubblico da lui coordinata e su cui volevamo tornare con la nostra iniziativa Piediperterra.

A questo si aggiunge l’impegno  nel Coordinamento periferie, nell’Osservatorio Pubblica Amministrazione, in tantissime altre realtà in prima fila per i diritti, la legalità, la lotta alle disuguaglianze.

E quello che Eugenio era si poteva vedere anche solo guardandolo. La sua espressione  risoluta, quando interveniva con passione su questioni complesse, che sapeva  smontare per aprire nuove prospettive.  E   i suoi occhi ridenti, che finivano sempre di prevalere, e  che rivelavano un’anima  bella e generosa. E sincera.

E l’unico modo che abbiamo per onorare la sua vita e la sua morte è quello di portare avanti il suo impegno, ricordandolo ogni volta che restituiamo al mondo un piccolo pezzetto di quello che lui avrebbe fatto.

Ricordando il suo sorriso, che non smetterà di accompagnarci.

Associazione Carteinregola

29 marzo 2020

Poichè non è possibile salutarlo in uno spazio pubblico reale, pubblicheremo le parole e i pensieri che ci vorranno inviare i suoi  amici e compagni di strada

Proponiamo alcuni contributi, che man mano arricchiremo di nuovi materiali: il suo intervento del 27 Febbraio 2020 alla Regione Lazio, dove si sono incontrati  il Comitato Rigenerare Corviale, le università e le realtà associative coinvolte nel progetto di rigenerazione urbanistica (in calce) e un testo del 24 maggio 2016, al convegno CANTIERE APERTO.  Periferie: adesso parliamo noi.

In ricordo di Eugenio

Stasera a Corviale il tricolore illumina le periferie in ricordo di Eugenio De Crescenzo il ricordo della Comunità di Corviale

Il ricordo di Retisolidali

Il ricordo di Francesca Danese del Forum del Terzo Settore

«Questo era Eugenio: un uomo gentile e allergico alla retorica. Uno che, mentre era in terapia intensiva, ci chiedeva di occuparci del suo compagno di stanza, una persona anziana sola giunta in ospedale da una Rsa senza nemmeno il pigiama o l’asciugamani». E’ con toni commossi che Francesca Danese, portavoce del Forum del Terzo Settore del Lazio, vuole ricordare Eugenio De Crescenzo, vicepresidente di AGCI (Associazione Generale Cooperative Italiane), morto a Roma in seguito all’infezione da coronavirus.Oltre ad essere tra i membri del Forum, De Crescenzo era attivo nel Coordinamento Periferie, nel Coordinamento Valore Sociale, nelle vertenze per il futuro dei nidi convenzionati, per la difesa dei piccoli teatri, nella costruzione della rete di relazioni del mondo della cooperazione, nell’Osservatorio Pubblica Amministrazione, una volontà solidale che non lo ha mollato un istante nemmeno nel letto di terapia intensiva dal quale ha continuato a incitare i suoi, e ad aiutare chi gli era vicino. «Roma piange uno dei suoi uomini migliori, il Lazio è più povero. Ciao, compagno nostro. Tutto il Forum del Terzo Settore del Lazio ti saluta con una carezza elegante e gentile come te».

Il ricordo di Andrea Bernardi e Salvatore Monni

Da alcuni mesi, il mondo intero è impegnato nella conta delle vittime della pandemia COVID-19. Prima in Cina, poi in Asia, poi in Italia. Subito dopo in tutta Europa e adesso anche nelle Americhe. La contabilità della morte ha appena superato quota 10.000 in Italia. Nonostante una grande partecipazione emotiva e l’esperienza collettiva dell’isolamento, solo ieri, con la morte di un caro amico, siamo stati raggiunti da vicino dal male scatenato in tutto il mondo dal virus. Dopo aver tentato di resistere in ospedale per alcuni giorni, ieri ci ha lasciato Eugenio De Crescenzo. Per molti di voi sarà una delle tante altre vittime anonime. Per noi è stata la prima vittima con un volto che ci costringe a immaginare la sofferenza dei tantissimi che hanno gia perso un collega, un amico, un genitore, un nonno. Vi raccontiamo di lui, non solo per onorare la sua memoria, ma anche per contribuire a uno sforzo collettivo necessario se vogliamo evitare di assuefarci al bilancio della morte aggiornato ritualmente ogni giorno alle 1730.
Abbiamo conosciuto Eugenio De Crescenzo quindici anni fa. Era uno dei dirigenti del movimento cooperativo italiano. Nato a Roma nel 1950, 70 anni, in passato presidente nazionale di Coopform, attualmente era Vice Presidente dell’Associazione Generale Cooperative Italiane Lazio e Presidente  AGCI Lazio Solidarietà. Non un burocrate di apparato ma un vero leader carismatico, devoto alla causa della cooperazione e tormentato dai problemi sociali che le sue cooperative erano in grado di lenire. Eugenio si occupava di persone e dei loro bisogni. Negli ultimi anni ci siamo frequentati per il nostro comune interesse per le periferie romane. Insieme a Pino Galeota, suo fraterno amico, era impegnato nel progetto di riqualificazione di Corviale. Ridurre le disuguaglianze, mitigare le sofferenze e i disagi di chi vive in periferia erano le sue preoccupazioni principali. Non in maniera retorica, l’agire per cambiare le cose era una responsabilità che sentiva sua.
In questi anni da lui abbiamo imparato molto sui limiti e sulla forza dell’impresa cooperativa e sulla natura dell’associazionismo cooperativo. Era un divulgatore dell’ideale dell’impresa cooperativa ma non nascondeva ai suoi interlocutori le mille difficoltà che affrontava ogni giorno sul campo. Non a caso aveva promosso senza riserve il processo di integrazione delle tre centrali nell’Alleanza delle Cooperative Italiane. Lo ricorderemo per quello che era: schietto e pragmatico ma soprattutto sempre sorridente. Era questo il metodo di lavoro con cui negli anni si è seduto ai tanti tavoli negoziali con gli enti locali e le altre parti sociali. Oltre ai suoi cari, sentiranno la sua mancanza anche i lavoratori e gli utenti delle sue cooperative, soprattutto quelli più svantaggiati ai quali ha dedicato la sua vita.

Il ricordo di Tommaso Capezzone

Caro amico ti scrivo
perché è troppo grande il vuoto che m’hai lasciato dentro.
Mi ricordo che alle prime riunioni a cui ci siamo conosciuti quando mi arrabbiavo tu mi guardavi e, catturato il mio sguardo, alzavi gli occhi al cielo dicendomi con gli occhi “non ti arrabbiare, non serve, poi vedrai che capiranno”. E allora ho cominciato a fermarmi con te a parlare e ci siamo scoperti.
Ricordo quando ti ho parlato di “Cacciatori nel buio”di Osborne e tu mi rispondesti che te l’eri appuntato come libro da leggere. Eravamo davanti al camino a Farfa e io dissi “è tutto perfetto col camino, la grappa e un amico, forse manca solo una buona musica” e tu andasti di là e accendesti Frank Sinatra. Perché tu, oltre che pienamente un uomo di questi tempi, eri anche un uomo del passato, romantico, idealista, cortese.
Ed eri un uomo del mare, come guardavi quel tramonto incredibile a Capocotta di qualche autunno fa, e ci beavamo in silenzio con le nostre donne.
Le nostre donne: non dimenticherò mai quello che in uno dei tanti bicchieri gustati insieme, io e te, mi dicesti: “ Tommy, la nostra fortuna è di aver incontrato Anna e Paola”.
Questa terrò a mente della tua lezione di vita: la fortuna dell’incontro, della relazione, dell’amore. Non dobbiamo avere pudore di questa parola, come dei sorrisi e delle carezze che dispensavi. Sono altrettanto, e più, importanti delle tue parole sempre precise e puntuali.
Ciao amico mio, sono molto contento di averti avuto tante volte a cena a casa con Anna e Morgana, sono felice dei nostri incontri a parlare dei nostri passati e del presente che sognavamo, sono fiero dei tuoi puntuali like alle mie parole e alle mie foto……..
Un abbraccio amico mio

Il ricordo di Clara Habte

Aver incrociato Eugenio significa avere avuto la fortuna di respirare una semplicità antica. Un lusso l’educazione, la pacatezza e la fermezza. Un insegnante di attenzione: verso gli ultimi, la famiglia, gli amici, il bene comune.

La simpatia, l’ironia, la cura, l’allegria, la disponibilità compagne conviviali come poche volte capita nell’incontrare un altro essere umano.

Incontrarlo in qualunque luogo, tavolo, riunione è sinonimo di autentica sincerità e rara spontaneità.

Un sorriso negli occhi mai lesinato e che rimane indelebile nell’eredità di chi lo ha conosciuto.

L’impegno senza ostentare la personale fatica e gli alti incarichi raggiunti: mai il titolo sempre la persona.

Il blu degli occhi e il rosso del volto accompagneranno le nostre azioni nell’alto valore della cooperazione.

Avere conosciuto Eugenio attenua la malinconia dell’assenza.

«È difficile tener sempre la porta aperta, non è facile. C’è anche la paura, ma noi non rimuoviamo la paura, la affrontiamo. Quante volte in questo ufficio mi han puntato una rivoltella… Ma solo attraverso l’accoglienza, attraverso l’ascolto, attraverso la disponibilità, la generosità, si supera la paura».

Don Gallo

Clara Habte

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Andrea Bernardi e Salvatore Monni
Andrea Bernardi e Salvatore Monni
4 anni fa

Da alcuni mesi, il mondo intero è impegnato nella conta delle vittime della pandemia COVID-19. Prima in Cina, poi in Asia, poi in Italia. Subito dopo in tutta Europa e adesso anche nelle Americhe. La contabilità della morte ha appena superato quota 10.000 in Italia. Nonostante una grande partecipazione emotiva e l’esperienza collettiva dell’isolamento, solo ieri, con la morte di un caro amico, siamo stati raggiunti da vicino dal male scatenato in tutto il mondo dal virus. Dopo aver tentato di resistere in ospedale per alcuni giorni, ieri ci ha lasciato Eugenio De Crescenzo. Per molti di voi sarà una delle tante altre vittime anonime. Per noi è stata la prima vittima con un volto che ci costringe a immaginare la sofferenza dei tantissimi che hanno gia perso un collega, un amico, un genitore, un nonno. Vi raccontiamo di lui, non solo per onorare la sua memoria, ma anche per contribuire a uno sforzo collettivo necessario se vogliamo evitare di assuefarci al bilancio della morte aggiornato ritualmente ogni giorno alle 1730.
Abbiamo conosciuto Eugenio De Crescenzo quindici anni fa. Era uno dei dirigenti del movimento cooperativo italiano. Nato a Roma nel 1950, 70 anni, in passato presidente nazionale di Coopform, attualmente era Vice Presidente dell’Associazione Generale Cooperative Italiane Lazio e Presidente AGCI Lazio Solidarietà. Non un burocrate di apparato ma un vero leader carismatico, devoto alla causa della cooperazione e tormentato dai problemi sociali che le sue cooperative erano in grado di lenire. Eugenio si occupava di persone e dei loro bisogni. Negli ultimi anni ci siamo frequentati per il nostro comune interesse per le periferie romane. Insieme a Pino Galeota, suo fraterno amico, era impegnato nel progetto di riqualificazione di Corviale. Ridurre le disuguaglianze, mitigare le sofferenze e i disagi di chi vive in periferia erano le sue preoccupazioni principali. Non in maniera retorica, l’agire per cambiare le cose era una responsabilità che sentiva sua.
In questi anni da lui abbiamo imparato molto sui limiti e sulla forza dell’impresa cooperativa e sulla natura dell’associazionismo cooperativo. Era un divulgatore dell’ideale dell’impresa cooperativa ma non nascondeva ai suoi interlocutori le mille difficoltà che affrontava ogni giorno sul campo. Non a caso aveva promosso senza riserve il processo di integrazione delle tre centrali nell’Alleanza delle Cooperative Italiane. Lo ricorderemo per quello che era: schietto e pragmatico ma soprattutto sempre sorridente. Era questo il metodo di lavoro con cui negli anni si è seduto ai tanti tavoli negoziali con gli enti locali e le altre parti sociali. Oltre ai suoi cari, sentiranno la sua mancanza anche i lavoratori e gli utenti delle sue cooperative, soprattutto quelli più svantaggiati ai quali ha dedicato la sua vita.

Andrea Bernardi e Salvatore Monni

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