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Stadio a Tor di Valle: Appunti di Carteinregola per le Commissioni congiunte

Riflessioni a margine della dichiarazione di interesse pubblico del progetto del nuovo stadio della Roma

di Carteinregola

2 ottobre 2014

scarica la versione stampabile Carteinregola sullo stadio roma 3 ottobre 2014

14 L'ippodromo  Tor di Valle visto dalla  pista ciclabile

14 L’ippodromo Tor di Valle visto dalla pista ciclabile

Una premessa

Difficile entrare nel dibattito in corso sul progetto del nuovo Stadio: perché è un tema complesso, in cui si accavallano, confondendosi, molti aspetti che invece andrebbero affrontati separatamente, e soprattutto perché è difficilissimo distinguere i dati oggettivi dalle opinioni, oltretutto avendo a disposizione informazioni decisamente insufficienti.

Proveremo lo stesso ad affrontare il tema e a prendere una posizione, soprattutto perchè siamo consapevoli che il nostro gruppo di lavoro è diventato in qualche modo un riferimento per chi vuol sapere e capire, e si aspetta che non ci tiriamo indietro quando si presentano nuove e spinose questioni. Ci accolliamo la responsabilità, scegliendo come sempre la linea della serietà e della “saggezza”, senza lasciarci condizionare dalle convenienze né dalle facili demagogie. Fermo restando che anche noi siamo perennemente alla ricerca della verità, e non diamo mai per scontato di averla in tasca.

E siccome il tema è a “tanti strati”, di cui molti vanno ben al di là del caso specifico, e aprono scenari assai più generali e complessi, e poiché diverse sono le esperienze e i punti di vista dei comitati e delle persone aderenti a Carteinregola, metteremo “in chiaro” sul sito il nostro dibattito interno, così quelli che ci seguono avranno anche modo di farsi un’idea di chi siamo e cosa pensiamo.

16 impianti ippodromo

Tetti di impianti dell’ippodromo

  1. Quello che troppo spesso non viene detto

Mantenere “lo status quo” non è quello che serve alla città. Anche se, come vedremo, siamo contrari all’operazione che si va conducendo per diversi motivi, dobbiamo far presente alcuni aspetti che molte critiche mosse al progetto dello stadio sembrano ignorare.

  • L’area di cui parliamo è privata, e su quell’area sorgono già una serie di strutture private, costituite dall’Ippodromo Tor di Valle e i suoi annessi, in disuso e in rovina
  • L’area non è agro romano: nel PRG è classificata “verde sportivo attrezzato”
  • Il Piano Regolatore consente la realizzazione di cubature nell’area, sebbene decisamente inferiori a quelle previste dal progetto[i]
  • Avvalendosi del cosiddetto “Piano casa” “Polverini” vigente e di quello “fotocopia” “Zingaretti”, in discussione in Consiglio Regionale (di cui è già stata richiesta la proroga dallo stesso Assessore all’urbanistica Civita), il privato potrebbe demolire e ricostruire le strutture attuali con una premialità minima del 30%, trasformando il tutto in appartamenti – ma anche in uffici e centri commerciali – e senza alcun obbligo di realizzare le infrastrutture necessarie, dato che si possono monetizzare le opere di urbanizzazione.
  • Inoltre, pur diffidando delle norme sugli stadi partorite dal Governo Letta dopo un percorso lungo e tormentato, che fin dagli esordi lasciava immaginare che il vero scopo fosse favorire nuove speculazioni edilizie, riteniamo che l’attuale Stadio Olimpico non sia una struttura adeguata alle attuali esigenze della città, e non risponda ai requisiti di sicurezza necessari alla gestione delle manifestazioni sportive. La necessità di ripensare gli stadi, collocandoli in luoghi decentrati, modificandone le modalità di fruizione (e in parte anche la tipologia dei fruitori), non solo per fini commerciali, ma anche per sottrarre il calcio alla violenza delle tifoserie inserendolo in una dimensione sociale diversa, è ormai un tema affrontato in molte città europee, dove si sono elaborate diverse soluzioni, che andrebbero studiate. E facciamo notare che dovrebbe far parte del dibattito anche la situazione di totale insostenibilità per il quadrante della città dove oggi si svolgono le partite, che è allo stremo per l’ inadeguatezza delle strutture e della gestione della mobilità, inadeguatezza dovuta alle caratteristiche dell’area – schiacciata tra il Tevere e Monte Mario – unite alla carenza del sistema trasporto pubblico (prevalentemente affidato a una linea tramviaria che parte dalla Metro di Piazzale Flaminio), e anche alla scelta scellerata dei vari prefetti che si sono succeduti, di incentivare gli spostamenti con le auto private consentendo la sosta addirittura in mezzo alla strada, in tutti i quartieri limitrofi allo stadio e densamente popolati come Prati, Flaminio, Ponte Milvio (per non parlare dei danni al Foro Italico, un gioiello architettonico che fa parte del nostro patrimonio collettivo che perde letteralmente “i pezzi” ad ogni partita)
  1. Le nostre critiche riguardano innanzitutto il metodo

Le considerazioni che oggi ci preme portare all’attenzione delle Commissioni, sono quelle collegate al nostro lavoro sulle regole, e quindi di metodo, lasciando ai comitati del territorio e a successive occasioni quelle di merito[ii], E rivolgiamo le nostre osservazioni e le nostre critiche non soltanto al Sindaco Marino, alla Giunta e all’Assessore Caudo, ma a tutte le istituzioni coinvolte nel processo decisionale: le Commissioni, i Consiglieri capitolini, i Presidenti e i Consiglieri dei Municipi. Ripartiamo dalle osservazioni che abbiamo già avanzato nei mesi scorsi:

  • È impensabile che due commi di una legge  che tratta di tutt’altro possano  permettere   la costruzione a tappe forzate di  un consistente pezzo della Capitale   per “compensare” i costi di uno stadio, che è comunque un’opera privata
  • Non si può ridurre l’indispensabile regia pubblica per una rilevante trasformazione urbana alla semplice decisione  di quali opere infrastrutturali siano necessarie per rendere vantaggiosa la realizzazione dello stadio
  • Non si può decidere  una trasformazione così gravida di conseguenze in tempi contingentati, senza aprire un dibattito con la città avviando percorsi di consultazione e di partecipazione con i cittadini.

2.1 La legge sugli stadi non è una legge, è ambigua e inadeguata

C’è un inquietante parallelismo nelle espressioni inserite nei commi sugli stadi dal Governo Letta ([iii]) e quelle sparse a piene mani nel “Decreto Sblocca Italia” del Presidente Renzi. In particolare sul carattere di “pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera” che giustifica tempi rapidissimi per l’espressione dei pareri e per l’istruttoria da parte degli enti preposti, con minaccia di avocazione delle decisioni ad altro soggetto superiore in caso di ritardi. Conosciamo tristemente questo sistema, avendolo visto applicare per la gestione commissariale della mobilità a Roma: in nome dell’”emergenza traffico” si è dato il via alla vicenda infinita della Metro C e al Piano Urbano Parcheggi,  e sappiamo bene quali conseguenze comportino “l’urgenza” e l’ ”indifferibilità” – che vuol dire quasi sempre libertà di deroga – a partire dal restringimento della democraticità dei processi e dei controlli. Ma sappiamo anche che la battaglia contro questo metodo è da combattere a livello nazionale, e richiede un deciso cambiamento di rotta della politica a tutti i livelli. Cambiamento a cui vorremmo dessero un contributo anche il Sindaco e il suo Assessore alla Trasformazione Urbana, dato che ricoprono incarichi di responsabilità nella Capitale d’Italia, che può essere di esempio per tante altre città (o diventare un rilevante “precedente”).

10 strada di collegamento ippodromo- via del mare

10 strada di collegamento ippodromo- via del mare

2.2 Non sempre portarsi a casa il migliore risultato è la scelta migliore (certe volte è meglio rinunciare)

Non sappiamo quale fosse il “margine di manovra” dell’amministrazione capitolina rispetto alle norme nazionali, ma ci sembra evidente che si sia orientata in una direzione diversa dalla critica delle modalità introdotte dai commi, accettandone lo spirito e decidendo di utilizzarle per ottenerne il maggiore vantaggio per l’interesse pubblico e per la città. L’Assessore Caudo ha più volte ribadito di essersi impegnato per far sì che un’opera privata potesse diventare un’opportunità pubblica, ottenendo nuove infrastrutture per un territorio che attualmente versa in condizioni di degrado e per un quadrante con enormi problemi di mobilità[iv] . E gli crediamo, quando dice che il suo obiettivo è quello di ottenere un “saldo positivo” per tutta la città e non soltanto per chi si reca allo stadio o all’annesso “Business center”[v]. Riteniamo però che il fine non giustifichi comunque i mezzi: non è sufficiente il “quanto” si riesce a realizzare per il miglioramento di un territorio e la condizione dei suoi abitanti, ma è importante anche il “come”: se le decisioni vengono prese in contrasto con il principio democratico del coinvolgimento della città nelle trasformazioni urbane rilevanti, torniamo alla solita “delega in bianco”. Ed è dimostrato che la partecipazione e il controllo dei cittadini sono  l’unico vero baluardo a difesa dell’interesse pubblico, se non altro perché i processi di cambiamento sono lunghi, passano di mano e troppo spesso deviano dalla direzione impressa dai loro iniziatori.

2.3 Esiste una moneta urbanistica “buona”?

Ma soprattutto non è accettabile che si continui a perpetuare il principio che per costruire infrastrutture necessarie a migliorare la qualità della vita dei cittadini si debba pagare il prezzo di ulteriori cubature. Non siamo aprioristicamente contrari al concetto di nuove centralità, anche perché è sempre più urgente alleggerire la pressione sulla città storica, che sta scoppiando, e valorizzare le risorse delle tante periferie, promuovendo una più razionale redistribuzione delle funzioni e dei poli di attrazione. Ma una scelta così densa di conseguenze non può essere presa con la tabella di marcia forzata data dai due commi sugli stadi, senza il tempo di approfondire adeguatamente gli impatti sul territorio, e senza – lo ripetiamo – il tempo per un confronto adeguato con tutte le realtà istituzionali, territoriali, sociali.

11 la stazione della Ferrovia Roma Ostia

11 la stazione della Ferrovia Roma Ostia

E riteniamo comunque indispensabile, a quasi un anno e mezzo dall’insediamento della Giunta, avviare un dibattito di più ampio respiro su come si possano accompagnare i necessari processi di trasformazione della città senza dover mettere sempre sul piatto della bilancia ulteriore cemento. Intendiamoci: ci possono essere dei casi in cui incrementare residenza o funzioni in posizioni strategiche – come i nodi di scambio – può essere una soluzione accettabile (sempre che vengano rispettati i criteri dell’interesse pubblico e della partecipazione). Ma in una situazione in cui, da un lato, l’Amministrazione pubblica non ha un centesimo per i servizi più elementari, dall’altro, la realtà urbana va sempre più degradandosi, con nuove emergenze che si sommano a piaghe pluridecennali (e errori madornali delle precedenti amministrazioni), richiedendo interventi urgenti di riqualificazione, dotazione di servizi, sistemazione del verde, messa in sicurezza del territorio, etc il rischio di spalancare le porte agli interventi privati – sebbene in cambio di opere pubbliche – deve essere valutato e inserito in un sistema di regole condiviso con la città.

  1. Quello che ci aspettiamo adesso, da tutti

Ma vogliamo allargare anche lo scenario in cui si colloca questa discussione, perché il dibattito sul futuro della città non può ridursi al nuovo Stadio a Tor di Valle. Troppi interessi ben poco “pubblici” stanno inquinando il confronto. E troppe questioni altrettanto vitali – o più – continuano a restare fuori dalla porta. E diffidiamo di chi interviene a intermittenza, secondo l’argomento,  e non in tutte le occasioni in cui sono in ballo gli stessi diritti e gli stessi criteri. Questa per noi è una chiamata alla responsabilità: tutti si impegnino per riportare nel perimetro del governo democratico del territorio la nuova centralità dello stadio Tor di Valle, ma anche  tutte le altre occorrenze che potranno profilarsi in futuro. Non sono per noi credibili quei soggetti, politici e istituzionali, che intervengono a vario titolo rivendicando un maggiore ruolo decisionale – seppure per un intervento importante come la nuova centralità dello stadio – e che non sentono il dovere di rivendicare lo stesso ruolo per interventi come quelli consentiti dal “Piano casa”, che permette trasformazioni consistenti in deroga a qualunque pianificazione pubblica, e senza alcuna possibilità di esprimersi da parte dell’Assemblea capitolina e dei Municipi.

Il plastico del nuovo stadio alla Casa della città dal 14 luglio scorso

Il plastico del nuovo stadio alla Casa della città dal 14 luglio scorso

E ci aspettiamo anche che tutti coloro che sono intervenuti nel dibattito criticando la rapidità imposta dai commi e la conseguente impossibilità di approfondimento preventivo delle problematiche, intervengano con forza, anche facendo leva sul ruolo istituzionale, per impedire che il Parlamento ratifichi quelle norme del Decreto “Sblocca Italia” che vanno nella stessa direzione: quella dell’urgenza come valore assoluto, in nome della quale si possono aggirare le regole, prendere decisioni non sufficientemente ponderate, passare “la palla” della gestione pubblica ai privati, ridurre a ben poco o nulla il confronto democratico con le istituzioni e  con i cittadini.

Dall’Assessore Caudo ci aspettiamo che metta in pratica quella trasparenza e quel confronto più volte ribadito nel programma del Sindaco Marino, mettendo a disposizione dei cittadini – non solo quelli che possono recarsi personalmente alla Casa della città alla Garbatella – tutti i materiali del progetto esistenti – lo studio di fattibilità consegnato a luglio, i documenti della conferenza dei servizi e le prescrizioni degli enti coinvolti (se non gli originali, almeno le informazioni contenute) – e man mano quelli che saranno prodotti nei livelli successivi, in una sezione dedicata del sito del Dipartimento all’Urbanistica, dove i cittadini possano trovare risposte precise a tutte le domande che sono state poste in questo periodo, e anche un indirizzo di posta elettronica  da utilizzare per inviare osservazioni e critiche. Infine ci aspettiamo, su un tema così importante per la città, che sia indetta un’assemblea pubblica straordinaria, sulla falsa riga delle Conferenze urbanistiche che sono state avviate proprio con l’intenzione di coinvolgere i cittadini e le realtà territoriali nelle trasformazioni urbane.

Su questo, prima ancora che sulle scelte specifiche rispetto al progetto del nuovo stadio, si basa e si rinnova la nostra fiducia nell’operato di questa amministrazione.

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8 Ingresso IppodromoTor di Valle

8 Ingresso IppodromoTor di Valle

[i] Il PRG prevede per l’area un’edificabilità per 112.000 mq – Il progetto 354.000 mq (differenza 242.000 mq)

Lo stadio – inteso come struttura per le partite – occupa 30.000 mq (con i servizi collegati 49.000 mq)

[ii] Anche perché per esprimerci sulle questioni specifiche (infrastrutture della mobilità, rischi idrogeologici, impatto ambientale, implicazioni economiche etc) abbiamo bisogno di conoscere sia la documentazione aggiornata, sia per quanto riguarda le analisi preliminari, sia per quanto riguarda i dati a supporto delle ipotesi poste alla base della dichiarazione della pubblica utilità approvata dalla Giunta.

[iii] Legge 27 dicembre 2013, n. 147 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/12/27/13G00191/sg

Articolo 1, commi 304-305 (Finanziamento e procedure per l’ammodernamento e la costruzione degli impianti sportivi)

  1. Al fine di consentire, per gli impianti di cui alla lettera c) del presente comma, il piu’ efficace utilizzo, in via non esclusiva, delle risorse del Fondo di cui al comma 3031, come integrate dal medesimo comma, nonche’ di favorire comunque l’ammodernamento o la costruzione di impianti sportivi, con particolare riguardo alla sicurezza degli impianti e degli spettatori, attraverso la semplificazione delle procedure amministrative e la previsione di modalita’ innovative di finanziamento: a) il soggetto che intende realizzare l’intervento presenta al comune interessato uno studio di fattibilita’, a valere quale progetto preliminare, redatto tenendo conto delle indicazioni di cui all’articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 207, e corredato di un piano economico-finanziario e dell’accordo con una o piu’ associazioni o societa’ sportive utilizzatrici in via prevalente. Lo studio di fattibilita’ non puo’ prevedere altri tipi di intervento, salvo quelli strettamente funzionali alla fruibilita’ dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e concorrenti alla valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici e comunque con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale. Il comune, previa conferenza di servizi preliminare convocata su istanza dell’interessato in ordine allo studio di fattibilita’, ove ne valuti positivamente la rispondenza, dichiara, entro il termine di novanta giorni dalla presentazione dello studio medesimo, il pubblico interesse della proposta, motivando l’eventuale mancato rispetto delle priorita’ di cui al comma 305 ed eventualmente indicando le condizioni necessarie per ottenere i successivi atti di assenso sul progetto;
  2. b) sulla base dell’approvazione di cui alla lettera a), il soggetto proponente presenta al comune il progetto definitivo. Il comune, previa conferenza di servizi decisoria, alla quale sono chiamati a partecipare tutti i soggetti ordinariamente titolari di competenze in ordine al progetto presentato e che può richiedere al proponente modifiche al progetto strettamente necessarie, delibera in via definitiva sul progetto; la procedura deve concludersi entro centoventi giorni dalla presentazione del progetto. Ove il progetto comporti atti di competenza regionale, la conferenza

di servizi e’ convocata dalla regione, che delibera entro centottanta giorni dalla presentazione del progetto. Il provvedimento finale sostituisce ogni autorizzazione o permesso comunque denominato necessario alla realizzazione dell’opera e determina la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera medesima;

  1. c) in caso di superamento dei termini di cui alle lettere a) e b), relativamente agli impianti omologati per un numero di posti pari o superiore a 500 al coperto o a 2.000 allo scoperto, il Presidente del Consiglio dei ministri, su istanza del soggetto proponente, assegna all’ente interessato trenta giorni per adottare i provvedimenti necessari; decorso inutilmente tale termine, il presidente della regione interessata nomina un commissario con il compito di adottare, entro il termine di sessanta giorni, sentito il comune interessato, i provvedimenti necessari. Relativamente agli impianti omologati per un numero di posti pari o superiore a 4.000 al

1 Comma 303. Il Fondo di garanzia di cui all’articolo 90, comma 12, della legge 27 dicembre 2002, n. 289*, e’ integrato con 10 milioni di euro per l’anno 2014, 15 milioni di euro per l’anno 2015 e 20 milioni di euro per l’anno 2016. L’Istituto per il credito sportivo amministra gli importi di cui sopra in gestione separata in base ai criteri approvati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro da lui delegato, sentiti il Ministro dell’interno e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previo parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e della Conferenza Stato-città ed autonomie locali, tenendo conto dell’esigenza di assicurare interventi per la sicurezza strutturale e funzionale degli impianti sportivi e la loro fruibilita’, nonche’ per il loro sviluppo e ammodernamento.

coperto e 20.000 allo scoperto, decorso infruttuosamente l’ulteriore termine di trenta giorni concesso all’ente territoriale, il Consiglio dei ministri, al quale e’ invitato a partecipare il presidente della regione interessata, previo parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, da esprimere entro trenta giorni dalla richiesta, adotta, entro il termine di sessanta giorni, i provvedimenti necessari;

  1. d) in caso di interventi da realizzare su aree di proprietà pubblica o su impianti pubblici esistenti, il progetto approvato e’ fatto oggetto di idonea procedura di evidenza pubblica, da concludersi comunque entro novanta giorni dalla sua approvazione. Alla gara e’ invitato anche il soggetto proponente, che assume la denominazione di promotore. Il bando specifica che il promotore, nell’ipotesi in cui non risulti aggiudicatario, può esercitare il diritto di prelazione entro quindici giorni dall’aggiudicazione definitiva e divenire aggiudicatario se dichiara di assumere la migliore offerta presentata. Si applicano, in quanto compatibili, le previsioni del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163i, in materia di finanza di progetto. Qualora l’aggiudicatario sia diverso dal soggetto di cui alla lettera a), primo periodo, il predetto aggiudicatario e’ tenuto a subentrare nell’accordo o negli accordi di cui alla medesima lettera e periodo;
    e) resta salvo il regime di maggiore semplificazione previsto dalla normativa vigente in relazione alla tipologia o dimensione dello specifico intervento promosso.
  2. Gli interventi di cui al comma 304, laddove possibile, sono realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree gia’ edificate.

[iv] Sulle scelte che riguardano poi quali infrastrutture, ci esprimeremo – e si esprimeranno i comitati interessati – quando entreremo in possesso dei dati più precisi, compreso studi trasportistici e di fattibilità

[v] Naturalmente studieremo i dati a supporto delle varie richieste/prescrizioni, che speriamo verranno resi pubblici al più presto