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Senatrice Taverna, son tutte uguali le mamme del mondo

Paola Taverna (Foto dal sito del Senato)

Paola Taverna (Foto dal sito del Senato)

Secondo ADN kronos la  vicepresidente pentastellata del Senato Paola Taverna ha così commentato  la pronuncia   del Tribunale civile di Roma che ha respinto il ricorso della madre, condannandola a pagare anche le spese legali ad Ater e Roma Capitale: “l’accanimento contro una donna di 82 anni fa schifo… risponderò a tempo debito” (1). L’accanimento a cui si riferisce la  Taverna è l’esito di una vicenda che riguarda il procedimento di decadenza dall’assegnazione dell’alloggio popolare al Quarticciolo, periferia Est della Capitale,  partito a fine 2014, dopo accertamenti condotti dall’Ater di Roma, ente a cui appartiene la casa, che aveva stabilito che la signora non ne aveva più diritto.

Già nell’ ottobre scorso, quando la notizia era trapelata, la Taverna era stata netta: “credo che mia madre a 80 anni abbia tutto il diritto di desiderare di morire nella stessa casa nella quale è vissuta(2).

Ma al di là della comprensione umana verso un’anziana signora che dovrà lasciare la sua casa, trattandosi della mamma di una senatrice M5S, non si può non fare una riflessione sul senso delle regole dell’esponente di un MoVimento che ha fatto dell’equità e dell’abolizione dei privilegi la sua principale battaglia. E se un comune cittadino può permettersi, nella migliore tradizione all’italiana, di invocare le regole uguali per tutti quando a non rispettarle sono gli altri, e di concedersi  l’eccezione  quando è lui stesso che deve adeguarvisi, per un politico, soprattutto  pentastellato, la coerenza, almeno formale, è d’obbligo. E  le rivendicazioni della vicepresidente del Senato non sono nemmeno “dal sen fuggite”,  ma sono state strombazzate e ribadite.  All’insegna dell’individualismo, quello di chi cerca “soluzioni personali, biografiche a contraddizioni sistemiche(3), cioè l’esatto opposto di quello che dovrebbe fare un rappresentante del popolo. La Taverna  infatti non ha invocato, per  esempio,  una modifica delle norme  che regolano l’assegnazione delle case popolari affinchè le persone anziane, anche se decadono i requisiti, possano restare nelle abitazioni di una vita, magari con aumenti proporzionali del canone. Una soluzione forse discutibile, ma senz’altro più rispettosa dei destini  anche di altri appartenenti alla collettività nella stessa situazione. Invece la Taverna ha rivendicato quel diritto solo per la propria mamma,  come un’esponente politica di ben altri partiti, da sempre criticati anche per il “due pesi due misure” sulle vicende personali.

Meno male che la  Sindaca di Roma e compagna di MoVimento Virginia Raggi  ha dichiarato fin dall’ottobre scorso che non avrebbe fatto favoritismi:  «Sicuramente gli uffici faranno tutte le indagini e si seguirà la legge esattamente come per tutte le altre persone(2) .

Vedremo, adesso che il tribunale si è pronunciato, se farà tutti i passi prescritti. Anche questa sarà una cartina di tornasole della coerenza pentastellata.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

 

(1)ADNKronos 10 gennaio 2018 Respinto ricorso: “Madre Taverna lasci casa popolare”

(2) Il Messaggero 10 Ottobre 2018 Taverna, casa popolare alla madre: va restituita. Raggi: nessun favoritismo  di Simone Canettieri

(3) frase del sociologo Ulrich Beck, ripresa nel libro Modernità liquida del collega e filosofo Zygmunt Bauman

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