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Dichiarazioni del vicepremier: una questione di rispetto delle regole (costituzionali)

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L’Associazione Carteinregola si schiera a difesa della Legge uguale per tutti e dell’autonomia della magistratura che sono alla base della Costituzione Italiana, presidio e garanzia della nostra democrazia, messe in discussione dalle inquietanti dichiarazioni del vicepremier e Ministro dell’Interno, nonché leader della Lega, Matteo Salvini. Il 7 settembre il Ministro ha ricevuto l’avviso di garanzia inviatogli dai magistrati palermitani per l’illecito trattenimento a bordo della nave Diciotti dei migranti soccorsi dalla Guardia Costiera il 16 agosto scorso, con cui gli è stato contestato il reato di sequestro di persona aggravato. E ha voluto aprirlo in diretta Facebook dal suo ufficio al Viminale, invocando una sorta di immunità preventiva in nome del suo status di “eletto dal popolo” e ventilando, come una lunga serie di politici prima di lui, strumentalizzazioni ideologiche da parte dei magistrati (*).

(…) Penso che la stragrande maggioranza per bene degli italiani abbia qualche perplessità. Perché qui c’è la certificazione che un organo dello stato indaga un altro organo dello stato. Con la piccolissima differenza che questo organo dello stato – pieno di difetti, per carità, e di limiti  –  è stato eletto da voi. Cioè a questo Ministro voi avete chiesto di controllare i confini, i porti, di limitare gli sbarchi, limitare le partenze, di espellere i clandestini…quindi me l’avete chiesto e vi ritengo miei amici, miei sostenitori e miei complici. Altri non sono eletti da nessuno e non rispondono a nessuno.

Matteo Salvini, Ministro  dell’Interno e Vice Presidente del Consiglio,   diretta Facebook, 7 settembre 2018

Abbiamo scelto il nome  Carteinregola per il nostro laboratorio/associazione, perchè la nostra esperienza di cittadini attivi ci ha insegnato che le regole uguali per tutti  sono la prima garanzia del rispetto dell’interesse pubblico e della tutela dei più deboli.

Anche se, come abbiamo scritto nel 2012 nel nostro Manifesto

Parlare di Regole è facile e difficile. Facile perché tutti si appellano alle Regole, anche se poi pochi  le prendono sul serio. Difficile perché le Regole non sono buone di per sé. Erano regole anche quelle che prevedevano la schiavitù e  quelle che discriminavano gli ebrei. Sono Regole quelle che stabilisce la  nostra Costituzione”.

Ecco, la nostra Costituzione.  Costruita parola per parola da uomini e  donne che avevano lottato per sconfiggere il nazifascismo e regalare al nostro Paese la Democrazia. La Costituzione Italiana,  che del Fascismo è l’anticorpo naturale.

La Costituzione che afferma che

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (Art.3).

E per garantire che nessuno possa mai più porsi al di sopra della Legge, i nostri padri costituenti hanno stabilito  che i tre poteri più importanti dello Stato (esecutivo, legislativo e giudiziario) siano dati ad organismi diversi e  autonomi, e che

I giudici sono soggetti soltanto alla legge. (Art.101)

E’ quindi agli antipodi  della democrazia affermare  che  qualcuno sia “più uguale degli altri”, che possa  mettersi al di sopra delle legge e di quelli che hanno il compito di appurare se è stata violata, come la magistratura.

Attaccare dei magistrati che stanno facendo solo il proprio dovere senza guardare in faccia nessuno, vuol dire attaccare anche la libertà di tutti i cittadini, assegnando  così ai politici – quelli “che hanno  ottenuto dei voti”  –  il diritto di  violare la legge a proprio  piacimento senza essere  indagati come tutti gli altri.

Ma senza uguaglianza di fronte alla legge e senza autonomia della magistratura esiste solo la legge del più forte. Che cancella la democrazia e spalanca le porte a derive autoritarie e fasciste.

Carteinregola

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

Scarica la Costituzione Italiana Costituzione italiana (dal Senato)

(*) da Il sole24ore 7 settembre 2018

Salvini, l’avviso di garanzia arriva in diretta Facebook: «Sono indagato»

I magistrati palermitani hanno modificato le contestazioni ipotizzate inizialmente dalla Procura di Agrigento nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini contestandogli il reato di sequestro di persona aggravato. Il capo di Gabinetto Piantedosi non risulta indagato. Il leader della Lega ha aperto in diretta Facebook la busta con l’avviso di garanzia. Dialogando idealmente con i suoli elettori: «Non mi ritengo, nè un sequestratore nè un eversore. E magari mi assolvono. Per me è un’esperienza nuova e ci tengo a condividerla con voi». E quindi ha letto il contenuto dell’avviso per indagini preliminari in corso.

Le contestazioni modificate
Al fascicolo trasmesso al Tribunale dei ministri è allegata una relazione firmata dal capo dei pm di palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Marzia Sabella. I magistrati palermitani hanno modificato le contestazioni ipotizzate dalla Procura di Agrigento che, per prima, aveva aperto l’indagine sull’illecito trattenimento a bordo della Diciotti dei migranti soccorsi dalla Guardia Costiera il 16 agosto scorso. I pm della città dei templi avevano infatti contestato a Salvini e al capo di Gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi, i reati di sequestro di persona, sequestro di persona a scopo di coazione, arresto illegale, abuso d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. L’ufficio inquirente del capoluogo, sulla base di valutazioni giuridiche e degli elementi di indagine trasmessi loro dai colleghi di Agrigento, ha invece contestato a Salvini il reato di sequestro di persona aggravato. Piantedosi non risulta indagato. Il tribunale dei ministri ha ora 90 giorni per svolgere le indagini «sollecitate» dalla Procura e per fare gli eventuali approfondimenti istruttori che riterrà necessari. Al termine dei tre mesi i giudici, che potranno modificare i reati ipotizzati dai pm e disporre anche nuove iscrizioni nel registro degli indagati, potranno archiviare il fascicolo oppure rimandare gli atti in Procura perché chieda al Senato l’autorizzazione a procedere a carico del ministro.

«Io sono stato eletto, i giudici no»
Salvini, nella sua diretta Facebook, ha fatto riferimento alle “correnti” della magistratura, «correnti di destra, di sinistra in un ruolo come quello della magistratura – ha detto – non hanno senso, perché la magistratura emette sentenze, decide della colpevolezza e dell’innocenza. Non ce l’ho con nessuno, sono sereno nel mio ufficio – ha aggiunto – e non mi ritengo né un sequestratore né un eversore. Apprezzo il lavoro dei tantissimi giudici che fanno obiettivamente, onestamente ed efficacemente il proprio lavoro di lotta alla corruzione, alla mafia, agli sprechi: giù il cappello. Capisco un po’ meno quei pochissimi giudici che si proclamano di sinistra, così come li capirei poco se si proclamassero di destra, e in base a questa loro cultura politica e partitica emettono sentenze. Chi decide della vita altrui, della colpevolezza e dell’innocenza e si proclama di destra o di sinistra, secondo me perde di libertà e autorevolezza». Dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia dalla procura di Palermo, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, intende avvalersi della difesa dell’Avvocatura dello Stato.

Bonafede: «Non ci faccia tornare alla seconda Repubblica»
La presa di posizione del vicepremier non ha mancato di suscitare reazioni istituzionali, tra le quali quella del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, espressione del Movimento 5 Stelle: «Il ministro può ritenere che un magistrato sbagli ma rievocare toghe di destra e di sinistra è fuori dal tempo. Non credo che Salvini abbia nostalgia di quando la Lega governava con Berlusconi. Chi sta scrivendo il cambiamento non può pensare di far ritornare l’Italia nella seconda Repubblica.

L’Anm: «Reagiremo a ogni attacco»
Dura la reazione dell’Associazione nazionale magistrati tramite una nota ufficiale: «L’autonomia della magistratura e l’imparzialità di ogni singolo magistrato sono un patrimonio indefettibile della nostra democrazia e dello Stato di diritto, principi sui quali non possono e non devono esserci flessioni o arretramenti, ed in questo senso ci impegneremo e reagiremo ad ogni attacco, perché i primi a pagarne un prezzo altissimo sarebbero i cittadini. Auspichiamo che tutti, soprattutto coloro che svolgono incarichi istituzionali, abbiano la stessa sensibilità e rispettino il lavoro della magistratura, senza tentare di delegittimarla»**.

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**Questo il comunicato dell’ANM sulle dichiarazioni del vicepremier e ministro dell’interno Matteo Salvini :
“Le dichiarazioni di oggi del Ministro dell’Interno, intervenute dopo la notifica degli atti da parte della Procura di Palermo in merito alla vicenda della nave Diciotti, rappresentano un chiaro stravolgimento dei principi costituzionali, che assegnano alla magistratura il compito e il dovere di svolgere indagini ed accertamenti nei confronti di tutti, anche nei confronti di chi è titolare di cariche elettive o istituzionali. È completamente errato, al di là di ogni valutazione di merito che non spetta all’ANM, sostenere che i magistrati non possono svolgere indagini nei confronti di chi è stato eletto. Così come appare fuori luogo sostenere che taluni magistrati svolgono le proprie indagini anche sulla base di orientamenti politici. In questa vicenda, come in ogni altra, la magistratura tutta agisce sulla base delle prerogative conferite dalla Costituzione e dalle leggi, prerogative che tutti, anche i membri del Governo, devono tutelare e rispettare. L’autonomia della magistratura e l’imparzialità di ogni singolo magistrato sono un patrimonio indefettibile della nostra democrazia e dello Stato di diritto, principi sui quali non possono e non devono esserci flessioni o arretramenti, ed in questo senso ci impegneremo e reagiremo ad ogni attacco, perché i primi a pagarne un prezzo altissimo sarebbero i cittadini. Auspichiamo che tutti, soprattutto coloro che svolgono incarichi istituzionali, abbiano la stessa sensibilità e rispettino il lavoro della magistratura, senza tentare di delegittimarla.

Roma, 7 settembre 2018
La Giunta Esecutiva Centrale”

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