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Dove metto i libri? Una proposta

lettera di  Giorgio Panizzi  pubblicata dal Corriere della Sera/Roma, sabato 23 maggio 2020

Dove li metto i libri. È un interrogativo che molti di noi si pongono o dovranno porsi oppure dovranno lasciare a risolverlo eredi o successori per liberare pareti da scaffali e librerie dense, piene zeppe di volumi ordinati e curati che solo chi li ha disposti ne riconosce il valore della loro accumulazione e collocazione nel tempo e nella disposizione.
Le biblioteche pubbliche non accettano più questi libri. Sono troppi, non c’è spazio, interrompono il catalogo, alterano l'<offerta> della biblioteca.
Eppure queste librerie private sono il sostrato di una cultura delle città che si è manifestata almeno fino alla fine del secolo scorso e che oggi langue sorpassata da una frequentazione dei luoghi siglata da comunicazioni di valore immediato ma scarsamente tramandabili.
È il libro il primo rapporto stabile con la cultura delle città. Esso sostiene le argomentazioni, diviene il sostegno dell’insegnamento, diviene il riferimento alla tradizione orale del sapere.
Allora in ogni Municipio, in ogni quartiere – ma anche in ogni comune – si potrebbe organizzare la costituzione di “Fondi Librari” intitolati al donatore, da inventariare, collocare e gestire a cura delle biblioteche pubbliche e dei bibliotecari, opportunamente formati, in ambienti pubblici quali – oltre alle biblioteche comunali stesse – biblioteche scolastiche, centri anziani, parrocchie (perché no?), etc.
Potrebbe essere un servizio ambito proprio perché nessuno vuol disperdere con i propri libri la propria memoria.
Opportune campagne per la raccolta di questi ‘fondi’ con la segnalazione del donatore e il riconoscimento dei ‘fondi’ stessi in biblioteche individuate potrebbero sollevare da un lato gli aspetti finanziari ma dall’altro potrebbero anche garantire la sopravvivenza di opere altrimenti difficilmente reperibili.
Peraltro la città si avvarrebbe di una storia propria, di propri cittadini e questi ultimi troverebbero, in attesa di un futuro, un rapporto e il riconoscimento di un contributo alla cultura della città, attraverso i libri accumulati per anni, fondato anche sulle loro esperienze e propensioni intellettuali.
Grato per l’attenzione. Giorgio Panizzi

di Giorgio Panizzi

 

 

 

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