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Il libro: Walter Tocci – Roma come se – alla ricerca del futuro per la capitale

Walter Tocci Roma come se Alla ricerca del futuro per la capitale Donzelli Saggi. Storia e scienze sociali 2020, pp. VI-276 € 25,00

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La presentazione e il sommario dal blog di Walter Tocci  (in calce un brano del libro che chiarisce il significato del titolo e il video della presentazione al Senato il 17 dicembre 2020)

Ho cercato di analizzare le cause storiche della crisi di Roma e di immaginare le possibili soluzioni. Di conseguenza il libro si occupa per lo più del passato e del futuro, e vorrebbe liberarsi dalla dittatura del presente che domina l’attuale rappresentazione della capitale. La ricerca si sviluppa intorno ai nodi fondamentali della questione romana, sia in chiave interpretativa sia nella dimensione propositiva. 
Il testo si può leggere anche per parti distinte, e ciascuno può scegliere i capitoli che meglio rispondono ai suoi interessi. L’introduzione analizza i fraintendimenti del discorso pubblico e propone una lettura sincera del ciclo dei 150 anni della capitale. Nella prima parte si approfondisce l’inquieto rapporto della città eterna con la modernità, con particolare riferimento alle avanguardie culturali, alle narrazioni popolari e alle mutazioni della lingua. La seconda parte, invece, è tutta dedicata alle nuove ambizioni per il secolo che viene, e contiene dettagliate proposte sulla Città Mondo, la Città Regione, la valorizzazione dell’intelligenza sociale e le nuove forme di governo. 
Per chi volesse saperne di più aggiungo di seguito una breve presentazione e il sommario del libro
PRESENTAZIONE
Si è aperta una nuova questione romana. Molto diversa ma altrettanto dirimente di quella ottocentesca. Allora l’esito fu la formazione della capitale dello Stato unitario. La caratura internazionale della città venne capitalizzata nel nation building italiano. Oggi la nuova questione romana si muove in direzione opposta, come inveramento della vocazione cosmopolita nell’epoca della globalizzazione, dopo l’evidente affievolimento della funzione e del senso della capitale italiana. Una sincera celebrazione dei 150 anni di Roma Capitale, infatti, dovrebbe corroborare la consapevolezza che si è chiuso un ciclo storico. Nel nuovo secolo non sono più proponibili le tre rendite di cui è vissuta la società romana: la centralità statale, il consumo di suolo, la retorica del passato. Nel contempo, la celebrazione dell’anniversario potrebbe suscitare domande suggestive: di quale economia vivrà la città? Quale forma urbana si darà? Come saprà rielaborare nel mondo contemporaneo l’eredità storica? 
Di questo passaggio d’epoca non sono ancora emerse le formidabili opportunità. Se ne vedono solo gli effetti destrutturanti nel collasso dell’amministrazione, dei servizi e dello spazio pubblico. L’asprezza dei problemi concentra il discorso pubblico sulle emergenze quotidiane. Invece il libro scommette sull’utilità di affrontare i problemi della lunga durata, sia del passato sia dell’avvenire. In primo luogo l’inquieto rapporto con il moderno, da cui derivano molte inefficienze, ma anche le migliori produzioni culturali. E poi la ricognizione delle risorse che possono alimentare il senso di una nuova capitale: le avanguardie culturali, l’umanità popolare, il riconoscimento come relazione tra i cittadini, la città e il mondo. 
Da tutto ciò scaturisce la necessità di ribaltare concettualmente prima che operativamente le politiche pubbliche seguite nei decenni passati. Dopo la fase nazionale saranno decisive le nuove dimensioni della Città Mondo e della Città Regione. La cura dell’intelligenza sociale e la riforma istituzionale della capitale possono alimentare una nuova stagione di prosperità civile, culturale ed economica. 

Nella seconda parte del libro questi argomenti sono sviluppati con molte proposte che tentano di connettere la concretezza del governo con il sogno ad occhi aperti. Si immagina come se Roma potesse porsi grandi ambizioni per il nuovo secolo. Anche se l’esito non è certo, la visione dell’avvenire serve a tracciare un cammino possibile. E consente di decidere i passi da compiere oggi. 

SOMMARIO

Introduzione. Il discorso pubblico su Roma

1. Lo stereotipo

2. Il disprezzo

3. L’esortazione

4. La fine della capitale rentier

5. Dell’inconsapevolezza

6. Tempo guadagnato

7. Sentieri interrotti

Parte prima. La funzione e il senso della capitale

i. L’inquieta modernità

1. Città storica, senza storicità

2. Città mentale, senza razionalità

3. Città statale, senza statualità

4. Città postmoderna, senza modernità

ii. Le avanguardie culturali

1. Innovazione e conflitto

2. Antagonismo giovanile

3. Altrove spaziale e altrove temporale

4. Il travaglio religioso

iii. Si fa presto a dire popolo

1. Il popolo democristiano

2. Il popolo comunista

3. Il bipolarismo della periferia

4. La mutazione antropologica delle borgate

5. Alto e basso senza popolo

iv. Il riconoscimento di Roma

1. L’italiano de Roma

2. Il neoromanesco

3. La capitale in sé e per sé.

Parte seconda. Le proposte

v. La Città Mondo

1. La capitale del Mediterraneo

2. Scuole aperte per i cittadini del mondo

3. Il partito immaginario della città multiculturale

4. Roma città aperta

5. L’accoglienza non è un’emergenza, è il nuovo welfare urbano

6. Il turismo di Roma per Roma

7. L’Accademia internazionale di Roma

vi. La Città Regione

1. La Corona di Roma

2. La rinascita della campagna romana

3. La cura del ferro

4. La regolazione della rendita

5. Dopo il fraintendimento del policentrismo

6. Le piazze del Gra

vii. L’intelligenza sociale

1. Accessibilità, non solo mobilità

2. Ciclo, non solo riciclo, per energia e rifiuti

3. La relazione orizzontale nell’abitare

4. La rigenerazione come apprendimento sociale

5. La sfida alla salute disuguale

6. Il lessico delle donne

viiI. Il governo

1. Non è un problema di soldi

2. Oltre la retorica dei poteri speciali

3. L’abolizione del comune di Roma

4. Le politiche per la capitale della Repubblica

5. L’Amministrazione servente, non asservita

6. Che cosa è pubblico nel servizio pubblico?

7. La regolazione economica e sociale

8. La prossimità del governo

Un brano del libro che chiarisce il significato del titolo

Sul significato del “come se”

Alcuni amici mi hanno chiesto di chiarire il significato del titolo, forse un po’ ermetico, del libro. Chi avrà l’occasione di leggerlo troverà la spiegazione in tutto il testo, in particolare nell’Introcuzione e nella premessa della seconda parte. Comunque, pubblico quest’ultima nel blog per gentile concessione dell’editore; è il brano (pp. 117-9) che apre l’esposizione delle proposte. Buona lettura.

Proviamo a immaginare come sarà Roma a metà del secolo. 
Può sembrare troppo lontana la meta di paragone con l’oggi. Ma per la città eterna alcuni decenni sono ben poca cosa. D’altronde i suoi difetti più gravi vengono da lontano e non ci si può illudere di superarli in un breve lasso di tempo. 
Può sembrare un inutile volo pindarico che elude le soluzioni semplici e immediate. Tuttavia, proprio l’esperienza recente dovrebbe aver chiarito che non si realizzano né le grandi né le piccole cose senza una visione di lungo periodo. Che non vuol dire rinviare le soluzioni a un domani imprecisato, ma significa definire una meta per poter iniziare il cammino. I buoni progetti per il futuro, anche quando non sono fattibili, forniscono un quadro di coerenza per le scelte di oggi. 
Può sembrare un menare il can per l’aia invece di applicare le soluzioni già previste da tanto tempo. Quando però si attraversano passaggi storici, come l’esaurimento della città coloniale, sono proprio le politiche del passato che impediscono di uscire dalla crisi. 
Può sembrare un intento volontaristico che non corrisponde ai processi reali, ma con la crisi mondiale del Covid irrompe l’esigenza di cambiare il modo di vivere in comune, come accade solo dopo le guerre e le dittature. 
Può sembrare vano l’esercizio progettuale se si ritiene che in realtà contino solo le persone chiamate a governare. Però sono sotto gli occhi di tutti i ripetuti fallimenti dell’ideologia della personalizzazione. Prima che i leader realizzino i progetti, sono le idee condivise socialmente a creare nuove leadership. Solo quando crescono le ambizioni collettive si afferma una nuova classe dirigente. 
Allora immaginiamo come se a Roma si fosse già affermata una classe dirigente capace e autorevole e discutiamo delle politiche per la rinascita della città1. Le pagine seguenti sono un esercizio di immaginazione del come se annunciato nel titolo del libro. Dovremmo, quindi, prendere confidenza con la molteplicità dei significati di questa espressione. Ce ne vengono esempi dai più diversi contesti storici e culturali. 
Abbiamo già incontrato il come se di Leon Battista Alberti che è una postura del progetto di città. Ancora una volta, però, è il cinema a proporci un’immagine folgorante del come se con il Jeeg Robot che in virtù dei suoi superpoteri si innalza dalle sofferenze di Tor Bella Monaca e vola sopra la città eterna. Non sappiamo se il regista si è ispirato alla nietzchiana volontà di illusione che svelle le certezze della volontà di potenza, seminando il dubbio del come se. D’altronde, non è necessario dimostrarne la certezza, poiché il come se è solo una kantiana idea regolativa che a prescindere dalla sua verità orienta la nostra ragione pratica, come accade con l’idea dell’esistenza di Dio2. A me è molto caro il significato teologico incastonato nella Lettera ai Corinzi – «quelli che piangono come se non piangessero» – che capovolge il senso comune anticipando la rivelazione del nuovo Regno. 
Più semplicemente l’esercizio del come se è solo un atto d’amore per Roma, che libera lo stupore dalla gabbia della giustificazione logica. In analogia con le parole rivolte da un cantautore romano alla persona amata: «potrei sorprenderti, potremmo fare come se / come se avessi tutto il tempo per decidere»3

Riguardo alle politiche, già nell’Introduzione si è indicata la transizione necessaria. Alla coppia nazione-città, protagonista della fase coloniale, subentra la coppia mondo-regione. Il doppio ampliamento della scala del riconoscimento definisce il campo di gioco della capitale nel secolo che viene. L’esito non è scontato. Nelle nuove dimensioni si possono accumulare ulteriori arretratezze, e le avvisaglie non mancano, come vedremo. Oppure si possono attivare nuovi itinerari di crescita civile e di qualità ambientale, come si cercherà di prefigurare di seguito. 
Il capitolo iniziale, infatti, è dedicato alla Città Mondo, come ipotesi di rielaborazione del carattere internazionale di Roma. Che comporta una doppia sfida nelle opposte direzioni del mondo che viene e che va: da come saprà accogliere i migranti dipenderà la prosperità sociale dei prossimi decenni; nel contempo le sue produzioni culturali ed economiche dovranno assumere la dimensione globale come misura di qualità. 
Nel capitolo successivo le proposte si misurano con l’enorme salto di scala della Città Regione. La chiamiamo ancora Roma, anche se ormai la sua espansione ha reso incomprensibile sia il livello metropolitano sia quello urbano. C’è un doppio riconoscimento da elaborare nella campagna e nella città: la prima non più come materia prima dell’edificazione ma come risorsa vitale dell’organismo metropolitano; la seconda come spazio pubblico che genera e alimenta le relazioni tra i luoghi e le persone. 
Le forme di elaborazione del riconoscimento sono esaminate nel settimo capitolo, «L’intelligenza sociale», e nell’ottavo relativo alle istituzioni per il governo della capitale. Si parte dall’ipotesi che le risorse della civitas siano più ricche dell’attuale assetto dell’urbs. Mettere a frutto questa eccedenza è la condizione essenziale per la rinascita della città. E tutto ciò, però, ha bisogno di una riforma che non solo innalzi l’efficacia di governo ma promuova il più essenziale dei riconoscimenti, quello tra i cittadini e le istituzioni. 

1 Non a caso negli ultimi tempi crescono gli studi prospettici, tra i quali il più completo: D. De Masi, Roma 2030. Il destino della capitale nel prossimo futuro, Einaudi, Torino 2019. 

2 Mi riferisco qui alle interpretazioni proposte all’inizio del Novecento di H. Vaihinger, La filosofia del come se, Ubaldini, Roma 1967 delle filosofie di Nietzsche (Al di là del bene e del male) e del Kant dei Prolegomeni ad ogni futura metafisica: «Noi siamo costretti a guardare il mondo come se fosse l’opera di un supremo intelletto e volere..: come un orologio.. sta all’orologiaio.. così il mondo sensibile.. sta allo Sconosciuto, che dunque così io certo non conosco in ciò che esso è in sé, ma pur conosco in ciò che esso è per me, cioè riguardo al mondo di cui sono parte»; Laterza, Roma-Bari 1996, p. 239. 

3 Nella canzone di Daniele Silvestri, Come se, traccia 13 dell’album Acrobati, 2016.

Scheda libro dal sito donzelli.it

Si è aperta una nuova questione romana. Molto diversa ma altrettanto dirimente di quella ottocentesca. Allora l’esito fu la formazione della capitale dello Stato unitario. La caratura internazionale della città venne capitalizzata nel nation building italiano. Oggi la nuova questione romana si muove in direzione opposta, come inveramento della vocazione cosmopolita nell’epoca della globalizzazione. Una sincera celebrazione dei 150 anni di Roma Capitale, infatti, dovrebbe corroborare la consapevolezza che si è chiuso un ciclo storico. Non sono più riproponibili le tre rendite di cui è vissuta la società romana: il centralismo statale, il consumo di suolo, la retorica del passato. E allora: di quale economia vivrà la città? Quale forma urbana si darà? Come saprà rielaborare l’eredità storica? Di questo passaggio d’epoca non sono ancora emerse le formidabili opportunità. Se ne vedono solo gli effetti destrutturanti nel collasso dell’amministrazione, dei servizi e dello spazio pubblico. L’asprezza dei problemi concentra il discorso pubblico sulle emergenze quotidiane. Invece il libro di Walter Tocci scommette sull’utilità di affrontare i problemi della lunga durata, sia del passato sia dell’avvenire. È necessario ribaltare concettualmente prima che operativamente le politiche pubbliche seguite finora e ripensarle secondo le nuove dimensioni della Città Mondo e della Città Regione, alimentando una nuova stagione di prosperità civile, culturale ed economica. È in questa direzione che vanno le proposte sviluppate nel libro, tentando di connettere la concretezza del governo con il sogno a occhi aperti. La postura che qui si assume è audace, ma imprescindibile: come se Roma potesse porsi grandi ambizioni per il nuovo secolo. Anche se l’esito non è certo, la visione del futuro serve a tracciare un cammino possibile. E consente di decidere i passi da compiere oggi. Autore

Walter Tocci

Walter Tocci è stato vicesindaco di Roma e assessore alla Mobilità. Ha accompagnato il lungo impegno politico e parlamentare con una densa produzione culturale che riguarda le politiche urbane, i temi politico-istituzionali e la cultura scientifica. Per Donzelli editore ha pubblicato: Avanti c’è posto. Storie e progetti del trasporto pubblico a Roma (con Italo Insolera e Domitilla Morandi, 2008), La scuola, le api e le formiche (2015), Sulle orme del gambero. Ragioni e passioni della sinistra (2016).

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  • Paragrafo

La presentazione e il sommario dal blog di Walter Tocci  (in calce un brano del libro che chiarisce il significato del titolo)

La presentazione

Ho cercato di analizzare le cause storiche della crisi di Roma e di immaginare le possibili soluzioni. Di conseguenza il libro si occupa per lo più del passato e del futuro, e vorrebbe liberarsi dalla dittatura del presente che domina l’attuale rappresentazione della capitale. La ricerca si sviluppa intorno ai nodi fondamentali della questione romana, sia in chiave interpretativa sia nella dimensione propositiva. 
Il testo si può leggere anche per parti distinte, e ciascuno può scegliere i capitoli che meglio rispondono ai suoi interessi. L’introduzione analizza i fraintendimenti del discorso pubblico e propone una lettura sincera del ciclo dei 150 anni della capitale. Nella prima parte si approfondisce l’inquieto rapporto della città eterna con la modernità, con particolare riferimento alle avanguardie culturali, alle narrazioni popolari e alle mutazioni della lingua. La seconda parte, invece, è tutta dedicata alle nuove ambizioni per il secolo che viene, e contiene dettagliate proposte sulla Città Mondo, la Città Regione, la valorizzazione dell’intelligenza sociale e le nuove forme di governo. 
Per chi volesse saperne di più aggiungo di seguito una breve presentazione e il sommario del libro
PRESENTAZIONE
Si è aperta una nuova questione romana. Molto diversa ma altrettanto dirimente di quella ottocentesca. Allora l’esito fu la formazione della capitale dello Stato unitario. La caratura internazionale della città venne capitalizzata nel nation building italiano. Oggi la nuova questione romana si muove in direzione opposta, come inveramento della vocazione cosmopolita nell’epoca della globalizzazione, dopo l’evidente affievolimento della funzione e del senso della capitale italiana. Una sincera celebrazione dei 150 anni di Roma Capitale, infatti, dovrebbe corroborare la consapevolezza che si è chiuso un ciclo storico. Nel nuovo secolo non sono più proponibili le tre rendite di cui è vissuta la società romana: la centralità statale, il consumo di suolo, la retorica del passato. Nel contempo, la celebrazione dell’anniversario potrebbe suscitare domande suggestive: di quale economia vivrà la città? Quale forma urbana si darà? Come saprà rielaborare nel mondo contemporaneo l’eredità storica? 
Di questo passaggio d’epoca non sono ancora emerse le formidabili opportunità. Se ne vedono solo gli effetti destrutturanti nel collasso dell’amministrazione, dei servizi e dello spazio pubblico. L’asprezza dei problemi concentra il discorso pubblico sulle emergenze quotidiane. Invece il libro scommette sull’utilità di affrontare i problemi della lunga durata, sia del passato sia dell’avvenire. In primo luogo l’inquieto rapporto con il moderno, da cui derivano molte inefficienze, ma anche le migliori produzioni culturali. E poi la ricognizione delle risorse che possono alimentare il senso di una nuova capitale: le avanguardie culturali, l’umanità popolare, il riconoscimento come relazione tra i cittadini, la città e il mondo. 
Da tutto ciò scaturisce la necessità di ribaltare concettualmente prima che operativamente le politiche pubbliche seguite nei decenni passati. Dopo la fase nazionale saranno decisive le nuove dimensioni della Città Mondo e della Città Regione. La cura dell’intelligenza sociale e la riforma istituzionale della capitale possono alimentare una nuova stagione di prosperità civile, culturale ed economica. 

Nella seconda parte del libro questi argomenti sono sviluppati con molte proposte che tentano di connettere la concretezza del governo con il sogno ad occhi aperti. Si immagina come se Roma potesse porsi grandi ambizioni per il nuovo secolo. Anche se l’esito non è certo, la visione dell’avvenire serve a tracciare un cammino possibile. E consente di decidere i passi da compiere oggi. 

SOMMARIO

Introduzione. Il discorso pubblico su Roma

1. Lo stereotipo

2. Il disprezzo

3. L’esortazione

4. La fine della capitale rentier

5. Dell’inconsapevolezza

6. Tempo guadagnato

7. Sentieri interrotti

Parte prima. La funzione e il senso della capitale

i. L’inquieta modernità

1. Città storica, senza storicità

2. Città mentale, senza razionalità

3. Città statale, senza statualità

4. Città postmoderna, senza modernità

ii. Le avanguardie culturali

1. Innovazione e conflitto

2. Antagonismo giovanile

3. Altrove spaziale e altrove temporale

4. Il travaglio religioso

iii. Si fa presto a dire popolo

1. Il popolo democristiano

2. Il popolo comunista

3. Il bipolarismo della periferia

4. La mutazione antropologica delle borgate

5. Alto e basso senza popolo

iv. Il riconoscimento di Roma

1. L’italiano de Roma

2. Il neoromanesco

3. La capitale in sé e per sé.

Parte seconda. Le proposte

v. La Città Mondo

1. La capitale del Mediterraneo

2. Scuole aperte per i cittadini del mondo

3. Il partito immaginario della città multiculturale

4. Roma città aperta

5. L’accoglienza non è un’emergenza, è il nuovo welfare urbano

6. Il turismo di Roma per Roma

7. L’Accademia internazionale di Roma

vi. La Città Regione

1. La Corona di Roma

2. La rinascita della campagna romana

3. La cura del ferro

4. La regolazione della rendita

5. Dopo il fraintendimento del policentrismo

6. Le piazze del Gra

vii. L’intelligenza sociale

1. Accessibilità, non solo mobilità

2. Ciclo, non solo riciclo, per energia e rifiuti

3. La relazione orizzontale nell’abitare

4. La rigenerazione come apprendimento sociale

5. La sfida alla salute disuguale

6. Il lessico delle donne

viiI. Il governo

1. Non è un problema di soldi

2. Oltre la retorica dei poteri speciali

3. L’abolizione del comune di Roma

4. Le politiche per la capitale della Repubblica

5. L’Amministrazione servente, non asservita

6. Che cosa è pubblico nel servizio pubblico?

7. La regolazione economica e sociale

8. La prossimità del governo

Un brano del libro che chiarisce il significato del titolo

Scheda libro dal sito donzelli.it

Si è aperta una nuova questione romana. Molto diversa ma altrettanto dirimente di quella ottocentesca. Allora l’esito fu la formazione della capitale dello Stato unitario. La caratura internazionale della città venne capitalizzata nel nation building italiano. Oggi la nuova questione romana si muove in direzione opposta, come inveramento della vocazione cosmopolita nell’epoca della globalizzazione. Una sincera celebrazione dei 150 anni di Roma Capitale, infatti, dovrebbe corroborare la consapevolezza che si è chiuso un ciclo storico. Non sono più riproponibili le tre rendite di cui è vissuta la società romana: il centralismo statale, il consumo di suolo, la retorica del passato. E allora: di quale economia vivrà la città? Quale forma urbana si darà? Come saprà rielaborare l’eredità storica? Di questo passaggio d’epoca non sono ancora emerse le formidabili opportunità. Se ne vedono solo gli effetti destrutturanti nel collasso dell’amministrazione, dei servizi e dello spazio pubblico. L’asprezza dei problemi concentra il discorso pubblico sulle emergenze quotidiane. Invece il libro di Walter Tocci scommette sull’utilità di affrontare i problemi della lunga durata, sia del passato sia dell’avvenire. È necessario ribaltare concettualmente prima che operativamente le politiche pubbliche seguite finora e ripensarle secondo le nuove dimensioni della Città Mondo e della Città Regione, alimentando una nuova stagione di prosperità civile, culturale ed economica. È in questa direzione che vanno le proposte sviluppate nel libro, tentando di connettere la concretezza del governo con il sogno a occhi aperti. La postura che qui si assume è audace, ma imprescindibile: come se Roma potesse porsi grandi ambizioni per il nuovo secolo. Anche se l’esito non è certo, la visione del futuro serve a tracciare un cammino possibile. E consente di decidere i passi da compiere oggi. Autore

Walter Tocci

Walter Tocci è stato vicesindaco di Roma e assessore alla Mobilità. Ha accompagnato il lungo impegno politico e parlamentare con una densa produzione culturale che riguarda le politiche urbane, i temi politico-istituzionali e la cultura scientifica. Per Donzelli editore ha pubblicato: Avanti c’è posto. Storie e progetti del trasporto pubblico a Roma (con Italo Insolera e Domitilla Morandi, 2008), La scuola, le api e le formiche (2015), Sulle orme del gambero. Ragioni e passioni della sinistra (2016).

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