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La protesta dei trattori non porta a nulla di buono per le persone e per l’ambiente

da L’Espresso, 16 febbraio 2024 La protesta dei trattori non porta a nulla di buono per le persone e per l’ambiente, ma solo privilegi per alcuni»

Gli agricoltori italiani alzano la voce e arrivano nella Capitale, ma il rischio è darsi la zappa sui piedi. Parla Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano e autore del libro “L’intelligenza del suolo”

di Antonia Matarrese   16 febbraio 2024

“Insieme per i nostri diritti”. “Sovranità e made in Italy: chi li ha visti?” “No ai terreni incolti”. Sono alcuni degli slogan sui cartelli branditi dagli agricoltori al Circo Massimo di Roma. Un migliaio di manifestanti accompagnati dal suono dei campanacci. Tra difficoltà crescenti di produrre proteggendosi dai danni del cambiamento climatico e Irpef agricola, molti osservatori si chiedono se il movimento su ruote stia puntando al bersaglio giusto.

«Se dobbiamo andare al nocciolo della questione, questa levata di scudi finisce col non portare nulla di buono per tutti e per l’ambiente, ma solo privilegi per un gruppo di agricoltori industriali che beneficeranno di una esenzione Irpef senza ridurre di un grammo l’uso di pesticidi. Sostanze di provata pericolosità per la salute dei coltivatori, dei loro clienti e dell’ambiente che ci circonda», spiega Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano e autore, fra gli altri, del volume “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia). «Oggi il problema è avere cibo sano, pulito, non contaminato e non inquinante. L’agricoltura industriale degrada il suolo, intossica chi lo produce, consuma sempre più acqua, sparge plastiche nei suoli, segue un modello dissipativo del quale non si può certo andare fieri».

Negli ultimi decenni, l’agricoltura cosiddetta “industriale” ha generato disastri enormi. Prendiamo un esempio: a livello globale, la superficie agricola dedicata alla zootecnia rappresenta oltre il 70 per cento di quella coltivata per produrre solo il 20 per cento delle calorie alimentari. I coltivatori sono stati così danneggiati dalla corsa alla super produzione. «Tutta l’agricoltura convenzionale è frutto di una storia fatta di immensi sacrifici ecologici. Quei giganteschi trattori che vediamo nelle proteste ne sono un esempio. La compattazione dei suoli agricoli ne ha ridotto la capacità di trattenere acqua. Ciò aumenta il fabbisogno idrico e diminuisce la resistenza alla siccità – sottolinea Pileri – Più che protestare contro l’Unione Europea che tenta un Green Deal alla portata delle loro attività, si chiede di abbassare di poche unità per cento la superficie contaminata da pesticidi. Dovrebbero rivolgersi alle loro associazioni di categoria, ai patronati, alle multinazionali che non li hanno aiutati a crescere ecologicamente».

Quale futuro, dunque, per il movimento dei trattori? «Questa protesta, purtroppo, è arrivata fuori tempo massimo. È giusto che il produttore non debba essere strozzato dai prezzi, ma la battaglia non si deve vincere mettendo sul mercato cibo non sano per l’ambiente e per il consumatore. Serve un grande lavoro culturale, di formazione, perché una buona agricoltura è possibile. La domanda che i coltivatori dovrebbero porre alle loro organizzazioni di categoria è questa: Come mai non ci avete proposto nuove forme di economia agricola, sempre meno impattanti e non ci avete aiutato nella transizione ecologica?» 

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

18 febbraio 2024

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