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Le Sardine possono fare molto per salvare Roma – di Piero Filotico

Foto dalla pagina FB 6000 sardine LAZIO

Foto dalla pagina FB 6000 sardine LAZIO

(dal blog unfilorosso, 17 febbraio 2020)

Ieri 16 febbraio le Sardine romane hanno riempito a migliaia piazza Santi Apostoli, superando in certi momenti le 6000 presenze. Hanno risposto con entusiasmo all’appuntamento chiamato in risposta alla contemporanea calata della Lega a Roma.
È stata una serata all’insegna dell’antifascismo di Roma e della strenua opposizione agli infami decreti sicurezza.  Si doveva parlare anche della città, del suo futuro, dell’elezione del sindaco che l’anno prossimo attende i romani, ma ne è purtroppo mancato il tempo.
Se ce ne fosse stata la possibilità, mi sarebbe piaciuto un intervento come quello che segue. Sarà per la prossima volta. Le Sardine sono tenaci e hanno buona memoria.

 Una nuova visione di Roma
Roma è la città delle grandi incompiute. Dalla Metro C alla Vela di Calatrava alla riqualificazione dei Mercati generali, l’elenco sarebbe lungo.
Ma c’è la Grande Incompiuta regina che per magnitudo le supera tutte.
È  la colpevole mancata attuazione della Città Metropolitana e il relativo decentramento di responsabilità e competenze.

Ma andiamo con ordine. Non c’è città al mondo che sia stata nei secoli conquistata, depredata, riconquistata e risaccheggiata tante volte quanto Roma.
Barbari, lanzichenecchi, papi, piemontesi, i partiti che si sono succeduti al potere dal dopoguerra affiancati da palazzinari, affaristi, speculatori, la storia del sacco continuo di Roma è tutta qui. Una sequela di interessi personali che molto, troppo, hanno preso e assai poco hanno lasciato.
Tuttavia Roma è sempre risorta contando sulle sue sole forze ed è ancora qui, con la sua storia e la sua bellezza, la Capitale d’Italia. Così dovrà essere ancora una volta nonostante questi ultimi disastrosi anni gestiti da una Giunta incapace.
Ma oggi c’è qualcos’altro che non va: oggi si percepisce nell’aria una pur vaga sensazione di sfiducia, di rassegnazione, di attesa, quasi che un ineluttabile maligno destino volesse accanirsi sulla nostra città.
Ecco perché noi cittadini romani dobbiamo reagire: questa volta spetta a noi lanciare la sfida affinché Roma torni a risplendere.

Il credito di Roma
Roma ha un enorme credito verso il resto del Paese, sconosciuto alla maggior parte degli stessi romani.
Dal dopoguerra in poi ha assorbito milioni di immigrati dall’interno. Erano operai, muratori, impiegati che venivano a lavorare nei cantieri della ricostruzione, nelle imprese che rinascevano, nei ministeri. E Roma, città aperta da sempre, ha ospitato tutti, fedele a quello spirito di accogliaenza per cui fin dai tempi  dell’antichità nessuno vi si sentiva straniero. In quegli anni è nata la Roma dei nuovi quartieri, delle reti di servizio, delle nuove linee di comunicazione, di tutte le necessarie infrastrutture, fino a raddoppiare la popolazione residente. Ha fatto tutto da sola, contando sulle sue sole forze, ma ha dovuto indebitarsi pedsantemente. E oggi, per ripagare quel debito che non le spettava perché in quanto Capitale avrebbe avuto diritto – come ogni altra capitale europea –  a un sostanzioso contributo dalla Stato, i romani pagano le tasse più alte in Italia.
A questo si aggiunga che Roma è la città della politica, delle ambasciate, del Vaticano. Anche qui i relativi costi afferiscono al suo ruolo di Capitale che però in concreto le vengono riconosciuti solo in minima parte.

I nuovi barbari
E per questo dobbiamo ricordarci di ringraziare chi ancora recentemente si è battuto contro i finanziamenti per Roma Capitale e per decenni si è compiaciuto di insultarci chiamandoci Roma Ladrona. Io non so con quale faccia – o meglio, lo so bene ma non si può dire, le Sardine  sono beneducate – costoro possano presentarsi a Roma, Sono i nuovi barbari che con la loro nota tracotanza vorrebbero conquistarla accompagnati dai soliti interessi che vogliono mantenere il potere per continuare a saccheggiare la città.

L’inefficienza della macchina comunale
Va anche detto che la macchina gestionale del Comune non è mai stata adeguata allo sviluppo realizzato dal dopoguerra ad oggi. Appesantita oltre ogni misura dalle responsabilità incrociate, dalle competenze suddivise, dagli interessi particolari  e personali, dalle manifeste inefficienze e dagli scandali che frequentemente affiorano dalle cronache, non è più in grado di far fronte tempestivamente alle innumerevoli necessità della popolazione e del territorio amministrato che, detto per inciso, è il secondo per vastità tra le capitali europee. Non risponde più neppure alle elementari esigenze, figuriamoci alle emergenze.

La Grande Incompiuta
Appare quindi in tutta la sua drammaticità la Grande Incompiuta.
Molte delle maggiori problematiche che ogni giorno affronta la Capitale dipendono proprio dall’assenza di un governo  dell’area vasta e dal mancato conferimento di un’efficace autonomia amministrativa ai suoi Municipi, privi di competenze e risorse e che quindi non possono  dare risposte soddisfacenti ai propri residenti.

15 municipi grandi come altrettante città, tanto che in un ideale elenco entrerebbero di diritto tra le prime 30 città italiane. Il più grande di questi – il VII, l’Appio-Latino – starebbe addirittura al decimo posto, dopo Bari e prima di Catania, altre due città metropolitane.

Eppure hanno minore autonomia e risorse di uno qualunque dei 121 comuni dell’area metropolitana, e l’evidenza solare di questa assurdità è tutta qui, in questa banale affermazione.

Qualche numero sulla situazione attuale delle circoscrizioni potrà dare un’ìdea delle contraddizioni esistenti.
Attualmente le 15 circoscrizioni dispongono di oltre 10.000 addetti (pari al 45 % dei 23.000 totali del Comune)  e di risorse per 1 mld circa sui 5  totali  del bilancio capitolino. Un quinto.
Di quel miliardo, il 70 % è destinato servizi alla persona e alla comunità, il 25 % allo sviluppo economico (il commercio) e solo il 5 % all’assetto e utilizzazione del territorio.
In sintesi, risorse umane minoritarie rispetto al centro, una infima competenza sulle opere pubbliche e sui servizi e una evanescente o nulla incidenza sull’assetto del territorio.
Sorge spontanea una domanda: perché sono state conferite ai Municipi tante funzioni “povere” e poche o nulle funzioni “ricche”?

Un esempio di intelligente decentramento: Londra
Dal 1999 la città è amministrata dalla Greater London Authority e suddivisa in 32 Boroughs. L’Authority, rappresentata dal sindaco e dall’Assemblea di 25 membri con cui non esiste rapporto di fiducia, in modo che le due parti esercitino un controllo reciproco, non fornisce direttamente alcun servizio ma elabora strategie con funzione di indirizzo. I servizi sono erogati da quattro organi funzionali che – in piena autonomia – operano su altrettante aree: trasporti, polizia e sicurezza, incendi e soccorso, sviluppo e pianificazione strategica.
Ognuno dei 32 Boroughs (più quello della City, autonomo), equivalenti alle nostre circoscrizioni, è amministrato da un Council eletto ogni quattro anni e ognuno gestisce in piena autonomia servizi come scuole, sociale, case popolari, pulizia delle strade,verde e ambiente, rifiuti, viabilità, esazione delle imposte.
Per dare un’idea più precisa dell’ampia autonomia dei Boroughs, vale l’esempio di Islington. Qualche anno fa i suoi residenti lanciarono un referendum perché diventasse una slow town, una “città lenta”. Vinsero i ‘sì’ e oggi le sue strade sono piene di dissuasori e la velocità masima consentita è di 30 mph.

Se vogliamo salvare Roma
Se vogliamo salvare Roma occorre agire per la completa attuazione della Città metropolitana con la contemporanea trasformazione dei 15 attuali Municipi in Comuni urbani. Risorse e autonomia consentiranno di soddisfare le reali esigenze dei territori e dei residenti secondo le specifiche necessità. Senza contare poi la virtuosa competitività che si svilupperà tra i vari enti.

Una volta attuato, questo processo porterà allo sviluppo delle importanti finalità istituzionali della Città metropolitana di Roma Capitale, di cui le tre maggiori sono:

– cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano;
– promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana;
– cura delle relazioni istituzionali, comprese quelle con le altre città e le aree metropolitane europee.

Alle circoscrizioni, I nuovi Comuni urbani, invece andranno  (titolo IV del Regolamento) nuove competenze:

Servizi Demografici
Tributi ed entrate extra tributarie
Affissioni e pubblicità
Concessioni di suolo pubblico
Commercio e artigianato
Mercati saltuari
Funzioni di polizia amministrativa
Attività culturali
Turismo, sport e tempo libero
Sponsorizzazioni
Servizi Sociali
Attività scolastiche e parascolastiche
Fornitura di materiali e servizi
Lavori pubblici
Traffico e segnaletica
Edilizia privata
Aree verdi e alberate stradali

Ma non è ancora finita.
Per un’astrusa concezione del criterio di elezione del sindaco e del consiglio metropolitano, i romani sono stati brutalmente estromessi dal processo decisionale, riservandolo ai soli sindaci e consiglieri dei 121 comuni metropolitani, un ristretto olimpo di poco più di 1600 individui.
Per far sì che la la rivoluzione copernicana del decentramento abbia un senso compiuto occorre quindi ribaltare la situazione e ristabilire una realtà democratica che riporti all’elezione diretta.

La sfida del 2021
Nella primavera del 2021 si terranno le elezioni del prossimo sindaco di Roma.
Questa volta non dovremo essere elettori che digeriscono passivamente I programmi pieni di promesse dei candidati.
Questa volta dovremo essere noi a lanciare la sfida  e pretendere che la piena attuazione della Città Metropolitana e il decentramento amministrativo sia il primo punto che i candidati dovranno inserire nei loro programmi e impegnarsi a portare a termine nel primo anno di sindacatura.
Questa volta non potranno esserci alibi. La pazienza è esaurita.

Piero Filotico 

Vedi anche:

Manifesto per una Grande Roma Carteinregola, 19 novembre 2019

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