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Roma: l’Area Archeologica Centrale per il futuro della città – l’intervento di Barbara Pizzo

Buonasera a tutte e tutti, e grazie all’Associazione Bianchi Bandinelli per aver proposto e organizzato questo incontro.

Prima di tutto mi presento, sono Barbara Pizzo, insegno Urbanistica alla Sapienza e rappresento l’associazione Roma Ricerca Roma.

Roma Ricerca Roma è un’associazione che raccoglie ricercatori delle diverse università, di altre istituzioni di ricerca, e ricercatori sociali, attenti al contesto romano.

Questa associazione è nata circa cinque anni fa su impulso di Walter Tocci. Da allora abbiamo fatto un bel tratto di strada assieme. Abbiamo collaborato, prima di tutto tra noi, per sviluppare una riflessione seria e propositiva sulla città. Ci proponevamo, prima di tutto, di ribaltare i modi più radicati e anche diffusi di pensare Roma, che tendono ad offuscare quanto c’è di buono, e a frenare, sottovalutare, sminuire le energie migliori, a partire da quelle presenti nella società civile.

Si può quindi immaginare il nostro entusiasmo e anche la nostra soddisfazione quando l’incarico per elaborare il progetto per l’area archeologica centrale, un progetto che “aspetta” da mezzo secolo, è stato affidato proprio a Tocci.

Allo stesso tempo, in questo lungo periodo nel quale il progetto è stato elaborato, abbiamo maturato e anche espresso qualche preoccupazione, le cui ragioni vorrei richiamare qui brevemente.

È stato ricordato, nell’introduzione di Rita Paris, come Adriano La Regina denunciasse la “separazione tra l’area archeologica e la città”. Una separazione che i più colti, lungimiranti e anche visionari tra gli studiosi e le studiose che si sono occupate del sistema archeologico romano hanno riconosciuto con grande intelligenza e sensibilità, provando a ridurla, a risolverla: una separazione che non è solo fisica-materiale.

L’area archeologica centrale deve assolutamente essere riconnessa alla città: sia fisicamente, materialmente, a partire dalla demolizione di Via dei Fori Imperiali, sia a livello immateriale, con un’operazione culturale, sociale e politica di superamento dei molti tipi e livelli di “separazione”, come le crescenti polarizzazioni, spaziale e sociale.

Ci si potrebbe chiedere come e perché l’archeologia possa (o debba) contribuire a questo obiettivo.

L’archeologia, il sistema archeologico a scala territoriale, offre un modo diverso di pensare la città, una chiave di lettura che permette di cambiare il modo di considerare i così detti “vuoti” (relazione tra sistema storico-archeologico e sistema ambientale-ecologico) e i così detti “resti” (relazione tra patrimonio storico e luoghi di vita – altro ‘tipo’ di patrimonio), li mette al centro e li integra nella vita quotidiana, divenendo luogo di apprendimento e di incontro.

Per questo, il progetto dell’area archeologica centrale deve essere non solo “presentato” e discusso con gli abitanti (questo ci sembra il minimo), ma dovrebbe essere il frutto di una costruzione collettiva, dovrebbe essere “il” tema, centrale, fondamentale, del ripensamento della città e del suo futuro. Un futuro che non può essere negato dalle scelte di una politica troppo concentrata sull’ “immediato” (sia in termini temporali che in termini di “occasioni da cogliere”, scelte magari importanti ma fatte una senza un “progetto di città”), un futuro che non può che essere radicato nel suo passato.

Barbara Pizzo Presidente dell’Associazione Roma Ricerca Roma

10 ottobre 2023

Vai a Roma: l’Area Archeologica Centrale per il futuro della città con i materiali e i link agli interventi

15 ottobre 2023

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

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