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Tomaso Montanari: Le tasse e non la beneficenza aiutano città e bene comune

Emergenza Cultura (da Il Fatto Quotidiano)

di Tomaso Montanari

Lo storico Palazzo Nardini, acquistato da un fondo immobilare per trasformarlo in resort di lusso

“Una forma di condivisione è la filantropia, cioè donare alla comunità, in vari modi. E qui voglio ringraziarvi per il vostro sostegno concreto al popolo ucraino, specialmente ai bambini sfollati, perché possano andare a scuola; grazie! Ma molto importante è quella modalità che nel mondo moderno e nelle democrazie sono le tasse e le imposte, una forma di condivisione spesso non capita”. Sono alcune delle parole che papa Francesco ha rivolto alla sbigottita platea di Confindustria: volete fare beneficenza? Pagate le tasse!

Un’idea semplice quanto devastante per un mondo degli affari che guarda allo Stato e all’interesse pubblico con diffidenza, quando non con disprezzo, e poi si pulisce la coscienza (quando c’è: più spesso l’immagine) con il “mecenatismo”. Quando era arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio definiva la beneficenza attraverso una citazione della sua connazionale Mafalda, anzi della sua amichetta benestante e benpensante Susanita: “Faccio un bel rinfresco con stuzzichini, dolcetti e tutte le cose buone per comprare polenta, fagioli e tutte quelle porcherie che mangiano i poveri”.

È a tutto questo che viene da pensare leggendo la notizia che vorrebbe “Adsi e Airbnb insieme per la valorizzazione degli immobili storici”. Il colosso degli affitti turistici ha donato un milione di euro all’associazione dei proprietari delle dimore storiche italiane: un milione su due miliardi di fatturato (dati pre-pandemia)! Nel 2020 Repubblica scriveva che “Airbnb Italy ha pagato in tutto 400 mila euro di tasse al Fisco italiano tra il 2012 e il 2017, cifra salita a 6 milioni – arretrati compresi – nel 2018 dopo un confronto serrato con l’agenzia delle entrate”.

Dunque, se invece di fare (una modesta) beneficenza, Airbnb pagasse le tasse che deve alla Repubblica italiana, questa sarebbe in grado di contribuire come si deve alla manutenzione delle dimore storiche: che certo di solito non appartengono ai poveri, ma che, come parte del patrimonio culturale della nazione, meritano contributi pubblici per la loro manutenzione, a certe condizioni (tra le quali la possibilità di accesso gratuito per tutti, in giorni e ore determinati).

Leggendo poi quel che ha dichiarato l’ad di Airbnb Italia all’Adnkronos si capisce che più che beneficenza è un investimento, una fidelizzazione: “La donazione di Airbnb si inserisce in un più ampio progetto di valorizzazione del patrimonio culturale europeo promosso dalla piattaforma. In Europa, le prenotazioni di dimore storiche nella prima metà del 2022 sono più che raddoppiate rispetto al 2019, mentre il numero di host in questa categoria è aumentato di oltre il 50%. La possibilità di estendere questa esperienza al soggiorno potrebbe permettere di compiere un salto di qualità a diverse destinazioni rurali o borghi, rilanciando l’economia locale a beneficio dell’intera comunità. Il potenziale contributo del patrimonio privato diffuso al turismo è enorme ed è per questo che abbiamo enorme rispetto per l’importante lavoro svolto da Adsi negli anni”.

E la domanda è: è nell’interesse generale che le dimore storiche diventino di fatto alberghi? E che questo succeda anche nelle aree interne e marginali? O invece questo fenomeno non contribuirà ad accelerare ed aggravare la gentrificazione, e cioè la trasformazione dell’intero tessuto urbanistico ed economico verso un assetto che espelle i residenti e i meno abbienti e attrae turisti benestanti? Il modello Venezia, insomma, o Firenze.

Se Airbnb (tra gli altri) pagasse tutte le tasse dovute, lo Stato italiano potrebbe mettere in campo misure che consentirebbero ai proprietari delle dimore storiche di non trasformarsi necessariamente in albergatori. L’alternativa è quel che vediamo: trasformarci in un popolo di camerieri e osti che vive in periferie moderne e la mattina va a servizio nei centri storici ormai trasformati in luna park per i ricchi di tutto il mondo. L’esito finale, il gradino successivo, è l’Italia comprata dai fondi sovrani, dagli oligarchi russi, dai signori del Rinascimento saudita, dai ricchi sfondati dell’estremo oriente: un fenomeno già assai avanzato.

Sono gli stranieri ricchi, la cui invasione non suscita le crociate xenofobe che colpiscono i poveri migranti delle barche: a differenza dell’arrivo di questi ultimi, la colonizzazione dei capitali stranieri pone davvero qualche problema alla tenuta democratica del Paese, perché desertifica quello spazio a cavallo tra privato e pubblico rappresentato dalla grande edilizia storica monumentale delle nostre città.

Senza città non c’è cittadinanza, senza residenza popolare i nostri centri storici sono solo tristi musei di se stessi. Alla beneficenza pelosa di chi lavora per espellerci dalla nostra storia bisognerebbe saper rispondere, con fermezza e con un po’ di amara autoironia, “questa casa non è un albergo!”.

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

5 ottobre 2022

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