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La petizione dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata rivolta alla Regione Lazio

Carteinregola da anni si impegna contro l’autonomia regionale differenziata con varie iniziative ( tra le quali un libro scaricabile gratuitamente: Autonomia differenziata, PERCHE’ NO), e tra Le nostre richieste per le elezioni della Regione Lazio 2023 inviate ai candidati la prima era proprio il NO a qualunque autonomia regionale differenziata. Ora i Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti, con cui Carteinregola collabora da tempo, hanno lanciato una Petizione popolare ai sensi dell’art. 65 dello Statuto regionale del Lazio, che chiede al Consiglio regionale l’impegno – con apposito Atto di indirizzo – a non intraprendere alcun percorso diretto ad ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia legislativa”, ai sensi dell’art. 116 c. 3 della Costituzione.

Mettiamo In calce il testo della petizione e il comunicato dei comitati. A questo il link si può firmare on line https://www.openpetition.eu/it/petition/online/chiediamo-al-consiglio-della-regione-lazio-di-impegnarsi-a-non-chiedere-lautonomia-differenziata (possono firmare gli aventi diritti al voto residenti nel territorio del Lazio) (AMBM)

Petizione popolare ai sensi dell’art. 65 dello Statuto regionale

Al Presidente del Consiglio regionale
p.c.: Al Presidente della Giunta regionale

I Comitati del Lazio contro ogni Autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti, il Tavolo NO AD del Lazio e le/i cittadine/i sottoscrittori – residenti in regione – esprimono l’esigenza di manifestare il proprio pensiero ed il proprio dissenso in relazione al progetto di Autonomia differenziata che pervicacemente viene portato avanti dal Governo.

Riteniamo utile una discussione sul punto, nonostante siano decadute, a causa della conclusione della legislatura regionale (2018-2023), le iniziative del Consiglio e della Giunta ai sensi dell’art. 116 c. 3 Cost. volte ad ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” relativamente alle materie di cui all’art. 117 comma 3 della Costituzione.
Infatti nella seduta del 6 giugno 2018, il Consiglio regionale allora in carica aveva approvato l’ordine del giorno n. 2 del 31 maggio 2018 su “Intesa Stato-Regione prevista dall’art. 116, terzo comma, della Costituzione italiana”, che impegnava il Presidente della Giunta regionale ad avviare il negoziato con il Governo. La giunta aveva iniziato un’attività istruttoria in merito, senza che sfociasse nell’avvio del negoziato.
Il 16 gennaio 2020 il “Comitato Romano per il ritiro di ogni autonomia differenziata” manifestò la sua opposizione alla eventuale intesa sotto la sede della regione Lazio.

Riteniamo che i gravi danni che l’AD provocherebbe, se attuata, vadano ben tenuti presenti e debbano rientrare nel dibattito politico e nella coscienza sociale.
Del resto, con la raccolta-firme per il referendum abrogativo della legge 86/24 (c.d. “Calderoli”) è emerso con chiarezza come i/le cittadini/e abbiano ben compreso la gravità delle conseguenze dell’AD. Nei due mesi estivi di luglio e agosto scorsi, cioè in un tempo brevissimo e scomodissimo, sono state raccolte ben 1.300.000 firme.

Purtroppo la Corte Costituzionale con sentenza 10/25 non ha ammesso il referendum abrogativo. La stessa Corte, tuttavia, con precedente sentenza 192/24, ha depotenziato la legge Calderoli dichiarando:
– l’ incostituzionalità del trasferimento di potestà legislativa su intere materie
– la necessità che il trasferimento di sole funzioni avvenga per esigenze peculiari del territorio da dimostrare con apposita istruttoria e secondo il principio di sussidiarietà 
– il ruolo imprescindibile del Parlamento sia nella determinazione dei livelli essenziali di prestazione (LEP) che al momento dell’approvazione dell’intesa con la singola regione.

L’intervento, complesso, è stato esteso ad altri importanti punti da interpretare in modo costituzionalmente compatibile – ma non è questa la sede per approfondire. Basta qui sottolineare che la Corte ha affermato e posto a base del complesso ragionamento ed intervento, il principio dell’Unità della Repubblica.

L’attuazione dell’AD, al contrario, “spaccherebbe” l’Italia accentuando e contribuendo a creare ed accrescere disuguaglianze non solo tra Nord e Sud ma anche all’interno delle regioni per le zone più svantaggiate.
Chiediamo che si tenga vivo l’interesse sulla questione per frenare la pulsione disgregativa con pesanti ricadute sull’uguaglianza dei diritti sociali e civili tra cittadini/e.

L’AD è una strada sbagliata, bisogna tornare indietro: l’Emilia-Romagna lo ha fatto con grande chiarezza e coraggio revocando il consenso all’accordo preliminare d’intesa già raggiunto col Governo.

Per queste ragioni, con la presente Petizione chiediamo al Consiglio regionale, e quindi ai nostri rappresentanti sul territorio, di impegnarsi – con apposito Atto di indirizzo – a non intraprendere alcun percorso diretto ad ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia legislativa”, ai sensi dell’art. 116 c. 3 Cost 

Motivazioni:

L’autonomia differenziata è la facoltà, per le Regioni, di chiedere al Governo il trasferimento di poteri legislativi statali esclusivi in ambiti cruciali per l’esercizio dei diritti civili e sociali fondamentali!!!
Le Regioni aspiranti all’autonomia pretendono fondi aggiuntivi e privilegi fiscali, mettendo anche a rischio il bilancio dello Stato.
In pratica, autonomia differenziata significa creazione di 20 “piccole patrie” in guerra per le risorse, la differenziazione dei diritti dei cittadini in base alla residenza, la fine della solidarietà sociale erichiesto i dell’uguaglianza.
Sono 23 le materie su cui può essere chiesta l’autonomia differenziata, a partire da istruzione, sanità, ambiente, lavoro, grandi infrastrutture, energia, porti, aeroporti, ecc.
Il Governo ha recentemente rinnovato il suo patto di coalizione e intende rilanciare il progetto di autonomia differenziata, varando un nuovo disegno di legge che va con prepotenza al di là di quanto stabilito dalla Corte Costituzionale e portando avanti le trattative con alcune regioni. FERMIAMOLI!

Grazie per il tuo supporto, Comitati e Tavolo NO AD del Lazio , Roma

Il comunicato dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti

4+1=6. I Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti e il Tavolo NOAD partecipano alla campagna per 5 SÌ ai referendum dell’8-9 giugno (4 sul lavoro, 1 sulla cittadinanza) aggiungendo – dopo la bocciatura da parte della Consulta del quesito referendario contro la legge Calderoli – la raccolta di firme su una petizione che chiede al Consiglio delle diverse Regioni di non iniziare alcuna trattativa con il Governo per accedere a forme di autonomia differenziata.

Il 19 febbraio scorso l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha approvato una risoluzione, proposta dalle forze di maggioranza, con la quale impegna la Giunta a “manifestare formalmente il venir meno del consenso della Regione E-R alla prosecuzione di qualunque procedimento attuativo dell’art.116 c. 3 Cost.” e “a comunicare formalme nte al Governo la volontà di revocare il proprio consenso all’accordo preliminare in merito all’intesa tra il Governo della Repubblica italiana e le regioni Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia del 28 febbraio 2018”. È esattamente quello che chiedevano i/le 3000 sottoscrittori/ici in una petizione popolare del 2021 – arbitrariamente mai discussa – e i/le 6000 sottoscrittori/ici di una proposta di legge regionale di iniziativa popolare del 2023, che chiedeva alla regione di recedere dalle preintese firmate dal presidente Bonaccini con il governo Gentiloni nel 2018, che istituzionalizzarono la richiesta dell’E-R di ben 16 delle 23 materie disponibili alla potestà legislativa esclusiva regionale; iniziative promosse entrambe dal Comitato emiliano-romagnolo Per il Ritiro di ogni Autonomia Differenziata. Alla petizione e alla legge di iniziativa popolare (LIP) è stato fatto esplicito riferimento sia nel dibattito che nella risoluzione approvata, sia nelle parole dell’attuale presidente De Pascale.

Da questo incoraggiante risultato muovono per il momento i Comitati e il Tavolo NOAD di Lazio, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia e Toscana, che proporranno analoghe petizioni ai presidenti di quelle Regioni. Nonostante la sentenza 192/24 della Corte Costituzionale, che di fatto richiede di riscrivere interamente la legge Calderoli per rispettare i principi sanciti dagli articoli 2,3, 5 della Costituzione, il governo persegue ancora la strada dell’autonomia differenziata, questa volta con un disegno di legge delega sulla determinazione dei LEP, considerato atto necessario all’avvio della stipula di intese tra le singole regioni e il Governo. La legge delega sui LEP del ministro Calderoli non è assolutamente rispettosa della sentenza 192 della Corte Costituzionale, che richiede di attribuire al Parlamento, all’organo della rappresentanza politica, incisivi poteri decisionali sull’iter e sulle eventuali Intese. Calderoli prosegue invece sulla strada dell’accentramento dei poteri nel governo per imporre i suoi disegni di sovversione delle istituzioni della Repubblica. Lo fa, nonostante il richiamo forte del presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso, che, nella sua relazione annuale sull’attività della Corte stessa ha ribadito, a proposito dell’Autonomia Differenziata, la necessità del “rispetto dell’effettiva garanzia dei livelli essenziali delle. prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (art. 117, secondo comma, lettera m, Cost.) e con contenuti che non pregiudichino la coesione sociale e l’unità nazionale, valori caratterizzanti la forma di Stato, il cui indebolimento può minare i fondamenti della democrazia rappresentativa. In questa prospettiva la Corte (sentenza n. 192) ha dichiarato costituzionalmente illegittime numerose disposizioni della legge n. 86 del 2024, attuativa dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, riguardante l’autonomia differenziata delle regioni ordinarie. Le regioni possono chiedere il trasferimento di specifiche funzioni, non di materie, e debbono fondare la loro richiesta alla luce del principio di sussidiarietà, alla stregua del quale per ogni specifica funzione va individuato il livello territoriale più adeguato, in relazione alla natura della stessa, al contesto locale e anche a quello più generale in cui avviene la sua allocazione”. Ha poi evidenziato che “la centralità del ruolo del Parlamento nel disegnare l’autonomia differenziata, oltre che nella definizione dei LEP per ciascuna materia, è stata sottolineata anche dall’interpretazione costituzionalmente orientata della disposizione sull’approvazione con legge dell’intesa tra Stato e Regioni, chiarendo che la legge di differenziazione non è di mera approvazione dell’intesa (“prendere o lasciare”), ma implica il potere di emendamento delle Camere, con la possibilità che, in ipotesi siffatte, l’intesa possa essere eventualmente rinegoziata”. Ci pare che la scelta di procedere per disegno di legge delega e il contenuto delle bozze del dispositivo presentato da Calderoli in consiglio dei ministri vadano nella direzione esattamente contraria a quanto rievocato dal presidente Amoroso.

Con le petizioni regionali intendiamo diffidare – lasciando ancora la parola a cittadine e cittadini – i presidenti di regione dall’intraprendere la strada autoreferenziale e autoritaria tracciata dal ministro Calderoli.

Tavolo No Autonomia differenziata Comitati per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, luguaglianza dei diritti e lunità della Repubblica