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Vincolato il villino Pincherle, dove Moravia visse la sua infanzia

Pubblichiamo l’articolo di Italia Nostra che si è battuta per salvare dall’abbattimento un villino storico nel quartiere Pinciano di Roma.

Vincolato il villino Pincherle, dove Moravia visse la sua infanzia (Italia Nostra, 29 aprile 2025)

Grazie all’allarme di Italia Nostra e all’intervento della Soprintendenza statale l’edificio storico non entrerà nella collezione delle cartoline di Roma sparita.

Nell’ottobre dello scorso anno tutto era pronto per la demolizione dello storico villino, ma l’ accesso agli atti della Consigliera municipale Nathalie Naim e la corsa in Archivio Capitolino di un consigliere di Italia Nostra, Alessandro Cremona Urbani, che vi aveva riscontrato la mano dell’arch. Pincherle (attribuzione confermatagli dalla ricerca d’archivio), aveva consentito ad Italia Nostra di richiedere agli uffici competenti, comunali e statali, l’ordine di sospensione dei lavori nonché l’emanazione di un provvedimento di tutela da parte del Ministero della cultura che ne consentisse la conservazione.

Scongiurata la demolizione dell’edificio con la sospensione dei lavori ordinata dalla presidente del II Municipio, Francesca Del Bello, la Soprintendente Speciale di Roma, Daniela Porro ha attivato la procedura di vincolo giunta a conclusione con l’emanazione del Decreto ministeriale del 14 marzo 2025, con il quale viene sottoposto a tutela il villino di via Sgambati che si affaccia su via di Porta Pinciana, davanti all’ingresso di Villa Borghese.

Il villino, realizzato nel 1906 su progetto dell’arch. Pincherle, padre di Moravia, viene così dichiarato, bene culturale di “interesse particolarmente importante” ai sensi dell’art. 10, comma 3, lett. a) del D.lgs 42 del 2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) “ai fini della conservazione della tipologia originaria delle facciate, con particolare riferimento agli elementi caratteristici e alle finiture materiche delle stesse, nonché ai fini della conservazione dei rapporti volumetrici, spaziali, dimensionali ed estetici” che lo contraddistinguono, in quanto “conserva ancora caratteristiche storico-artistiche afferenti al linguaggio architettonico dei prospetti meritevoli di restauro, affinché possa essere conservata la qualità urbanadel “pregevole contesto dell’ingresso monumentale a Villa Borghese”.

(foto AMBM 30 ottobre 2024)

Da quanto era emerso dalla stampa, e secondo il cartello esposto, i lavori, previsti di ristrutturazione, avrebbero potuto comportare addirittura la demolizione con sostituzione dell’edificio, nonostante tale tipologia d’intervento non fosse consentita nella Città Storica e nonostante il villino fosse censito nella Carta per la Qualità del Comune di Roma tra gli “Edifici e complessi edilizi moderni – Opere di rilevante interesse architettonico, urbano e ambientale”.

Dunque, la tutela delle architetture e dei tessuti specialissimi d’epoca della città storica, che fanno di Roma una città diversa e straordinaria, è, a volte, appesa al caso, alla buona volontà dei samaritani di passaggio, alle iniziative delle associazioni che operano a tutela del patrimonio culturale e, quindi, anche di Italia Nostra Roma.

Avevamo sperato che in occasione della revisione delle Norme Tecniche di Attuazione del PRG, il Comune di Roma volesse arginare il fenomeno della “caccia agli affari” nel Centro e nella Città Storica. Abbiamo invece dovuto constatare che con le modifiche adottate con la delibera dell’Assemblea Capitolina del 12 dicembre 2024, le possibilità d’intervento edilizio nei tessuti più pregiati trovano maglie sempre più larghe by-passando le regole per gli interventi sull’edilizia storica e, più in generale, della pianificazione urbanistica.

Dobbiamo constatare con stupore come il Comune di Roma, che nei decenni, e fino alla Variante delle Certezze, si era dimostrato serio custode dell’immenso patrimonio storico della Città, vada ora allentando sempre più la guardia riducendo altresì gli uffici della Sovrintendenza capitolina da custodi severi a meri Uffici Studi.

Mentre ci si ammanta del riconoscimento di sito UNESCO al centro storico di Roma nulla si fa per renderne cogente la tutela, per conservarne il volto e la consistenza. Ma non solo: mediante l’ambigua trasfigurazione dei principi e delle finalità della “rigenerazione” e in assenza di un progetto pubblico, complessivo e integrato secondo le buone regole della pianificazione (a cui le istituzioni competenti hanno derogato, o meglio, rinunciato), vengono lasciati alla mercé dell’iniziativa privata operazioni di pura “valorizzazione edilizia” con rischio concreto che si realizzi l’obiettivo dichiarato di cambiare il “volto della città” e modificare il suo profilo, stravolgere i tessuti edilizi consolidati, storia e patrimonio culturale della città.

30 aprile 2025

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com