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Cartelloni pubblicitari a Roma, indietro tutta?

Foto ambm

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Secondo un articolo del Messaggero di qualche giorno fa (1), la riforma degli impianti pubblicitari di Roma  messa  a punto dall’ex assessora della Giunta Marino Marta Leonori (approvata nel luglio del 2014 anche grazie  al voto favorevole degli allora consiglieri d’opposizione M5S),  e  confermata nel novembre 2017 dalla Giunta di Virginia Raggi,   dopo quasi tre anni (durante i quali sono ancora aumentate le  postazioni irregolari),  potrebbe fare passi indietro consistenti. La delibera Leonori  aspettava solo di essere attuata,  con l’effetto di ridurre drasticamente il numero di impianti pubblicitari sul territorio, aumentare gli introiti per le casse comunali, fornire alla città servizi come il bike sharing o le toilettes pubbliche.

Secondo Il Messaggero, invece l’assessore al commercio Carlo Cafarotti avrebbe predisposto una nuova delibera  (2) che modifica la precedente, che rivede  alcuni parametri, tra i quali quelli  che riguardano  “la superficie di esposizione pubblicitaria consentita per i cartelloni“. Il piano della  Leonori prevedeva di abbassare per tutta la città il totale di metri quadri a 62 mila (quasi due terzi in meno della situazione odierna)  per 14.391 impianti , mentre nel piano Caffarotti il quodiano riporta che i  metri quadri sarebbero circa  75 mila, con  il recupero di 13 mila mq. e di  circa 3 mila cartelloni (segnala VAS che per la precisione si trattava di  di 61.349,64 per 15.019 impianti)

Il  motivo, viene detto,  sarebbe di tipo economico, visto che “l’importo complessivo che gli impianti pubblicitari generano in imposte e canoni pagati al Campidoglio“,   quasi 15 milioni di euro all’anno, che però,  sottolinea il Messaggero, è “la stessa cifra che raccoglie Milano dove, però, gli impianti sono di meno così come gli spazi autorizzati“. E secondo il quotidiano nella nuova delibera   sarebbero  riviste  anche le  localizzazioni, “alla luce delle esigenze del singolo concessionario“, con una  “deroga sullo spazio da poter sfruttare e calcolata in un massimo del 5% del totale della superficie”.In pratica “se l’assegnatario di un lotto avanzerà dei problemi per il montaggio dei cartelloni, l’amministrazione potrà erogare per quel lotto uno spazio superiore rispetto a quello consentito”, con accorpamenti e  rimodulazioni,  “purché rientranti nel limite del 5% della superficie totale di circa 75 mila mq“. E se dovrebbero essere ridimensionati  i limiti massimi delle plance – escluse “le grandi plance 4×3 a favore di cartelloni  non superiori ai 3,20 x 1,40 metri“-, le modifiche riguarderebbero  anche i lotti, che prima “accorpavano zone anche lontane tipo il I e il VI Municipio“,  mentre ora “si torna alla divisione tra lotti centrali lotti periferici“. E soprattutto verrebbero  cancellati  i servizi aggiuntivi tipo il bike-sharing che, nella riforma Leonori, sulla falsa riga di Milano e altre città,   “obbligavano le imprese vincitrici di un lotto”  “a garantire uno o più servizi di pubblica utilità attraverso la riduzione del canone di concessione“. Ora invece “Roma Capitale incasserà le singole quote e valuterà, in un secondo momento, se mettere a bando i servizi aggiuntivi con i proventi incassati“.

Un notevole  passo indietro,  rispetto sia a quanto avviato dalla Giunta Marino, sia a quanto promesso dalla Giunta Raggi.

Pubblichiamo un commento pubblicato da Diario Romano – Basta Cartelloni, e uno stralcio di un’ampia trattazione del circolo VAS  Roma,  due realtà che si battono contro la  proliferazione dei cartelloni a Roma e per il bike sharing  dai tempi del Sindaco Alemanno, e che da tempo avevano avvertito il rischio di una inaccettabile virata dell’attuale maggioranza capitolina.

Per tenere testa alle lobbies piccole e grandi che da tanto tempo spadroneggiano nella Capitale,  ci vuole coraggio. Che, a dispetto degli slogan elettorali,  questa Giunta sembra aver messo nel cassetto.

AMBM

Vai a Basta cartelloni cronologia e materiali

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

(stralcio da VAS Roma 29 aprile 2019 )

Le tappe della controriforma dei cartelloni pubblicitari a Roma

La riforma degli impianti pubblicitari di Roma è iniziata quanto Sindaco era Ignazio Marino e l’allora assessore al Commercio Marta Leonori ha portato a conclusione la 1° fase della riforma facendo approvare il Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 49 del 30 luglio 2014) ed il nuovo “Regolamento in materia di esposizione della pubblicità e di pubbliche affissioni” (Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 50 del 30 luglio 2014).

Il 31 ottobre 2015 il Sindaco Ignazio Marino è stato costretto alle dimissioni: prima però l’Assessore Marta Leonori è riuscita a dare avvio alla 2° fase della riforma con l’affidamento alla S.p.A. “Aequa Roma” della redazione dei 15 Piani di Localizzazione degli impianti pubblicitari (Deliberazione della Giunta Capitolina n. 380 del 30 dicembre 2014) e la loro successiva adozione (Deliberazione della Giunta Capitolina n. 325 del 13 ottobre 2015).

Nel rispetto dei criteri dettati dall’Assessore Marta Leonori, i Piani di Localizzazione prevedono 8.000 mq. di superficie pubblicitaria espositiva da concedere come corrispettivo a chi poi si aggiudicherà il bando per assicurare a titolo gratuito per il Comune un servizio di Bike Sharing esteso alla intera città.

Al Sindaco Marino è subentrato il Commissario Prefettizio Francesco Paolo Tronca che ha proseguito  la 2° fase della riforma precisando (con Deliberazione del Commissario Straordinario n. 19 del 31 marzo 2016) i criteri di redazione dei 15 Piani di Localizzazione, per ognuno dei quali ha fatto svolgere nei rispettivi Municipi gli incontri pubblici, raccogliendo tutte le osservazioni di cittadini, comitati e associazioni, a cui è stato poi controdedotto dopo che dal 22 giugno 2016 è diventata Sindaco del Comune di Roma Virginia Raggi ed Assessore alle attività produttive Adriano Meloni.

Con l’avvento della attuale maggioranza al governo della città di Roma si sono manifestate le prime avvisaglie di un attacco ai Piani di Localizzazione ed in particolare al servizio di Bike Sharing… (> vai all’approfondimento con la ricostruzione della vicenda dell’arch. Rodolfo Bosi su VAS Roma)

Tornare a Cartellopoli con Raggi e Cafarotti 

Abbiamo avuto un moto di stizza ieri, quando abbiamo letto l’articolo de Il Messaggero che descriveva la contro-riforma degli impianti pubblicitari che sta preparando l’assessore al commercio Cafarotti.

Purtroppo il pezzo conferma tutti i timori che già a settembre dello scorso anno avevamo sollevato. Così scrivevamo al tempo:

“Le gare stanno per partire …” dice l’assessore, ma poi tutto il resto della sua dichiarazione dimostra l’esatto contrario. Se infatti si sta lavorando ad una delibera per ridefinire i principi delle gare, i tempi saranno necessariamente lunghi e quindi probabilmente le gare non partiranno prima di chissà quanti mesi.

Ed infatti passati otto mesi da allora delle gare non si vede neanche l’ombra, mentre risulta ormai chiara l’intenzione di Cafarotti di stravolgere una riforma che già tre anni fa aspettava solo di essere attuata per dispiegare gli effetti di ridurre drasticamente il numero di impianti pubblicitari sul territorio, aumentare gli introiti per le casse comunali, fornire alla città servizi come il bike sharing o le toilette pubbliche.

Il novello apprendista stregone Carlo Cafarotti, dal basso della sua inesistente esperienza nei campi amministrativo e commerciale, ha quindi deciso che la riforma dei cartelloni approvata nella passata legislatura, alla cui predisposizione ed approvazione avevano partecipato anche gli allora consiglieri comunali del M5S (Enrico Stefàno in primis, sempre presente alle sedute della commissione commercio), deve essere stravolta, modificata nei suoi impianti principali.

Dal pezzo de Il Messaggero capiamo infatti che la superficie espositiva viene aumentata, rispetto al drastico taglio previsto dalla riforma il quale consentiva un maggior decoro per la città ed un maggior valore del singolo impianto, che i lotti vengono totalmente rivisti, che i circuiti dedicati a servizi cittadini come il bike sharing vengono eliminati.

Volendo anche mettere da parte il merito delle modifiche decise dall’assessore, sebbene la sua conclamata inesperienza le rende a fortissimo rischio di casini inenarrabili, quello che evidentemente sfugge all’uomo di strada Cafarotti è che rimettere mano alla riforma approvata tre anni fa, la quale era passata indenne a numerosi ricorsi alla giurisdizione amministrativa, comporta la quasi certezza di una nuova serie di interventi al TAR o al Consiglio di Stato da parte delle ditte pubblicitarie, con conseguente altissimo rischio che tutto il processo si blocchi di nuovo.

Assodato che all’assessore Cafarotti sfuggono molte cose che riguardano il suo mandato (lo ricordiamo magnificare una famiglia di storici ambulanti di Roma salvo dopo qualche settimana dover prendere atto di un’inchiesta su di loro portata avanti dalla magistratura, oppure fare dichiarazioni assurde sui dehors dei locali) ma nonostante ciò che egli intenda lasciare un suo segno sulla città, quello che non comprendiamo è come può il Sindaco Raggi consentire un tale clamoroso autogol ad un componente della sua Giunta.

Possibile che la Raggi non si renda conto che andando dietro alle suggestioni immaginifiche di Cafarotti si avvia all’ennesimo fallimento della sua gestione? Davvero Virginia Raggi dopo l’aggravarsi di problemi come la gestione rifiuti a Roma, il trasporto pubblico locale, la manutenzione cittadina o grandi progetti al palo come lo stadio della Roma,  è disposta ad affrontare quella che senza dubbio sarà una nuova Caporetto sul fronte dei cartelloni?

Così scrivevamo sempre a settembre 2018:

Benvenuti allora nella nuova seconda Cartellopoli, questa volta da ascrivere interamente al Sindaco Raggi, responsabile anche dell’operato dell’assessore Cafarotti, laddove la prima Cartellopoli fu in grandissima parte merito della coppia Alemanno/Bordoni.

Ma se la prima Cartellopoli veniva da una situazione già molto confusionaria ed intricata, la seconda è stata generata in un contesto che già era stato in gran parte sistemato, almeno dal punto di vista normativo, e che richiedeva solo di portare a termine il lavoro già pronto.

Ora ripartiamo dal disegno dei lotti, come dichiarato da Cafarotti, alla ricerca di una perfezione che non esiste con l’unico risultato di rimandare alle calende greche una riforma che già due anni fa poteva essere stata completata.

Nel luglio del 2014, quando l’Assemblea Capitolina approvò la riforma degli impianti pubblicitari grazie anche al voto favorevole degli allora consiglieri d’opposizione del M5S, pensavamo sinceramente di averlo archiviato definitivamente il termine “Cartellopoli”.

Purtroppo oggi, a distanza di quasi cinque anni, siamo costretti a rispolverarlo, a causa di un assessore-apprendista-stregone e di un Sindaco con evidenti tendenze masochistiche.

Il voler perseverare nella modifica di una riforma che doveva solo essere attuata ci fa capire che neanche questa è la volta buona per risolvere il problema dell’invasione di impianti pubblicitari a Roma. È un peccato mortale quello che Virginia Raggi e la sua maggioranza stanno facendo ma evidentemente il loro distacco dalla realtà aumenta sempre di più e siamo disposti a scommettere che il test delle elezioni europee del maggio prossimo certificherà l’ulteriore crollo di voti che il M5S dovrà subire.

Chiudiamo con l’immagine con cui vogliamo fissare nella memoria nostra e dei nostri lettori il prode assessore Cafarotti, quello che passerà alla storia di Roma per essere riuscito a buttare a mare una riforma epocale che doveva solo essere attuata.

Si tratta della premiazione che Cafarotti ha voluto fare lo scorso dicembre alla 15milionesima turista a Roma nel 2018 (una signora cinese che poi pare essersi rivelata non una turista bensì un’imprenditrice con interessi a Roma). Un teatrino che prima di Cafarotti avevamo visto rappresentato solo nei fumetti della Disney, dove era spesso il fortunato Gastone a ritrovarsi premiato come milionesimo cliente.

Capito chi è il genio che sta uccidendo la riforma degli impianti pubblicitari?

autore: Roberto

 

NOTE

(1) IL MESSAGGERO 26 Aprile 2019 Cartelloni, dal Comune di Roma sanatoria salva-incassi: «In strada 3mila in più»  di Camilla Mozzetti https://www.ilmessaggero.it/roma/news/roma_cartelloni_sanatoria-4451877.html

(2) che sempre secondo il Messaggero sarebbe “attualmente in Vigilanza dopo ben 52 modifiche al testo richieste dagli uffici”

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