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Costi del sistema di accoglienza dei migranti in Italia

a  cura di Marina Pescarmona

Per quanto riguarda l’aspetto dei numeri di migranti distribuiti nelle diverse tipologie di centri consultare la tabella in: https://www.lenius.it/sistema-di-accoglienza-dei-migranti-in-italia/ (agosto 2017)

Alla data del 23 gennaio 2017 erano presenti nel sistema di accoglienza italiano 175.550 persone, di cui 14.750 (l’8%) nella prima accoglienza, 136.978 (il 78%) nei CAS, e 23.822 (il 14%) nello SPRAR. È quindi evidente come l’accoglienza straordinaria dei CAS sia diventata la modalità primaria per inserire i richiedenti asilo nel sistema di accoglienza italiano, mentre l’accoglienza ordinaria riesce ad assorbire solo il 20% della domanda, tra prima e seconda accoglienza.I comuni coinvolti in qualche forma nel sistema di accoglienza, perché gestiscono progetti SPRAR o ospitano centri di prima accoglienza o CAS, sono 3.153, secondo quanto affermato dal Ministro dell’Interno Minniti in un intervento alla Camera dei Deputati lo scorso 18 luglio 2017. Ci sono quindi ancora quasi cinquemila comuni del tutto esenti dall’accoglienza sul proprio territorio.

Per quanto riguarda i costi del sistema, facciamo riferimento ai dati indicati nel Def (Documento Economico e Finanziario) approvato dal Consiglio dei Ministri l’11 aprile 2017. Nel 2016 l’Italia ha speso per il sistema di accoglienza dei migranti circa 2,5 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al 2015, quando la spesa era stata di 1,3 miliardi. La previsione per il 2017 contenuta nel Def parla di una cifra compresa tra i 2,9 e i 3,2 miliardi di euro. In termini percentuali, passiamo dallo 0,1% del PIL del 2015 allo 0,15% del 2016, al potenziale 0,17% del 2017. Per quanto riguarda la ripartizione di questi costi, l’ultimo dato disponibile fa riferimento al 2015, quando allo SPRAR furono destinati 242 milioni di euro, mentre il restante miliardo di euro è stato utilizzato per la prima accoglienza (inclusi i CAS).

Capiamo da questi dati che l’ostacolo allo sviluppo dello SPRAR non sono i fondi. Un ampliamento della rete SPRAR è infatti sempre possibile economicamente, destinando le risorse impiegate per i CAS. Parliamo in ogni caso di cifre che vengono riversate sul territorio in termine di creazione di posti di lavoro, affitti e consumi.

A queste vanno poi aggiunte le spese per le operazioni di soccorso e salvataggio in mare, che ammontano a circa 800 milioni di euro l’anno. Ogni anno l’Italia riceve dall’Unione Europea un contributo di circa 100-120 milioni di euro, destinato a crescere per il 2017 e a cui vanno aggiunti i fondi distribuiti dalla Commissione Europea tramite i bandi del fondo FAMI (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione), che ammontano a circa 600 milioni di euro per il periodo 2014-2020.

(ultimo aggiornamento 25 giugno 2018)