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Caso Acea/Raggi/Messaggero/PD: elezioni, reazioni e azioni

testata aceaDopo le  dichiarazioni in TV di Virginia Raggi (1), candidata M5S sindaco di Roma,  sulle intenzioni, se fosse eletta, di cambiare il management (o piuttosto il consiglio di amministrazione) di Acea, si è scatenata  una polemica  che ha generato false credenze, ingiustificate arroganze, e strane alleanze.  Infatti un fronte bipartisan – con in prima fila  l’antagonista PD Roberto Giachetti (2) –  si è subito allineato all’anatema lanciato dal quotidiano Il Messaggero  dell’editore/costruttore/finanziere aceaFrancesco Gaetano Caltagirone, che è anche il  primo azionista privato di Acea, con il 15,8% delle quote. Tutti ad accusare la Raggi di aver provocato  irresponsabilmente  il crollo in borsa del titolo, facendo  perdere ai romani 142 milioni. Pubblichiamo un articolo di Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano, che spiega perchè le cose non stanno esattamente così.  E che ci ricorda che “ogni candidato sindaco ha il dovere, non di occuparsi di Borsa, ma di dire cosa intende fare delle società municipalizzate e partecipate dal Comune“. E aggiungiamo, non sarebbe male che anche gli altri candidati Sindaci dicessero ai loro elettori che intenzioni hanno per Acea, dopo che qualcuno, in passato,  (Alemanno) ha già  provato   a cedere ai  privati ulteriori quote azionarie Acea – il  21% –  per “tappare il buco di bilancio”(3). Allora il Partito Democratico fece opposizione. E prima ancora si era  schierato per il sì al referendum sull’acqua. Ma in politica le cose cambiano, soprattutto quando dall’opposizione si passa alla maggioranza. E pochi giorni fa alla Camera è approdato   un disegno di legge  di inziativa popolare presentato nel 2007 dai movimenti e rielaborato in Commissione ambiente. Ora che in aula si vota, due emendamenti Pd chiedono l’abolizione dell’articolo che prescrive l’affidamento del servizio idrico solo a enti di diritto pubblico pienamente controllati dallo Stato (cioè niente Spa pubblico-privato), cioè l’articolo  che darebbe attuazione alla volontà di 26 milioni di italiani che hanno votato sì al referendum del 2011… (4)(AMBM) [pubblichiamo repliche e osservazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com]

Abbiamo un’Acea? di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 26 marzo 2016.

C’è uno sketch di Gigi Proietti nei panni dell’avvocato azzeccagarbugli e del cliente contadino. Il legale soppesa, carte alla mano, le ragioni e i torti dell’assistito e dei suoi avversari: “Qui se li inculamo… Ehhh, qui je lo mettemo ar culo… Qui se li stra-inculamo… Però qui quelli te s’enculano eh!? Qui se l’inculamo noi, qui invece te s’inculano a te!”. Il villico, scarpe grosse cervello fino, lo interrompe: “Ferma ‘n po’, avvoca’. Ma perché quando se l’inculamo semo sempre in due e quando lo devo pijà ‘n culo so’ sempre solo? No, per sapè, così me regolo”. La storiella dev’essere tornata alla mente l’altroieri a qualche lettore del Messaggero, il quotidiano romano del palazzinaro e finanziere Francesco Gaetano Caltagirone, davanti al titolo di prima pagina “Il caso Acea. La Raggi parla e i romani perdono 71 milioni”. L’articolo a doppia firma sosteneva che, “dopo le imprudenti dichiarazioni della candidata-sindaco, le azioni Acea crollano del 4,7%. Bruciati 142 milioni. Il danno maggiore è per il Campidoglio, azionista al 51%”. E metteva in guardia i lettori-elettori dal pericolo mortale di una vittoria della Raggi alle Comunali: nel malaugurato caso, i romani avrebbero un sindaco che pronuncia “parole demagogiche e irresponsabili”, di cui “non comprende assolutamente la portata distruttiva”, un’ignorante “inesperta” che non sa che le società quotate hanno l’“unico scopo di realizzare quei profitti che a lei fanno sorridere”, una “candidata che non ha nessuna esperienza amministrativa o finanziaria” e “parla senza rendersi conto dei danni che fa, quando ancora non è eletta”. Figurarsi “che succederà se diventerà sindaco”.

Nella fretta, gli zelanti giornalisti dimenticavano di indicare gli altri azionisti di Acea (l’Azienda Comunale Energia e Ambiente di Roma, primo gruppo idrico italiano) oltre al Comune: forse perché il principale, col 15,8%, è lo stesso Caltagirone che paga loro lo stipendio. Il che avrebbe subito qualificato l’articolo agli occhi dei lettori per quello che era: una marchetta all’editore. Ma che ha detto di così devastante la Raggi? Domenica, intervistata da Maria Latella su Sky, ha preannunciato che se diventerà sindaco “cambierò il management di Acea”, che è “un’accozzaglia di nomi in gran parte scelti da Caltagirone col lasciapassare del suo amico Renzi”. L’ad, per dire, è il caltarenziano Alberto Irace: a Firenze, nel Cda di Publiacqua partecipata da Acea, sedeva la Boschi non ancora prestata al governo e alla nuova Costituzione.

Ora, se anche fosse vero che le parole della Raggi han fatto crollare il titolo Acea, non ci sarebbe nulla di scandaloso: ogni candidato sindaco ha il dovere non di occuparsi di Borsa, ma di dire cosa intende fare delle società municipalizzate e partecipate dal Comune. Invece è dovere dei giornalisti informare i lettori in modo imparziale, mentre è una grave violazione deontologica mescolare la cronaca con gli interessi dell’editore e arrotolare il giornale a mo’ di manganello per darlo in testa ai politici sgraditi al padrone. Questa, e solo questa, è una turbativa del mercato finanziario e di quello elettorale. In ogni caso, tra le parole della Raggi e l’andamento del titolo Acea non può esserci alcun nesso. L’intervista è di domenica 20 marzo (a mercati chiusi), il crollo in Borsa è di mercoledì 23: difficile che in Piazza Affari se ne stiano tre giorni a compulsare le frasi di una candidata prima di organizzare la fuga dal titolo. Ma soprattutto: il calo in Borsa non è costato un euro (figurarsi 71 o 142 milioni) al Comune né tantomeno ai “romani”: a meno che non abbiano venduto titoli Acea proprio in quei giorni. Del resto non risulta che, quando il titolo sale, il Messaggero sia solito invitare i romani a presentarsi in redazione per ritirare degli utili. Dunque perché, quando il titolo va su, Caltagirone è solo e, quando va giù, a prenderlo in quel posto sono i romani e la colpa è della Raggi?

raggi giachetti raggi orfini

Fin qui la classica storia di editoria all’italiana, infestata da conflitti d’interessi talmente macroscopici che non c’è più occhio umano in grado di notarli. Ma c’è di più, perché l’articolo del Messaggero viene preso per oro colato dai renziani capitolini, ormai ridotti a fattorini del gruppo Caltagirone. Al segnale convenuto, gli stessi traditori dell’ambientalismo che fanno campagna per l’astensione al referendum No Triv, si scatenano a tweet unificati in difesa del compagno Francesco Gaetano, con lo squisito hashtag #raggiamari. Il Messaggero tiene ferma la Raggi e i pidini la menano. Roberto Giachetti: “Si candidano a governare Roma ma pensano di giocare a Monopoli. 71 milioni persi per una frase di #raggi su Acea. Dilettanti allo sbaraglio”. Stefano Esposito: “Le dichiarazioni di Raggi su Acea sono una strabiliante dimostrazione, nel migliore dei casi, di incapacità personale e della maniera pressappochista con cui i 5 stelle pensano di gestire il bene pubblico”. Matteo Orfini: “Frasi a caso e incompetenza: la Raggi parla di Acea e fa perdere ai romani 70 milioni di euro. Un pericolo pubblico a 5 stelle”. Il comandante Francesco “Che” Gaetano può star tranquillo: se, come il suo giornale auspica tra le righe, le elezioni a Roma le vincerà il solito Pd, i suoi affari non corrono pericoli. I piani regolatori continuerà a disegnarseli lui su misura, i dirigenti di Acea seguiterà a nominarseli lui a sua immagine e somiglianza e il nuovo sindaco di Roma perpetuerà l’antico rito del bacio della sua pantofola. Con i più vivi complimenti del Messaggero e, se tutti fanno i bravi, anche del Mattino e del Gazzettino di venezia. Caltagirini di tutto il mondo, unitevi. (Marco Travaglio)

(1)

(2) Raffaele Ranucci senatore PD: “Perché la Raggi ha fatto tanto male a Roma?”
Andrea Marcucci, senatore PD, fa eco su twitter a Giachetti: “Dilettanti allo sbaraglio ed i romani pagano. La candidata del M5S Virginia Raggi parla in modo avventato e Acea perde in borsa il 4,73%”.

Stefano Esposito, senatore del Pd.“Una situazione assurda di cui si dovrà occupare la Corte dei Conti per stabilire l’esistenza e la consistenza di eventuali danni derivanti da parole così superficiali. La speranza è che si tratti di superficialità e non vi sia, invece, qualcosa d’altro che dovrà essere eventualmente appurato nelle sedi competenti della Consob”.
Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale sostenitore di Giorgia Meloni: “Qualsiasi tipo di dichiarazione improvvida rischia di danneggiare non solo l’azienda ma la città”.

(3) 5 marzo 2012 Il sindaco Gianni Alemanno prevede di vendere a privati quote azionarie Acea – 21% –  per tappare il buco di bilancio. Secondo fonti giornalistiche sono pronti alcuni istituti di credito e il Fondo strategico della Cassa Depositi e Prestiti.E una parte  – secondo  il sindaco Alemanno – andrebbe in Borsa”. Ed proprio da lì che Caltagirone potrebbe continuare a comprare (il costruttore ed editore del Messaggero,secondo azionista della società con il 16,23 per cento di azioni detenute che nel giro di due anni, ha più che raddoppiato le sue quote in Acea)

(4) Il Fatto quotidiano 16 marzo 2016 Acqua, governo contro esito referendum: “No all’obbligo di gestione pubblica”

La Camera discute un ddl di inziativa popolare presentato nel 2007 dai movimenti e rielaborato in commissione. Ora che in aula si vota, due emendamenti Pd chiedono l’abolizione dell’articolo che darebbe attuazione alla volontà di 26 milioni di italiani, e il sottosegretario Velo concorda. Ma il testo non è esente da pecche, soprattutto sul fronte della copertura della spesa necessaria a “cacciare” i privati di | 14 marzo 2016

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