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Concessioni balneari, il Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa…dei privilegi?

di Danilo Ruggiero

La pandemia Covid-19, come ulteriore effetto negativo collaterale, ha lasciato in secondo piano alcuni temi molto importanti anche per la stessa “ripresa” economica, tra cui quello dell’applicazione della direttiva europea cosiddetta Bolkestein, che prevede bandi pubblici di gara per l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime, ed esclude esplicitamente provvedimenti di proroga o rinnovo automatico al vecchio concessionario.

Va ricordato, in particolare, il fatto che numerose sentenze dei giudici amministrativi, della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale hanno riaffermato l’obbligo e l’urgenza di procedure concorrenziali pubbliche per l’assegnazione delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo, bocciando proroghe e rinnovi automatici. Tale esigenza è stata confermata anche dall’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, la quale si è costituita in giudizio contro molte Amministrazioni comunali che hanno applicato, in violazione della normativa europea, la ennesima proroga delle concessioni (fino al 1 gennaio 2034), elargita con la legge di bilancio 2019 (145/2018). Non ultimo, la Commissione Europea ha inviato al governo italiano una lettera di messa in mora proprio per la norma contenuta nella legge 145, che potrebbe portare a salate multe per l’Italia.

Dal Governo Draghi, di impronta più che europeista, ci si attendeva un approccio alla materia in discontinuità con tutti i governi precedenti, che invece hanno sempre preferito ambiguamente rinviare il momento delle gare ad evidenza pubblica, in nome di non meglio definiti interessi nazionali, del turismo, dell’occupazione ecc., in pratica avvantaggiando gli interessi di una categoria di soggetti privati, fruitori da decenni di una rendita oligopolistica sul demanio pubblico.

Abbiamo allora spulciato il PNRR alla ricerca dei segnali di un tale approccio rigorosamente europeista, sostenitore delle regole del libero mercato e della concorrenza, ai quali è dedicato un intero capitolo del Piano: “1.3 Le riforme abilitanti: semplificazione e concorrenza”.

Il riferimento specifico ai contratti di concessione si trova nel paragrafo “1.3.4 Semplificazione in materia di contratti pubblici – Modalità di Attuazione – Misure a regime” (pag. 92).

Al punto o) si legge: “tendenziale divieto di clausole di proroga e di rinnovo automatico nei contratti di concessione”. Abbiamo letto bene? “Tendenziale divieto”? E il rigore europeista (che peraltro è ribadito nel precedente punto b) “recepimento delle direttive europee, integrate in particolare là dove non immediatamente esecutive”, ma la Bolkestein lo è) dove è finito? Il mercato aperto e la leale concorrenza che fine hanno fatto?

Se Draghi ha consapevolmente avallato questo aggettivo-pastrocchio, allora ne siamo molto delusi, oppure dobbiamo pensare che qualche “manina” ha infilato di nascosto un quanto mai indeterminato “tendenziale”, lasciando di nuovo uno spiraglio aperto a proroghe, rinnovi automatici e altre prebende.

Nel dubbio, il fatto comunque rimane: anche il PNRR lascia a bocca asciutta chi sperava in un atteggiamento meno ambiguo e accondiscendente verso i concessionari “eterni” delle nostre spiagge. Rimaniamo in attesa di vedere cosa ne dirà la Commissione Europea, che ha ancora sul tavolo il dossier della messa in mora per la proroga di 15 anni e deve dare il via libera ai finanziamenti del Next Generation.

Danilo Ruggiero

Associazione Mare Libero

31 maggio 2021

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

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