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Ex stabilimenti militari del Flaminio: un contributo al dibattito

pulsante flaminio 2Pubblichiamo una riflessione  inviata da PierLuigi Albini, Componente del Gruppo Territorio Ambiente (GTA) del IX Municipio* sul progetto della Città della Scienza negli ex stabilimenti militari di Via Guido Reni

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

Gentile redazione,

Tutti (o quasi) a sforzarsi di pensare ad un’idea di città e a un miglioramento dei quartieri e della qualità della vita, a quali sono i settori che possono sviluppare il futuro della città.

Ma nessuno o quasi, si rende conto o dice, quando si parla delle attività che possono trainare una città come Roma, della enorme ricchezza scientifica della Capitale. A Milano, si sono sbrigati a utilizzare l’area dell’ex Expo per fare lo Human Technopole e altre istituzioni scientifiche. Qui, solo a Roma, sono decenni – dopo che una decisione nazionale stabilì di fare/potenziare una rete di Musei o di Città della scienza (Milano, Trieste, Firenze, Napoli, ma poi anche a Trento) – che non si è riusciti ad andare avanti.

A Roma ci sono tre Università pubbliche, delle quali una (La Sapienza) è la più grande d’Europa per numero di iscritti e una decina di Università private per un totale di circa mezzo milione di studenti universitari e quasi novantamila tra docenti e personale addetto. Ci sono otto Istituti nazionali e un’Area di ricerca del CNR; più di dieci altri Istituti di ricerca nazionali; due Poli tecnologici; altre tre grandi aree di ricerca nell’area metropolitana circostante (Casaccia, Montelibretti, Frascati/Tor Vergata); per non contare una miriade di altri Centri di studio e di Laboratori pubblici e privati, nonché le Accademie, nazionali come tra le altre quella prestigiosa dei Lincei, e le 17 straniere. Insomma, operano a Roma decine di migliaia di ricercatori. E poi attività produttive di eccellenza, grandi e piccole, in aree di alta tecnologia, tra cui il Dta – il distretto tecnologico aerospaziale; una fiera dell’innovazione (Maker Faire) che di anno in anno sta diventando sempre più grande. E questa sarebbe una città che non ha un Parco o una Città della scienza? Nella lista dell’Associazione Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani (APSTI), Roma non c’è, ma a Roma è concentrato 1/3 della spesa nazionale per Ricerca&Sviluppo.

Una ricchezza straordinaria, ma a lungo sommersa e trasparente per gli amministratori di questa città, salvo qualche recente iniziativa della Regione, ancora troppo flebile.

Anni fa la comunità scientifica romana si è più volte mobilitata, discutendo e producendo proposte (all’epoca si pensava ad una collocazione nell’ex Mattatoio). L’ultimo progetto di merito mi pare che fosse quello del gruppo presieduto dal fisico Paco Lanciano (Piero Angela) che fu presentato in un’affollatissima riunione al MAXXI, ma poi sorsero problemi per la revisione del rapporto spazi scienza/commerciale.

Ora, finalmente, dopo una prima bozza sciagurata di delibera comunale in cui la Città della scienza era di fatto scomparsa, grazie all’intervento delle associazioni e delle opposizioni, nella deliberazione nuova la Città della scienza c’è.

Le dichiarazioni ufficiali, anche della Sindaca, dicono che: “Uno degli spazi pubblici più importanti sarà quello dedicato alla promozione e diffusione della cultura scientifica nella comunità cittadina e metropolitana che avrà la missione di assicurare un contributo fondamentale al ricco patrimonio di enti ed istituti di ricerca e alta formazione scientifica che hanno sede nel territorio della città Metropolitana di Roma […] grazie a un percorso che coinvolgerà cittadini, università e comunità scientifica”. Continua il comunicato che “nell’arco di tempo necessario per completare l’iter, questa amministrazione si attiverà per promuovere, da un lato, il bando di concorso per la progettazione dei servizi pubblici di livello locale e, dall’altro, un dibattito a livello cittadino per individuare una destinazione definita per lo spazio pubblico genericamente indicato come ‘Città della scienza’.”

Mi chiedo perché, quando si passa all’operatività dei contenuti bisogna ricominciare sempre da capo, mai che gli amministratori partano da uno schema di proposta di contenuti, che magari riprenda progetti già in loro possesso e adattati alle mutate condizioni. Non ho il tempo di fare qui la ricognizione di questi progetti e delle loro interrelazioni ovvero della messa in rete con le istituzioni scientifiche esistenti, ma al Comune le carte ci dovrebbero essere. Il vicesindaco nonché assessore alla cultura ha presentato una Memoria di Giunta sulla questione, ma ad oggi non è stata ancora resa disponibile al pubblico, sicché mi riservo di completare il giudizio; tuttavia, le dichiarazioni della stessa Sindaca e poi anche dell’assessore all’Urbanistica Montuori, che pure è un docente universitario, non sembrano promettere tempi rapidi né sembra che abbiano idea di che cosa fare nel merito.

Andrebbe perfino bene una (purché organizzata e veloce) discussione pubblica, che riguarderebbe tutta la cittadinanza romana, visto il carattere del progetto, ma sarebbe meglio partire da una proposta concreta, su cui sentire in primo luogo la comunità scientifica, che è quella più attrezzata di tutti a esprimere un parere con cognizione di causa; sapendo che l’iniziativa serve alla città e non tanto ai ricercatori, anche se poi, sull’esempio di altre realtà potrebbe anche promuovere delle ricerche.

Per concludere, sulla Città della scienza (continuo a chiamarla così, sull’esempio di Napoli e del suo successo, ma andrebbe bene anche Museo delle scienze sull’esempio splendido di Trento) si è fatto un passo avanti, ma temo che la strada sarà ancora lunga, se gli amministratori comunali non riescono a rendersi finalmente conto dell’enorme opportunità per la città e per la sua cultura del patrimonio di conoscenza che ospita e a fare di tutto per valorizzarlo e anche per utilizzarlo. La continua entrata e uscita dai documenti comunali degli ultimi anni del progetto Città della scienza, dopo la presentazione ufficiale fatta al tempo del Sindaco Marino, non induce all’ottimismo ma sicuramente alla vigilanza puntuale.

Roma, 1 dicembre 2019

*PierLuigi Albini del Gruppo Territorio Ambiente (GTA) del IX Municipio, segue da decenni le politiche della ricerca, editor e publisher del sito Ticonzero dedicato alla terza cultura (scienza&nuovo umanesimo)

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