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La città al bivio tra nuovo cemento e sfida climatica: ancora minacciata la tutela del lago Bullicante ex Snia

Foto dall’articolo di RomaRicercaRoma

Pubblichiamo, da Roma Ricerca Roma, un articolo di Alessandra Valentinelli, che è una riflessione non solo sulla vicenda del lago e dell’Area ex Snia Viscosa nel V Municipio, ma sul destino di tutta Roma.

Qui sotto le prossime iniziative:

Lunedì 16 dalle ore 15.00 alle 19.00 in nella Sala “Laudato si”, Palazzo Senatorio in Campidoglio, si terrà “La Biodiversità sotto casa – Convegno per un futuro ecologico dell’ex SNIA Viscosa di Roma: vivere, tutelare e governare il processo di rinaturazione spontanea di una archeologia industriale” > Vai al programma sul sito https://lagoexsnia.wordpress.com/2023/01/11/ex-snia-la-biodiversita-sotto-casa-convegno/ Per prenotare la partecipazione: forumenergie@inventati.org

seguirà domenica 22 gennaio dalle 10:00 la mobilitazione “Abbracciamo il Monumento Naturale del Lago che combatte“al Lago Bullicante

(dal sito Roma Ricerca Roma 9 gennaio 2023)

La città al bivio tra nuovo cemento e sfida climatica: ancora minacciata la tutela del lago Bullicante ex Snia

da Alessandra Valentinelli

La vertenza che da anni impegna il quartiere Prenestino contro la speculazione nei ruderi ex Snia simboleggia da tempo gli indirizzi di fondo che governano lo sviluppo della Capitale: dell’alterno prevalere delle logiche dell’interesse privato o viceversa delle ragioni di tutela del patrimonio collettivo che hanno segnato le stagioni più sane e, nella storia della città, di certo le più entusiasmanti. Al di là di ciò che si dichiara nei convegni o alla stampa, ad esprimere i reali orientamenti delle amministrazioni restano infatti scelte di uso dei suoli che mostrano senza ambiguità, intenzioni e capacità di destinare una risorsa scarsa, in molte zone ormai scarsissima, quali i terreni urbani -liberi e inedificati, rurali o marginali che siano- a scapito oppure a vantaggio degli interessi collettivi. Oggi la città ha di fronte un bivio ben più problematico di quello rappresentato dal contrasto alla rendita, troppo spesso sfociato nel sacrificio di servizi locali e standard a verde: l’urgenza del contrasto agli effetti del clima. È una sfida che si combatte integrando la tutela ambientale in tutte le azioni di settore; si attua con una trasformazione dei territori coerente con le strategie di mitigazione delle emissioni climalteranti, per adattare la loro permeabilità, le coperture vegetazionali, le funzioni ecosistemiche in una risposta integrata all’intensità dei rischi climatici che non tollera errori né tentennamenti. Questi ultimi sono non a caso indicati dall’IPCC, l’organo scientifico internazionale che valuta i progressi nel contenimento delle temperature globali, come “maladattamento”: politiche che magari appaiono vincenti per l’abbattimento della CO2 ma si rivelano perdenti, e talora drammaticamente, sul piano della vulnerabilità agli eventi. Quest’estate, abbiamo temuto lo spettro dei razionamenti causati dalla prolungata siccità. Quindi, all’arrivo delle piogge, abbiamo assistito alle devastazioni nelle Marche e a Ischia, alle tante vittime, alla disperazione di chi ha perso la casa, i propri beni o i ricordi più cari. Roma, nonostante concentri i fenomeni più gravosi degli ultimi dieci anni, è stata graziata; il clima, lo sappiamo, è già cambiato: quanto potremo affidarci alla buona sorte?

La posta in gioco: il polo logistico che minaccia l’ecosistema ex Snia

A fine luglio, mentre l’afa spingeva i romani fuori casa e fuori città, si orchestrava ciò che mesi dopo si è materializzato nel permesso di costruire n. 213, rilasciato da Roma Capitale l’11 novembre scorso ed esposto dalla proprietà all’ingresso della ex Snia di Largo Preneste il successivo 19 dicembre. Mentre insomma la Regione perfezionava il decreto per ampliare ai vecchi ruderi, il Monumento Naturale istituito nel 2020 per l’attiguo ecosistema lacuale, l’Assessorato alla Programmazione Urbanistica comunale, sino a quel momento silente sull’opportunità di rafforzare le tutele ambientali attorno all’unico lago naturale dell’Urbe, istruiva la richiesta della proprietà, autorizzando un intervento edilizio in totale contrasto con le procedure regionali in corso per difenderne gli equilibri ecologici. Qualcuno si sarà divertito in autunno nel vedere, alle prese con un ufficio di Presidenza via via più diplomatico quanto più riluttante e ormai orfano di Zingaretti, il quartiere affannarsi sui motivi del ritardo nel provvedimento regionale, lanciare virali campagne stampa e infine diffide. Avrà forse riso il 14 dicembre, quando le ruspe sono tornate dove, solo due giorni prima, una Nota degli esperti che affiancano la cittadinanza mostrava la ricrescita degli habitat d’interesse comunitario sbancati e rimossi dalla proprietà nella primavera 2021; gli accessi agli atti concessi col contagocce agli stessi consiglieri, l’attenzione tutta rivolta ai pareri sottaciuti di Ispra favorevoli all’allargamento, finché il cartello di inizio lavori ha scoperto la posta e messo fine al gioco. È un polo logistico a minacciare l’ecosistema ex Snia: un futuro di traffico e aria inquinata in un punto fra i più congestionati di Roma che infrange ogni prospettiva di rinaturazione, servizi locali, superiore qualità della vita.

La via del cemento

È tuttora oscura l’entità dell’operazione che nei previsti tre lunghissimi anni di cantiere, da qui al 18 dicembre 2025, condurrà al polo logistico. La proprietà parla di “ristrutturazione” e allude alla ricostruzione di edifici crollati. Secondo l’Assessore Veloccia si tratta invece di “restauro e risanamento” nel solco di un originario uso “produttivo”. Risulta tuttavia difficile credere al carattere “conservativo” invocato dallo staff dell’Assessore, constatando la discrepanza nel rapporto tra consistenze preesistenti sulla carta e fabbricati fisicamente ancora in piedi che sfiora il 50% dei volumi e supera il 70% delle superfici utili. Dal 1995, quando fu vincolata dal Soprintendente La Regina per l’interesse paesaggistico dei contesti di giacenza dei monumenti antichi del compendio imperiale “Ad duas lauros”, l’area è sempre stata riservata a servizi e verde, i reparti ex Snia dismessi riconosciuti beni di archeologia industriale nella Carta della Qualità: un destino chiaro, ribadito in varie consiliature capitoline sino all’Assessore Montuori che a fine mandato ritenne un atto dovuto recepire fra le componenti di massima tutela della Rete ecologica il Monumento naturale; una proposta di Variante però ignorata dal successivo e attuale Assessore Veloccia che al suo posto ha preferito una zona “grigia” priva di salvaguardie urbanistiche. In attesa di poter valutare puntualmente il progetto autorizzato e le risultanze emerse a luglio in Conferenza dei servizi, comunque colpisce che un’area per vent’anni destinata ai pregressi fabbisogni collettivi del quadrante sia derubricata a questione edilizia. Stupisce la noncuranza che ne deriva per il carico urbanistico diversamente correlato a un intervento sull’esistito o sull’esistente. Tanto più sbalordisce che ciò avvenga mentre è ancora aperto sul tavolo regionale un provvedimento sovraordinato di tutela, a favore del quale si sono pronunciati, oltre a cittadini e scienziati, all’unanimità anche il V Municipio. Gli Uffici, ha tenuto a precisare Veloccia, hanno chiesto al progettista una perizia sull’inquinamento dei suoli. Peccato che quando questa stessa ne ha dichiarato la presenza in concentrazioni medie, non si sia pensato di procedere ad alcuna verifica ad esempio sulla sussistenza di rischi di rimobilizzazione in fase di cantiere, di dilavamento al lago o peggio in falda. Nessun dubbio tale da richiedere approfondimenti è parso emergere neanche sulla compatibilità idraulica del ripristino degli edifici a danno di soprassuoli ormai vegetati per una zona, Largo Preneste, classificata ad alto rischio di allagamento. E neppure una minima curiosità per rumore, polveri e sbancamenti che impatteranno l’integrità ecologica del confinante Monumento Naturale, a partire dalla perdita delle specie più fragili ora nidificanti tra i ruderi o di quelle più sensibili, le libellule e le api che ne assicurano, con l’impollinazione, la vitale biodiversità. Del resto il permesso rilasciato ha già mutilato la rete ecologica di un nodo primario dei corridoi ambientali della Capitale. Il polo logistico ne comprometterà i processi funzionali in modo irreversibile. Il lago diverrà una pozza; quindi, perché preoccuparsi?

La scelta per il clima

Può anche darsi che nessuno di simili adempimenti costituisca un “obbligo”, ma proprio per questo il perseguirli o meno svela la “volontà” di condurre la città da una parte o dall’altra del bivio che ha di fronte. Ciò che oggi l’Amministrazione descrive come un normale permesso di costruire appare dunque piuttosto un monito per l’intera Roma: malgrado l’urgenza conclamata del contrasto agli eventi climatici, le azioni intraprese non sono affatto all’altezza della sfida. Non lo sono con la convinzione necessaria a difendere il “capitale naturale” già presente, né con la determinazione che serve a dotarsi di strategie e strumenti di salvaguardia dell’ambiente integrate ai territori, efficaci nel prossimo futuro. La mattina del 22 gennaio, il quartiere si mobiliterà: un cordone umano abbraccerà il perimetro dell’ex Snia. Le istanze sono sempre le stesse: l’estensione del Monumento Naturale, l’esproprio dei ruderi. Il lago che combatte ha restituito bellezza e speranza; le potenti dinamiche della sua rinaturazione insegnano che oltre il bivio del clima c’è solo la tutela. La città è invitata a partecipare: è tempo di riconquistare verde e ossigeno per tutti.

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

12 gennaio 2023

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