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La richiesta delle associazioni: mantenere le regole per le aperture della attività di artigianato alimentare nella Città storica

A breve andrà al voto dell’Assemblea Capitolina una Proposta di Delibera del Presidente della Commissione Commercio Alemanni (PD) che ha suscitato l’opposizione di molte realtà civiche riunite nella Rete di Associazioni per una Città Vivibile (Racv) che chiedono che il divieto di aperture, anche tramite trasferimento, sia esteso anche alle attività di artigianato alimentare – pizzerie al taglio, paninerie ecc – come peraltro già previsto nella normativa in scadenza, e che il trasferimento di attività già operanti possa essere effettuato solo nell’ambito dello stesso Rione o di piccoli rioni accorpati.

Il 19 maggio il Consiglio del I Municipio, dopo aver approvato una risoluzione che rispecchiava le richieste dei cittadini con un fronte che oltre alla maggioranza di centro sinistra comprendeva M5S e Lista Calenda, nel Consiglio che si è svolto il 19 maggio ha comunque approvato la Proposta Alemanni, seppure con osservazioni condivisibili, che però non sono vincolanti, e si è diviso, con il voto contrario dei Consiglieri di Lista Gualtieri e Roma Futura, della maggioranza, e di M5S, Lista Calenda, Lega e Fratelli d’Italia, dell’opposizione (in calce la registrazione).

Anche il II Municipio il 22 maggio ha approvato la Delibera, approvando tutte le proposte di emendamento della Consigliera Auleta (SCE) che pongono i limiti stringenti richiesti dai cittadini (Vedi registrazione Consiglio II Municipio, a 3h 30′ ca) scarica Osservazioni Barbara Auleta II Municipio 22 5 23

Noi pensiamo che le istituzioni comunali e municipali abbiano una precisa responsabilità di pianificazione del territorio, orientando le proprie scelte non solo sulla base delle esigenze delle realtà produttive, ma anche del diritto alla vivibilità degli abitanti, della tutela del patrimonio collettivo e, soprattutto, dell’identità della città.

In calce un articolo di Paolo Gelsomini del 17 maggio e la lettera delle associazioni al Sindaco Gualtieri, all’Assessore al commercio Lucarelli e al Presidente Alemanni di qualche tempo prima.

Registrazione del Consiglio del I Municipio sulla Proposta di Delibera Alemanni del 19 maggio

Sblocco delle aperture delle attività di artigianato alimentare nella città storica. Avanti c’è posto! Ma posto non c’è più

di Paolo Gelsomini

17 maggio 2023 E’ ormai prossima la scadenza della delibera 49/2019 (1) che impediva per i primi tre anni nel sito Unesco l’apertura di nuove attività di vicinato (2), artigianato alimentare (3) e di negozi di souvenir, impedimento di fatto prorogato fino al 31 maggio 2023 perchè il periodo del Covid non ha permesso nel 2022 un’oggettiva verifica dei dati inerenti agli indici di saturazione che sono soggetti a revisione biennale in relazione agli eventuali mutamenti degli indici stessi.

Questo blocco che finora aveva in qualche modo arginato l’aumento senza controllo di tali attività è stato in parte rimosso da una Proposta di delibera del Presidente della Commissione commercio capitolina Andrea Alemanni (4), che conferma il divieto di apertura transitorio per altri tre anni solo per le attività di vicinato e per i negozi di souvenir, liberalizzando però le attività di artigianato alimentare per le quali questo divieto non c’è più, in virtù di una interpretazione degli indici di saturazione che rileva un calo del 37% rispetto al 2017 di queste attività nell’area Unesco .

Questo nonostante che non più tardi di due mesi fa fosse stata approvata dal Consiglio del primo municipio e condivisa con i residenti una risoluzione (5), inoltrata poi al Comune, in cui si raccomandava fortemente di mantenere tale divieto e di renderlo ancora più stringente per mantenere “a saldo zero” i possibili trasferimenti di attività, che avrebbero dovuto essere limitati all’interno di ogni singolo ambito territoriale, all’incirca coincidente con uno o due rioni accorpati, e non più a tutto il territorio dell’area Unesco.

Questo sblocco delle attività di artigianato alimentare rischia di aprire le porte di tutta la città storica e del sito Unesco in particolare, ad un fiorire di paninerie, kebaberie e similari che andranno a dare il colpo di grazia finale ad un centro storico che già adesso si trova a fare i conti con tutte le conseguenze (affollamento, sporcizia, rifiuti, traffico e rumore) originate dall’iperturismo e dalla malamovida. 

La giustificazione di tale apertura sembra essere legata ad un calo di densità territoriale di tali attività nel primo Municipio nel quinquennio che va dal 2017 al 2022, senza considerare che l’influenza del periodo Covid, che certamente ha contribuito a tale calo, di fatto è in via di assoluta risoluzione e senza tener conto che i dati di afflusso turistico sono in aumento costante e che nelle previsioni future sono ancora più in crescita, visti anche i grandi eventi in programma. 

E soprattutto senza tener conto che, se è vero che la densità media di tali attività nel quinquennio è scesa, essa è pur sempre riportata nelle indagini fatte dal Dipartimento Sviluppo Economico e Attività Produttive a fine 2022 (6) a valori pari da 12 a 14 volte quella media della intera città di Roma. Tutto ciò comporterebbe danni gravissimi non solo alla già scarsissima vivibilità del centro storico, ma anche allo stesso potenziale di attrazione di Roma sul mercato di un turismo sano e di qualità.

In conclusione, al di là di ogni considerazione di dettaglio, è evidente come la concentrazione delle attività rilevate nel territorio del primo Municipio ed in particolare nel sito Unesco sia assolutamente abnorme rispetto a parametri ragionevoli .

Pertanto molte associazioni di cittadini ed in particolare le quindici raccolte nella “Rete di Associazioni per una Città Vivibile” hanno chiesto con una lettera diretta (7) al Sindaco Roberto Gualtieri, all’assessora alle Attività Produttive del Comune Monica Lucarelli e al presidente della Commissione comunale Commercio Andrea Alemanni che il divieto di aperture, anche tramite trasferimento, sia esteso anche alle attività di artigianato alimentare, come peraltro già previsto nella normativa in scadenza, e che il trasferimento di attività già operanti possa essere effettuato solo nell’ambito dello stesso Rione o di piccoli rioni accorpati come già proposto dalla Risoluzione del Primo Municipio.

La finalità è quella di decongestionare le aree già evidentemente sature riequilibrando le attività commerciali nella Città Storica (Centro Storico, Trastevere, San Lorenzo, piazza Bologna, Città Giardino, Ponte Milvio, Pigneto….) e decentrare con forme di incentivazione e programmazione di qualità le attività economiche di tipo food  verso altre zone della città dove attualmente c’è spazio e dove potrebbero costituire un servizio al territorio ed un presidio sociale specialmente nelle ore serali.

Ora la proposta Alemanni è al vaglio dei Municipi prima di andare in Aula Giulio Cesare per il voto finale entro il 31 maggio.

Paolo Gelsomini

Roma, 17 maggio 2023

Foto P. Gelsomini

La lettera al Sindaco della Rete di Associazioni per una Città Vivibile (Racv) per la straordinaria e ormai insostenibile concentrazione di locali di attività economiche di tipo alimentare in alcune zone della città e dei fenomeni di movida.

Egr. Sindaco,

Le scriviamo dopo la recente notte di follia registrata a Trastevere che si aggiunge agli analoghi numerosi episodi che si registrano quotidianamente in altri rioni e quartieri della Città Storica dove non si può non vedere come la densità intollerabile raggiunta dai locali sia uno straordinario fattore di attrazione per una movida ormai fuori ogni regola, insostenibile, talora incontrollabile e spesso non controllata nei modi e con i risultati desiderati.

L’obiettivo proclamato dall’Amministrazione comunale è stato sempre quello di avviare un riequilibrio fra le varie tipologie di attività commerciali di tipo alimentare che hanno saturato ormai da tempo molte zone della Città ed in particolare il Centro storico, in rapporto non solo alle altre attività commerciali e artigianali (ormai quasi del tutto scomparse), ma anche ad attività di tipo culturale, sociale, di servizio alla residenza.

Per pianificare e intraprendere le azioni necessarie occorre valutare appieno il cambiamento strutturale che ha subito il Centro storico e la Città storica più in generale nel corso dell’ultimo decennio-quindicennio.

Sarà sicuramente noto il recente Studio dell’Ufficio Studi della Confcommercio relativo alla demografia di impresa (febbraio 2023) (6), che ha conferito certezza anche statistica ad un fenomeno  ben noto ai cittadini da anni: fra il 2012 e il 2022 sono sparite oltre 99.000 attività di commercio al dettaglio, sono cresciute soltanto le attività di alloggio (soprattutto B&B) e le attività di ristorazione. Ciò è riconducibile alla crescita dell’attività turistica. Il fenomeno ha riguardato, secondo lo Studio, in grande prevalenza i Centri storici.

Del pari, gli Studi di settore delle attività commerciali e artigianali del settore alimentare situate presso il sito Unesco aggiornati al novembre 2022 e il confronto degli stessi dati con quelli relativi al 2017 evidenziano come tutte le tipologie di attività alimentari siano concentrate in alcuni Municipi, soprattutto nel primo, con numeri di gran lunga superiori agli altri Municipi.

Tutti i dati e le tabelle prodotte confermano quindi non solo la anomala e straordinaria crescita ma anche l’eccessiva concentrazione di queste attività nel Centro storico con punte particolari in determinati rioni o in specifiche aree o strade di altri Municipi. E ci dicono che, se non si cambia la tendenza, si giungerà presto all’impossibilità di governare il fenomeno economico ma anche il contesto sociale.

A fronte di ciò poco conta se dopo il Covid nel 2022 i laboratori di artigianato alimentare risulterebbero diminuiti, secondo alcune statistiche, in quanto non si è affatto superata, ma anzi sono peggiorati la concentrazione e l’abnorme sbilanciamento tra tutte le attività commerciali di tipo alimentari e gli altri tipi di attività commerciali e artigianali non alimentare. E questo, come dicevamo, è vero per il Primo Municipio ma anche ormai per altre zone della Città Storica, se si analizzano i dati relativi alla densità territoriale delle attività economiche di tipo alimentare.

Questa prima lettura della realtà del territorio imporrebbe all’Amministrazione interventi coerenti e urgenti come dichiarato nelle Commissioni e negli incontri avuti con l’Assessora Monica Lucarelli e con il Presidente della Commissione Commercio Andrea Alemanni, nonché a livello di  Municipio.

Abbiamo letto la proposta di Delibera “Regolamento per l’esercizio delle attività commerciali e artigianali nel territorio della Città Storica”, predisposta dal Presidente della Commissione Commercio Capitolina, e rileviamo come essa non si conformi affatto all’impostazione appena descritta, ossia alla necessità di contenere al massimo qualsiasi attività di tipo alimentare.

Temiamo infatti che qualunque allentamento o soppressione dei divieti, come quello proposto dalla delibera citata per le attività di artigianato alimentare, rischi di aumentare ancora la presenza di tali attività (ridotte nel periodo del Covid, ma ancora concausa dell’elevatissima densità territoriale della attività di tipo alimentare in Municipi 1 e 2 e in altre zone della Città Storica) che poco hanno a che vedere con tipologie commerciali effettivamente utili alla residenzialità o a un turismo di qualità

Manifestiamo quindi la nostra contrarietà ad ogni allentamento o eliminazione dei divieti esistenti in un tessuto urbano già ampiamente saturo di attività food and beverage di ogni tipologia, con tutte le gravi criticità che ne derivano in una situazione già totalmente fuori controllo soprattutto per i fenomeni negativi indotti come la movida selvaggia e gli episodi di violenza e di disturbo alla quiete pubblica nelle ore notturne.

Occorre piuttosto incoraggiare il subentro di attività economiche e commerciali di altro tipo o di tipo socio-culturale o, ancora, di servizio alla residenza, che potrebbero riequilibrare il tessuto economico e ricucire il tessuto sociale.

Ci domandiamo veramente, senza risposta, perché invece si continua a scegliere di far proliferare in certi territori, con dati di densità per Kmq ancora molto alti, esercizi di pizzerie a taglio, paninerie, kebaberie, gelaterie ed altre tipologie alimentari. Perché così va il mercato? Ma le Istituzioni non debbono assecondare il mercato a prescindere dal bene pubblico, perché il mercato da solo,  libero senza limiti e indirizzi, è puramente quantitativo e il liberismo si basa semplicemente sul rapporto tra domanda e offerta.  E, ancora, ci domandiamo come si intenda rispettare la Costituzione quando postula i principi che devono presiedere al rapporto fra interessi di iniziative economiche private, diritti dei cittadini e interesse generale.

Ora l’interesse generale, nel settore che trattiamo, è quello di rendere sostenibile la vivibilità ambientale e di decongestionare alcuni territori, come peraltro ci è stato promesso, dall’eccesso intollerabile di attività di tipo alimentare in tutte le svariate forme; cominciando con la verifica della regolarità degli esercizi in essere e quindi con la chiusura rapida di quelli illegali, riallocando le attività di tipo alimentare legali dai Municipi e dagli Ambiti più saturi a quelli dove il fenomeno è invertito.

Lo strumentario necessario per farlo lo lasciamo alle decisioni del Comune, ovviamente. Noi ci permettiamo di suggerire di utilizzare le chiusure rapide e permanenti nei casi di abusivismo o di illegalità ricorrenti e seriali, di introdurre divieti per nuove attività nel settore e forme invece di incentivazione per l’insediamento in altre zone della Città per tutte quelle attività da contingentare nel Centro Storico.

Inoltre, più in concreto, e entrando nel dettaglio, chiediamo che nei locali situati nel  Municipio 1 (ma anche in altre zone della Città Storica dove questo fenomeno si è verificato) non siano rimesse le stesse attività di tipo alimentare che hanno registrato una chiusura nel periodo del Covid.

Occorre invece predisporre politiche mirate volte a permettere che in questi locali vengano insediate altre attività, tutelate e non, di artigianato non alimentare, di servizio alla residenza, di tipo culturale, sociale, ricreativo, sportivo.

Insomma, questa è l’occasione per costruire una città più varia e più giusta, polivalente e diversificata nelle sue attività e nelle sue funzioni.

Gli operatori che hanno chiuso per Covid vanno quindi sollecitati e incentivati ad aprire la stessa attività in altri Municipi non saturi, anche all’interno di progetti di riqualificazione e di rivitalizzazione di altre zone cittadine. Si tratta in sostanza di controllare e indirizzare il mercato e di dirigerlo in modo virtuoso e socialmente sostenibile. E ciò significa non continuare a stravolgere definitivamente il tessuto urbanistico, sociale ed economico di molte zone della città, ed in primis del suo Centro storico, trasformandolo sempre più in un Luna park dalla movida incontrollata e socialmente pericolosa.

A questo punto un cenno va fatto al tema del controllo e dell’ordine pubblico nei Municipi interessati dalla movida. Bisogna affrontare il tema in modo organico ed efficiente e quindi in primo luogo occorrono più Forze dell’Ordine, in secondo luogo occorre un controllo attivo ai fini del rispetto delle regole nel corso delle serate critiche. Non più posti di blocco fissi e inerti, quindi, se non in caso di criticità gravi e localizzate, ma Forze dell’Ordine attive verso gli utenti e gli esercenti nel caso di non rispetto delle norme.

Un raccordo fra i Municipi interessati, i rappresentanti dei cittadini ed il Comitato provinciale di Sicurezza Pubblica potrebbe essere di ausilio sul tema.

Infine occorre a nostro avviso rendere più efficiente ed affidabile la funzione di controllo svolta dalla Polizia Locale, e sinergico il rapporto fra questa funzione e quella amministrativa svolta dai Municipi ai fini di repressione delle illegalità e dell’abusivismo.

Non è comprensibile per noi cittadini osservare come non si dia corso tempestivamente all’esecuzione dei provvedimenti disposti dall’Autorità giudiziaria amministrativa, come richiesto dalla Funzione amministrativa del Municipio.

Tale circostanza è particolarmente grave quando l’esecuzione richiesta sia relativa a un provvedimento di chiusura dell’esercizio commerciale per la perdita dell’autorizzazione all’attività di somministrazione. Oltre a rappresentare una grave violazione di legge, queste mancate o inefficienti esecuzioni dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria comportano, ancora una volta, l’addossare ai cittadini l’onere di monitorare l’applicazione della legge e dei conseguenti ricorsi giudiziari, sostenendone costi ingenti sia economici che psicologici.

L’esperienza finora fatta in questo campo, ci spinge perciò a chiedere con forza l’incremento delle Forze della Polizia Locale e la frequente rotazione del personale addetto.

Comitato Vivere Trastevere, Comitato Rione Monti, Comitato Campo de’ Fiori e dintorni , Comitato antimovida Piazza Bologna, Associazione Residenti Campo Marzio, Comitato Parco Finanze Castro Pretorio, Comitato Emergenza Trastevere, Associazione Piazza Bologna e dintorni, Comitato Decoro Urbano-Pza Bologna,  Associazione Progetto Celio, Comitato Città Giardino, Associazione Amici di Piazza dei Ponziani, Comitato Prati-Candia, Associazione RQT – Trieste Somalia

17 maggio 2023 (ultimo aggiornamento 24 maggio 2023)

per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

vedi anche:

Per un turismo che non metta a rischio lo stesso patrimonio dal quale trae origine di Barbara Pizzo

Le regole per il commercio nel Centro Storico e nella Città Storica – Un manuale per il cittadino di Paolo Gelsomini (23 settembre 2019)

NOTE:

(1) Scarica delibera AC 49/2019

(2) Esercizi di vicinato – esercizi che effettuano attività di vendita al dettaglio con superficie non superiore a 250 mq. Tra gli esercizi di vicinato sono compresi anche i minimarket

(3) Laboratori artigiani rientranti tra le imprese artigiane definite all’articolo 6 della Legge Regionale n. 3 del 17 febbraio 2015 comma 6: “Le imprese artigiane del settore alimentare possono effettuare l’attività di vendita dei prodotti di propria produzione per il consumo immediato, utilizzando i locali e gli arredi dell’azienda con l’esclusione del servizio assistito di somministrazione e con l’osservanza delle prescrizioni igienico-sanitarie, in materia di inquinamento acustico e di sicurezza alimentare“. A titolo di esempio: pizzerie a taglio, paninerie, rosticcerie, gelaterie, kebaberie ecc.

(4) Proposta di Deliberazione da sottoporre all’assemblea capitolina “Regolamento per l’esercizio delle attività commerciali e artigianali nel territorio della Città Storica” del 27 aprile 2023 scarica la Proposta (dal sito istituzionale sezione “ODG e Proposte”)

(5) Risoluzione Municipio 1 del 23 marzo 2023 scarica la proposta avanzata da Sergio Grazioli (PD), Daniela Spinaci (PD), Renato Sartini (Civica Gualtieri), Nathalie Naim (Lista Gualtieri), Federico Auer(SCE), Lorenzo Minio Paluello (RF) è stata approvata a maggioranza con 15 voti favorevoli (Cons; FedericoAuer (SCE), Francesca Calamusa (PD), Giulia Callini (PD), Niccolò Camponi (PD), Sofia De Dominicis (Lista Calenda), Sergio Grazioli (PD), Ludovica Jaus (PD), Giuseppe Lobefaro (Lista Calenda), Lorenzo Minio Paluello (RF), Natalie Naim (Civica Gualtieri), Antonella Pollicita (Demos), Livio Ricciardelli (PD), Claudia Santoloce (PD), Renato Sartini(Civica Gualtieri), Daniela Spinaci(PD), 5 contrari (Conss. Federica Festa (M5s), Daniela Gallo (FdI), Lorenzo Maria Santonocito (fDI), Stefano Tozzi (FdI), Marco Veloccia (FdI) e nessun astenuto.

(6) Analisi degli indici di saturazione delle attività commerciali e artigianali del settore alimentare situate presso il sito UNESCO e nelle vie individuate dall’art. 14 della D.A.C. n. 49/2019 scarica

(7) Lettera al Sindaco della Rete di Associazioni per una Città Vivibile

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