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Tavolini e pedane su strade e marciapiedi, tra proroga delle deroghe e abusivismo

 Foto P.Gelsomini (repertorio 2019)

La questione delle occupazioni di tavolini e pedane tra proroga delle deroghe e abusivismo

di Paolo Gelsomini

Quale futuro per le pedane, sedie, tavoli, ombrelloni, recinzioni e teloni plastificati a protezione dei cosiddetti dehors di bar e ristoranti, che hanno finora usufruito della possibilità di ampliamento delle occupazioni suolo pubblico già concesse o addirittura di nuovi spazi inesistenti prima della delibera emergenziale?

La Delibera di Assemblea Capitolina D.A.C. n.81 del 6 luglio 2020 denominata “Disciplina transitoria di sostegno alle imprese in applicazione dell’art. 181 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34”, meglio conosciuta come “Delibera emergenziale” (1) ha congelato la D.A.C. n.91 del 5 dicembre 2019 denominata “Modifica del Regolamento in materia di occupazione suolo pubblico (OSP) e del canone (COSAP)….” (2)

In pratica con la “delibera emergenziale” sono stati sospesi tutti i Piani di massima occupabilità (PMO) per dehors (tavoli, sedie, pedane, ombrelloni ecc.) già previsti, compresi quelli cosiddetti “Piani zero” che non permettevano nessuna occupazione di suolo pubblico da parte dei dehors, ed è stato sospeso anche il “Catalogo degli Arredi”  previsto dalla delibera ordinaria precedente, dando così via libera ad una fantasiosa gamma di soluzioni di dehors con ampie cadute d’immagine in pieno centro storico.

L’attuazione delle misure utili al contenimento dell’epidemia ha determinato la sospensione delle attività produttive in ambito locale durante il lock down. Anche per questa ragione lo Stato, ribadita la straordinarietà delle circostanze e valutate la necessità e l’urgenza di contenere gli effetti negativi da epidemia da Covid-19, è ulteriormente intervenuto, con i Decreti Legge n. 18 del 17 marzo 2020 (convertito con modificazione con la Legge del 24 aprile 2020 n. 27) (3) e n. 23 dell’8 aprile 2020 (4), per sostenere il tessuto socio-economico nazionale, anche con misure di sostegno al mondo del lavoro pubblico e privato ed a favore delle famiglie e delle imprese.

Nelle intenzioni della “delibera emergenziale” l’utilizzo di una maggiore superficie esterna sarebbe stata funzionale non solo ad un posizionamento opportunamente distanziato dei tavoli nel rispetto delle prescrizioni, ma avrebbe consentito agli esercenti di riavviare le proprie attività, sospese a seguito del lock-down imposto per legge.

Nella “delibera emergenziale” è previsto  che i titolari di esercizi di somministrazione di alimenti e bevande per i quali è consentita la consumazione al tavolo – e le librerie in cui la vendita di libri è prevalente – possano effettuare, in via eccezionale, l’ampliamento della superficie di occupazione di suolo pubblico (OSP) già autorizzata, del 50% all’interno del sito Unesco e del 70% nel resto della città.

Nel caso di una precedente assenza di autorizzazione di OSP, la nuova OSP concedibile sarebbe stata sempre del 50% all’interno del sito Unesco e del 70% nel resto della città, con la superficie misurata rispetto non ad una precedente OSP – che non c’era – ma alla superficie interna commerciale del locale.

Per applicare tutto ciò, sono stati congelati i pareri della Soprintendenza ed altri vincoli legati ai Piani di massima occupabilità (PMO) redatti dai Municipi, ma non il Codice della Strada, che non può essere sospeso per il rischio di mettere a repentaglio la circolazione dei pedoni, la percorribilità delle strade e la circolazione dei mezzi di soccorso.

La scadenza delle deroghe della delibera emergenziale, prevista inizialmente per il 31 ottobre 2021, è stata poi fissata per il 31 dicembre 2021.

Ora, anche questa data pare essere messa in discussione.

Dall’epoca dell’adozione da parte della Giunta Raggi dei provvedimenti in deroga alle ordinarie norme che presiedono ai dehors, la situazione sanitaria ed economica è per fortuna molto cambiata in meglio sia per l’economia che per la salute dei cittadini.

Sul fronte sanitario sono state  accelerate le  vaccinazioni della popolazione, anche grazie l’adozione e il possesso del Green pass come elemento imprescindibile per la fruizione dei luoghi chiusi da parte dei cittadini.

Sul fronte economico, è ripreso per Roma l’afflusso di turisti esteri e da altre regioni italiane, nonché la fruizione dei servizi, commerciali e di ristorazione in particolare, da parte dei cittadini romani. Se ne è avvalsa la ristorazione in ambito della Città Storica e soprattutto del Centro storico nelle zone di Campo de Fiori, Trastevere, Monti, Trevi, Borgo, Celio etc, oltre che, in misura minore, in altre zone della città storica.

L’afflusso straordinario di persone che ne è derivato si è associato alla nuova e preoccupante escalation della “movida” che riguarda da anni queste zone.Tutto questo ha aggravato, e reso ancora più evidente ed inconfutabile,  la lesione dei diritti soggettivi e interessi legittimi  a cui è esposta da anni la popolazione residente in questa parte della città colpendo il diritto alla residenzialità, alla vivibilità ambientale, alla sicurezza e alla mobilità.

Con queste premesse, ci chiediamo se le condizioni di emergenza sia sanitaria che economica, che hanno giustamente consentito le deroghe nel 2020, ci siano ancora o no.

Ci aspettiamo un nuovo atto governativo in proposito, pur sapendo che lo stato di emergenza non potrebbe andare oltre la primavera prossima senza una precedente adozione di una legge dello Stato in materia.

In attesa di una definizione in tal senso, non possiamo che notare che oggi la percezione negativa che si ha delle OSP derivi in larghissima parte dagli eccessi incontrollati e illegittimi che vanno abbondantemente aldilà  degli ampliamenti concessi in deroga dalla “delibera emergenziale”.

Assistiamo spesso ad un panorama di anarchia completa di tavoli, sedie e pedane fuori posto, sulle strisce pedonali, in mezzo alla strada, davanti ai portoni, a ridosso delle fermate dei bus e delle sedi tramviarie.

Tutto ciò è evidentemente illegale, ma nessuno rimuove l’illegalità. Perché? Seguiamo l’iter della domanda presentata a suo tempo dall’esercente.

Dice la “delibera emergenziale” nei punti 4,5,6,7:

4. La domanda, con planimetria allegata, è indirizzata al Municipio territorialmente competente, autocertificando la sussistenza e il rispetto del codice della strada e della distanza di cinque metri dai monumenti.

5. Il procedimento di rilascio della concessione è concluso entro 60 (sessanta) giorni.

6. In caso di accertamento negativo dei requisiti dell’occupazione, quest’ultima deve essere rimossa entro il termine di sette giorni dalla comunicazione del rigetto della domanda.

7 Il rilascio della concessione avviene comunque nel rispetto delle prescrizioni del Codice della Strada, nonché di quelle derivanti da fonti normative nazionali e/o relative alla sicurezza della circolazione stradale, e nel rispetto della distanza di 5 (cinque) metri dai monumenti

Che cosa è successo in questo primo tratto del percorso? Gli Uffici non hanno potuto smaltire l’enorme carico delle domande pervenute e quindi le autorizzazioni in molti casi non sono state date per mancanza di tempo e di personale (soprattutto nel primo Municipio) e di fatto si è adottato il principio del silenzio-assenso.

Di conseguenza i dehors sono stati installati all’interno di questo clima generale di carenza di controlli, sia ante che postprobabilmente per mancanza di personale, sia degli Uffici tecnici municipali che avrebbero dovuto analizzare le domande e dare le autorizzazioni alle OSP emergenziali, sia della Polizia di Roma Capitale per la quale, all’insufficienza di organico si è aggiunto il fatto di non avere a disposizione materiale di base autorizzativo, con tanto di pianta delle OSP controllata dagli Uffici, per poter esercitare una efficace funzione di controllo e di rimozione degli abusi.

Questa situazione ha indotto comportamenti scorretti copiosi, anche da parte di esercenti che naturalmente sarebbero corretti, indotti in ciò dalla concorrenza sleale.

In conclusione:

  • la riproposizione di queste deroghe non appare giustificata da motivazioni economiche. Gli stessi ristoratori (quelli ovviamente corretti) riconoscono di aver recuperato rispetto alle perdite accumulate nel periodo più duro della pandemia, grazie all’andamento dell’economia, alla riattivazione del turismo, ai ristori e alla liquidità forniti dallo Stato.
  • La giustificazione di un’eventuale proroga oltre il 31 dicembre 2021, al massimo fino a marzo 2022 – data che segna due anni dall’inizio dello stato di emergenza che non essere superata senza un’apposita Legge – sarebbe caso mai da ricercare sulla necessità di non esacerbare il conflitto sociale e di non interferire con il periodo natalizio.
  • Anche eventuali prosecuzioni di deroghe temporanee in tema di occupazione di suolo pubblico non dovrebbero aver luogo in mancanza di un ripristino preliminare della legalità con la rimozione di tutti gli abusi e dell’ammodernamento, dell’efficienza e dell’efficacia delle funzioni di controllo ex-ante ed ex-post degli organi amministrativi e ispettivi della Città.
  • In un’ottica programmatoria e non solo emergenziale, occorrerebbe decongestionare il Centro storico, non aumentarne o accelerarne ancor più l’evoluzione verso la caratterizzazione di una area  ‘Disneyland’ della città;
  • occorre valorizzare le zone semicentrali e più periferiche, che hanno bisogno di crescere e che prospettano spesso esigenze di inclusione sociale ed economica nella prospettiva di un avvicinamento tra centro e periferia;
  • sarebbe auspicabile che fosse avviata la proposta dell’Assessore alle Attività produttive e Pari opportunità Monica Lucarelli riportata qualche giorno fa sulle pagine romane de “La Repubblica” (5), della costituzione di un tavolo di confronto residenti-commercianti, con l’obiettivo di elaborare proposte e effettuare un monitoraggio continuo.

Paolo Gelsomini

15 novembre 2021

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

NOTE

(1) SCARICA D.A.C. n.81 del 6 luglio 2020 denominata “Disciplina transitoria di sostegno alle imprese in applicazione dell’art. 181 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34”, meglio conosciuta come “Delibera emergenziale

(2) SCARICA D.A.C. n.91 del 5 dicembre 2019 denominata “Modifica del Regolamento in materia di occupazione suolo pubblico (OSP) e del canone (COSAP)

(3)vai a Decreto Legge n. 18 del 17 marzo 2020 (convertito con modificazione con la Legge del 24 aprile 2020 n. 27)

(4) Vai a Decreto Legge n. 23 dell’8 aprile 2020

(5) vedi Repubblica 11 novembre Covid e commercio: “Lasceremo i dehors a bar e ristoranti. Ma non saranno più gratisdi Marina de Ghantuz Cubbe

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Maurizio Maturi
Maurizio Maturi
2 anni fa

Abito in zona S. Giovanni, dove ci sono decine di ristoranti e pizzerie. Con le concessioni “temporanee” degli spazi esterni a questi esercizi di ristorazione, sono stati occupati i già scarsissimi parcheggi presenti in zona. Pertanto la già scarsa possibilità di parcheggiare per i residenti è divenuta pressoché impossibile. Le strutture posizionate risultano composte da pedane in acciaio (zincato), pavimentate e chiuse da recinzioni sempre in acciaio tutt’altro che rimovibili. Addirittura in strade con più locali affiancati i parcheggi sono del tutto scomparsi. Non si tratta come ripeto di tavoli ed ombrelloni, ma di solide e consistenti pedane in acciaio.
Saranno rimosse? Lo ritengo improbabile. Sarà invece un ampliamento abusivo dei locali che aumenterà notevolmente la ricettività (ed il profitto ) con un aumento a dismisura delle presenze a scapito ulteriore delle possibilità di parcheggio dei residenti. Come al solito il disagio di molti per il profitto di pochi.