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Perchè con l’abolizione del finanziamento pubblico è necessario regolare le lobby.

riparte il futuro(da Riparte il futuro 11 ottobre 2017) Con l’abolizione del finanziamento pubblico è necessario regolare le lobby. Ecco perché Secondo Orlando e Cantone occorre regolare l’attività delle lobby per scongiurare interferenze elettorali di  Mattia Anzaldi

“Senza una disciplina dell’attività delle lobbies si lascia uno spazio interpretativo enorme a livello giudiziario e questo nel pieno di una competizione elettorale può avere un impatto molto forte sul processo democratico”, è quanto ha affermato il ministro Andrea Orlando durante presentazione dell’Agenda anticorruzione 2017 di Transparency International Italia, tenutasi ieri a Roma. “L’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti – ha aggiunto Orlando – non ha risolto il problema del finanziamento della politica, lo ha creato”.

Il tema è caldo in vista delle prossime elezioni: se infatti da un lato l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti aveva l’intento di limitare un ingente sperpero di risorse pubbliche, dall’altro ha fatto esplodere le lacune normative del nostro Paese rispetto al ruolo dei portatori di interesse. Inoltre, risulta sempre più evidente come fondazioni, think tank e associazioni legate a questa o quella forze partitica agiscano nella più completa opacità dislocando risorse a fini elettorali senza alcun o quasi impegno di rendicontazione.
È chiaro che anche in assenza di finanziamento pubblico le campagne elettorali non si faranno certo al risparmio, perciò è necessario capire quali soggetti (questa volta privati) finanzieranno quali forze politiche e soprattutto perché.

Il presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone, che sul lobbying per la verità aveva già preso posizione nei mesi scorsi, ha sottolineato il concetto nel corso dello stesso evento: “bisogna lavorare a una legge sulle lobby, una materia su cui c’è stata una quantità di proposte che non hanno finora mai portato neppure ad avviare una discussione. Lobby, nella nostra cultura è diventata una parola negativa, invece non è così, ma servono delle regole. Si può provare a spingere, ad accelerare in questo senso”.

Anche secondo il magistrato è necessario quindi un cambio di paradigma culturale, come sostenuto dalla campagna di Riparte il futuro Occhi Aperti sulla regolamentazione del lobbying: sia nell’opinione pubblica che a livello legislativo occorre iniziare a considerare l’apporto dei gruppi di interesse come migliorativo in termini di pluralità della nostra democrazia, allontanandoci quanto possibile da una visione unicamente negativa e repressiva. Le opacità poi vanno evitate, e dove presenti perseguite senza esitazioni.
Ma questa inversione di tendenza sarà possibile quando la richiesta di trasparenza messa in campo dal legslatore avrà il merito di aprire opportunità e convenienze a tutte le parti chiamate in causa nel gioco democratico.

È quello che ci ha spiega chiaramente Alberto Bitonti, docente di Politics & Public Affairs, evidenziando perché sia ormai necessario aprire il processo decisionale in modo sistematico agli stakeholder, favorendo l’emergere di competenze e punti di vista diversi (e anche di interessi legittimi, certamente), così da favorire una nuova forma di partecipazione anche da parte dei cittadini organizzati.

Il tema sembra dunque aver raggiunto (e convinto) anche alcuni dei più alti esponenti istituzionali. Non è poca cosa, visto che gli oltre cinquanta disegni di legge in materia di lobbying presentati in più di quarant’anni di attività parlamentare sono rimasti lettera morta e soprattutto senza grandi supporter all’interno del Consiglio dei ministri. Attendiamo sviluppi, continuando a diffondere e a sostenere la campagna.

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