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Piediperterra ai Fori 1a: il Progetto Fori

Inquadramento storico-urbanistico della valle dei Fori e delle sue trasformazioni – Il Progetto Fori

a cura di Paolo Gelsomini

Prima del grande sventramento del quartiere Alessandrino avvenuto negli anni’30 del secolo scorso, da piazza Venezia non si vedeva il Colosseo. Dov’è adesso la via dei Fori Imperiali, e sopra i resti dei Fori di Traiano, Augusto, Nerva, Cesare, del tempio della Pace si trovava un grande quartiere cresciuto nei secoli dopo la caduta dell’Impero Romano. A ridosso della basilica di Massenzio, la collina della Velia, sovrastata dallo splendido giardino di Palazzo Rivaldi, raccordava l’Esquilino al Palatino. Fu tutto spazzato via per volontà di Benito Mussolini che volle nel cuore di Roma una strada adatta alle grandi parate militari, in uno scenario che doveva celebrare la continuità fra l’Impero Romano e il regime fascista. Furono ridotte in polvere almeno cinque chiese, case e palazzi per migliaia di vani, e gli sventurati abitanti sgomberati a viva forza e deportati nelle borgate costruite dal Governatorato.

Le demolizioni, condotte a ritmo di record, iniziarono nell’autunno del 1931 e la via dell’Impero (oggi dei Fori Imperiali) fu inaugurata «nel fatidico decennale», il 28 ottobre 1932. Le conseguenze sul traffico furono terribili. Da ogni punto cardinale – le vie del Corso, dei Fori Imperiali, del Teatro di Marcello, del Plebiscito- corso Vittorio Emanuele, Nazionale-IV Novembre – il traffico cominciò a convergere verso piazza Venezia, umbilicus Urbis Romae. E nel dopoguerra le cose peggiorarono: in via dei Fori Imperiali transitavano 60 mila auto al giorno e fu aperta la Passeggiata Archeologica, fino ad allora chiusa da una cancellata.

(nell’immagine soprastante la linea bianca tratteggiata segna l’antico tracciato della scomparsa via Bonella che, passando attraverso il quartiere Alessandrino, collegava la Suburra al Campo Vaccino costeggiando la chiesa dei SS. Luca e Martina. Questo asse trasversale di collegamento oggi manca e prevale l’unica veduta prospettica, quella di via dei Fori Imperiali, costruita da Mussolini come via dell’Impero per collegare fisicamente e idealmente Palazzo Venezia con il Colosseo con l’eliminazione della collina Velia.)

Nel 1971 fu Leonardo Benevolo, in un libro geniale, “Roma da ieri a domani”, a riprendere il tema dei Fori proponendo di sovvertire l’assetto del centro storico, conservando gli edifici antichi, demolendo molti di quelli costruiti dopo l’Unità, sostituendo con spazi verdi gran parte delle strade formate a seguito degli sventramenti post-unitari. «La Passeggiata Archeologica» – scrive Benevolo – tornerà ad essere un giardino, conservando solo la carreggiata corrispondente all’Appia antica; via dei Trionfi (dal Colosseo al Circo Massimo, ndr) e via dei Fori Imperiali saranno soppresse; il Colosseo tornerà a dominare una zona verde, dove saranno ripiantati i filari d’alberi neoclassici».

Succedeva che le proposte di intellettuali visionari fossero raccolte dalle istituzioni. Il soprintendente archeologico Adriano La Regina, nel dicembre del 1978, facendo proprio il disegno di Benevolo, lancia l’idea di una diretta connessione fra destino dell’area archeologica e assetto urbanistico della città. Ha inizio così la lunga interminata vicenda del Progetto Fori.

Il 21 aprile del 1979, invitato in Campidoglio dal sindaco Argan per le celebrazioni del 2732° anniversario della fondazione di Roma, La Regina formula per la prima volta l’ipotesi della soppressione della via dei Fori Imperiali.

Ed eccoci a Luigi Petroselli, eletto sindaco quando Argan si dimette. È merito suo il cambio di marcia sul destino dei Fori. Al dibattito politico e culturale fa seguire subito decisioni operative e realizzazioni. Nei due anni che corrono dalla sua nomina (27 settembre 1979) all’improvvisa e prematura scomparsa (7 ottobre 1981) si raggiunge il livello più alto per l’urbanistica romana. Il recupero dei Fori, che sembra a portata di mano, diventa l’insegna del rinnovamento della capitale, mobilita le migliori energie, raccoglie un consenso vastissimo, dalle autorità di governo all’intellettualità internazionale, agli abitanti delle borgate che si stanno risanando.

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Nel 1982 Cederna scriveva “Il destino di Via dei Fori appare segnato. la sfida è cambiare Roma con l’archeologia. E’ ormai certo che la strada sarà gradualmente eliminata: ciò che un anno fa sembrava una generosa utopia comincia a prendere i lineamenti della realtà“.

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Il primo atto del nuovo sindaco in materia di archeologia è lo smantellamento della via del Foro Romano (nota anche come via della Consolazione) che separava il Campidoglio dal Foro Repubblicano. L’attivismo del comune continua con l’eliminazione del piazzale che separava il Colosseo dall’arco di Costantino e dal resto del complesso Foro-Palatino. Si ricostituisce così l’unità Colosseo-Foro Romano-Campidoglio, il Colosseo non è più uno spartitraffico e la continuità Colosseo-Campidoglio è consacrata, per così dire, dalla decisione del Soprintendente La Regina di consentire il libero attraversamento del Foro Romano, come fosse una parte della città moderna: un’anticipazione del Progetto Fori.

Ma improvvisamente, il 7 ottobre del 1981, a due anni dalla sua elezione, Petroselli muore. Con lui finisce il Progetto Fori.Il colpo di grazia arriva nel 2001 con la decisione della Soprintendenza regionale (diretta da Ruggero Martinez) di imporre un vincolo sulla via dei Fori Imperiali, che da allora è tutelata al pari dei Fori che ha soverchiato. Leonardo Benevolo così commenta sul «Corriere della Sera»: È diventato illegale il disseppellimento degli invasi dei Fori di Cesare, Augusto, Vespasiano, Nerva e Traiano, che renderebbe percepibile ai cittadini di oggi uno dei più grandiosi paesaggi architettonici del passato. […]

Poteva diventare un «sublime spazio pubblico», si rammarica Benevolo. Infine, nel 2005, con l’eliminazione dell’attraversamento gratuito del Foro Romano, cade l’ultima trincea del Progetto Fori.

Da “Roma: un progetto per la Capitale” Capitolo “Progetto Fori” di Vezio De Lucia

21 marzo 2024

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

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vedi anche:

10 domande al Sindaco Gualtieri a 2 anni di consiliatura 30 ottobre 2023

7) UN FUTURO INCERTO PER VIA DEI FORI IMPERIALI (12)

Il 4 ottobre è stato presentato il progetto CArMe (Centro Archeologico Monumentale di Roma), elaborato su suo mandato da Walter Tocci, articolato in un programma operativo che, sulla via dei Fori Imperiali, prevede interventi per lo più “reversibili”, e in un Piano strategico con un più ampio orizzonte temporale che si pone, tra gli altri, l’obiettivo di sostituire il tratto da Piazza Venezia a Largo Ricci con un nuovo spazio pubblico che rimetta in connessione i Fori di Traiano, di Augusto, di Nerva e il Tempio della Pace. Nella scorsa estate, il progetto CArMe è stato oggetto di un incontro tra Lei e il Ministro della Cultura, a seguito del quale il Ministro avrebbe posto stringenti condizioni sul mantenimento della dimensione della carreggiata e dei marciapiedi di via dei Fori imperiali, al solo fine di garantire lo spazio necessario alla parata militare del 2 giugno. Nel suo programma elettorale ha voluto citare  la “ripresa e attuazione del piano del grande parco dei Fori Appia, pensato da Antonio Cederna”, che nel 1982 scriveva “E’ ormai certo che la strada sarà gradualmente eliminata“. A distanza di 50 anni, avvenuta la pedonalizzazione, Via dei Fori Imperiali rimane una inutile autostrada utilizzata un giorno all’anno.

Quale è la sua posizione al riguardo? Aprirà un dibattito che coinvolga la cittadinanza sul Progetto strategico di CArMe? Sosterrà il progetto di eliminare o quantomeno ridimensionare  il primo tratto di via dei Fori?  Aderirebbe alla proposta per uno spostamento del percorso della parata del 2 giugno in altro luogo monumentale di Roma?

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