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Roma: l’Area Archeologica Centrale per il futuro della città – Roma al centro, di Alessandra Valentinelli


Roma al centro

di Alessandra Valentinelli

Da sempre nella storia di Roma l’assetto dell’area archeologica centrale riflette l’assetto dell’intera città; perciò molti studiosi contemporanei e qualche amministratore si sono battuti perché “andare al centro” non fosse solo la méta attrattiva del patrimonio antico ma rivestisse un valore civico, pubblico, sociale per tutta la collettività.

Nell’ultima versione di Roma moderna del 2011, Italo Insolera dedica uno dei due capitoli conclusivi all’Appia antica. Pur essendo tra i primi e più convinti sostenitori della tutela dell’Appia, è la prima volta che alle riflessioni sparse tra i capitoli, Insolera aggiunge un capitolo a sé stante, il 30. Il capitolo è introdotto dalla proposta di “parco archeologico” del 1887 che avrebbe dovuto integrare le previsioni del PRG Viviani del 1883 e invece resterà il primo di una lunga teoria di esercizi di stile: attestato a Porta Venezia, tra Campidoglio e Colosseo, il parco comprende Colle Oppio sino a San Martino ai Monti; attorno al Colosseo, il Circo Massimo fino al Tevere, le Terme e il Celio da Santo Stefano Rotondo a Porta Metronia, quindi il tratto tra Porta Latina e Porta San Sebastiano oltre la quale, il parco segue il tracciato originario. Insolera lo considera la prima visione unitaria del sistema Fori-Appia, e sottolinea come proprio la corretta collocazione dell’inizio dell’Appia a Porta Capena, non alle successive Mura Aureliane, qualifichi il parco di valenze non solo archeologico-monumentali ma complessivamente urbane.

Per figure quali Cederna e Insolera è subito chiaro che i Fori sono la testata “centrale” di un sistema urbano unitario, indissolubile dall’Appia “rurale”. Insolera insiste sin dalla prima versione di Roma moderna del 1962, sulla rilevanza del vincolo apposto all’Appia dal Ministro dei Lavori Pubblici Giacomo Mancini come “parco pubblico”, non solo per gli espropri che dovranno seguire, ma proprio per la scelta della destinazione d’uso; un’estensione ragguardevole di centinaia di ettari, non assimilabile ai pur immensi parchi ereditati dalle casate nobiliari ma analoga alle cinture boscate che le città europee vanno tutelando per fissare un limite al consumo di suolo; un parco quindi di scala urbana che interrompe la continuità del costruito e stabilisce un varco verde, vasto, fruibile, come noi oggi definiamo i “corridoi ecologici” e per Insolera è la “colonna vertebrale, la struttura in grado di costruire, al di la degli errori della Roma moderna, la vera Roma futura”.

Affinché una “colonna vertebrale” costruisca una struttura, non basta la testa, servono braccia e gambe, diramazioni che completando lo scheletro, consentano alla struttura di funzionare. Nel 1995, l’allora Sovrintendente Adriano La Regina assoggetta al vincolo da poco introdotto dalla Galasso per le “zone di interesse archeologico”, l’area dei vecchi SDO corrispondente all’antico compendio imperiale noto come “Ad duas lauros”. Per superare la contrarietà del Ministro Ronchey che vuole restringere tale vincolo alle aree adiacenti i beni monumentali, La Regina introduce il concetto dei “contesti di giacenza”, che identifica il valore paesistico dei territori dove si conservano i caratteri ambientali grazie ai quali si sono preservate anche solo le tracce dei monumenti antichi. Rimasti inedificati durante la grande espansione, i vecchi SDO sono infatti porzioni di Agro storico inglobate nella periferia consolidata, e lungo il previsto asse attrezzato formano un sistema continuo trasversale che connette l’Appia all’Aniene: aree dalle valenze ecologiche ormai elevate che continuano a svelare la presenza di tesori antichi confermando il duplice interesse ambientale e monumentale del vincolo voluto da La Regina; testimonianze dell’ampiezza della Roma imperiale che riconnettono ai Fori monumentali, una storia che ha sempre attraversato anche le periferie.

Oggi con le valli del Tevere o dell’Arrone, i parchi istituiti, l’Agro ancora integro e le ultime isole di verde urbano formano una rete ecologica unica tra le grandi capitali, ricca di permanenze antiche e ambientali, ancora segnata dalle relazioni secolari tra forre, marane, ville o acquedotti romani che ne hanno impresso le linee portanti di sviluppo; sono braccia e gambe del sistema Appia-Fori: i varchi ambientali con cui stringere un nuovo patto centro e periferie, il capitale di cui dispone la collettività romana per difendersi dai rischi climatici in un assetto della Roma futura che se saprà essere pubblico, ecologico, adattato al clima, anche la Roma più antica vorrà mostrare al mondo.

Alessandra Valentinelli – storica- Roma Ricerca Roma

[L’intervento è stato scritto per l’incontro Roma: l’Area Archeologica Centrale per il futuro della città del 10 ottobre 2023]

Vai a Roma: l’Area Archeologica Centrale per il futuro della città con i materiali e i link agli interventi

4 ottobre 2023

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

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