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Roma metrificata

Aggiornamento del 19 ottobre:  notizie di ulteriori sviluppi delle indagini dai principali quotidiani romani*

Roma metrificata dalla Metro C

di Paolo Gelsomini, 15 ottobre 2014

metro c colosseo

Il Presidente di Progetto Celio ricostruisce la vicenda “Metro C”  dopo le recenti notizie sull’esposto di M5S e i rilievi della Corte dei Conti. Quello che è certo è che i costi che tutti i cittadini dovranno sopportare sono in continua crescita: nel 2001 erano 1 miliardo e 925 milioni; nel 2006 erano cresciuti a 2 miliardi e 600 milioni; oggi sono lievitati a 3 miliardi e 700 milioni a causa di varianti, imprevisti e contenziosi. E ricordiamo che stiamo parlando solo del cosiddetto tracciato fondamentale di 25,5 Km da Pantano a Clodio-Mazzini.

* Repubblica 19 ottobre 2014 Metro C, c’è un super teste. Un dirigente bloccò i 90 milioni alle imprese Sentito dagli investigatori l’ex capo del dipartimento alla Mobilità. Due mesi dopo il suo stop, il funzionario venne trasferito ad altro incarico di FRANCESCO SALVATORE e GIUSEPPE SCARPA (Nei prossimi giorni è previsto un supervertice fra la magistratura contabile e i pm di piazzale Clodio. Obiettivo è scambiarsi carte e informazioni sui vari fascicoli, oltre che allargare ancora l’inchiesta penale. Ad oggi sono due gli indagati per abuso d’ufficio: dirigenti di Roma Metropolitane che firmarono l’atto attuativo del 9 settembre del 2013, che “aggiunse” 90 milioni a favore di Metro C, come anche ricostruito da una lettera dell’ex assessore Morgante, ripresa nell’esposto dei Cinque Stelle capitolini.)

IL TEMPO 17/10/2014 Tamburrino: «Il Comune deve chiedere i danni. I lavori dovevano finire 2 anni fa» Metro C, parla il grande accusatore

Repubblica17 ottobre 2014  Terremoto sulla Metro C, super-vertice in procura e indagini a tutto campo L’inchiesta sulla grande opera che invece di un 1 miliardo ne costerà 4 di MARIA ELENA VINCENZI
cronoprogramma metro c

Il cronoprogramma nel 2012

COMINCIAMO DALLA FINE

Si apprende dalla pagina romana de “La Repubblica” dell’11 e del 12 ottobre che l’ultimo atto in ordine di tempo dell’affaire Metro C è costituito dall’esposto alla Procura della Repubblica preparato dal Movimento 5 Stelle Roma. L’esposto – scrive “La Repubblica” – denota “una preoccupazione per il disservizio ai romani e l’esborso di risorse pubbliche su cui i pentastellati chiedono una verifica da parte della magistratura requirente”. “Sono molti i soggetti – prosegue la nota del M5S coinvolti nella vicenda che riguarda i lavori per la costruzione della nuova linea C della metropolitana. Ma la cifra emergente è una sola: il protrarsi dei lavori, le innumerevoli varianti di progetto, un contenzioso ancora pendente e l’ineluttabile aggravio dei costi a carico di tutti i cittadini”.

FRAMMENTI DI UN PERCORSO (NON SOLO FERROVIARIO) TORTUOSO

Per tentare di spiegare quello che sta accadendo in questi giorni, proviamo a tornare alle radici dei problemi che sono scoppiati e che hanno avuto il loro epilogo nelle indagini della Procura della Repubblica e nel nuovo esposto presentato dal M5S romano.

Nel 2003 viene istituita una struttura organizzativa con responsabilità connesse al supporto per la realizzazione dei lavori. Prenderà l’attuale denominazione di “Roma Metropolitane s.r.l.”.

Per la progettazione e realizzazione del cosiddetto tracciato fondamentale di 25,5 Km da Pantano a Clodio si aggiudica la gara, nel febbraio 2006, il raggruppamento temporaneo di imprese ATI Astaldi,  cui fanno parte la Astaldi Spa, quale mandataria, e le mandanti Vianini Lavori Spa, Consorzio Cooperative Costruzioni e Ansaldo Trasporti Sistemi Ferroviari Spa che costituiscono la Società di progetto “Metro C S.c.p.A.” assumendo il ruolo di Contraente Generale.

Il Contraente Generale notifica, nell’ottobre del 2007, una domanda di arbitrato, concordando con Roma Metropolitane e Metro C un adeguamento del contratto sancito con l’accordo del 12 giugno 2008. Occorre notare i tempi di realizzazione assegnati  ad ognuna delle tre fasi attuative nelle quali è suddivisa la prima fase strategica. La prima riguarda la tratta Pantano – Centocelle la cui conclusione fu prevista per il 31 dicembre 2011; La seconda, Centocelle – Lodi con conclusione il 31 ottobre 2012; la terza, Lodi – S. Giovanni sarebbe stata definita dopo l’approvazione della ‘Variante S. Giovanni’ che fu approvata nel luglio 2009.
Solo un anno dopo Metro C chiede a Roma Metropolitane di stipulare un secondo accordo bonario cambiando il programma dei lavori relativo a quella prima fase strategica, con una dilazione di un anno delle date di ultimazione delle tre sottofasi. Roma Metropolitane accetta  parzialmente il nuovo programma lavori e Metro C integra la domanda arbitrale con nuove riserve. Roma Metropolitane costituisce un Comitato paritetico, sotto la supervisione di un Magistrato della Corte dei Conti, per valutare le controversie insorte durante l’esecuzione dei lavori.

A conclusione del lavoro del Comitato Paritetico, Roma Metropolitane e Metro C stipulano un secondo Atto di Transazione, approvato poi con deliberazione dell’8 settembre 2011 dal cda di Roma Metropolitane. Metro C S.c.p.A. rinuncia alle pretese oggetto di alcune delle riserve e viene concordato il pagamento forfettario di un importo complessivo di 230 mln.

Il Ministero dei Trasporti, al quale fu trasmesso l’Atto transattivo, si rivolge all’Avvocatura Generale dello Stato, la quale riconosce al Ministero il potere-dovere di valutare lo schema di accordo. Il CIPE con deliberazione n.127 dell’11 dicembre 2012, approva l’Atto e fissa la copertura economica dello stesso assegnando le quote di finanziamento lorde a carico di Stato, Comune e Regione nelle seguenti misure: Roma Capitale euro 157.932.734,96; Stato euro 81.154.982,35; Regione Lazio euro 13.912.282,69.

Da notare che degli 81,1 milioni di finanziamento statale 33,8 arrivarono dall’azzeramento delle risorse della tratta T2 Colosseo-Venezia-Clodio.

Con quelle decisioni gli oneri complessivi per la realizzazione della tratta fondamentale della linea C, Pantano- Clodio di 25,5 Km, passarono da 3486 a 3706 milioni di euro, di cui 2937 per le tratte da Pantano al Colosseo-Fori Imperiali.

Se poi si sommano i 370 milioni del Decreto del Fare per la tratta Colosseo-Venezia si arriva ad una somma complessiva di 4,1 miliardi da Pantano a piazza Venezia.

A quel punto si calcolò che sarebbe stato possibile completare entro giugno 2013 la tratta Pantano-Lodi di circa 15 Km. E che nella prima metà del 2014 sarebbe stata aperta al pubblico la tratta Lodi San Giovanni. Oggi, ottobre 2014, i tempi sono di nuovo tutti dilatati nonostante il terzo accordo transattivo, pietra dello scandalo, di cui si parla nel paragrafo successivo.

Con la nuova Giunta Marino l’assessore alle Politiche della Mobilità Guido Improta affidò interamente a Roma Metropolitane la valutazione dell’ipotesi transattiva.

IL TERZO ACCORDO TRANSATTIVO, LE DIMISSIONI DELL’ASSESSORE MORGANTE CHE LO DENUNCIAVA, UNA COMMISSIONE DI VERIFICA DEL SINDACO MARINO ED UN ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

Roma Metropolitane e Metro C senza l’assenso preventivo degli enti cofinanziatori (Stato, Comune e Regione), hanno stipulato in data 9 settembre 2013 un ulteriore accordo, il terzo, definito ‘Atto Attuativo della Delibera CIPE n. 127 dell’11 settembre 2012 e conseguente adeguamento del contratto del 12 ottobre 2006”.
L’allora assessore al Bilancio Daniela Morgante rilevò delle irregolarità ritenendo tra l’altro che spettasse a Metro C, in qualità di Contraente Generale, assumersi  l’onere della realizzazione di un’opera strategica della Legge obiettivo con i relativi rischi.

Al contrario, l’Accordo transattivo e l’Atto Attuativo alterano questo rapporto, “riversando sul committente pubblico buona parte dell’alea che invece competerebbe al Contraente Generale”. Non solo. L’Atto attuativo del 9 settembre 2013, adottato al di fuori della procedura di bonario accordo e attuativo del precedente Accordo transattivo e della delibera CIPE n. 127/2012 sembrerebbe ora sotto la lente d’ingradimento della Procura. Secondo il citato articolo de “La Repubblica” dello scorso 12 ottobre, “i magistrati romani vogliono chiedere ai due ex dirigenti di Roma Metropolitane indagati per abuso d’ufficio il motivo di una differenza così marcata tra l’accordo transattivo e l’atto attuativo. Una discrepanza “di 90 milioni di euro” tra i due documenti: questa è la somma che ricostruiscono i 5 stelle capitolini che a breve depositerranno un esposto in Procura”.

“Si tratta di un fiume di denaro – prosegue La Repubblica* in totale 230 milioni di euro che Roma Metropolitane versò nelle casse del consorzio Metro C, il gruppo di imprese incaricate di costruire la linea C della Metropolitana come stabilito nell’atto attuativo del 9 settembre 2013. Una somma spropositata e che non sarebbe giustificata. Denaro in più che venne infilato nel contratto finale a dispetto del precedente accordo transattivo senza comunicarlo ad altri enti che per legge dovevano essere coinvolti nell’approvazione del documento. Di 90 milioni di euro in più parla l’esposto dei 5 Stelle che fa affidamento a diversi atti del Campidoglio per ricostruire la vicenda”. “Novanta milioni a favore di Metro C – prosegue l’articolo citando testualmente l’esposto del M5S – milioni che non trovano alcuna corrispondenza negli atti precedenti”. Poche righe più avanti si legge anche che “l’atto attuativo è stato adottato al di fuori della procedura di accordo bonario, cui era invece riferito l’accordo transattivo (…) essendo stato il frutto di una trattativa privata e diretta tra Roma Metropolitane e Metro C.”
Nel 2013 il Sindaco Marino decise di istituire una “Commissione per la verifica della corretta gestione dei rapporti tra Roma Metropolitane e il Contraente generale, relativi alla realizzazione della Linea C della Metropolitana di Roma”, anche in considerazione del fatto, finalmente messo in luce, che Roma Capitale, in qualità di socio unico azionista della suddetta Società, ha l’obbligo di vigilanza sull’andamento generale della stessa.

Le 45 varianti al progetto sono state approvate da Roma Metropolitane, senza un atto di approvazione del Consiglio Comunale”.

Questi elementi, unitamente ai pagamenti conseguenti alla stipula del terzo accordo tra Roma Metropolitane e Metro C, furono a suo tempo oggetto di aspro contenzioso tra gli assessori Improta e Morgante, conclusosi con  le dimissioni  di quest’ultima.     Ora questi elementi sono finiti alla Procura della Repubblica.

UN PASSO INDIETRO: LA RELAZIONE DELLA SEDE CENTRALE DI CONTROLLO DELLA CORTE DEI CONTI DEL DICEMBRE 2011

La relazione della Sede Centrale di controllo della Corte dei Conti del dicembre 2011 contenuta nella deliberazione 21/2011/G già muoveva pesanti rilievi sull’andamento dell’opera e invitava gli organismi istituzionali a rispondere entro sei mesi. In seguito a queste risposte la Corte fece la sua relazione conclusiva che inviò al Parlamento ed al Governo nel corso dell’anno successivo. Chi volesse avere il documento integrale completo di allegati grafici può cercare sul sito da www.corteconti.it la Delibera Corte dei Conti 21/2011/G.

In questa relazione si legge tra l’altro: “L’opera risulta non priva di incognite sulla complessiva fattibilità (……) si sono esaurite anzitempo le risorse per la sua realizzazione integrale (…..) il progetto originario appare notevolmente ridimensionato per l’abbandono di qualificanti opere integrative e complementari nelle tratte centrali (….) la soppressione di alcune stazioni centrali rischia di pregiudicare anche l’effetto rete e di menomare gravemente la funzionalità della linea”

Il programma temporale dei lavori dell’aprile 2006 prevedeva al 30 aprile 2011 l’apertura della tratta Pantano-San Giovanni. Oggi, precisa la Corte dei Conti, il segmento Pantano-Centocelle sarà aperto il 31 dicembre 2012 (!) e da Centocelle a Piazza Lodi occorrerà aspettare il 31 dicembre 2013 (!) mentre tutta la linea fino a San Giovanni sarà inaugurata non prima del 31 dicembre 2014 (!).

LA CRESCITA DEI COSTI E LA DILATAZIONE DEI TEMPI DI REALIZZAZIONE

Dopo San Giovanni c’è la tratta T3 San Giovanni-Colosseo che allora aveva un orizzonte temporale entro il 2016 ma oggi la data ufficiale è il 2020 a sua volta già ufficiosamente slittata di sei mesi.

I costi che tutti i cittadini dovranno sopportare sono in continua crescita: nel 2001 erano 1 miliardo e 925 milioni; nel 2006 erano cresciuti a 2 miliardi e 600 milioni; oggi sono lievitati a 3 miliardi e 700 milioni a causa di varianti, imprevisti e contenziosi. E ricordiamo che stiamo parlando solo del cosiddetto tracciato fondamentale di 25,5 Km da Pantano a Clodio-Mazzini.

Solo per la tratta T3 San Giovanni-Colosseo il CIPE ha stanziato 792 milioni ed il timore è che già siano stati stanziati per i costi aggiuntivi delle tratte precedenti da Pantano a San Giovanni.

Riepiloghiamo: il costo in bilancio delle tratte in cantiere da Pantano a San Giovanni ammonta a 1818 milioni, il finanziamento CIPE per la tratta T3 San Giovanni-Colosseo è di 792 milioni ed il costo presunto da semplice progetto preliminare dal Colosseo a Clodio era stato stimato in 769 milioni. Il totale fa 3379 milioni e questa è esattamente la cifra di cui parla la pesante relazione della Corte dei Conti sopra accennata. Ma era tutto qui? No di certo.

Tra le spese ci sono da aggiungere quelle non preventivate relative al contenzioso che si è aperto tra Metro C e Roma Metropolitane che andò in mano ad un costosissimo collegio arbitrale come accennato nei paragrafi precedenti. Fra le richieste di Metro C c’erano quelle relative alla variazione dell’8% del corrispettivo pattuito per gli oneri diretti ed indiretti per la funzione di contraente generale, fino a quella dell’aumento ulteriore del 5% per le maggiori spese per le incombenze antimafia per un totale complessivo di 330 milioni.

 

Percorsi metro C copia

 

tracciato t3 metro c

Il tracciato della tratta T3 San Giovanni-Colosseo

 

 

 

 

 

 

PENALI E CRONOPROGRAMMA FINO AL COLOSSEO.

CONDIZIONI PER IL FINANZIAMENTO DOPO IL COLOSSEO

(stralcio dall’articolo di Vincenzo Bisbiglia comparso sul “Tempo” del 10 settembre 2013 “La metro C arriverà fino a piazza Venezia”).

Roma Metropolitane e Consorzio Metro C hanno trovato l’accordo. Il nuovo contratto integra e supera quello stipulato il 12 ottobre del 2006 con Metro C Spa (Vianini, Ccc, Ansaldo e Astaldi). Rispetto a quanto già anticipato, restano i 230 milioni di euro più iva da versare nelle casse del contraente generale per gli aggravi di costo già contabilizzati con l’accordo transattivo del 2011, di cui solo 200 milioni saranno corrisposti entro 30 giorni. Arrivano poi penali ai danni di Metro C per ogni singolo giorno di ritardo rispetto alla consegna dei 5 tratti mancanti fino a piazza Venezia, con il Consorzio che rinuncia inoltre ad una richiesta di risarcimento che aveva presentato nei confronti di Roma Metropolitane per ben 2,2 miliardi di euro, cifra che sarebbe potuta crescere ulteriormente se non si fosse trovato l’accordo.

Ancora, non viene introdotto alcun rischio d’impresa per eventuali ulteriori stop relativi a ritrovamenti archeologici, come invece il Campidoglio voleva pretendere: in quel caso, Metro C avrà diritto ad ulteriori risarcimenti con gli stessi criteri rispetto ai quali sono stati individuati i 230 milioni che verranno versati al Consorzio.

Il tratto fra Pantano e Centocelle dovrà essere pronto (anche se non verrà aperto al pubblico) entro il 31 dicembre 2013: eventuali ritardi costeranno a Metro C circa 264mila euro al giorno, 7,8 milioni al mese; il tratto fino a piazza Lodi dovrà essere pronto entro il 31 agosto 2014, pena il pagamento di 130 mila euro al giorno, circa 3,9 milioni al mese (qui è prevista l’apertura ai passeggeri).

I treni poi dovranno quindi arrivare a San Giovanni entro il 30 giugno 2015 e il pre-esercizio dovrà essere svolto entro il 31 dicembre 2015: qui le penali ammontano a 33mila euro al giorno, circa 1 milione al mese; in questo caso è esclusa dal patto l’opera di collegamento con la stazione della linea A (la variante n.46) che verrà posticipata a data da destinarsi qualora dovesse intervenire un nuovo stop da parte della sovrintendenza.
Infine, non è stata stabilita ancora la data di consegna per la tratta T3, San Giovanni-Colosseo, ma già si sa che le penali ammonteranno a 160 mila euro al giorno, 4,8 milioni al mese.
Il nuovo contratto allontana anche qualsiasi ipotesi, paventata nei giorni scorsi, di variazione del tracciato. La tratta fino a Colosseo è già stata finanziata e si pongono le basi per arrivare a piazza Venezia: entro 10 giorni Roma Metropolitane deve consegnare a Metro C le linee guida e il Consorzio, a sua volta, dovrà rispondere con il progetto definitivo entro 3 mesi da quella data. Il Cipe è già pronto ad erogare i 300 milioni di euro, condizionati dalla consegna del pre esercizio da Pantano a Centocelle entro la fine dell’anno: le penali, in questo caso, ammonteranno «allo 0,3 per mille al giorno rispetto all’importo della tratta». E il resto del progetto? Come specificato al punto 7.4 dell’allegato, se entro il 31 dicembre 2016 non arriveranno finanziamenti ulteriori per la tratta T2 fino a piazzale Clodio, il contratto verrà rescisso.

TRE FILONI D’INCHIESTA

Siamo a maggio 2014. La Corte dei conti continua a lavorare sui tre filoni d’inchiesta relativi alla realizzazio­ne della nuova tratta della metropo­litana. Il filone principale riguarda le varianti che hanno portato ritardi nel completamento dei lavori. Gli altri due fascicoli sono relativi ai possibili danni che la linea C po­trebbe causare ai monumenti dell’area archeologica dei Fori Imperiali e ai finanziamenti. «Ci sono tante complicazioni – ha ammesso il procuratore regionale- e non è faci­le tirare le somme».

ULTIMO ATTO CON DISASTRO ANNUNCIATO: INCHIESTA DELLA CORTE DEI CONTI E RINVIO DELL’APERTURA DELLA PRIMA TRATTA FINO A CENTOCELLE

Ottobre 2014. L’inchiesta della Corte dei Conti sulla tratta Pantano-Centocelle relativa agli anni 2006-2010 porta a rilevare un danno erariale di 368 milioni contestato a Roma Metropolitane controllata al 100% da Roma Capitale. A breve si aspettano gli sviluppi degli altri due filoni di indagine della magistratura contabile e dell’inchiesta aperta dalla Procura di Roma. Si contestano i troppi rincari, i ritardi, le eccessive varianti in corso d’opera che hanno portato all’aumento progressivo ed inarrestabile dell’opera. Sono state omesse, secondo i magistrati, le verifiche sull’esecuzione. Nel frattempo la Direzione antimafia si sta occupando dei subappalti che sembrerebbero assegnati a ditte vicine ai clan.

Il Campidoglio, nella qualità di committente pubblico, avrebbe dovuto controllare e monitorare tutti gli aspetti tecnici e finanziari ma tutto è stato delegato a Roma Metropolitane, società in house e stazione appaltante che ha assecondato le richieste di Metro C e spesso senza il consenso degli enti pagatori (Stato, Comune, Regione) come nel caso legato all’atto transattivo del settembre 2012 oggi sotto la luce della Procura.

Sono stati indagati gli ex vertici di Roma Metropolitane con il reato di abuso d’ufficio per i 230 milioni pagati ai costruttori tra arretrati e adeguamenti.

Inoltre ci sono quei 90 milioni contestati pagati in più alle Imprese che costituiscono la differenza tra il precedente atto transattivo e l’atto attuativo del 9 settembre 2013.

Per Roma Metropolitane ad ottobre è piovuto sul bagnato! A pochi giorni dall’inaugurazione della tratta Pantano-Centocelle, annunciata per sabato 11 ottobre, c’è stato lo stop del Ministero perché la Commissione di collaudo non ha dato il nulla osta. I Vigili del Fuoco non hanno valutato adeguati gli standard dei servizi della linea e la partenza della metro C è stata ancora una volta rinviata. Il cronoprogramma del 2007 prevedeva la data di apertura della Pantano-Centocelle il 30 aprile 2011!

I COSTRUTTORI: LA METRO C ASSORBE TUTTO

Non potevano mancare le critiche e le accuse dei costruttori romani. All’assemblea dell’ACER il presidente Edoardo Bianchi ha dichiarato: ”Non voglio entrare nel merito di una questione così delicata, ma non è possibile che in questa città si investa tutto sulla metro C. Rispetto alle poche risorse stanziate la metà finisce per coprire i costi di quest’opera”. Alla luce di quanto abbiamo rilevato in questo articolo, chi potrebbe dargli torto?

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* La Repubblica 12 ottobre 2014 I rincari della linea C: il giallo dei 90 milioni pagati in più alle imprese Al via gli interrogatori degli ex vertici di Roma Metropolitane. L’accusa: abuso d’ufficio e i magistrati puntano sull’atto ‘attuativo’ di GIUSEPPE SCARPA e FRANCESCO SALVATORE  ttp://roma.repubblica.it/cronaca/2014/10/12/news/i_rincari_della_linea_c_il_giallo_dei_90_milioni_via_agli_interrogatori-97896919/?rss

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PAOLO EMILIO CARTASSO
PAOLO EMILIO CARTASSO
9 anni fa

Possibile che si spendano inutilmente cifre assurde per opere inutili e che mettono a rischio la nostra città.
Preciso meglio:
1) inutile perchè per raggiungere piazzale Clodio, presa la Metro A, a San Giovanni, basta scendere alla fermata Lepanto, con un semplice e meno costoso TRAM percorrendo: via Lepanto, via G. Ferrari e viale Mazzini, strade larghissime, avremmo un buon risultato.
2) il rischio è che , a qualsiasi quota passi la galleria, da Corso Vittorio in poi, si creerebbe una parziale diga alle enormi quantità d’acqua che, ogni volta si presenta un ingrossamento del Tevere, trovano sfogo sotto i quartieri Borgo e Parione, si vada a visitare le cantine e le parti sotterranee di via di Borgo Pio, via della Fossa, via del Corallo ecc.. quando il Tevere s’ingrossa come avviene molto spesso, i fabbricati che talvolta mostrano crepe, cosa subiranno a seguito di una paratia sotterranea?

Mario Iacobelli
9 anni fa

tra poco ci parleranno di aumentare la cementificazione per avere il contributo dei costruttori.Il gioco è sempre quello le lobbi sono trasversali.

PAOLO EMILIO CARTASSO
PAOLO EMILIO CARTASSO
9 anni fa

Possibile che si spendano inutilmente cifre assurde per opere inutili e che mettono a rischio la nostra città.
Preciso meglio:
1) inutile perchè per raggiungere piazzale Clodio, presa la Metro A, a San Giovanni, basta scendere alla fermata Lepanto, con un semplice e meno costoso TRAM percorrendo: via Lepanto, via G. Ferrari e viale Mazzini, strade larghissime, avremmo un buon risultato.
2) il rischio è che , a qualsiasi quota passi la galleria, da Corso Vittorio in poi, si creerebbe una parziale diga alle enormi quantità d’acqua che, ogni volta si presenta un ingrossamento del Tevere, trovano sfogo sotto i quartieri Borgo e Parione, si vada a visitare le cantine e le parti sotterranee di via di Borgo Pio, via della Fossa, via del Corallo ecc.. quando il Tevere s’ingrossa come avviene molto spesso, i fabbricati che talvolta mostrano crepe, cosa subiranno a seguito di una paratia sotterranea?

Mario Iacobelli
9 anni fa

tra poco ci parleranno di aumentare la cementificazione per avere il contributo dei costruttori.Il gioco è sempre quello le lobbi sono trasversali.

PAOLO EMILIO CARTASSO
PAOLO EMILIO CARTASSO
9 anni fa

Possibile che si spendano inutilmente cifre assurde per opere inutili e che mettono a rischio la nostra città.
Preciso meglio:
1) inutile perchè per raggiungere piazzale Clodio, presa la Metro A, a San Giovanni, basta scendere alla fermata Lepanto, con un semplice e meno costoso TRAM percorrendo: via Lepanto, via G. Ferrari e viale Mazzini, strade larghissime, avremmo un buon risultato.
2) il rischio è che , a qualsiasi quota passi la galleria, da Corso Vittorio in poi, si creerebbe una parziale diga alle enormi quantità d’acqua che, ogni volta si presenta un ingrossamento del Tevere, trovano sfogo sotto i quartieri Borgo e Parione, si vada a visitare le cantine e le parti sotterranee di via di Borgo Pio, via della Fossa, via del Corallo ecc.. quando il Tevere s’ingrossa come avviene molto spesso, i fabbricati che talvolta mostrano crepe, cosa subiranno a seguito di una paratia sotterranea?

Mario Iacobelli
9 anni fa

tra poco ci parleranno di aumentare la cementificazione per avere il contributo dei costruttori.Il gioco è sempre quello le lobbi sono trasversali.