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Stadio, un contributo del geologo Giuseppe Gisotti

Pubblichiamo  due articoli di Giuseppe Gisotti, storico Presidente della Sigea (Società Italiana Geologia Ambientale) , oggi Presidente onorario, sul pericolo e sul rischio idrogeologico nell’ansa Tor di Valle; il primo pubblicato nel giugno scorso, a cura di Giuseppe Gisotti e Maurizio Lanzini (con il contributo specialistico di prof. ing. GianRenzo Remedia e prof. ing. Pierfranco Ventura) e il secondo, a integrazione, con ulteriori osservazioni (AMBM)

Il sito individuato per la realizzazione dello Stadio della Roma a Tor di Valle.

Osservazioni geologiche e idrologiche

A cura di Giuseppe Gisotti e Maurizio Lanzini (con il contributo specialistico di prof. ing. GianRenzo Remedia e prof. ing. Pierfranco Ventura)

1.Descrizione del sito

L’area individuata per la eventuale realizzazione dello Stadio della Roma è localizzata all’interno di un meandro del Fiume Tevere. L’area è attualmente occupata dall’ippodromo di Tor di Valle e dal depuratore nell’angolo sud-ovest. In questo tratto il Tevere è privo di ponti e si accede all’area dalla Via del Mare, a sud dell’area (Figg. 1 e 2). In questo settore il Tevere è delimitato da argini in terra.

Dal punto di vista litologico, l’area è occupata da depositi alluvionali del Tevere, di età olocenica: si tratta prevalentemente di limi e argille da normalconsolidati a sottoconsolidati, quindi sono materiali sciolti dotati di elevata compressibilità. Sono presenti anche depositi di origine biologica, come torbe, a causa della presenza di acquitrini prima della bonifica idraulica. Il substrato di tali depositi è costituito da depositi vulcanici (siamo alle falde del Vulcano Laziale) e sedimentari fluviali plio-pleistocenici.

Gisotti - Tor di valle 1 - fig 1

Fig. 1 – Immagine satellitare del meandro di Tor di Valle, limitato a nord dalla Autostrada per Fiumicino e a sud dalla Via Ostiense e dalla Via del Mare. Al centro del meandro si nota l’ippodromo di Tor di Valle. Nell’angolo sud-ovest si nota la zona triangolare dell‘impianto di depurazione di Roma Sud, limitato dal drizzagno di Spinaceto. Si intravede la porzione settentrionale del meandro abbandonato di Spinaceto. Nella porzione destra dell’immagine si nota il Fosso di Vallerano, affluente di sinistra del Tevere, Fosso che nel tratto della foce fa parte integrante dell’area in esame.

Gisotti - Tor di valle 1 - fig 2

Fig. 2- Il meandro di Tor di Valle e il drizzagno di Spinaceto. Il Fosso di Vallerano in sinistra idrografica del Tevere (Fonte: Frosini, 1977, modificato).

  1. Criticità dell’area

DINAMICA FLUVIALE

L’area in esame, all’interno di un meandro attivo del Tevere, è soggetta ad evoluzione geomorfologica dovuta alla naturale dinamica fluviale, che porta il sistema fiume, in risposta a fattori naturali e antropici, a scegliersi l’alveo che meglio le permetta il trasporto dell’acqua e dei sedimenti.

Anche il meandro in esame non è altro che un elemento della “macchina fiume”, destinato a cambiare in funzione dei vari parametri idrogeomorfici; si tratta di valutare quando avverrà il cambiamento, tipo “salto di meandro”, tenendo presente i cambiamenti climatici in atto che tendono a far sì che la velocità del cambiamento è aumentata rispetto alle previsioni di alcuni decenni orsono.

PERICOLO DI ESONDAZIONE

Il Tevere è in questo settore delimitato da argini in terra “insormontabili”, così denominati in quanto realizzati secondo la “portata di progetto”, ossia in previsione di una piena “eccezionale”, con portata da 2800 a 3000 mc/s, tempo di ritorno di 200 – 500 anni (dati ricavati da Frosini, 1977 e da Autorità di Bacino del Fiume Tevere).

A monte dell’area dell’Ippodromo di Tor di Valle, il Fosso di Vallerano (affluente di sinistra) si immette nel Tevere, recapito terminale naturale.

Recenti studi condotti dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere sul Reticolo Secondario attestano l’elevato Rischio Idraulico connesso con eventi di Piena del Vallerano, con interessamento/allagamento dell’area.

SUBSIDENZA

Tutto questo settore della Valle Tiberina è attualmente soggetto a subsidenza con velocità di almeno 3-4 mm/anno, come si rileva da recenti ricerche effettuate da studiosi della Università di Roma 3 (Campolunghi ed altri, 2008), basati su rilievi interferometrici satellitari (Fig. 3).

E’ da prevedere che il terreno subsidente dia luogo ad aumento del pericolo di esondazione del sito: con una velocità di subsidenza di 4 mm/anno si verificherebbe in 20 anni un abbassamento dell’area di circa 8 cm.

Gisotti - Tor di valle 1 - fig 3

Fig. 3 – Il meandro nella parte inferiore della immagine è quello in esame. Come si nota, la velocità di subsidenza indicata dai rilevi interferometrici satellitari è pari ad almeno 3-4 mm/anno (Fonte: Campolunghi ed altri, 2008).

 

GEOTECNICA FONDAZIONALE

Come si è detto sono presenti almeno 50-55 m di alluvioni oloceniche del Tevere, costituite prevalentemente di limi e argille da normalconsolidati a sottoconsolidati, con materiali torbosi intercalati. Questo tipo di materiali, dotati di elevata compressibilità ma non uniforme spazialmente, ha dato sempre origine a cedimenti differenziali dei terreni di fondazione: un caso classico è quello del Palazzo di Giustizia di Roma, soggetto fin dalla sua fase di costruzione a significativi cedimenti differenziali del terreno di fondazione e quindi a dissesti statici del manufatto, tanto che si arrivò a dichiarare inagibile l’edificio: questo ritornò ad essere utilizzato solo dopo lunghi e costosi interventi di consolidamento. La situazione geologico-tecnica dei terreni di fondazione del Palazzo è in sostanza molto simile a quella della zona in esame, ossia argille limose talora torbose caratterizzate da brusche variazioni, sia orizzontali che verticali, di tutte le loro proprietà lito-tecniche, compreso il contenuto in acqua (Amanti ed altri, 1995).

Per lo stadio ed i manufatti sono pertanto necessarie fondazioni profonde su pali attestati; tale soluzione può essere realizzata tecnicamente, ma possono esserci difficoltà esecutive visti i problemi di cedimenti che si sono verificati (ancora in atto) in molti capannoni della Nuova Fiera di Roma (simili condizioni stratigrafiche e geotecniche) .

PERICOLO SISMICO

Non è da sottovalutare la pericolosità sismica dell’area, in quanto, pur sapendo che la città di Roma e il suo territorio non sono soggetti ad elevato pericolo sismico, peraltro i caratteri geotecnici citati del sito in questione denotano una elevata propensione alla amplificazione sismica dei terreni.

  1. Conclusioni

Il sito in esame è caratterizzato dalla presenza di vari pericoli geologici, che solo in parte possono essere superati mediante complesse operazioni tecniche, difficili e dallo scarso risultato, oltre che finanziariamente molto onerose.

Il primo aspetto è quello relativo al pericolo di inondazione dell’area. Essa è difesa da argini in terra “insormontabili”, cioè progettati per contenere portate di piena del Tevere pari a 2800 – 3000 mc/s e tempo di ritorno da 200 a 500 anni. Peraltro il Fosso di Vallerano nel suo tratto terminale ha la possibilità di inondare l’area in esame, in quanto questo tratto terminale fa parte di tale area.

Per quanto riguarda il pericolo derivante da subsidenza e qualità dei terreni, se lo stadio, a causa del relativamente modesto carico unitario, potrebbe superare gli oggettivi problemi relativi alle scadenti caratteristiche geotecniche dei terreni di fondazione, non è così per eventuali costruzioni che trasmettano elevati carichi unitari. Infatti eventuali fondazioni su pali sarebbero soggetti alla subsidenza misurata in 4 mm/anno con incidenza negativa (“attrito negativo”) sulla portanza.

Inoltre, sempre a motivo delle scadentissime caratteristiche geotecniche dei terreni e del fattore subsidenza, in caso di terremoto i pali con lunghezza necessaria per trasmettere i carichi in profondità tale da raggiungere i terreni del substrato (quindi con lunghezza intorno ai 60 m ed oltre ) dovrebbero essere disposti in gruppi per resistere alle componenti orizzontali delle azioni inerziali, pertanto con notevole sovradimensionamento rispetto alle necessità di portanza richieste da un manufatto in condizioni geoambientali standard.

Bibliografia

-Amanti M., Crescenzi R., Gisotti G., Pecci M., Piro M., Vallesi R. (1995) Geologia Tecnica – Cedimenti del terreno di fondazione: Il Palazzo di Giustizia, in “La Geologia di Roma. Il centro storico”. Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia, Volume L. Servizio Geologico Nazionale, Roma.

-Autorità di Bacino del Fiume Tevere – Studio idrologico ed idraulico bidimensionale per l’aggiornamento del piano di assetto idrogeologico del reticolo secondario per l’area di Roma Capitale.

-Campolunghi M. P., Capelli G., Funiciello R., Lanzini M. (2008) Processi di subsidenza nei depositi alluvionali olocenici nella città di Roma: caratteristiche stratigrafiche e geotecniche, in Autori Vari – “La Geologia di Roma dal centro storico alla periferia”. Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia, Vol. LXXX. Servizio Geologico d’Italia, Roma.

-Frosini P. (1977) Il Tevere. Le inondazioni di Roma e i provvedimenti presi dal Governo italiano per evitarle, in Accademia Nazionale dei Lincei, Vol. XIII, Roma.

Roma, 14/11/2016 SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale www.sigeaweb.it – info@sigeaweb.it

ULTERIORI OSSERVAZIONI SUL PERICOLO E SUL RISCHIO[1] IDROGEOLOGICO NELL’ANSA DI TOR DI VALLE DEL TEVERE

Giuseppe Gisotti, Roma, 12/06/2017

1)La subsidenza

Nel parere degli Uffici Tecnici delle Pubbliche Amministrazioni inerenti la prevista costruzione del cosiddetto Stadio della Roma a Tor di Valle, viene solo accennato alla presenza di una significativa subsidenza (abbassamento del suolo) dell’area, fenomeno in atto studiato e illustrato da un gruppo di studiosi dell’Università di Roma. La subsidenza costituisce un pericolo molto grave per tutti i terreni compressibili, quali sono quelli di Tor di Valle, che comporta non vittime ma gravi danni alle infrastrutture e agli insediamenti. L’entità di tale fenomeno aumenterebbe nel caso il terreno fosse sovraccaricato da costruzioni di varia natura (stadio, edifici commerciali e residenziali, ecc.).

Tale fenomeno, in atto su vari terreni alluvionali recenti e altamente compressibili delle anse del Tevere, si sta verificando anche nell’area della Nuova Fiera di Roma e sta producendo danni.

2)I tempi di ritorno degli eventi di piena

Nella normativa vigente in Italia si prende come riferimento, per quanto riguarda il tempo di ritorno[2] per il calcolo preventivo delle esondazioni dei corsi d’acqua, il valore Tr = 200 anni; tale valore è stato adottato per i calcoli inerenti il problema in parola.

Secondo lo scrivente, il Tr = 200 non è più aderente alla realtà di oggi, per due motivi.

a)Perché in questa fase storica dei Cambiamenti Climatici, si assiste ad un aumento della pericolosità idraulica dovuta alle precipitazioni, non tanto al loro incremento assoluto quanto al cambiamento del loro regime, poiché si sta verificando un forte aumento delle piogge intense concentrate in un breve lasso di tempo (tipo 500 mm in poche ore), che produce il fenomeno delle nubifragi (“bombe d’acqua”), con conseguente incremento dei picchi di piena ed esondazioni.

b)Inoltre in questi ultimi anni è aumentata la impermeabilizzazione = cementificazione dei bacini idrografici, con conseguenti aumento del coefficiente di deflusso e riduzione del tempo di corrivazione[3], che favorisce i picchi di piena (Fig. 1).

In altre parole, i picchi di piena in questi ultimi anni sono aumentati in modo significativo sia per il fattore naturale (piogge concentrate nel tempo = nubifragi) che per il fattore antropico (impermeabilizzazione crescente dei terreni). Pertanto i valori dei parametri utilizzati per le previsioni delle esondazioni, fermi a vari anni orsono, devono essere rivisti partendo da situazioni di maggior pericolo rispetto al passato, e in particolare rivedendo il Tr = 200 e innalzandolo in modo opportuno, per cui l’area allagata aumenterebbe rispetto alle previsioni adottate dai citati Uffici Tecnici.

Si fa anche presente che rifacendoci ad alcune linee guida internazionali inerenti i tempi di ritorno teorici delle piene a seconda l’uso del suolo, tempi che possono essere adottati nei calcoli in parola, se consideriamo l’uso del suolo che si verrebbe a determinare nel caso della costruzione dello stadio e edifici collegati, il Tr da prendere in considerazione sarebbe da 200 a 1000 (mille) anni, come si evince dalla tabella 1. Si è considerato che un insediamento che ospita 60.000 persone, seppure non in maniera continua, corrisponda ad una “zona residenziale intensamente popolata”.

Gisotti - Tor di valle 2 - fig 1

Fig. 1 – Schema delle relazioni fra coefficiente di deflusso, tempo di corrivazione e meccanismo di formazione delle piene in un bacino idrografico.

Ebbene nel caso in esame gli Uffici Tecnici hanno scelto come Tr di riferimento – segnalato da organismi scientifici internazionali compreso fra 200 e 1000 – il valore più basso, ossia una valutazione della criticità minima e non, come si usa fare ad esempio negli Studi d’Impatto Ambientale, il cosiddetto “caso peggiore”. Sono stati ottimisti?

Infine per convenzione le aree a rischio idraulico vengono definite con modelli di propagazione delle piene basati solo sul sormonto degli argini, ma raramente si è vista una alluvione causata da sormonto, perché gli argini in genere si rompono prima, per sifonamento o per frana, per livelli idrometrici ben inferiori alle quote di sormonto.

Gisotti - Tor di valle 2 - fig 2

Tabella 1 – Destinazioni dei terreni e valori consigliati dei tempi di ritorno.

3)Le deroghe previste dalle NT Norme tecniche del PAI ed altre criticità

Nel documento della Autorità di Bacino del Tevere dell’8/02/2017 con OGGETTO “Roma Capitale – Stadio della Roma”, a pag. 3 si riporta, a proposito dell’area in parola e delle opere previste, la “…..non sostenibilità di qualsiasi deroga in merito alla procedura prevista dalle NT del PAI”, essendo l’area a Rischio 3. Però poco più avanti viene la deroga, poiché si afferma che “……….la compatibilità dell’intervento può essere conseguita attraverso la realizzazione di specifiche opere di messa in sicurezza”.

Poco più avanti nelle citate prescrizioni si afferma: “All’interno delle fasce fluviali [cioè aree a elevato rischio idrogeologico] è consentita la realizzazione di opere pubbliche ……..non altrimenti localizzabili”.

NOTA: Lo Stadio della Roma deve essere obbligatoriamente localizzato a Tor di Valle?

Nello stesso documento della Autorità di Bacino del Tevere, nel punto C) “Consumo della risorsa idrica”, si afferma che il Proponente prevede la realizzazione di 5 pozzi per acqua: si ignora che l’area è in subsidenza accelerata, e tutti sanno che l’estrazione massiccia di acque sotterranee nelle aree subsidenti accelera tale fenomeno di abbassamento del suolo.

Meno male che la stessa Autorità di Bacino riconosce la presenza di recenti depositi argillosi e torbosi, caratterizzati da”…. basse resistenze geomeccaniche agli sforzi di compressione” e pertanto soggetti a subsidenza e a fenomeni di cedimenti differenziali a causa del fatto che le discontinuità litologiche si presentano sia nella dimensione orizzontale che in quella verticale.

4)Differenza fra pericolo e rischio

Se i calcoli degli esperti per il sito di Tor di Valle portano a valutare il pericolo, tale valutazione è insufficiente poiché gli esperti non prendono in considerazione le peculiarità delle costruzioni in parola. Gli elementi a rischio (ossia esposti al pericolo) non sono costituiti da un campo di golf, bensì da uno stadio contenente 60.000 persone: questo significa che il rischio diventa estremamente elevato.

 

[1] Rischio è la probabilità che si verifichino conseguenze negative (per la vita umana, per i beni e le risorse naturali) derivanti dall’interazione tra l’evoluzione di eventi naturali e le aree antropizzate. Il Rischio R è espresso come prodotto della Pericolosità P per gli elementi a rischio E (persone, beni, ecc.) per Vulnerabilità V (grado di perdita degli elementi a rischio): R = PxExV.

[2] Tempo di ritorno Tr di una piena è il numero di anni entro i quali l’evento può in media verificarsi una volta. Più grande è l’evento, tanto più lungo è il Tr: una piena centennale, cioè che si verifica, in media, una volta ogni cento anni, è più preoccupante di una piena cinquantennale. Nei calcoli relativi alla previsione degli eventi di piena, partire con un Tr ad esempio di 200 anni significa valutare che il pericolo di piena è più basso e di quello ipotizzato per un Tr di 500 anni.

[3] Il tempo di corrivazione corrisponde al tempo necessario a far confluire quella parte di precipitazione che contribuisce alla piena dal punto più distante del bacino alla sezione di chiusura dello stesso.

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