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Una Casa famiglia per detenute madri. A chi fa paura?

vista eur foto ambmUna vicenda amara, che vede cittadini (appoggiati da Casa Pound e da Renato Brunetta, che ha presentato un’interrogazione parlamentare) insorgere contro la destinazione a casa famiglia per detenute madri con i loro bambini di una villa confiscata in una zona residenziale dell’EUR. Una scelta dell’assessore Francesca Danese della Giunta Marino, che oggi la solita politica sfrutta per assicurarsi consenso elettorale un tanto al kilo. Pubblichiamo un articolo di Articolo 21 e la dichiarazione del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute

Articolo 21: Una Casa famiglia per detenute madri. A chi fa paura?

Meglio la criminalità organizzata come vicini di casa che sei bambini e le loro madri ospitati in una casa famiglia per detenute madri. Succede a Roma, nel quartiere dell’EUR, dove un gruppo di cittadini appoggiati da Casa Pound, si oppone all’apertura della prima Casa famiglia per detenute madri che si riesce ad aprire dopo anni di battaglie, dichiarazione, impegni. Una casa dove le donne detenute nella sezione nido del carcere di Rebibbia possano crescere i loro figli fuori dal carcere, senza sbarre, senza celle, senza porte blindate. Una casa dove le donne scontino la loro pena ai domiciliari e i bambini restino bambini, con il diritto al gioco, alla scuola, alla vita libera, a vedere gli amici e i fratelli, a festeggiare i compleanni come tutti gli altri e non con agenti, educatori e direttori.Succede a Roma, come accadde vent’anni fa per l’apertura della prima casa per malati di Aids della Caritas nel parco di Villa Glori nel quartiere Parioli. Anche allora si disse che bisognava tutelare i bambini del quartiere, che quella casa avrebbe ridotto il valore delle case, che se proprio volevano fare una struttura per i malati di aids che la facessero più in là, lontani dalle loro case, dai loro figli, dalla loro vista. Sono passati vent’anni e quella struttura nel parco continua a esserci, a dare accoglienza, cure e affetto a persone malate spesso sole e tra poco un’altra area dell’edificio aprirà per diventare un centro diurno per malati di Alzheimer. Nessuno ha più paura e nessuno ne chiede la chiusura.Oggi a fare paura sono sei bambini con le loro madri. Fanno più paura dei criminali che negli anni passati hanno costruito e abitato quella stessa villa. Nessuno diceva e nessuno sapeva. Contro la loro presenza è partita un’interpellanza parlamentare firmata anche da Renato Brunetta e un ricorso al TAR. Il carcere e i suoi abitanti sono considerati un pericolo, anche se hanno pochi anni di vita. Meglio che non frequentino i nostri figli, potrebbero contagiarli, portarli sulla cattiva strada.Togliere i bambini dal carcere era stato uno degli obiettivi che l’allora assessore alle politiche sociali e abitative del Comune di Roma Francesca Danese si era data. Oggi questo è possibile, ma l’apertura della casa famiglia viene osteggiata. E in tempi di campagna elettorale tutto questo assume un altro sapore e un’altra enfasi. Vent’anni fa la battaglia di civiltà fatta dalla Caritas e dal Comune di Roma per dare cure e dignità ai malati di Aids è stata vinta. Oggi che ne sarà di questi bambini?(1 maggio 2016)

Dichiarazione del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute: “Casa famiglia protetta per detenute madri, siamo certi aprirà presto”.

 Roma, 2 maggio 2016

Il Garante Nazionale dei diritti dei detenuti o delle persone private della libertà personale ha visitato oggi la struttura che il Comune di Roma in accordo con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha destinato all’accoglienza delle detenute madri con i lori figli, attualmente ristrette nella Sezione nido  della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia.

La struttura – una villa sequestrata alla criminalità, situata a Roma Sud – è in ottime condizioni e appare adeguata alle esigenze delle donne e dei loro bambini, tutti sotto i sei anni  di età. I locali sono adatti per ospitare i nuclei famigliari e ci sono spazi per le attività trattamentali, ricreative e di gioco per i bambini.

Si tratta della prima Casa famiglia protetta per detenute madri, una struttura prevista dalla legge 62 del 21 aprile del 2011 per evitare il dramma dei bambini sotto i sei anni detenuti in carcere con le loro mamme.

“Siamo certi che la Casa famiglia “Leda Colombini” aprirà molto presto – afferma Mauro Palma, presidente del Collegio del Garante – sanando una situazione che da troppo tempo si trascina nel nostro paese, con decine di bambini dagli zero ai sei anni detenuti nelle carceri insieme alle loro madri, con gravi risvolti sulla relazione educativa e sul complessivo equilibrio pisco-fisico dei bambini”.

La Casa” Leda Colombini” rappresenta la speranza di non vedere più bambini in carcere.

Daniela de Robert

Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale

*Aska News 24 marzo 2016 Roma, Brunetta: governo faccia luce su case famiglia via Kenia Interpellanza urgente in Aula alla Camera la prossima settimanavista eur foto ambm

 

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