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Beni Comuni, i cittadini attivi sono diversi dagli imprenditori

Per la terza volta l’Assemblea Capitolina ha bocciato la Delibera di iniziativa popolare “Regolamento per la gestione, la cura e la rigenerazione condivisa dei beni comuni” (1), che intende dotare Roma di uno strumento che consenta ai cittadini attivi di contribuire a prendersi cura di spazi abbandonati della città. Pubblichiamo il Comunicato* della Coalizione per i Beni Comuni, con alcune precisazioni.

Si tratta innanzitutto di un’iniziativa il cui spirito condividiamo, tanto che avevamo sostenuto una Proposta di Delibera avanzata nel 2015 dagli allora consiglieri di opposizione Raggi, De Vito, Frongia e Stefàno (2), ispirata al Regolamento della città di Chieri (3), simile al Regolamento bocciato, ma con alcune differenze a nostro avviso rilevanti, per quanto riguarda due aspetti che da tempo segnaliamo negli innumerevoli articoli e dossier che abbiamo pubblicato sull’argomento in questi anni (4).

Infatti, pur riconoscendo  la necessità  che anche la Capitale si doti di un sistema di regole che permetta di rendere fruibile e/o utile alla collettività il patrimonio comune, soprattutto quando questo è inutilizzato e in abbandono, e che consenta, sia a cittadini attivi spontaneamente organizzati, sia ad associazioni non a fini di lucro, di valorizzare tale patrimonio,  non ci convincono due aspetti del Regolamento proposto:  l’inserimento, tra i “cittadini attivi” di “soggetti di natura imprenditoriale” (senza precisarne le categorie nè esplicitarne le finalità non a fini di lucro), che restano quindi sottesi nei vari articoli ogni volta che si fa riferimento alle possibilità  e alle prerogative riservate alla cittadinanza;  la mescolanza, nella categoria “beni comuni” di beni assai diversi, per tipologia, destinazione, possibile utilizzo, e soprattutto valore, tra i quali   “spazi e beni comuni che hanno caratteristiche di valore storico, culturale o che, in aggiunta o in alternativa, hanno dimensioni e valore economico significativo”, che possono essere oggetto di  “Patti di collaborazione complessi” tra amministrazione e “cittadini attivi” (quindi anche soggetti  imprenditoriali) , senza che siano definite concretamente  possibilità ed esclusioni, soprattutto per quegli immobili che richiedono ingenti investimenti per essere  fruibili.

E ci sembra quindi un po’ azzardata la precisazione del comunicato, laddove dice che la delibera intendeva consentire “a tutti i cittadini attivi – e non agli imprenditori privati, come sostenuto da alcuni consiglieri – di contribuire a prendersi cura di spazi abbandonati della città“; forse, se la Proposta di Regolamento, come quello presentato a suo tempo dai quattro pentastellati, ma anche come quello di Torino (5), alla voce “cittadini attivi” avesse indicato “tutti i soggetti, siano essi singoli o formazioni sociali non a scopo di lucro, riconosciute o non riconosciute, che si attivano per la cura e rigenerazione dei beni urbani…“, le cose sarebbero andate diversamente. E quando si parla non solo di affidare aiuole e giardinetti, ma immobili di grandissimo valore, forse sarebbe più corretto che fossero gli enti pubblici a ristrutturare, per poi passare alla gestione condivisa con le realtà civiche presenti sul territorio (6).

Stupisce in ogni caso che da parte della maggioranza capitolina non sia stato affrontato per tempo il tema con il dialogo e la collaborazione che avrebbero meritato i tanti cittadini e realtà che hanno firmato la proposta di Delibera: visto che una proposta di iniziativa popolare non è emendabile, si sarebbe dovuto mettere mano, insieme ai promotori, a un testo che recepisse la proposta con le necessarie modifiche e integrazioni.

Ma questo è l’ennesimo capitolo delle grandi difficoltà di dialogo che il M5S di Roma ha avuto con le realtà impegnate nel sociale e sul territorio: una notevole sconfitta del MoVimento, visto che proprio loro avrebbero dovuto essere gli interlocutori privilegiati di chi si autodefiniva “portavoce dei cittadini”…

Anna Maria Bianchi Missaglia

1 febbraio 2021

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

> Vai a PatrimonioComune – cronologia delle norme e delle proposte

*COALIZIONE PER I BENI COMUNI

Dopo la bocciatura della delibera di iniziativa popolare, al via la mobilitazione nella Capitale.

Si parte con un sit-in l’11 febbraio davanti al Campidoglio, tanti i momenti nell’agenda della Coalizione

“Noi non ci fermiamo. Roma ha bisogno di un regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni”. Questo l’unanime pensiero della ormai “mitica” coalizione per i beni comuni”.

Dopo la bocciatura in Aula Giulio Cesare, nella seduta del 25 gennaio, della delibera di iniziativa popolare per l’approvazione per la cura condivisa dei beni comuni con il voto contrario della maggioranza al governo della città, la Coalizione per i Beni Comuni scende in piazza, annunciando diverse iniziative di protesta.

La Coalizione per i Beni Comuni ha portato avanti da tre anni un’iniziativa per arrivare ad avere regole chiare e trasparenti, presentando una proposta e raccogliendo 15mila firme per portare in Aula Giulio Cesare una delibera che consentisse a tutti i cittadini attivi – e non agli imprenditori privati, come sostenuto da alcuni consiglieri – di contribuire a prendersi cura di spazi abbandonati della città. Dal 2018 abbiamo cercato un’interlocuzione con il Comune, abbiamo provato a discutere del merito della delibera ma l’unico risultato è stata una bocciatura dopo che a lungo si è cercato di evitare il voto, con abbandono dell’aula e ogni tattica di rinvio del voto.

La battaglia della Coalizione non finisce qui, continueremo il nostro percorso partecipato per arrivare a superare una situazione inaccettabile di assenza di regole che aiuta solo chi ha da nascondere interessi e cerca accordi diretti e opachi con l’amministrazione comunale. Noi siamo e saremo sempre disponibili al confronto, ma non accettiamo altri rinvii. La nostra richiesta è che a Roma, come in tante altre città italiane, vi siano regole che permettano a cittadini e associazioni di prendersi cura della città attraverso percorsi semplici e trasparenti, nelle quali venga tutelato l’interesse pubblico come recita la nostra Costituzione.

Il primo di tanti appuntamenti che organizzeremo per continuare sulla strada dei beni comuni sarà l’11 febbraio alle 15,00 in piazza del Campidoglio, dove coinvolgeremo, in assoluta sicurezza, cittadini, soggetti della società civile, della cultura e della politica della città. 

NOTE

(1) 17 novembre 2017 – 12 gennaio 2018Nasce la Coalizione dei Beni Comuni (> Vai al sito http://coalizioneperibenicomuni.it/) che si definisce “Una Rete informale di realtà di cittadinanza attiva e di cittadini romani uniti – 78 – con l’obiettivo di far approvare anche al Comune di Roma un Regolamento per la gestione, la cura e la rigenerazione condivisa dei beni comuni” che mette a punto una Delibera di iniziativa popolare per l’adozione del Regolamento che è sempre una versione riadattata del Regolamento di Labsus; Gregorio Arena, Presidente di Labsus partecipa alla prima assemblea. A febbraio comincia la raccolta firme.(scarica la Delibera iniziativa popolare con regolamento raccolta firme gennaio 2018 scarica la Relazione_delibera inziiativa Roma regolamento Labsus )

(2) marzo 2015 – i consiglieri Stefano De Vito, Raggi e Frongia avanzano la proposta n. 61/2015 regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani che viene inviata alle Commissioni capitoline e ai Municipi per il parere scarica – RAGGI ed ALTRI -5601_13marzo_proposta-deliberazione-iniziativa-consiliare-regolamento-cura-beni-comuni-urbani_es(dal sito beppegrillo.it)

(3) scarica il Regolamento della città di Chieri

vedi anche https://www.comune.chieri.to.it/chieri-aperta/regolamento-beni

(4) Vedi Regolamento Beni Comuni di Labsus: le obiezioni di Carteinregola19 marzo 2018 Continua#vedi anche Regolamento Beni Comuni: le osservazioni di Labsus alle nostre obiezioni –26 marzo 2018 Continua# (altri articoli in calce)

(5) REGOLAMENTO PER IL GOVERNO DEI BENI COMUNI URBANI NELLA CITTA’ DI TORINO approvato con deliberazione del Consiglio Comunale in data 2 dicembre 2019 (mecc. 2019 01609/070), esecutiva dal 16 dicembre 2019, in vigore dal 16 gennaio 2020.

art. 2 Definizioni: comma b. Soggetti civici: tutte le persone, singole, associate o comunque riunite in formazioni sociali, anche informali, che si attivano per l’individuazione di beni comuni e organizzano attività di governo, rigenerazione, cura e gestione;

REGOLAMENTO PER IL GOVERNO DEI BENI COMUNI URBANI NELLA CITTA’ DI TORINO Articolo 4 – I Soggetti civici

1.   Il governo dei beni comuni inteso quale strumento per il pieno sviluppo della persona, è aperto a chiunque, senza necessità di ulteriore titolo di legittimazione.

2.   Ogni negozio civico definisce le questioni relative alla rappresentanza dei soggetti civici collettivi e alla relativa responsabilità secondo i principi generali di cui all’articolo 3 e di quanto disposto dal Titolo IV del presente Regolamento.

3.   I soggetti civici se riuniti in formazione sociale informale individuano con metodo democratico una o più persone, delegate a sottoscrivere, ove previsto, un negozio civico e a rappresentarli nei rapporti con la Città.

4.   Tutti i soggetti civici collettivi devono operare secondo metodo democratico basato su momenti di discussione e procedure non escludenti e secondo i principi dell’antisessismo, antifascismo e antirazzismo, per l’assunzione collettiva delle decisioni.

5.   Le forme di governo dei beni comuni disciplinate dal presente regolamento riconoscono e valorizzano gli interessi di cui sono portatori i soggetti civici nella misura in cui essi contribuiscono al perseguimento dell’interesse generale e del buon governo ecologico dei beni comuni.

(5) Vedi il citato esempio di Chieri “La Casa di Città” Le Case di Città sono strutture di proprietà comunale distribuite in differenti luoghi della città, diverse tra loro per storia e vocazione, ospitano attività di diverse organizzazioni del territorio e offrono a tutti i cittadini servizi e occasioni di fruizione culturale, di aggregazione, di incontro. Ispirandosi al modello virtuoso delle Case del Quartiere di Torino sono state individuate le seguenti Case di Città “pilota”.

Sfogliando il sito di una città come Milano, dove da tempo sono attivi i patti di collaborazione, si nota come la stragrande maggioranza riguardi la gestione di giardini, piazze e strade (patti “semplici”)

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