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Il video di Carteinregola Libri: Territorio senza governo – tra Stato e regioni: a 50 anni dall’istituzione delle regioni

19 maggio 2021 Carteinregola LIBRI: Territorio senza governo a cura di Giancarlo Storto, Ed. DeriveApprodi, incontro con gli autori in diretta Intervengono: Giancarlo Storto,Mauro Baioni, Carlo Cellamare, Alessandro Dal Piaz,    Vezio De Lucia,  Roberto De Marco, Antonella Meniconi,  Massimo Villone.  Coordina Francesco Erbani.

La riflessione degli autori del libro ricostruisce gli errori del passato e traccia una lucida e inquietante visione del futuro, con l’incombente “autonomia differenziata” portata avanti da tutte le maggioranze che si sono succedute, dal Governo Gentiloni al Governo Draghi. Una prospettiva in netto constrasto con la Costituzione Italiana, che garantisce l’indivisibilità della Nazione e l’uguaglianza tra tutti i cittadini. Purtroppo un tema colpevolmente ignorato dai media e apparentemente astratto per appassionare i cittadini, ma drammaticamente importante.

SCALETTA DEL VIDEO DELLA PRESENTAZIONE CON GLI INTERVENTI DEGLI AUTORI

00.00 Saluto Carteinregola

00.05 Introduzione Francesco Erbani,giornalista

07.30 Carlo Cellamare, docente di urbanistica presso La Sapienza

21.18 Alessandro Del Piaz, già ordinario di progettazione urbanistica presso l’Università di Napoli Federico II

31.09 Francesco Erbani

33.20 Mauro Baioni, urbanista, dottore di ricerca in politiche urbane presso Roma 3

45.20 Vezio De Lucia, urbanista

54.15 Roberto De Marco, geologo, già direttore del servizio sismico nazionale

1h 09.50 Antonella Meniconi,ordinario di storia delle istituzioni politiche presso La Sapienza,

1h.23.00 Massimo Villone, emerito di diritto costituzionale nell’Università di Napoli Federico II, presidente del Coordinamento per la democrazia costituzionale

1h.40.30 Anna Maria Bianchi, Carteinregola

1h 45.10 Giancarlo Storto, già direttore  delle aree urbane e dell’edilizia residenziale del Ministero delle infrastrutture, 

2h 01 45 conclusioni

2h 05.44 fine

fine

Un territorio lasciato alla deriva dalle istituzioni che dovrebbero governarlo: questo in sintesi il filo conduttore del volume redatto con il contributo di economisti, giuristi e urbanisti.

Lo Stato appare del tutto inerte e irrisolte rimangono questioni di assoluta rilevanza come il contenimento del consumo di suolo, il finanziamento dell’edilizia residenziale pubblica, il coordinamento dei piani paesaggistici, l’aggiornamento della legge urbanistica e la regolamentazione degli interventi a seguito di eventi calamitosi. L’affidabilità delle regioni si è andata riducendo nel susseguirsi delle legislature e sempre più evidente è la divaricazione tra regioni del Nord e del Mezzogiorno. Dominano nella legislazione regionale i provvedimenti parziali e la crescente attenzione per le istanze degli operatori privati. 

In questo contesto la regionalizzazione di ulteriori compiti e funzioni può produrre il dissolvimento dello Stato centrale e incidere fortemente su eguali diritti e sulla coesione sociale e territoriale.

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

13 maggio 2021

La recensione da Striscia Rossa 27 marzo 2021

Stato, regioni e urbanistica. Verso un’Italia di repubblichette

27 Marzo 2021|In Orizzonti|Di Ella Baffoni

Cinquant’anni fa per la prima volta si votarono i consigli regionali, e si insediarono le relative giunte. Istituiti nel 1948 dalla Costituzione, i poteri regionali sono rimasti in un limbo per più di un ventennio. L’anniversario, che avrebbe dovuto ispirare bilanci e analisi su questa istituzione minacciata da una pretesa riforma (poi bloccata dall’epidemia di Covid-19), la famosa autonomia differenziata, è passato per lo più sotto silenzio.
Sarà che le regioni durante la pandemia hanno dato il peggio, chiedendo a fasi alterne più chiusure e più aperture, a seconda di questa o quella lobby da accontentare. O forse che il loro rapporto con lo stato centrale è stato più un braccio di ferro che un’interlocuzione dialettica.

Sarà che il protagonismo delle regioni a guida leghista – ma non solo, anche alcune regioni di centrosinistra hanno seguito quel cattivo esempio – ha cercato di scardinare le regole di buon senso e buon governo, ed è incerto quello che accadrà nella discussione sul Recovery Fund.
E invece sarebbe ora di studiare quanto il “modello lombardo” abbia inciso sulla crisi segnata dalla pandemia in quella regione, visto che la privatizzazione del servizio pubblico e il foraggiamento del privato l’ha lasciata drammaticamente impreparata all’emergenza sanitaria. E quanto abbia inciso sull’impoverimento della popolazione, il precariato, il declino del welfare.

Territorio senza governo

A colmare il vuoto di analisi, almeno in parte, il recente volume a cura di Giancarlo Storto, “Territorio senza governo. Tra stato e regioni: a cinquant’anni dall’istituzione delle Regioni”, editore DeriveApprodi, 236 pgg, 20 euro.

Un lavoro a più mani in cui il coordinatore ha chiamato al capezzale di stato e regioni sedici osservatori privilegiati, tra cui Ada Becchi, Vezio De Lucia, Alessandro Dal Piaz, Mauro Baioni, Laura Travaglini, Immacolata Apreda.
Non di sanità si parla: il tema è il governo del territorio, il cui degrado deriva dal fatto che stato e regioni a pari merito hanno abdicato dal compito di “esercitare compiutamente le funzioni costituzionalmente di loro competenza”.

Drammatica assenza di piani regolatori e standard urbanistici

Eppure era proprio nell’incontro tra stato e regioni che si sarebbero dovute incontrare le politiche di urbanistica, tutela ambientale e ecologica, della difesa del suolo, di organizzazione del territorio su scala nazionale, per l’Italia un settore delicato e vitale. E invece, se le regioni del nord hanno strumenti e standard urbanistici, moltissimi comuni meridionali non hanno ancora un piano regolatore.

Le zone agricole sono spesso pensate come aree disponibili a tutti gli usi. E se fa eccezione virtuosa la legge regionale Toscana sulla tutela integrale, nel Sud è quasi scomparso lo spazio agricolo occupato alla rinfusa da costruzioni legali e illegali. Con il risultato che i paesaggi agricoli resistono al nord e in qualche regione del centro, dal Lazio in giù sono erosi, divorati dalle superfetazioni. Situazione su cui hanno pesantemente inciso anche i ripetuti condoni.

L’edilizia pubblica

Il primo settore in cui è vistoso il fallimento delle istituzioni è l’edilizia pubblica. La domanda non è affatto in declino, purtroppo per l’impoverimento di larghe fette sociali e per l’aumento delle disuguaglianze sociali.

Ma, se da una parte le risorse investite in nuovi appartamenti sono quasi inesistenti, dall’altra il patrimonio pubblico è lasciato senza manutenzioni, quando non impoverito dalla sciagurata vendita agli assegnatari. Proprio per, è esplicito, liberarsi del compito di gestirlo, manutenerlo e riadeguarlo. Poiché lo stato ha devoluto alle regioni lo stock abitativo, ma nessun finanziamento: rubinetto chiuso.

Così lo stato rinuncia alla programmazione e alla tutela

Non solo. In diversi interventi del volume si fotografa la rinuncia alla programmazione da parte dello stato, che ha portato all’assenza di tutela controllo o surroga sui piani urbanistici regionali. L’estemporaneità degli interventi dopo i terremoti per dimenticarsi qualche mese dopo appena della prevenzione sismica.

Il consumo del territorio e l’oblio degli standard urbanistici, in cambio delle corsie privilegiate a pretesi interventi rigenerativi. La babele dell’urbanistica regionale, che usa invece della pianificazione gli istituti della perequazione e della compensazione che, insieme all’invenzione dei diritti pianificatori, danno ossigeno e vigore alla rendita fondiaria. E dunque all’interesse dei privati.

Per invertire la tendenza, propone Vezio De Lucia, basterebbe una norma che azzeri il consumo di suolo nel territorio non urbanizzato. Circondando con una linea rossa i centri storici e l’ampiamento degli ultimi settant’anni. Una sorta di invalicabile cinta muraria virtuale che consenta, all’interno, riqualificazione restauro risanamento. Ma che lo vieti all’esterno. Utopia? Forse no.

L’incubo dell’autonomia differenziata

Un durissimo attacco all’autonomia differenziata – ora non se ne parla più, ma c’è da giurare che risorgerà una volta tramontata l’emergenza Covid-19 – è firmato dal costituzionalista Massimo Villone.

Dai cedimenti del Pd alla Lega con i preaccordi del 2018 in cui “si rompe l’architettura solidaristica della Costituzione e si manda in soffitta il principio che i cittadini della Repubblica siano tutti uguali, in ogni luogo”. Al governo gialloverde, in cui la questione delle autonomie viene saldamente impugnata dalla Lega e si ipotizza la piena regionalizzazione delle potestà legislative su scuola e sanità, strade porti e ferrovie, ambiente territorio soprintendenze culturali, tutela del lavoro retribuzioni previdenza.

Una tendenza che il governo giallorosso non ha invertito. Per ora bloccata dal Covid-19 e dalla penosa figura delle amministrazioni regionali in generale, e dei nodi venuti al pettine in Lombardia, ma favorita dalla diminuzione di potere del Parlamento.

E non solo per il taglio dei parlamentari, ma anche perché il governo ha gestito l’emergenza in modo troppo centralistico. Evitando però di utilizzare i poteri sostitutivi che l’articolo 120 della costituzione, comma 2, avrebbe potuto garantirgli.

L’Italia delle repubblichette

Commenta Villone: il governo, “con ciò ha sostanzialmente azzerato la norma. Se non nel corso di una pandemia, quando mai si potrà applicare? Nella conferenza stato regioni la preminenza delle regioni del nord è indiscussa, e non sono certo regioni virtuose per la salvaguardia dell’ambiente e territorio. Nella governance multilivello del paese il livello regionale (a trazione leghista) si rafforza, quello nazionale si indebolisce. Il protagonismo delle regioni non si dissolverà, soprattutto in vista delle risorse Ue”.
Concludendo amaramente: “E’ possibile che stiamo assistendo alla scrittura da parte di una mano invisibile di una nuova Costituzione, per un’Italia di repubblichette”.

Vedi anche gli articoli di Carteinregola:

A giorni si compirà l’ “autonomia differenziata” di alcune Regioni ricche dal resto del Paese, una sorta di “secessione dei ricchi”.-12 Febbraio 2019 Continua#

Si va avanti con l’autonomia regionale differenziata a dispetto dei fallimenti rivelati dalla pandemia 4 Gennaio 2021 Continua#

Villone: Autonomia regionale differenziata, la debole proposta del Ministro Boccia -23 Dicembre 2019 Continua#

I programmi elettorali del 2018 del M5S e del PD su: autonomia regionale differenziata 4 Settembre 2019 Continua#

vedi anche l’inchiesta di openpolis

openpolis: il calcolo disuguale-24 Novembre 2019Continua#

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