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Elezione diretta del Presidente del Consiglio, un altro attacco alla Costituzione

Da tempo Carteinregola si occupa di Autonomia Regionale differenziata, un provvedimento già approvato al Senato e ora alla Camera, che porterà a una frammentazione dell’unità nazionale e a maggiori e profonde disuguaglianze tra i cittadini che vivono in Regioni diverse. In parallelo sta proseguendo l’iter parlamentare della Riforma costituzionale in materia di elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, che è l’altra iniziativa con cui si intendono cambiare i connotati della nostra Repubblica, modificando i ruoli e gli equilibri tra i poteri voluti dalle nostre madri e padri costituenti. Anche in questo caso scelte che avranno irreversibili conseguenze sull’assetto istituzionale del nostro Paese sono materia poco conosciuta dai cittadini. E anche chi ne sente parlare, spesso le considera questioni troppo tecniche o complicate e si accontenta degli slogan che non ne rendono evidenti i reali impatti, sul nostro Paese come  sulla quotidianità delle persone. Eppure entrambe le proposte perseguono una forte concentrazione di poteri, a livello nazionale nelle mani del capo del governo, a livello regionale in quelle del Presidente, con  un ulteriore ridimensionamento  del ruolo del Parlamento, l’istituzione che rappresenta tutti i cittadini.

Per questo Carteinregola, grazie al minuzioso lavoro di Stefania Boscaini, ha deciso di svolgere una puntuale informazione su questo tema, mettendo a disposizione il testo e una cronologia in continuo aggiornamento delle tappe istituzionali che sono in atto.

Facendo però presente fin d’ora i principali motivi di preoccupazione di una riforma che la maggioranza dichiara di portata limitata, ma che in 5 articoli “devasta i principi della democrazia costituzionale sui quali si basa l’ordinamento della Repubblica italiana senza attribuire maggiori poteri ai cittadini italiani, ma mortificando ancora di più la rappresentanza parlamentare, neutralizzando i poteri di garanzia del Presidente della Repubblica e non assicurando neppure maggiore stabilità al sistema politico” (1). Un modello istituzionale che, va sottolineato, non ha riscontri in nessun altro Paese democratico (2), che prevede una serie di modifiche della nostra Carta costituzionale, anche se, va ricordato, il testo è per molti passaggi poco chiaro e non chiarito dalla stessa maggioranza, oltre ad essere ancora “in fieri” (3):

  • Elezione diretta del premier Con l’attuale sistema elettorale, i cittadini votano una forza politica con il proporzionale o il singolo candidato nei collegi uninominali, ed il Presidente della Repubblica incarica il Presidente del Consiglio di formare il Governo, che deve poi ottenere il voto delle Camere. Con la riforma sono modificati gli articoli 92 e 94 della Costituzione (4), e si introduce l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri contestualmente alle elezioni per le Camere. Il Presidente deve essere un parlamentare eletto (quest’ultima modifica intende evitare i “governi tecnici”)
  • Il premio di maggioranza Lo schieramento che sostiene il candidato premier che ottiene la maggioranza dei voti, ottiene la stragrande maggioranza dei seggi, il 55%, un premio attribuito alla lista o alla coalizione che ottiene un voto in più, a prescindere da ogni soglia minima. E non sarà nemmeno la maggioranza degli elettori a decidere chi deve essere eletto: con la riforma si rischia di eleggere un Presidente del Consiglio anche con il 20/30% di voti popolari (5). Inoltre dovrebbe essere valutato il potenziale impatto che i poteri del premier e i numeri della maggioranza potrebbero avere sulla provvista e sul ruolo degli organi di garanzia, come ad esempio la  Corte Costituzionale e il Consiglio Superiore della Magistratura (6).
  • Ridimensionamento del ruolo del Parlamento. Il Presidente del Consiglio resta in carica per 5 anni. Nel caso che il suo operato non raccogliesse più la fiducia del Parlamento, è inserita una norma definita «anti-ribaltone», per rendere impossibile la formazione di un nuovo governo sostenuto da una maggioranza diversa.  La  soluzione prefigurata dalla riforma,  a oggi piuttosto oscura in tutte le sue implicazioni,   prevede  che il Capo dello Stato possa affidare l’incarico, nuovamente, al Presidente del Consiglio uscente,  oppure una sola volta a un parlamentare  eletto con la stessa maggioranza, che porti avanti il programma e l’indirizzo politico del presidente eletto uscito dalle urne o che, nel caso di esito negativo del voto del Parlamento, si torni  a una nuova consultazione elettorale. Tale secondo premier  sarebbe quindi più forte del primo perché impossibile da sfiduciare senza lo scioglimento del Parlamento (e perciò dotato di un fortissimo potere di condizionamento dei parlamentari) (6). Ma appare preoccupante anche l’obbligo di attenersi al programma inizialmente esposto alle Camere dal Presidente eletto direttamente dai cittadini, con  il congelamento del quadro politico al momento iniziale della legislatura, che renderebbe impossibile al nuovo governo di esprimere un indirizzo politico autonomo (aspetto in aperto contrasto con la previsione costituzionale che garantisce ai parlamentari l’esercizio della propria funzione senza vincolo di mandato) (7)
  • Ridimensionamento del ruolo del Presidente della Repubblica . Il Capo dello Stato è estromesso dalle scelte politiche fondamentali della nomina del Presidente del Consiglio e formazione del Governo e dello scioglimento anticipato delle Camere. Così vengono sottratti “poteri che attengono ad una importante funzione di mediazione fra le forze politiche, che fanno assumere al Presidente un ruolo di arbitro, indispensabile per moderare i conflitti politici ed evitare che possano degenerare” (8). Anche la nomina dei senatori a vita gli verrebbe preclusa, in quanto è abrogata la norma che li prevede (art. 59, secondo comma della Costituzione).
  • Meno potere ai cittadini La riforma promette “un potere in più ai cittadini”, in quanto affida  la scelta del nome Presidente del Consiglio agli elettori, tuttavia l’ulteriore ridimensionamento del ruolo del Parlamento  comprime ulteriormente la rappresentanza, ricordando che  per effetto del sistema delle liste elettorali bloccate, risalente al 2005 e mai seriamente rimesso in discussione dai partiti di ogni colore, l’Italia ha un sistema elettorale (9) che non consente al cittadino di scegliere i suoi rappresentanti in parlamento, giacché l’elezione è integralmente condizionata dalla posizione occupata dal candidato nella lista elettorale predisposta dalle segreterie dei partiti (10)

Anna Maria Bianchi Missaglia

Vai a Riforma per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, cronologia materiali di Stefania Boscaini Continua#

Il 19 febbraio 2024 si è tenuta in Senato una Conferenza stampa, promossa dalla Fondazione MagnaCarta, da Libertàeguale, da IoCambio e con l’Istituto Bruno Leoni, per annunciare la Maratona Oratoria sul tema “Premierato: non facciamolo “strano”! La terza via del modello neo-parlamentare”, prevista per la data di martedì 27 febbraio ore 10:00 presso il Teatro Sala Umberto (Via delle Mercede, 50 – Roma) per lanciare un appello “per una riforma condivisa della forma di governo” e per la quale è prevista la partecipazione di esponenti politici, costituzionalisti e intellettuali.

per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

22 febbraio 2024

Vedi anche Autonomia differenziata cronologia e materiali

Vedi anche Azzariti: Lo squilibrio tra i poteri colpisce a morte la democrazia

NOTE

(1) Domenico Gallo, già magistrato e Presidente di sezione emerito della Corte di Cassazione su Libertà e Giustizia

(2) Con l’eccezione, per un breve periodo dello Stato di Israele, vedi nota 2 in Riforma per l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, cronologia materiali di Stefania Boscaini

(3) Il Disegno di Legge è attualmente al vaglio della 1a Commissione Affari Costituzionali del Senato vai a A.S. 935 Link testi e iter

(4) Articolo 92

Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.

Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.

Articolo 94

Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.

Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.

Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.

Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.

La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione

(5) Cit. Domenico Gallo:  In questo modo viene contraddetto il principio democratico che pone un Parlamento liberamente eletto al centro del sistema di democrazia prefigurato dalla Costituzione in quanto espressione della sovranità popolare.

(6) Nello Rossi, Direttore di Questione Giustizia  in Questione giustizia 8 gennaio 2024 Questione Giustizia 8 gennaio 2024 Premierato elettivo e organi di garanzia. Toccare la Costituzione “con mano tremante” di Nello Rossi direttore di Questione Giustizia

(7 ) Francesco Pallante, costituzionalista in  Volere la luna, 04-11-2023 – La riforma costituzionale della destra: eliminare il pluralismo  

(8) Cit. Domenico Gallo

(9) Openpolis 2 maggio 2022 Come funziona la legge elettorale nota come rosatellum (l. 165/2017)…Un aspetto molto importante del sistema elettorale vigente, nella sua componente proporzionale, riguarda l’assenza delle preferenze. Infatti una volta determinato il numero di seggi ottenuto da ciascuna lista in ciascun collegio, i candidati sono proclamati eletti secondo l’ordine di presentazione stabilito dalla lista stessa. All’elettore dunque non è data la possibilità di scegliere tra i diversi candidati di ciascuna lista.

(10) Cit. Nello Rossi: Nonostante questa criticabilissima peculiarità del meccanismo elettorale, che ha dato vita a parlamenti dei “nominati” dalle direzioni dei partiti ed ha sfornato parlamentari spesso privi di ogni significativo rapporto con gli elettori, coloro che propongono il premierato non si preoccupano di dire quale nuovo sistema elettorale immaginano per il Paese ma solo di scrivere in Costituzione che dovrà esservi un premio di maggioranza del 55 per cento per il partito o la colazione collegati al premier vittorioso, rimandando tutte le altre scelte ad una fase politica successiva all’introduzione del premierato elettivo.  L’accattivante parola d’ordine del dare “un potere in più” ai cittadini attraverso l’elezione diretta del presidente del Consiglio sembra solo destinata a nascondere il fatto che, ormai da quasi vent’anni, gli elettori hanno “un potere in meno”, essendo stati privati della possibilità di scegliere i propri rappresentanti in parlamento

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