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Lazio 2023: le risposte a Carteinregola di Europa Verde – Verdi (centrosinistra, D’Amato Presidente)

Pubblichiamo le risposte di Europa Verde – Verdi a LE NOSTRE RICHIESTE ALLA REGIONE LAZIO ai punti programmatici per noi più urgenti e irrinunciabili che chiediamo a tutte le forze politiche di inserire nei propri programmi elettorali e tutte le richieste del Dossier “La città delle persone” alla Regione Lazio, inserendo in premessa le nostre richieste, e, in alcuni casi,  i nostri commenti (*)

da EUROPA VERDE – VERDI

Spettabile Associazione Carteinregola, facciamo seguito alle comunicazioni intercorse per inviare un primo documento programmatico di EuropaVerde per le imminenti elezioni regionali del Lazio, incentrato sui punti da Voi sottoposti all’attenzione della cittadinanza e delle forze politiche.Saluti verdi! Marco Cacciatore**– Consigliere regionale Lazio Nando Bonessio – Consigliere Assemblea Capitolina Simona Saraceno, Filiberto Zaratti – Co-portavoce EV Lazio Marta Elisa Bevilacqua, Guglielmo Calcerano – Co-Portavoce EV Roma

CARTEINREGOLA 1)   NO a qualunque autonomia regionale differenziata

La cosiddetta “autonomia regionale differenziata” intende attribuire alle Regioni che ne fanno richiesta poteri legislativi oggi nazionali o concorrenti tra Stato e Regioni,  in materie che riguardano un patrimonio di tutta la Nazione – i beni culturali, il paesaggio, l’ambiente, la scuola, la sanità, persino infrastrutture come i porti e le ferrovie –  distribuendo le relative risorse in base non ai bisogni dei cittadini ma al gettito fiscale di ciascuna Regione. Un micidiale strumento di divisione e di disuguaglianza non solo per le inevitabili differenze nei servizi –  anche con i famosi LEP Livelli Essenziali delle Prestazioni, che per l’appunto non garantiscono prestazioni omogenee già dalla definizione anche se fossero introdotti – ma per la distruzione  dell’identità comune, con la irreversibile trasformazione dello Stato in tante piccole repubbliche con leggi e regole diverse.

CHIEDIAMO

  • di abbandonare la richiesta già avanzata  al Governo nel 2018[i] di potestà legislative su lavoro, istruzione, salute, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, governo del territorio, rapporti internazionali e con l’Unione europea, e di impegnarsi a non chiedere ulteriori materie,  dato anche il probabile ridimensionamento della attribuzione dei fondi,  proporzionati al gettito fiscale della Regione, e il rischio di una riduzione delle risorse per i servizi da erogare ai cittadini: una scelta che in questo caso non troverebbe altra giustificazione se non una maggiore gestione dei  poteri in ambito locale, in particolare per quanto riguarda le risorse e il personale. 

EUROPA VERDE: *AUTONOMIA REGIONALE DIFFERENZIATA*

PROMUOVERE UGUAGLIANZA, COESIONE E SOLIDARIETÀ NAZIONALE, GARANZIA DIFFUSA DEI DIRITTI
L’Italia presenta già forme differenziate di autonomia per le Regioni a Statuto Speciale. Altri Stati in Europa conoscono differenti livelli di autonomia tra le diverse realtà regionali al proprio interno, ma in un quadro costituzionale che prosegue lungo un solco storico di differenziazione tra diverse entità territoriali.

È il caso della Spagna, col suo (quasi) federalismo asimmetrico, che produce i suoi effetti di unità nazionale dal 1978 ed è riuscito a dare compattezza ad un quadro tutt’altro che omogeneo tra le sue diverse componenti regionali. In Italia l’unità nazionale si è prodotta all’interno di un tipo di Stato unitario, che basa sull’art. 5 della Costituzione la propria comunità di intenti e gli obiettivi di omogeneità dei livelli di tutela: se i capisaldi costituzionali conducono alle estreme conseguenze le velleità di devoluzione dei poteri, si mette a rischio la tenuta degli obiettivi di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione.
Le proposte di “autonomia regionale differenziata” ora in atto sono sostanzialmente le stesse che i Governi Berlusconi avanzavano, portate avanti – oggi come allora – dalla Lega e dal Min. Calderoli, sulle quali già la cittadinanza si è pronunciata, respingendole in sede referendaria.

Già in questi anni, abbiamo avuto un esempio dei rischi derivanti dall’avere venti sistemi sanitari differenti: la sanità delle Regioni del Sud è crollata inesorabilmente da quando questo processo è in atto, mentre anche nelle Regioni del Nord e del Centro – compreso il Lazio dal Piano Polverini in poi – si è registrato, sotto i colpi della privatizzazione, un netto abbassamento delle prestazioni e della garanzia diffusa del diritto alla salute.

Dal punto di vista della tutela ambientale, poi, esiste già di fatto una competenza trasversale delle Regioni a legiferare, nonostante la Costituzione all’art. 117 riservi allo Stato la competenza esclusiva. Questo ha già generato preoccupanti casi di sproporzione nelle discipline regionali, che troppo spesso hanno visto sacrificare le ricchezze naturali a vantaggio dell’insostenibilità.

Anche in tema di tutela paesaggistica – con buona parte delle Regioni sprovvista di strumenti compiuti – si può dire che la pianificazione regionale sia stata un fallimento: la disciplina delle salvaguardie varia da Regione a Regione, e a seconda del colore dei governi regionali, quando invece l’art. 9 della Costituzione fissa tra i principi costituzionali la tutela del paesaggio e delle ricchezze storico-archeologiche, oggi finalmente integrate ai principi della eco-sostenibilità.

L’autonomia deve quindi servire ad amplificare le potenzialità dei territori, fermi restando gli obiettivi di uguaglianza, coesione e solidarietà nazionale, garanzia dei diritti in modo diffuso ed equo.

NOTA DI CARTEINREGOLA: ne deduciamo che Europa Verde intenda impegnarsi perché sia abbandonata  la richiesta del 2018 della Regione Lazio dell’autonomia per  5 materie e perché non sia perseguita l’autonomia in altre materie (va però ricordato che l’Autonomia regionale differenziata, pur essendo un cavallo di battaglia della Lega,  è stata introdotta dal centro sinistra con la riforma del titolo V nel 2001 , che il Governo di centro sinistra Gentiloni ha  stipulato  nel febbraio 2018 le  pre-intese con tre regioni, Veneto,  Lombardia e Emilia Romagna, quest’ultima a guida centro sinistra e che i governi con pezzi di centro sinistra successivi hanno continuato a portare avanti la riforma)

CARTEINREGOLA 2)   La cancellazione dell’Art. 6 della Legge regionale della Rigenerazione Urbana

Intervenire nella città consolidata attraverso la rigenerazione urbana fa parte ormai del linguaggio comune. E anche la legge della rigenerazione urbana della Regione Lazio approvata nel 2017 fin dalle premesse la descrive come soluzione per fermare il consumo di suolo e restituire la dignità e la vivibilità ai territori più degradati. Finalità contraddetta dal fatto che a Roma ha trovato applicazione un solo articolo – articolo 6 – che, come il precedente “Piano casa” varato dalla Giunta Polverini e prorogato per tre anni dalla Giunta Zingaretti, permette interventi diretti sui singoli edifici da parte degli imprenditori privati con la possibilità di demolizioni e ricostruzioni con premi di cubatura,  senza alcuna preliminare pianificazione e successiva valutazione da parte degli uffici comunali. Così si gli interventi si sono moltiplicati nelle zone più pregiate e quindi più remunerative per gli investitori, in particolare nei tessuti storici della città, escludendo i quartieri che ne avrebbero più bisogno.

CHIEDIAMO

·       di sopprimere l’articolo 6 della legge (Interventi diretti) che consente – “sempre” – interventi di demolizione e ricostruzione con premio di cubatura e/o cambi di destinazione estromettendo l’Amministrazione comunale  dalle decisioni che riguardano le trasformazioni urbane dei tessuti storici,  provocando  il moltiplicarsi di interventi di demolizione e ricostruzione laddove gli investimenti sono più remunerativi per gli investitori privati, e di adeguare la normativa regionale alle prescrizioni introdotte dal “Decreto semplificazioni[ii] (Altre richieste al punto “Rigenerazione Urbana”)

EUROPA VERDE:  *RIGENERAZIONE URBANA *

PIANIFICARE PER RIQUALIFICARE LE PERIFERIE E CONSERVARE I CENTRI STORICI

La rigenerazione urbana deve essere intesa come un’opportunità che punti a interventi di recupero, evitando il consumo di suolo e tenendo come faro la tutela della sostenibilità.
Gli interventi devono servire a rigenerare e riqualificare quelle parti di città degradate, restituendo all’abitare e alla vita associata spazi abbandonati o decadenti. Devono essere funzionali a reali esigenze di crescita demografica e di quotidianità della cittadinanza, e non già al profitto delle imprese di costruzione, evitando interventi che snaturino le caratteristiche architettoniche delle città, specie per quanto attiene agli immobili di pregio storico.

Andare in questa direzione è particolarmente urgente nelle periferie e significa, per fare alcuni esempi, intervenire con progetti che convertano ad edilizia residenziale pubblica gli immobili in abbandono così come i palazzi residenziali sfitti, collegando le periferie al resto dei centri abitati, e così consentendo una quotidianità a misura d’uomo e contrastando il degrado, che sempre si accompagna alla disuguaglianza.

Ma occorre anche ampliare e collegare gli spazi verdi e le aree protette all’interno delle città (i “servizi ecosistemici”), puntare sulla mobilità sostenibile e sul trasporto pubblico su ferro, investire sull’agricoltura urbana e fare uno sforzo nel senso del recupero degli edifici, anche nell’ottica dell’ampliamento delle iniziative culturali e della socialità necessaria alle Comunità. La necessità di andare incontro alle esigenze cittadine, anziché agli istinti brutali e primordiali di profitto, non è certo aiutata dai premi di cubatura che la Rigenerazione urbana, così come altri strumenti, oggi prevedono.
Peraltro, ad oggi in Regione i piani di rigenerazione restano fermi, vista la difficoltà incontrata dai Comuni nel definire gli ambiti di intervento. E’ quindi necessaria una riforma urbanistica organica a livello regionale, che dopo l’approvazione del PTPR conduca gli Enti locali a rivedere e aggiornare la pianificazione, nel rispetto di quanto va preservato. Al fine uniformare le discipline e delineare strumenti più agili, ma nel rispetto delle dovute tutele, si dimostra anche qui opportuno un intervento omogeneo di rango statale.

NOTA DI CARTEINREGOLA: non viene data una risposta  alla nostra richiesta, se cioè Europa Verde intende impegnarsi perché sia soppresso l’art. 6 della Legge 7/2017

CARTEINREGOLA 3)   L’inclusione  dell’ ”insediamento urbano storico sito Unesco – centro storico di Roma” e della Città Storica di Roma nel Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)

Al di fuori degli “addetti ai lavori”, pochi sono a conoscenza del fatto che nel Piano Territoriale Paesistico Regionale approvato nel 2021, il centro storico di Roma è escluso dalle tutele introdotte per tutti gli altri centri storici del Lazio, e che gli interventi edilizi che possono modificare irreversibilmente il paesaggio urbano della Capitale non sono sottoposti a autorizzazione paesaggistica delle Soprintendenze, ma solo a un parere consultivo. E che i pregiati tessuti della Città Storica, i quartieri otto e novecenteschi individuati dal Piano Regolatore, se non vincolati puntualmente,  non hanno alcuna tutela. Fin dal 2008 si assiste a un continuo rinvio di misure stringenti da parte di Regione, Ministero della Cultura e Comune di Roma, che dopo aver lasciato credere per anni che l’inserimento nell’elenco dei siti UNESCO fornisse una qualche forma di protezione, nell’approvazione definitiva del PTPR hanno rinviato il problema a data da destinarsi.

CHIEDIAMO

  • L’inclusione  dell’ ”insediamento urbano storico sito Unesco – centro storico di Roma” nel Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), escluso nel  testo approvato il 21 aprile 2021[iii],   così che siano attribuite  le stesse  tutele previste per i centri  storici degli altri 377 comuni del Lazio, compresa l’autorizzazione paesaggistica. Per il Centro Storico di Roma l’attuale normativa prevede un “controllo degli interventi” da parte della Soprintendenza competente “nel rispetto di quanto stabilito da un Protocollo d’Intesa tra Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed il Comune di Roma” del 2009[iv]  che si esaurisce  in un  parere esclusivamente consultivo. 
  • L’estensione della tutela del Centro storico – sito Unesco  alla Città Storica, così come individuata dal PRG DEL 2008 (zone omogenee A”) (altre richieste al punto Tutela paesaggistica della Città Storica di Roma)

EUROPA VERDE- *CENTRO STORICO DI ROMA*

APPROVAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE, ATTUARE LA DISCIPLINA UNESCO

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) è stato approvato, in questa legislatura, dopo l’adozione nel 2007, e dopo 22 anni di incertezza giuridica, che sistematicamente si risolveva a vantaggio di insediamenti insostenibili. Dopo una prima approvazione del Piano nel 2019 e – per fortuna – dopo l’annullamento in Corte Costituzionale di un atto che tutto faceva fuorché salvaguardare aree di pregio (come vorrebbe invece la Legge che delega alle Regioni questa pianificazione, il D.Lgs. 42/2004), il PTPR è stato approvato nel 2021 e secondo le indicazioni della Consulta. Si è così restituito questo atto alla sua natura di strumento per la preservazione delle ricchezze paesaggistiche, naturali e storico- archeologiche che la Legge gli riserva.

Ciò non significa, però, che il PTPR attuale sia perfetto.
Il centro storico di Roma conosce una disciplina le cui tutele sono demandate alla emanazione degli atti amministrativi discendenti dalla sua individuazione come bene UNESCO. L’amministrazione Raggi avrebbe potuto dare attuazione al Piano di gestione, fermo dal 2013, ma non lo ha fatto. Risulta dunque sempre più urgente emanare quel Piano, dotando il centro storico di Roma della tutela che merita, fermo restando che già oggi una tutela è stabilita, in quanto area di interesse storico e archeologico recepita nel PTPR, il Piano Territoriale Paesistico “Appia Antica” e gli atti di salvaguardia da parte degli organi di sovrintendenza per il rispetto dei beni archeologici e storici.
Anche per questo, in sede di prima approvazione del PTPR, il Consigliere regionale di EV Cacciatore aveva presentato un emendamento volto a garantire a Roma le normali salvaguardie da centro storico, fermi restando gli altri vincoli esistenti e le più stringenti tutele che saranno stabilite dal Piano UNESCO. Dopo l’annullamento da parte della Corte Costituzionale, stante il fatto che sul testo del 2021 si è giustamente dovuta recepire la disciplina emersa dalla sentenza costituzionale, non si è più dato luogo ad attività emendativa. Nondimeno, per queste ragioni, Europa Verde, per il tramite del Consigliere Cacciatore, ha comunque presentato un Ordine del Giorno – approvato – volto a sollecitare la risoluzione della questione relativa alla competenza sulla tutela del centro storico capitolino, dando seguito finalmente alla direttiva Unesco. Una questione importante che dovrà essere affrontata veramente nel più breve tempo possibile.

NOTA DI CARTEINREGOLA: rispettiamo le opinioni di tutte le forze politiche che ci rispondono, ma dobbiamo fare una precisazione rispetto alle informazioni su un tema che è da anni al centro del nostro impegno. Siamo sorpresi che la risposta di Europa Verde citi un provvedimento – il piano di Gestione UNESCO – che è già stato emanato da tempo, dal commissario Tronca in veste di Giunta capitolina il 29 aprile 2016, con la delibera 62/2016, che tra l’altro, come Carteinregola e altre associazioni sostenenevano da tempo, non ha introdotto alcuna effettiva tutela per il centro storico e la Città storica di Roma, nè avrebbe potuto farlo, come viene dichiarato  esplicitamente nello stesso piano di gestione ( all.1 pagg. 26/28): “Nella fase di adozione il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale ha rinviato al Piano di Gestione la formulazione delle indicazioni relative all‟insediamento urbano storico corrispondente al sito UNESCO di Roma, attribuendo impropriamente al PdG un ruolo di sorgente normativa. Compito del Piano di Gestione è svolgere un coordinamento tra i diversi livelli di pianificazione per mantenere nel tempo l‟integrità dei valori che hanno consentito l‟iscrizione sulla Lista del Patrimonio Mondiale. Risulta pertanto necessario eliminare tale rinvio, integrando il PTPR con le specifiche disposizioni di tutela previste per l‟insediamento urbano storico e le relative procedure” (> vedi PTPR cosa dice il piano di gestione approvato nel 2016 ). Inoltre il Piano di gestione dell’ “Area UNESCO”, a cui si rifaceva impropriamente il PTPR adottato nel 2008 per giustificare l’esclusione del centro storico di Roma dalle prescrizioni delle Norme Tecniche del PTPR introdotte per gli altri centri storici del Lazio, proprio in virtù della citata approvazione del 2016, non è più stato neanche citato dal PTPR poi successivamente approvato, sia nella versione del 2019 – poi impugnata dal MIBACT e annullata dalla Corte Costituzionale, – sia nella versione approvata nuovamente il 21 aprile 2021, che all’Articolo 44 Insediamenti urbani storici e relativa fascia di rispetto, al comma 19 recita: “Non si applicano le disposizioni di cui al presente articolo all’insediamento urbano storico sito Unesco – centro storico di Roma. L’applicazione di specifiche prescrizioni di tutela da definirsi, in relazione alla particolarità del sito, congiuntamente da Regione e Ministero, decorre dalla loro individuazione con le relative forme di pubblicità. Nelle more della definizione di tali specifiche prescrizioni, il controllo degli interventi è comunque garantito dalla Soprintendenza competente nel rispetto di quanto stabilito dal Protocollo d’Intesa tra Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed il Comune di Roma (QI/57701 dell’8 settembre 2009) [che fin dalla copertina prevede un parere solo consultivo]. ( > Vai alla pagina sul sito del Consiglio regionale con il PTPR approvato). Inoltre prendiamo atto che nulla si dice rispetto alla nostra richiesta – che per noi è intrinsecamente unita a quella per la tutela del centro storico – dell’estensione della tutela paesaggistica alla Città Storica “aree omogenee A”. (si vedano i dettagli e i documenti della vicenda nel nostro dossier PTPR – Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (del Lazio cronologia e materiali)

CARTEINREGOLA 4)   Lo stop al consumo di suolo

A un secolo e mezzo dall’unità d’Italia, gli abitanti della capitale sono aumentati da poco più di 200.000 a circa 2.800.000: la popolazione è aumentata quindi di 14 volte. La superficie urbanizzata è cresciuta invece di 80 volte, da 660 a circa 53.000 ettari urbanizzati (sui circa 128 mila ettari del territorio comunale), e la Capitale è  assurta ai vertici delle classifiche dell’ISPRA (Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale) Non c’è dubbio che l’atto decisivo debba essere l’azzeramento del consumo del suolo: azzerare, e subito, il consumo del suolo, non contenerlo, abbassarlo o diminuirlo come propongono quelli che affrontano  l’emergenza ambientale  solo a parole.

CHIEDIAMO

  • di promuovere, anche in assenza di un provvedimento nazionale sull’ azzeramento del consumo di suolo in conformità con l’obiettivo introdotto da tempo dall’Unione Europea[v], una legge regionale volta ad arrestare i processi di urbanizzazione esterni alla città consolidata, obbligando i comuni a individuare i perimetri delle aree edificate oltre i quali non dovranno  essere consentite nuove edificazioni, salvaguardando le aree intercluse che fanno parte dei corridoi ecologici[vi]

EUROPA VERDE: *CONSUMO DI SUOLO*

STOP CONSUMO DI SUOLO, SI AL RECUPERO, AUTORECUPERO, EFFICIENTAMENTO ENERGETICO
Stando sempre al PTPR, esso restituisce un quadro vincolistico immutato rispetto al 2007: anno di adozione del Piano. Tuttavia, molti operatori del mercato edilizio hanno lamentano dopo la sua approvazione che “nel Lazio non si può più costruire”. Il che vuol dire, a vincoli immutati da circa 20 anni, che si costruito troppo e senza alcun riguardo alle effettive esigenze demografiche e di vita associata fino a oggi.
È necessario approvare una legge che ponga fine al consumo di suolo, soprattutto quando è giustificato non dalle esigenze di vita della comunità ma dalle velleità di esasperato profitto, come spesso si è visto a Roma, dando vita ai troppi quartieri dormitorio e luoghi del degrado, che insistono nelle troppo espanse e poco infrastrutturate periferie della Capitale.

Questo consentirebbe di stabilire regole certe per tutelare le ricchezze naturali e storiche, che rappresentano una risorsa non rinnovabile e fondamentale per la nostra sopravvivenza: tra le poche risorse rimaste collettive, che purtroppo come tutte le ricchezze nel nostro Paese siamo abituati a veder concentrate in mano a pochi, e sottratte all’utilizzo da parte di tutte e tutti.

Lo stop al consumo di suolo è peraltro un obiettivo che ci impone la Comunità Europea e che dobbiamo raggiungere entro il 2050, mentre entro il 2030, come primo step, abbiamo l’obbligo di non aumentare il degrado del territorio. Tutto questo è necessario per conseguire gli obiettivi in materia di contrasto al cambiamento climatico e di salvaguardia della biodiversità del Green Deal europeo.

Secondo gli ultimi studi di Ispra, il consumo di suolo si attesta in 35 ettari al giorno e questo significa una perdita costante di servizi ecosistemici: a partire dall’approvvigionamento di acqua, cibo e aria pulita, per passare alla capacità di resistere agli eventi estremi, senza considerare la perdita della capacità di stoccaggio del carbonio, di cui la terra si impoverisce sempre più inesorabilmente perdendo fertilità: si è ormai in presenza di una crisi agricola che la Guerra in Ucraina rende grave tanto quanto quella energetica, che dovrebbe essere funzionale alla produzione di beni e soprattutto derrate alimentari.

Attraverso un intervento normativo che ponga fine al consumo di suolo, troverebbe spazio una politica attenta a tutti quegli interventi di recupero del patrimonio immobiliare e infrastrutturale esistente, di efficientamento energetico, in direzione di una rigenerazione degli edifici e degli obiettivi di risparmio energetico e in termini di emissioni di Co, di risanamento antisismico, nonché di interventi di recupero del dissesto idrogeologico: sempre più evidente a causa degli eventi atmosferici estremi e della malagestione del settore estrattivo, purtroppo consentita da leggi nazionali che considerano “ripristino” e l’attività di conferimento in discarica di rifiuti inerti.

NOTA DI CARTEINREGOLA: non viene data una risposta  alla nostra richiesta, se cioè Europa Verde intende impegnarsi perché sia varata una legge regionale volta ad arrestare i processi di urbanizzazione esterni alla città consolidata, obbligando i comuni a individuare i perimetri delle aree edificate oltre i quali non dovranno  essere consentite nuove edificazioni

CARTEINREGOLA 5)   Il ripristino  del distanziamento di slot machine e videolottery da luoghi sensibili, sia per le nuove aperture, sia per gli esercizi esistenti come precedentemente previsto dalla Legge regionale del Lazio del 2013

La Regione Lazio, con una legge regionale  del 2013 successivamente resa ancora più stringente, aveva promosso una serie di misure di contrasto al GAP gioco d’azzardo patologico, che prevedevano anche  il distanziamento delle slot machine e videolottery  che si trovavano in bar, tabaccherie, sale gioco,  da luoghi sensibili come scuole e centri anziani. Tuttavia, poco prima che la legge entrasse in vigore   – 27 luglio 2022 – la stessa maggioranza che le aveva varate le ha modificate, riducendone la portata. Senza tenere conto del crescente numero di persone fragili – soprattutto poveri, giovani, anziani – che finiscono in un tunnel senza fine, incoraggiati proprio dalla prossimità anche fisica degli apparecchi.

CHIEDIAMO

  • Nell’ambito della prevenzione e il trattamento del Gioco d’Azzardo Patologico (GAP), di  ripristinare la misura prevista dalla Legge regionale del Lazio[vii]  della rimozione di slot machine e videolottery nel raggio di 500 metri da luoghi sensibili come scuole, centri anziani, ospedali e altri, sia per le nuove aperture, sia per gli esercizi esistenti[viii] (altre richieste al punto Periferie  pag.9)

EUROPA VERDE *SLOT MACHINE*

NON SOLO TUTELA DEI SITI SENSIBILI, MA INCENTIVI PER CHI RINUNCIA AL REDDITO DELLE SLOT , E UNA STRATEGIA GLOBALE DI CONTRASTO ED EDUCAZIONE
Lo scorso anno il centro-destra ha inserito in un emendamento al Collegato: la proroga dei termini per l’attuazione del cosiddetto “distanziometro” per le slot machine. Questo allungava i tempi entro cui doveva essere assicurato il rispetto delle distanze minime tra slot machine e siti sensibili, come le scuole ad esempio. L’emendamento, che ha visto il voto sfavorevole del Consigliere regionale di EV Cacciatore, è stato approvato.

A fine 2021 poi, in sede di Stabilità 2023, è stata riformata la disciplina modulando diversamente la disciplina delle distanze, anche a fronte di una ampia vertenza da parte dei lavoratori del settore. Crediamo ad ogni buon conto che siano necessari altri interventi, non limitati alla semplice vincolistica in merito ai siti sensibili, che non riuscirebbe a costituire un ostacolo insormontabile per chi del gioco fa, più che una passione, una malattia. Per gli effetti patologici del gioco vanno attivati strumenti sia sanitari, sia di nuovo azioni da parte degli organi centrali, che incentivino la conversione delle attività e quindi consentano l’assorbimento alternativo della forza lavoro. Occorre premiare le attività di somministrazione e i bar che non facciano riferimento al gioco per sostenere il proprio reddito, così come è necessario rendere meno remunerativo anche per l’Erario il gioco d’azzardo e contrastare il suo dilagare sulle piattaforme multimediali: è a queste che si rivolge ormai la stragrande maggioranza dei ludopatici, in una realtà che non verrebbe minimamente intaccata dalle restrizioni sulle sale slot. Una scelta sbagliata che mette in pericolo tante persone, soprattutto quelle più deboli e che amplifica il degrado di troppe periferie. Il gioco d’azzardo deve essere combattuto, con tutti gli strumenti istituzionali utili a fare pedagogia e costruire comunità a misura di essere umano.

NOTA DI CARTEINREGOLA: quindi la riposta   alla nostra richiesta, è che  Europa Verde non intende impegnarsi perché sia ripristinato il distanziamento di 500 metri  delle slot machine e VLT dai luoghi sensibili, sia per le nuove aperture sia per quelle esistenti?

Vai a LE NOSTRE RICHIESTE ALLA REGIONE LAZIO con i punti programmatici per noi più urgenti e irrinunciabili che chiediamo a tutte le forze politiche di inserire nei propri programmi elettorali e tutte le richieste del Dossier “La città delle persone” alla Regione Lazio scarica la versione completa  stampabile

Vai alla pagina con Le risposte dei partiti alle richieste di Carteinregola per le elezioni regionali 2023

vai alla sezione Elezioni Lazio 2023

(*) le risposte di Europa Verde, con grande tempesività, sono giunte il 6 dicembre 2022; il 19 dicembre abbiamo risposto, anticipandoo le nostre ossevazioni a Europa Verde, per eventuali precisazioni prima della pubblicazion, che è avvenuta il 30 dicembre, senza modifiche.

(**) Marco Cacciatore il 30 dicembre 2022 ha deciso di candidarsi nel Coordinamento 2050 per il M5s sostenendo così la candidatura di Donatella Bianchi

30 dicembre 2022

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com


NOTE

[i] 6 giugno 2018, il Consiglio regionale del Lazio approva l’ordine del giorno n. 2 del 31 maggio 2018 su “Intesa Stato-Regione prevista dall’art. 116, terzo comma, della Costituzione italiana“, impegnando il Presidente ad avviare il negoziato con il Governo affinchè siano attribuite alla regione competenze nelle seguenti materie: lavoro; istruzione; salute; tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; governo del territorio; rapporti internazionali e con l’Unione europea scarica l’ODG (dal sito del SenatoDossier n.45 ) 16 ottobre 2018 la Giunta regionale del Lazio approva le DGR n. DEC44 recante “Iniziativa regionale per il riconoscimento di ulteriori e specifiche forme di autonomia per la Regione Lazio, in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione” in cui si individuano i cinque ambiti di intervento per i quali avviare il negoziato con il Governo ai fini dell’intesa

[ii] Vedi scheda Rigenerazione Urbana – Decreto semplificazioni Un  comma, inserito  all’articolo 10 “Semplificazioni e altre misure in materia edilizia” del  DL 76 /2020 ,  introduce delle limitazioni alle demolizioni ricostruzioni nei centri storici , subordinandoli a uno strumento pianificatorio comunale. L’emendamento viene confermato nella conversione in legge, che modifica il  testo unico per l’edilizia 380/2001, all’art. 2 bis comma 1 ter : Nelle zone zone omogenee A di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali, nei centri e nuclei storici consolidati e in ulteriori ambiti di particolare pregio storico e architettonico, gli interventi di demolizione e ricostruzione sono consentiti esclusivamente nell’ambito dei piani urbanistici di recupero e di riqualificazione particolareggiati, di competenza comunale, fatti salvi le previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale, paesaggistica e urbanistica vigenti e i pareri degli enti preposti alla tutela. (comma aggiunto dall’art. 5, comma 1, legge n. 55 del 2019 poi così sostituito dall’art. 10, comma 1, lettera a), della legge n. 120 del 2020 11 settembre 2020 ) https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/2001_0380.htm NOTA: stiamo approfondendo le ricadute normative  della  Circolare congiunta Mit-Funzione Pubblica su edilizia del 2 12 2020 https://www.funzionepubblica.gov.it/articolo/dipartimento/02-12-2020/circolare-congiunta

[iii] art. 44 delle NTA del PTPR scarica le NTA https://www.carteinregola.it/wp-content/uploads/2021/12/NTA-Norme-PTPR-Lazio-approvato-aprile-2021.pdfIl centro storico (e la città storica di Roma) sono esclusi dalle tutele degli altri centri storici e dall’obbligo di autorizzazione paesaggistica degli interventi: Articolo 44 Insediamenti urbani storici e relativa fascia di rispetto comma 19. Non si applicano le disposizioni di cui al presente articolo all’insediamento urbano storico sito Unesco – centro storico di Roma. L’applicazione di specifiche prescrizioni di tutela da definirsi, in relazione alla particolarità del sito, congiuntamente da Regione e Ministero, decorre dalla loro individuazione con le relative forme di pubblicità. Nelle more della definizione di tali specifiche prescrizioni, il controllo degli interventi è comunque garantito dalla Soprintendenza competente nel rispetto di quanto stabilito dal Protocollo d’Intesa tra Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed il Comune di Roma (QI/57701 dell’8 settembre 2009) [che fin dalla copertina prevede un parere consultivo vedi nota successiva].

[iv] Protocollo di intesa tra Ministero per i Beni e le attività culturali ed il Comune di Roma”, siglato nel 2009 ha per oggetto “La definizione delle modalità di collaborazione  relativa all’acquisizione del parere consultivo  di cui all’art. 24 comma 19 delle Norme tecniche di attuazione del Nuovo Piano Regolatore di Roma ai sensi dell’art. 24 comma 20  delle stesse NTA“E a scorrere il protocollo, la parola “parere consultivo” ricorre continuamente  (con la sola esclusione degli immobili  vincolati) e balza agli occhi il punto c): “Progetti relativi a immobili non vincolati ai sensi del DL 42/2004 (il Codice) ricadenti nella parte di Città Storica dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità“: “i progetti relativi a tali immobili ove riguardino interventi di categoria DR [demolizione ricostruzione]; AMP [ampliamento] , NE  [Nuove edificazioni su aree libere] devono essere sottoposti al parere consultivo della Soprintendenza per i Beni Architettonici  e Paesaggistici del Comune di Roma“.

[v] ’obiettivo fissato dalla Ue è l’ “azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050 vedi Parlamento europeo e Consiglio, 2013

[vi] La rete ecologica è  un sistema interconnesso di habitat di cui salvaguardare la biodiversità, ponendo quindi l’attenzione sulle specie animali e vegetali potenzialmente minacciate. La geometria della rete ha qui una struttura fondata sul riconoscimento di aree centrali (core areas), fasce di protezione (buffer zones) e fasce di connessione (corridoi) che consentano lo scambio di individui tra le aree precedenti, in modo da ridurre i rischi di estinzione delle singole popolazioni locali.(Vedi Reti Ecologiche e Pianificazione del Territorio e del Paesaggio ISPRA https://www.isprambiente.gov.it/it/progetti/cartella-progetti-in-corso/biodiversita-1/reti-ecologiche-e-pianificazione-territoriale)

[vii] L.R. 05 Agosto 2013, n. 5 Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico (GAP) https://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglio-regionale/?vw=leggiregionalidettaglio&id=9227&sv=vigente

[viii] vedi Regione Lazio e distanziamento slot, un’amara sconfitta 29 luglio 2022