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Progetto Fori, che tristezza

via alessandrina 26 giugno 2017

PROGETTO FORI, CHE TRISTEZZA

 di Vezio De Lucia

(28 giugno 2017)

L’amministrazione Raggi non ha solo approvato la grande speculazione che va sotto il nome di stadio della Roma sconfessando gli impegni del M5S contro l’urbanistica contrattata, ha anche bloccato (o addirittura cancellato per sempre) la realizzazione del Progetto Fori autorizzando la demolizione della via Alessandrina. Quest’ultimo grave errore è molto meno noto, ma non può passare sotto silenzio e non essere fermamente contestato.

Comincio con il ricordare che cos’è il Progetto Fori, secondo me la più straordinaria idea per il rinnovamento dell’urbanistica romana. Era stato pensato alla fine degli anni Settanta del secolo scorso dal benemerito soprintendente Adriano La Regina che, nel denunciare i danni prodotti dal traffico alle sculture romane, propose di demolire la via dei Fori Imperiali (la strada voluta da Benito Mussolini, per collegare piazza Venezia al Colosseo e farne la scena ideale per la sfilata delle truppe). Secondo La Regina l’eliminazione della via dei Fori consentiva di ricostituire l’unitarietà dello spazio archeologico spaccato in due dalla strada fascista e di restituirlo alla città contemporanea, non più una quinta monumentale, ma un sistema non recintato di piazze pedonali, vissute quotidianamente. Furono subito d’accordo il sindaco Giulio Carlo Argan (“i monumenti prima delle automobili”), Antonio Cederna, Italo Insolera e un grande numero di studiosi e intellettuali non solo italiani. A imporre il Progetto Fori al centro del dibattito politico fu però l’elezione a sindaco di Luigi Petroselli nel settembre del 1979. Alla dimensione archeologica e urbanistica del Progetto Fori Petroselli attribuì anche un inedito significato culturale: voleva che la storia dell’antica Roma non fosse patrimonio solo degli studiosi e dei ceti colti ma di tutto il popolo di Roma. Voleva insomma utilizzare anche il Progetto Fori per accorciare le distanze fra le periferie e la città borghese e perciò, nell’inverno del 1981, inventò le domeniche pedonali nella via dei Fori con crescente partecipazione popolare, nello stesso clima festoso dell’Estate romana.

Ma improvvisamente, il 7 ottobre del 1981, dopo essere stato sindaco solo per due anni, Petroselli fu stroncato da un infarto a quarantanove anni, e con la sua morte cominciò a morire pure il Progetto Fori, dimenticato o mistificato da quasi tutti i suoi successori.

In verità, Ignazio Marino, nell’estate 2013, a poche settimane dall’elezione a sindaco, rilanciò con enfasi il Progetto Fori suscitando entusiasmo e vaste adesioni. Ma durò pochissimo. La marcia indietro fu evidente quando Marino propose di utilizzare il finanziamento di un mecenate straniero a favore dell’archeologia romana per la demolizione della via Alessandrina. Un’idea dissennata, perché alla via Alessandrina è assegnata la funzione essenziale di alternativa alla via dei Fori per garantire ai mezzi pubblici e al traffico d’emergenza il collegamento viario fra Piazza Venezia e largo Corrado Ricci (all’incrocio con via Cavour). Il dissenso subito espresso, anche dall’assessore Giovanni Caudo, aveva indotto a pensare che quell’idea strampalata fosse stata fermata, e ci tranquillizzammo.

Invece il meccanismo si era messo in moto, solo ritardato dalla scoperta di un cavo elettrico nel sottosuolo, che ha richiesto una ridefinizione dei lavori e dei tempi. Nel novembre scorso, con uno scarno comunicato, l’amministrazione Raggi annunciava la ripresa dei lavori per il progetto “diretto dalla Sovrintendenza Capitolina”. Senza darne informazione alla città né ai tanti che da anni si battono con passione per il progetto Fori. Senza prendere una posizione, senza neanche porsi il problema.

E così, all’improvviso, nel maggio scorso è cominciata la demolizione della via Alessandrina, nel silenzio della stampa e dei mezzi d’informazione che non hanno neppure raccolto le proteste di studiosi e associazioni. Anzi, hanno dato notizia di un’altra follia, un tram sulla via dei Fori.

Che tristezza, mai avrei immaginato che spettasse al M5S la restaurazione del peggio dell’urbanistica romana, dalla speculazione in grande stile alla più rozza negazione dell’unica grande idea maturata negli ultimi decenni.