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Abusivismo edilizio

(in costruzione una pagina con la  cronologia delle leggi e i dati sull’abusivismo edilizio)

Legge per le procedure delle demolizioni degli immobili abusivi

iter legge blocca demolizioni

DAL SITO DI OPEN POLIS

vedi anche il sito Open parlamento di Open Polis https://parlamento17.openpolis.it/singolo_atto/66821

CRONOLOGIA LEGGE S.580

Legge  S.580 presentata al Senato da 30 parlamentari di centro destra – 27 del Popolo delle Libertà e 3 di GAL, Grandi Autonomie e Libertà (un gruppo di centro destra)  (1)

primo firmatario Ciro Falanga (gruppo ALA Verdini) Cofirmatari: Piero Aiello( PdL ) Lucio Barani( GAL ) Giacomo Caliendo( PdL ) Franco Cardiello(PdL) Luigi Compagna( GAL ) Vincenzo D’Anna( PdL ) Domenico De Siano( PdL ) Giuseppe Esposito( PdL ) Enzo Fasano( PdL ) Claudio Fazzone( PdL ) Roberto Formigoni( PdL ) Antonio Gentile( PdL ) Vincenzo Gibiino( PdL ) Carlo Giovanardi( PdL ) Pietro Langella( PdL ) Pietro Liuzzi( PdL ) Eva Longo( PdL ) Giuseppe Francesco Maria Marinello( PdL ) Giovanni Mauro( GAL ) Antonio Milo( PdL ) Alessandra Mussolini( PdL ) Pippo Pagano( PdL ) Nitto Francesco Palma( PdL ) Paola Pelino( PdL ) Antonio Razzi( PdL ) Mariarosaria Rossi( PdL ) Domenico Scilipoti Isgro'(PdL) Cosimo Sibilia( PdL ) Guido Viceconte( PdL ) Riccardo Villari( PdL )

> Vai a Open Parlamento con tutte le notizie su disegno di legge S.580-B Disposizioni in materia di criteri per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi

22 gennaio 2014 (Legge S.580) approvata in Senato

Molte le reazioni al disegno di legge soprattutto di Associazioni della Società civile (1)

18 febbraio 2016 – 12 maggio 2016 commissione referente alla Camera: inizio ssame in Commissione  ,  (le commissioni Ambiente esprimono un parere consultivo)

> Vai ai resoconti delle sedute della commissione referente

> vai ai resoconti delle sedute delle commissioni consultive

12 maggio 2016 Commissione Ambiente esame e conclusione – Parere favorevole con osservazione pag. 174ALLEGATO 1 (Parere approvato dalla Commissione) pag. 177ALLEGATO 2 (Proposta di parere alternativa del gruppo MoVimento 5 Stelle) pag. 178

18 maggio 2016  (Legge C.1994) approvata con modifiche alla Camera(2)  (scarica il testo   DISEGNO DI LEGGE DEMOLIZIONE ABUSI approdata al SENATO

Popolo della Libertà,dichiarazione di voto favorevole  – Partito Democratico, dichiarazione di voto  favorevole – Movimento Cinque Stelle , dichiarazione di astensione – Sinistra Italiana/SEL/Possibile, dichiarazione di astensione – Lega,dichiarazione di voto contrario  (in calce dichiarazioni di voto e link a votanti)

22 febbraio  2017   – 12 aprile 2017 la  legge va all’esame della Commissione Giustizia  del Senato: la Commissione bicamerale per le questioni regionali  dà il parere, la Commissione permanente  Affari Costituzionali,    la Commissione Ambiente e la Commissione permanente V Bilancio danno  un parere solo consultivo (Vai alla cronologia e agli interventi dei senatori in commissione su Open parlamento)

28 febbraio Senato -si svolge  una seduta in Commissione permanente XIII Territorio, ambiente, beni ambientali (Consultiva) Esito: Favorevole con osservazioni; Esito: Favorevole con condizioni con osservazioni Parere destinato alla Commissione 2ª (Giustizia)

Maggio  2017 Appello promosso dai Verdi e un gruppo di intellettuali SI FERMI LA LEGGE BLOCCA DEMOLIZIONI CHE LEGALIZZA IN MODO PERENNE L’ABUSIVISMO EDILIZIO.(3)

17 maggio 2017 (Legge S.580 -B) (4) approvata in Senato con modifiche (5) (rimandata alla Camera per ulteriore approvazione)

M5S dirama un comunicato con i motivi del voto contrario (6)

18 maggio SECONDA LETTURA CAMERA Proposta di legge C. 1994-B Trasmessa dal Senato scarica  legge falanga demolizioni camera 19 maggio 2017 (> vai alla pagina sul sito della camera) (scarica il raffronto con la versione della legge 580-b con la 1994-B  DISEGNO-DI-LEGGE-DEMOLIZIONE-ABUSI-ALLA CAMERA BIS

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(1) ATTI DEL SENATO (votazione 22 gennaio 2014)

Atto Senato n. 580XVII Legislatura http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Ddliter/40734.htm

Relatori

Relatore alla Commissione Sen. Giacomo Caliendo (PdL) (dato conto della nomina il 18 giugno 2013) .
Relatore di maggioranza Sen. Giacomo Caliendo (PdL) nominato nella seduta pom. n. 31 del 31 luglio 2013 (proposto testo modificato e coordinamento formale).
Annunciata la relazione il 12 settembre 2013; annuncio nella seduta ant. n. 101 del 12 settembre 2013.

Assegnazione

Assegnato alla 2ª Commissione permanente (Giustizia) in sede referente l’11 giugno 2013. Annuncio nella seduta pom. n. 38 dell’11 giugno 2013.
Pareri delle commissioni 1ª (Aff. costituzionali), 5ª (Bilancio), 13ª (Ambiente), Questioni regionali (aggiunto il 31 ottobre 2013; annunciato nella seduta n. 134 del 5 novembre 2013)

(2) in costruzione

(3) ATTI DELLA CAMERA (votazione 18/5/2016)

http://www.camera.it/leg17/126?pdl=1994

      Atto Camera: 1994 Proposta di legge: S. 580. – Senatori FALANGA ed altri: “Disposizioni in materia di criteri di priorità per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi” (approvata dal Senato) (1994)

QUI LA LISTA DI TUTTE LE VOTAZIONI http://documenti.camera.it/votazioni/votazionitutte/risultatiPdlStream.asp?Legislatura=17&PagCorr=1&PAGESIZE=20&CDDNUMEROATTO=1994&CDDNATURA=

PRESENTI 392, VOTANTI 265, ASTENUTI 127, MAGGIORANZA 133 , FAVOREVOLI 252, CONTRARI 13

come hanno votato i singoli deputati il 18/5/2016 http://documenti.camera.it/votazioni/votazionitutte/schedaVotazione.asp?Legislatura=17&RifVotazione=627_46&tipo=dettaglio

contrari: Attaguile Angelo Lega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvini, Altieri Trifone Conservatori E Riformisti, Borghesi Stefano,Lega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvini Bossi Umberto, Lega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvini Busin Filippo Lega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvini Caparini Davide, Lega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvini Guidesi Guido,Lega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvini  Mottola Giovanni Carlo Francescoalternativa Popolare-Centristi Per L’europa-Ncd, Pini Gianlucalega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvini Picchi Guglielmolega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvini,  Prataviera Emanuele,MistoFare!-Pri Simonetti Roberto,Lega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvinipagano Alessandro Lega Nord E Autonomie – Lega Dei Popoli – Noi Con Salvini

Dichiarazioni di voto dal sito della Camera (in calce i testi)

http://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0627&tipo=stenografico#sed0627.stenografico.tit00120.sub00010.int00240 (dichiarazioni di voto da pag.81)

  • Per il Partito Democratico – dichiarazione di voto  favorevole –   era intervenuto –  Roberto Morassut, ex Assessore all’Urbanistica della Giunta Veltroni dal 2001 al 2008.
  • Per il Movimento Cinque Stelle –  la senatrice Claudia Mannino – dichiarazione di astensione
  • Per Sinistra Italiana/SEL/Possibile – senatore Arcangelo Sannicandro – – dichiarazione di astensione
  • Per la Lega – Senatore Roberto Simonetti  – dichiarazione di voto contrario
  • Per Popolo della Libertà – Senatore Carlo Sarro –  dichiarazione di voto favorevole

(3) APPELLO: SI FERMI LA LEGGE BLOCCA DEMOLIZIONI CHE LEGALIZZA IN MODO PERENNE L’ABUSIVISMO EDILIZIO.

Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Senato

Il 18 maggio prossimo al Senato della Repubblica andrà in discussione il provvedimento di legge di cui è primo firmatario il sen. Falanga, gruppo ALA Verdini. Il testo di disegno di legge è così intitolato: “Disposizioni in materia di criteri per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi”[1]. E’ un provvedimento che è stato approvato da una maggioranza trasversale che va dal Pd, a Forza Italia al M5S.
In realtà questo provvedimento è di una gravità inaudita e legalizza in modo permanente l’abusivismo con effetti futuri permanenti. Le case abusive, purché abitate saranno salve.

Il disegno di legge è motivato, dalla ormai solita distinzione di comodo fra:
• abusivismo di speculazione, per il quale secondo le dichiarazioni dei proponenti si darebbe priorità nelle demolizioni
• abusivismo di necessità, cioè quello costituito dalle case abitate, che sarà messo in coda, al fine di evitare le demolizioni.

In testa alla lista delle priorità degli abusi da demolire ci sono:
1 ) gli immobili di rilevante impatto ambientale o costruiti su area demaniale o in zona soggetta a vincolo ambientale e paesaggistico o a vincolo sismico o a vincolo idrogeologico o a vincolo archeologico o storico-artistico

2) gli immobili che costituiscono un pericolo per la pubblica e privata incolumità

3 ) gli immobili sottratti alla mafia perché nella disponibilità di soggetti condannati per reati di associazione mafiosa o di soggetti colpiti da misure di prevenzione.

All’interno di ognuna di queste categorie sono però stabiliti ulteriori gradi di priorità.

Gli edifici saranno demoliti secondo questo ordine:
1 – prima quelli in corso di costruzione o non ultimati alla data della sentenza di condanna di primo grado
2 – poi quelli non stabilmente abitati

Per ciascuna delle sopra dette categorie i Procuratori della Repubblica detteranno i criteri di priorità che dovranno tenere conto delle specificità del territorio di competenza, attribuendo la priorità, di regola, agli immobili in corso di costruzione o comunque non ultimati alla data della sentenza di condanna di primo grado e agli immobili non stabilmente abitati.

La legge prevede una somma di 10 milioni di euro annui per gli abbattimenti.
In questo modo la legge fermerà le ruspe e intaserà il lavoro dei tribunali come denuncia il procuratore della repubblica di Napoli Riello che afferma: ”si apre la via a un contenzioso enorme. Appellandosi a una legge, gli avvocati faranno giustamente il loro dovere che è quello di tentare ogni strada per impedire la demolizione dell’immobile del proprio assistito. Questi casi si chiamano “incidenti di esecuzione”. Per banalizzare, ogni avvocato dirà: perché demolite casa al mio cliente e non a quell’altro? È stato verificato che l’ordine di priorità è stato rispettato? Sono stati controllati bene tutti i criteri? I quali criteri, mi si permetta di dirlo, mi sembrano evanescenti».

Le demolizioni con questa futura legge saranno fermate per due ordini di motivi:
1) perché la cifra stanziata per le demolizioni è sufficiente per eseguirne 130-140 all’anno
2) perché buona parte delle case sono abitate e quindi saranno in coda alle priorità stabilite dalla legge e perciò mai demolite.

Ma l’aspetto più grave della legge è che la sua applicazione non ha limiti di tempo a differenza dei condoni. Questo significa che tra tre mesi, un anno o due chiunque potrà edificare una villa sulla costa, in una vallata o in qualunque altro luogo avendo i requisiti di necessità. Questo significa che il parlamento della Repubblica Italiana si accinge a legalizzare in modo perenne l’abusivismo edilizio, che anzi dalla norma riceverà ulteriori stimoli.
E la norma potrà diventare uno strumento formidabile anche in mano alla criminalità che in base ai criteri di necessità previsti della legge, potrà realizzare case abusive in spregio alla legge mettendoci dentro qualcuno che vi abiti . Non è fantasia ma la triste realtà.
Altro aspetto grave è che si fermeranno le demolizioni delle case abitate anche nelle aree protette, con vincolo ambientale e idrogeologico perché la legge prevede di mettere per ultimi questi casi.
Invece di approvare norme più stringenti per demolire sul nascere l’abuso e per commissariare quei comuni, anche con lo scioglimento dei consigli comunali, che non sono rigorosi o nell’adottare strumenti urbanistici o nell’eseguire le demolizioni, si è scelta una strada assurda come quella di fermare le ruspe dietro l’alibi delle priorità e dell’inesistente abuso di necessità. Non è un caso che nei resoconti stenografici i senatori Falanga e Palma parlino esplicitamente di fermare le demolizioni a partire dalla Campania. Infatti sia il presidente della regione Campania De Luca che della Sicilia Crocetta attendono con ansia questa legge dopo aver approvato in giunta provvedimenti blocca ruspe. Questa è l’Italia: piange di fronte alle tragedie del dissesto idrogeologico ma il giorno dopo quando tutto è passato torna a chiudere gli occhi per favorire l’abusivismo edilizio. Questa è una piaga tipicamente italiana che non trova riscontri in Europa: un ben triste primato che ci appartiene. Con i voti degli abusivi si vincono le elezioni ma si ammazza il territorio e il futuro delle generazioni che verranno. Con tanti saluti al consumo zero di suolo fissato dall’Unione Europea per il 2050.
La legge che il Senato è in procinto di approvare ha vari profili di incostituzionalità a partire dal rispetto dell’art.3 e 9 della Costituzione (la Corte Costituzionale ha più volte affermato che il paesaggio è un bene primario e assoluto) e per questi motivi chiediamo che la legge sia fermata e non promulgata.

Paolo Berdini, Angelo Bonelli, Vittorio Emiliani, Sauro Turroni, Francesco Lo Savio, Vezio De Lucia, Gianfranco Amendola, Fabio Balocco, Luana Zanella, Mario Staderini, Domenico Finiguerra

(4) ATTI DEL SENATO ( aggiornati al 16 maggio 2017)

Atto Senato n. 580-B   XVII Legislatura – approvato il 17 maggio 2017

Disposizioni in materia di criteri per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi Titolo breve: Demolizione di opere abusive

Testi disponibili

  1. Testo DDL 580-B ( PDF)
  2. Fascicolo emendamenti n. 1 ( PDF)

Emendamenti In CommissioneFascicolo completo

Relatori

Relatore alla Commissione Sen. Giacomo Caliendo (FI-PdL XVII) (dato conto della nomina il 22 febbraio 2017) .
Relatore di maggioranza Sen. Giacomo Caliendo (FI-PdL XVII) nominato nella seduta pom. n. 379 del 12 aprile 2017 .
Deliberata richiesta di autorizzazione alla relazione orale.

Assegnazione

Assegnato alla 2ª Commissione permanente (Giustizia) in sede referente il 7 giugno 2016. Annuncio nella seduta pom. n. 637 del 7 giugno 2016.
Pareri delle commissioni 1ª (Aff. costituzionali), 5ª (Bilancio), 7ª (Pubbl. istruzione), 8ª (Lavori pubblici), 13ª (Ambiente), Questioni regionali

(5)Dal resoconto stenografico della Seduta del Senato 17 maggio 2017 http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=17&id=1023016

scarica l’intero dibattito Dibattito senato legge demolizioni abusi 17 maggio 2017 in calce le dichiarazioni di voto

(6)

 (*)Comunicato del M5S del 17 maggio 2017:ABUSIVISMO: M5S, NO A LEGGE CHE RISCHIA RALLENTARE LOTTA A ECOMOSTRI 

M5S: legge migliorata alla Camera, ma sono emersi evidenti rischi d’istituire l”abusivismo per necessità” e rallentare anche demolizione di immobili nella disponibilità di mafiosi!
ROMA 17 MAGGIO “ DL Abusivismo, NO ad una legge che nei risvolti rischia di rallentare la lotta all’abusivismo. Dopo attenta analisi,  sarà questo il voto nell’aula nel Senato del Movimento 5 Stelle  al provvedimento che vede come primo firmatario il verdinano Falanga” spiega il capogruppo M5S di Senato e Camera Carlo Martelli e Roberto Fico, insieme ai colleghi pentastellati delle Commissioni Giustizia e Ambiente dei due rami del Parlamento.
“Seppur convinti di aver notevolmente migliorato il testo, durante il suo passaggio alla Camera, riteniamo sia meglio non passi una legge attraverso la quale si corra il rischio di rallentare notevolmente la procedura di abbattimento degli ecomostri e soprattutto si corra il rischio che sia istituito “l’abusivismo per necessità”, un rischio che corrono anche gli immobili abusivi nella disponibilità di mafiosi !(comma 6-bis)” spiegano i capogruppo M5S Carlo Martelli e Roberto Fico.
“Un’altra criticità, già denunciata nell’iter parlamentare, riguarda come questo disegno di legge sia stato discusso solo in commissione Giustizia, senza passare dalla commissione Ambiente. Di conseguenza il problema dell’abusivismo edilizio è stato affrontato solo dal punto di vista della mera procedura legale, senza tenere conto di una visione ambientale di tutela del territorio sulla gestione generale delle demolizioni” spiegano i parlamentari M5S.
“Durante il suo passaggio alla Camera siamo riusciti a migliorare la proposta inserendo un fondo rotativo di 10 milioni di euro, perché riteniamo che il problema delle demolizioni sia soprattutto imputabile alla mancanza di fondi. Inoltre abbiamo ottenuto, in un’ottica di maggiore trasparenza, fosse istituita la banca dati degli immobili abusivi, una mappatura che in Italia, siamo nel 2017, non è mai stata realizzata” spiegano gli esponenti M5S.
“Dopo attenta riflessione e l’emergere di evidenti rischi, il Movimento Cinque Stelle ha deciso di dare il nostro voto contrario nell’aula del Senato, perché ancora nutriamo troppe perplessità in merito ai criteri relativi alle priorità delle demolizioni. Riteniamo che, se applicata correttamente, già la legge in vigore sarebbe sufficiente a contrastare l’abusivismo edilizio, a patto il governo decida di sostenerla elargendo i necessari fondi” continuano i pentastellati.
“Inserire nuovi criteri potrebbe portare a rischio di interpretazioni da ‘azzaccagarbugli’  e rallentamenti delle procedure di demolizione. Per questo motivo cercheremo di stralciare la parte riguardante le priorità, mantenendo in piedi le questioni relative ai fondi: fondamentali al fine sia ripristinata la legalità” concludono i pentastellati.

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DICHIARAZIONI DI VOTO ALLA CAMERA 18 MAGGIO 2016

ROBERTO MORASSUT. Presidente, il provvedimento che ci apprestiamo a votare interviene sulla complessa materia delle demolizioni dei manufatti abusivi e sulle competenze di vari organi dello Stato nella repressione del fenomeno, e degli strumenti e le modalità attraverso i quali rendere efficaci gli interventi repressivi.

Il fenomeno dell’abusivismo edilizio esprime plasticamente le contraddizioni storiche e sociali dello sviluppo delle città italiane e dell’urbanizzazione di grandi masse agrarie nel dopoguerra, soprattutto, ma non solo, nel Mezzogiorno d’Italia. Il contrasto violento tra città e campagna, tipico di un Paese con uno sviluppo industriale tardivo e violentemente concentrato in poco tempo, e il peso che la grande rendita fondiaria ha esercitato sullo sviluppo del Paese hanno condotto l’Italia di fronte a problemi gravi per quello che riguarda la salvaguardia del paesaggio, la tutela dei beni storici e architettonici, l’integrità di molti contesti rurali; e, sul piano sociale, la conquista del diritto al bene casa da parte di milioni di famiglie, escluse dall’offerta edilizia delle città e costrette fino agli anni Ottanta, ma spesso ancora oggi, ad un abusivismo di necessità per poter avere una casa o per poter adeguarla a migliori standard di vita. Grande consumo di territorio non pianificato, precarietà delle urbanizzazioni e dei servizi primari e secondari, delle opere pubbliche e delle infrastrutture sono stati e sono ancora oggi tra le conseguenze di quella fase primaria dell’abusivismo edilizio, che ha conformato così grandi settori di periferie urbane, stravolto porzioni di centri storici e dato vita spesso e diffusamente a tessuti industriali e manifatturieri spontanei, che hanno dovuto sempre fare i conti col costo troppo alto dei suoli legali. Nel tempo, però, l’abusivismo edilizio ha parzialmente cambiato volto, trasformandosi da abusivismo di necessità in abusivismo speculativo, anche se in molte zone non ha perduto i caratteri originari di un fenomeno sviluppatosi da povertà e arretratezza delle situazioni sociali.

L’abusivismo speculativo a partire dagli anni Novanta ha alimentato un ciclo edilizio che definire sommerso appare grottesco, e che invece è un pezzo dell’economia reale, del PIL, e si accompagna però ad evasione fiscale, lavoro nero, danno ambientale e spesso criminalità; e colgo l’occasione per dare una testimonianza di solidarietà dell’Aula al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci (Applausi dei deputati del gruppo Pag. 94Partito Democratico), scampato ieri ad un attentato solo grazie alla presenza della scorta di polizia e dell’auto blindata, un attentato perpetrato per la sua azione per la legalità e la tutela ambientale. Anche questa è l’Italia di oggi, se leggiamo il rapporto il 2015 dell’ISTAT che riporta dati preoccupanti sulla crescita recente del fenomeno, dati che sono stati diffusamente segnalati nel corso del dibattito da vari colleghi.

Le risposte che nel tempo sono state date all’abusivismo edilizio riflettono in verità queste contraddizioni. E le tre leggi sul condono che sono state approvate con cicli esatti di nove anni l’una dall’altra, più o meno quelli del ciclo edilizio abusivo di quegli anni, nel 1985, nel 1994 e nel 2003, portano i segni di questa storia, ne riflettono le contraddizioni e motivano, in parte spiegandole, le perduranti difficoltà di molte amministrazioni ancora oggi nel chiudere questa drammatica pagina in parte sanando quel che rientra nei limiti di legge e in parte reprimendo, abbattendo e ripristinando i contesti originari. La legge che ci apprestiamo a votare interviene in questo specifico segmento del procedimento che segue un abuso dal suo nascere e che ad un certo punto biforca o nel condono o nella reiezione e, quindi, nella demolizione o direttamente nella repressione di un abuso che non rientra nei termini di legge e non è legato ad alcuna richiesta di sanatoria. Sia chiaro, e lo dico a nome del gruppo del Partito Democratico, il provvedimento per come è arrivato dal Senato non era soddisfacente; esso nasceva, sì da un’esigenza reale, ossia come rendere più fluido e dare un ordine al movimento della pubblica amministrazione, sia in sede penale, che amministrativa, come prescrive l’ordinamento in materia di demolizioni. Esigenza che nasceva a sua volta da situazioni specifiche, controverse, faticosamente affrontate negli anni tra ricorsi, leggi nazionali, leggi regionali, conflitti tra diversi livelli di governo e pareri della Consulta, come quella della Campania, una regione nella quale sono ancora frequenti le morti a causa di edifici che vengono costruiti su aree prive dei requisiti di sicurezza idrogeologica e ambientale. Questa esigenza reale non era stata risolta efficacemente da quel testo che in un unico articolo elencava undici criteri di priorità attraverso i quali procedere alle demolizioni in caso di pluralità di provvedimenti ablativi dei manufatti da parte dei pubblici ministeri. Un’articolazione di priorità e di criteri che, pur rispondendo a tutta prima ad una prassi operativa in vigore in molte procure, soprattutto campane, è apparsa all’esame della Commissione giustizia eccessivamente articolata e al tempo stesso rigida, non sorretta da una rigorosa valutazione delle varie fattispecie e soprattutto esposta al sempre attivo demone dei ricorsi, delle conflittualità civili e amministrative, non essendo alla fine chiaro se si trattasse di un elenco di priorità tese a gerarchizzare gli interventi repressivi. Un’incertezza, una confusione che avrebbe costretto le stesse procure ad un lavoro disagevole, ad una condotta meccanica e al tempo stesso incerta.

Il provvedimento rischiava, dunque, non solo di andare nella direzione opposta a quella della razionalizzazione del lavoro delle procure e delle amministrazioni, ma anche di infittire la giungla normativa nella materia dell’abusivismo edilizio. La Commissione giustizia, i cui componenti ringrazio a nome del gruppo del Partito Democratico, a partire dalla presidente Donatella Ferranti, ha svolto un lavoro complesso, articolato, profondo, di audizioni, di ricerca, di ascolto delle Commissioni e che ha profondamente cambiato il testo restituendoci oggi un atto più compatto, più ricco e più efficace nel quale confluiscono anche i suggerimenti di numerosi operatori di giustizia. Oggi il testo che votiamo è diverso perché mantiene e rafforza il doppio regime di intervento nella repressione del fenomeno attraverso l’azione penale e amministrativa; semplifica i criteri per l’esecuzione degli ordini di demolizione plurimi, pur senza dare delle gerarchie che potrebbero generare ricorsi di terzi, Pag. 95ma individuando e offrendo un indirizzo chiaro al lavoro dei pubblici ministeri, con tre fattispecie in cima alle quali vi è la demolizione di immobili realizzati abusivamente con rilevante impatto ambientale o su aree demaniali o in zone soggette a vincolo di ogni tipo e, poi, di quelli che costituiscono pericolo per l’incolumità delle persone o che siano nella disponibilità di soggetti condannati per reati di cui all’articolo 416-bis del codice penale.

È evidente – e lo dico per quanti hanno voluto strumentalmente sostenere che questo provvedimento, in questa redazione, è un occhio strizzato all’abusivismo, così come ho sentito dire dai colleghi della Lega in curioso contrasto con i loro colleghi di opposizione delle altre forze politiche – che le fattispecie sopraelencate danno un indirizzo chiaro, in particolare contro l’abusivismo speculativo e contro le sue ricadute sul piano ambientale, della legalità e della criminalità. Il nuovo testo modificato rafforza e definisce meglio i poteri e le prerogative dei prefetti e detta tempi certi per ottemperare agli adempimenti che conseguono alla consegna ogni mese di dicembre di ogni anno da parte degli enti locali degli elenchi degli abusi non sanabili. La collega Mannino ha ricordato che è stato istituito, attraverso un emendamento di tutta la Commissione, un fondo rotativo quinquennale per i costi delle demolizioni con uno specifico meccanismo tecnico per la restituzione delle somme in un arco decennale con mutui regolati e con l’istituzione di una banca dati nazionale per l’abusivismo edilizio che renderà più agevole la collaborazione e lo scambio delle informazioni tra le amministrazioni chiamate a operare nella repressione.

Viene introdotto, infine, l’obbligo a riferire agli organi parlamentari e alle Commissioni competenti, con una relazione periodica, lo stato dell’evoluzione del fenomeno e le risultanze delle azioni di contrasto.

Con questo provvedimento, dunque, si compie un passo avanti che deve, certo, essere accompagnato da una politica complessiva delle istituzioni, a partire dalle regioni che in molti casi ancora oggi non hanno definito la redazione dei propri piani paesaggistici e questo è grave. Una legge che struttura meglio gli strumenti e le norme di contrasto ad un fenomeno che viene dal profondo della nostra storia, dal cammino delle nostre popolazioni, dai suoi antichi retaggi, le arretratezze, i bisogni e al tempo stesso le illegalità e che per essere cancellato necessita di chiarezza, trasparenza ed efficacia dello Stato, per tutelare lo straordinario e unico patrimonio naturale e di civiltà del nostro Paese che ancora sopravvive nonostante le troppe ferite inferte da uno sviluppo distorto.

Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

 

CLAUDIA MANNINO. Presidente, mi consenta, prima di procedere alla lettura della nostra dichiarazione di voto, di fare due riferimenti a due affermazioni che ho sentito qui in Aula appunto in fase dichiarazione voto di altri gruppi. Mi fa sorridere sinceramente la dichiarazione Pag. 92della Lega, che in termini di sanatorie è andata a braccetto quantomeno con i due Governi Berlusconi, che hanno proposto all’interno di questo Paese il concetto di sanatoria edilizia: che è stato la causa che ha poi di fatto motivato le ulteriori opere di abusivismo edilizio, perché si fa illudere la gente nella speranza che ci possano essere altre sanatorie. L’altro riferimento lo faccio alla dichiarazione di voto di Area Popolare, che parla ancora di abuso di necessità: mi sembra assurdo parlare in un’Aula parlamentare di abuso di necessità, quando – lo voglio ricordare – sugli immobili abusivi che hanno sentenza definitiva di demolizione il procuratore della Corte dei conti di Palermo il 5 marzo ha avviato indagini per danno erariale, perché su quegli immobili non viene fatto pagare, soprattutto quelli che vengono lasciati anche in custodia gli abusivi stessi, né una quota di affitto né tantomeno oneri e tasse locali; però quei cittadini comunque utilizzano le nostre strade, utilizzano l’illuminazione, utilizzano e producono rifiuti: tutte cose che sono poi sulle spalle degli amministratori locali che le devono gestire.

Ma tornando al provvedimento che stiamo per licenziare in seconda lettura, esso per l’iter che ha avuto all’interno di questo ramo del Parlamento mi rimanda alla memoria una vecchia battuta, che diceva, adattandola ovviamente: Falanga è entrato papa ed è uscito cardinale, almeno finora. La materia in tutela di paesaggio e in applicazione dell’articolo 9 della Costituzione è di pubblico dominio, l’attività fallimentare che sia è avuta nella pubblica amministrazione da parte dello Stato: basti ricordare l’assenza di troppi piani regolatori vigenti, la presenza ancora di vecchi piani di fabbricazione e la mancata approvazione di tantissimi piani paesaggistici; a livello nazionale solo quattro regioni si sono dotate di piani paesaggistici, la Sardegna, il Lazio, la Puglia e la Toscana. Questi sono tutti strumenti che sono i cardini fondamentali per una buona gestione del territorio, che sono vergognosamente e ingiustificatamente in ritardo.

L’atto Camera n. 1994 proviene da un disegno di legge generato in Senato in quota opposizione, il cui obiettivo era quello di camuffare il perenne condono immobilizzando di fatto gli uffici delle procure: ovviamente, prima degli emendamenti approvati qui sia in Commissione giustizia che in Aula. Del resto il primo firmatario – è già stato detto – arriva da una regione dominata dal cemento abusivo e dalle tragiche pratiche di illegalità, che su quel terreno purtroppo fioriscono spontaneamente. In questo ramo del Parlamento la proposta normativa trova un fronte semicompatto del «no»: no al condono, o se preferite no al salva-ruspe, così come è stato definito dai media. Il provvedimento è stato per fortuna svuotato formalmente e nella sostanza del suo significato recondito: l’asse portante, cioè l’elenco delle priorità nell’eseguire le demolizioni, si è trasformato in criteri. Il cambio di cifra è palese ! A tal proposito voglio dare atto alla Commissione cultura di aver contribuito con un parere puntuale e preciso a mitigare e persino a sterilizzare il segnale di quella legge originaria, avendo richiesto come condizione, appunto, la sostituzione dell’elenco di priorità con dei criteri.

Un aspetto inoltre che non posso trascurare di indicare e di sottolineare, anche – permettetemi – con un pizzico di soddisfazione e di immodestia per tutto il mio gruppo, sono i due nuovi articoli, articolo 3 e articolo 4, frutto di due emendamenti a mia firma, riguardanti il primo la costituzione di un fondo di rotazione di 45 milioni, dilazionato dal 2016 fino al 2020, per supportare le amministrazioni locali nell’esecuzione delle demolizioni delle opere abusive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E il secondo è la costituzione della Banca dati nazionale digitale sull’abusivismo edilizio: da tale strumento mi attendo un sostanziale cambio di passo, visto che a regime darà la fotografia reale, con numeri alla mano, dello stato dell’arte degli abusi e delle demolizioni degli stessi.Pag. 93

Mi sia consentito, in conclusione, di segnalare la bocciatura di due emendamenti, il primo che avrebbe inchiodato alle proprie responsabilità la politica locale, emendamento presentato in Aula e bocciato; il secondo, di carattere nazionale, indicava attraverso l’elaborazione di linee guida un mea culpa della politica, che in questi anni ha gestito così malamente la questione dell’abusivismo edilizio, e doveva introdurre un metodo comune nelle amministrazioni locali per compenetrare effettivamente le esigenze abitative e il disagio sociale, laddove effettivamente sussista: e lì andava tutto verificato con quell’emendamento, che però è stato bocciato.

Fermo restando l’auspicio che il provvedimento in esame possa in tempi brevi entrare in vigore, gli emendamenti approvati a firma del MoVimento 5 Stelle saranno fino ad allora puntualmente ripresentati nei provvedimenti più idonei ad accoglierli; e pertanto dichiariamo la nostra astensione, poiché di un elenco come quello della norma cosiddetta Falanga nella sua versione originaria l’ordinamento non sentiva sicuramente il bisogno. E aggiungo con amarezza che quest’Aula ha perduto l’occasione di approvare alcune sostanziali modifiche che avrebbero reso il testo più dinamico, convincente e aderente agli orientamenti della giurisprudenza costituzionale in materia di tutela del paesaggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, egregi colleghi, io penso che si ponga un problema quando le minoranze presentano una proposta di legge ed è quello del destino di queste proposte di legge. Probabilmente qualcuno ritiene che noi oggi stiamo discutendo la proposta che proviene dal Senato a firma di vari senatori. La verità è che certamente l’Aula non può accettare sic et simpliciter quello che i proponenti hanno proposto, ma è anche vero che, però, credo che non sia altrettanto accettabile che noi riscriviamo completamente le proposte di legge che vengono presentate dalle opposizioni. Non lo dico con polemica, ma lo dico in termini problematici; mi interrogo, cioè. Questo è già accaduto con la Lega Nord, quando propose un provvedimento sulla modifica del criterio della legittima difesa, e sta accadendo anche in questa occasione, perché dal Senato ci arriva un testo, di un solo articolo, con il quale sostanzialmente i senatori che cosa proponevano ? Che il pubblico ministero, il procuratore della Repubblica, quando deve procedere all’esecuzione di un giudicato penale in materia di abusivismo edilizio deve incasellare e classificare tutte le procedure secondo alcuni criteri, che sono numerosi: a, b, c, d, e, f, g, h, i, l, m.

Questa classificazione sostanzialmente rendeva il sistema addirittura controproducente, ma questo è il merito della questione. Quello che voglio dire in premessa Pag. 88è che oggi, invece, attraverso i lavori della Commissione abbiamo riscritto la proposta di legge e ne abbiamo fatto un’altra – un’altra ! – e questo deve essere tenuto presente perché non so se il Parlamento in sede di Regolamento o in qualche altro luogo, debba interrogarsi su queste procedure e su queste problematiche. Comunque, al di là di ciò, andiamo al merito. Il testo che proviene dal Senato dice questo: che il pubblico ministero, quando deve procedere all’esecuzione di un giudicato penale, deve procedere a seguire una serie di priorità, che sono – come dire – legislativamente stabilite.

Ora, su questo punto, c’è stato praticamente un dissenso unanime di tutti coloro i quali sono stati auditi. Sono stati auditi il procuratore della Repubblica di città importanti del nord e del sud, è stata ascoltata anche Italia Nostra, è stato ascoltato anche il rappresentante dell’istituto nazionale di urbanistica, insomma sono stati ascoltati la Legambiente – ricordo ora – e insomma delle voci autorevoli, tutte voci dissenzienti sul testo che il Senato ci ha trasferito. Perché dissenzienti ? perché sostanzialmente è una normativa che, anziché agevolare l’esecuzione del giudicato penale, lo rendeva praticamente impossibile per una serie di questioni che adesso non sto qui ad esaminare.

Ora, noi invece in Commissione che cosa abbiamo fatto ? Sostanzialmente abbiamo accettato tutte le osservazioni che ci sono venute e che si compendiano in che cosa ? Sostanzialmente nel lasciare le cose così come oggi avvengono. Praticamente i procuratori della Repubblica cosa ci hanno detto ? Ci hanno detto che, quando si trovano di fronte alla necessità di dare esecuzione a un giudicato penale, essi, da un punto di vista organizzativo, si raccordano e fanno delle scelte perché bisogna tenere presente che l’esercizio dell’azione penale è obbligatorio e che, altrimenti si facesse, se si determinassero in via legislativa una serie di priorità, questa legge sarebbe molto probabilmente inficiata di incostituzionalità e qui devo dare atto alla Commissione che, come dire, ha tenuto presenti queste osservazioni. Infatti, l’articolo 1 di questa nuova legge – sostanzialmente così è – modifica i poteri del procuratore della Repubblica, cioè modifica sostanzialmente l’articolo 1 del decreto legislativo n. 106 del 2006, che è l’articolo della legge che detta disposizioni in materia di riorganizzazione dell’ufficio del pubblico ministero a norma della legge delega, eccetera, eccetera. Quindi praticamente siamo in tutt’altra dimensione. I procuratori hanno detto: non fissate criteri per legge, ma lasciate fare a noi ! Dico così semplicemente, perché così è più facile comprenderci. E noi in effetti così facciamo e diciamo che, all’articolo 1 della normativa che disciplina gli uffici del pubblico ministero, si deve aggiungere un comma successivo, laddove è scritto che il procuratore della Repubblica determina i criteri di organizzazione dell’ufficio, i criteri di assegnazione dei procedimenti ai procuratori aggiunti e le tipologie dei reati per i quali i meccanismi di assegnazione del procedimento siano di natura automatica. Aggiungiamo sostanzialmente una lettera c-bis) in cui si dice che i criteri di priorità per l’esecuzione degli ordini di demolizione delle opere abusive sono di competenza del procuratore della Repubblica, nell’ambito dei quali «è data adeguata considerazione» ma nulla di più agli immobili di rilevante impatto ambientale, agli immobili che, per qualunque motivo, costituiscono un pericolo per la pubblica e privata incolumità e per gli immobili che sono nella disponibilità di soggetti condannati per reati gravi, mafiosi, eccetera, eccetera. Qui sostanzialmente abbiamo fatto una legge per lasciare le cose sostanzialmente come stanno ed è giusto che le cose siano lasciate così come stanno, ma quello che – ripeto – stiamo facendo è buttare fumo negli occhi, tutto sommato, del popolo italiano. Non solo, ma qualora ciò non fosse chiaro basta leggere il seguito del nuovo testo, perché lì è stabilito ancora meglio che, nell’ambito di ciascuna tipologia di cui alla lettera c-bis) che abbiamo letto, determinati con provvedimento del procuratore della Repubblica, tenendo conto dei criteri di cui alla medesima Pag. 89lettera, della specificità del territorio di competenza, la priorità è attribuita di regola agli immobili in corso di costruzione. Si fa una grande distinzione tra gli immobili che sono stati già completati e immobili che stanno allo stato grezzo, o in via di completamento.

Questa è la grande distinzione, ma questa era già nei fatti perché è evidente che questa distinzione nelle procure è tenuta già presente perché, se un abuso è in corso, è evidente che si preferisce intervenire su quello per non farlo arrivare ad ulteriori conseguenze. Poi voglio dire, in effetti, positivamente, noi riscriviamo sostanzialmente l’articolo 41 del testo unico sull’edilizia e, a proposito della demolizione dei manufatti abusivi, aggiungiamo il Fondo per la demolizione delle opere edilizie abusive e una banca-dati sull’abusivismo edilizio. Sostanzialmente sottolineo che abbiamo fatto un’altra cosa, cioè di ciò che i proponenti volevano non è rimasta traccia alcuna. Questo non dico né che è positivo, né che è negativo: dico soltanto che si pone un problema: se una forza politica di opposizione presenta una sua proposta di legge, forse sarebbe meglio – ma questo è la politica che lo decide – rigettare quella proposta inaccettabile, ma non usare questo atteggiamento – mi sia consentito – «truffaldino», ma non è nulla di offensivo – non volevo dire questo – ma anche noi facciamo un’altra cosa e non è giusto. Tra l’altro, facendo un’altra cosa, come in questo caso, noi arricchiamo il bagaglio di leggi inutili. Vi porto un dato: sapete quante leggi abbiamo fatto dall’inizio della legislatura ? Lo sa qualcuno ? Abbiamo fatto 212 atti normativi, 212, e noi forse ce ne vanteremmo, invece ci dovremmo preoccupare perché non è che dobbiamo aspettare un altro Calderoli, che fa poi in piazza, fra qualche anno, anzi in questo caso proprio fra qualche anno, un altro bel falò sulle leggi inutili che noi facciamo o che non servono più a niente. Questo è un caso tipico.

Ora, se fosse stato alla nostra attenzione il testo originario, avremmo votato contro; c’è un testo che sostanzialmente poteva benissimo non impegnarci, c’è comunque e poiché per fortuna rimette le cose in ordine, nel senso che rimette la problematica dell’esecuzione penale nelle mani dei giudici a cui l’esecuzione penale per legge spetta, soltanto per questo motivo noi ci asterremo nel voto finale, ma ho colto l’occasione non tanto per parlare di questo, ma proprio perché si sta ripetutamente verificando che, entra una legge e poi ne esce un’altra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

 

CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Il tema è sicuramente uno di quelli che appassionano il dibattito, come abbiamo ascoltato sinora, e credo ponga una serie di questioni assolutamente rilevanti e significative anche sul ruolo e la funzione stessa della politica, di ciò che noi siamo chiamati a fare in questo Parlamento. Abbiamo ascoltato le analisi dai tratti impietosi sul fenomeno dell’abusivismo, le condanne che sono state pronunciate con parole severe, ai limiti talvolta anche del pregiudizio territoriale.
Certamente, quello dell’abusivismo, è un fenomeno negativo, un fenomeno deprecabile, ma non è un fenomeno che nasce all’improvviso e che soprattutto non ha responsabilità, perché, se la responsabilità è innanzitutto di chi infrange la legge e costruisce abusivamente, maggiore responsabilità è di quei livelli istituzionali che avrebbero dovuto innanzitutto regolare urbanisticamente il territorio, che avrebbero dovuto vigilare su quei territori e avrebbero dovuto consentire anche l’applicazione di interventi solleciti e tempestivi di repressione dell’abuso edilizio.
Per essere chiari, siccome non amiamo l’ipocrisia, noi parliamo non solo della politica, che ha le sue responsabilità, degli amministratori locali, delle province e delle regioni che vigilavano sull’applicazione, adozione e perfezionamento degli strumenti urbanistici, ma parliamo anche di quei livelli istituzionali Pag. 90che avevano il compito di vigilare, di controllare e di condannare quando era necessario, nonché di assicurare l’esecuzione delle sanzioni quando queste venivano applicate. La responsabilità è anche delle forze dell’ordine, la responsabilità è anche della magistratura, perché un fenomeno delle dimensioni che noi abbiamo ricordato precedentemente – 67 mila costruzioni, non vani, costruzioni abusive in una sola regione e oltre 200 mila procedimenti sanzionatori in corso – non è un fenomeno che nasce all’improvviso, ma è un fenomeno che si è sedimentato nel corso degli anni, durante i quali tanti, troppi hanno voltato lo sguardo altrove e non hanno voluto guardare la realtà, affrontarla e soprattutto intervenire. Pertanto le responsabilità sono diffuse. E la politica che cosa deve fare ? La politica deve guardare ai problemi, deve considerarli anche quando questi non sono belli a vedersi o a considerarsi e deve definire delle soluzioni. Ad oggi c’è stato l’intervento della magistratura, che ha promosso delle demolizioni, soprattutto in Campania – oggi si estende questa pratica anche in altre regioni – e di fronte all’intervento della magistratura si è posto il problema, si è acuito, si è posto in maniera drammatica talvolta e si è posta l’esigenza di fornire una regolazione a questi interventi, perché di fronte ad una massa così significativa di abusi edilizi – prima nell’intervento del collega della Lega si diceva che la quantità è pari a quella della sola città di Torino, che per intero dovrebbe considerarsi abusiva – e di fronte ad un fenomeno di queste dimensioni, le demolizioni, quindi la risposta repressiva dello Stato, non è da sola sufficiente, né è realisticamente praticabile. Questo noi, se vogliamo essere seri ed intellettualmente onesti, ce lo dobbiamo dire, perché demolire costruzioni per 800 mila abitanti, per 1 milione anzi, considerato il tasso di crescita demografica delle popolazioni meridionali e della Campania in particolare, significa poi porsi comunque il problema sociale di reperire soluzioni alloggiative rispetto a quanti perdono l’abitazione, ancorché l’abitazione è abusiva, perché – qui anticipo un passaggio successivo del mio intervento – quello all’abitazione è un diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione, ma oggi solennemente riconosciuto anche dagli organi di giurisdizione internazionale, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Qual è stata la risposta ? Anche qui, sgombriamo il campo dagli equivoci, dalle mistificazioni, anche dall’attualità della polemica politica, perché purtroppo questo tema è stato oggi, ieri trascinato in una polemica sulla maggioranza: chi è nella maggioranza, chi è fuori dalla maggioranza. Questi temi non ci interessano, non ci appassionano ma ripercorriamo con correttezza come è nato questo provvedimento. Questo provvedimento nasce da un disegno di legge presentato da Forza Italia al Senato e viene licenziato dal Senato nel 2014, con un’amplissima maggioranza, quindi con un consenso e con una condivisione che appartiene a tante formazioni politiche. Quel provvedimento si preoccupava non di introdurre un condono o un condono mascherato, quel provvedimento si preoccupava di fissare dei criteri attraverso i quali poi assicurare l’esecuzione delle sentenze di demolizione e quindi garantire l’abbattimento delle costruzioni abusive, punto.
Che questa esigenza fosse avvertita lo dimostra il fatto che le stesse procure, cioè l’ufficio requirente che eseguiva le sentenze e dunque procedeva alle demolizioni, di fronte alla massa di abbattimenti da realizzare, all’esiguità di mezzi e alla complessità delle procedure, quindi al numero limitato di esecuzioni effettive, adottava criteri di autoregolamentazione, quindi fissava attraverso circolari, attraverso intese anche con le prefetture o con le sovrintendenze territorialmente competenti, dei parametri, dei criteri da seguire nella selezione delle pratiche, per evitare l’arbitrio. Che questa necessità fosse oggettiva, oltre ad essere testimoniato dall’iniziativa assunta dalle procure, è comprovato dalla circostanza che in alcuni casi – mi riferisco, per essere chiari, ad una demolizione o ad alcune Pag. 91demolizioni eseguite in comuni della provincia di Napoli – la procura generale che ha provveduto ad organizzare la demolizione ha addirittura incaricato ditte colpite da interdittiva antimafia e, quando questa vicenda ha naturalmente sollevato dei dubbi, delle perplessità, degli interrogativi, la risposta l’abbiamo poi trovata nella relazione dell’ispezione ministeriale, che annualmente viene promossa nei vari distretti giudiziari, dove si è accertato che la selezione delle ditte avveniva attraverso l’indicazione che il tecnico fiduciario della procura provvedeva ad indicare. Dunque, che vi fosse la necessità di intervenire su questa materia, è un dato oggettivo, oltre che avvertito, ripeto, dalla stessa autorità giudiziaria. La legge, condivisibile o non condivisibile, sceglieva – il provvedimento licenziato dal Senato – di fissare una serie di criteri, definiti di priorità, attraverso i quali si voleva in buona sostanza dare la priorità nelle demolizioni a quelle situazioni che rappresentavano una condizione di maggior pericolo o di maggiore aggressione al territorio. Il provvedimento è approdato poi qui alla Camera, dove, dopo un dibattito anche lungo, articolato e sofferto, voglio ricordare che questo provvedimento è stato calendarizzato – Presidente, le chiedo altri due minuti e termino – in quota minoranza, richiesto fortemente da Forza Italia, è giunto, è stato modificato, sono stati sostanzialmente accorpati i criteri in tre fasce nelle quali poi vengono riproposte le articolazioni già contenute nel provvedimento del Senato, ma soprattutto viene introdotto il criterio che nell’ambito di queste fasce, di questi parametri, la valutazione in merito all’ordine da seguire nelle demolizioni debba tener conto innanzitutto delle costruzioni non ancora ultimate, di quelle non abitate e di quelle poi abitate, perché esiste un problema sociale del quale non possiamo far finta di nulla o dobbiamo ipocritamente chiudere gli occhi e lasciare che la situazione continui così com’è, nella consapevolezza di tutti che tutte queste demolizioni non potranno avvenire ma comunque con un atteggiamento ipocrita, farisaico con il quale noi non diciamo questo, ma diciamo no, denunciamo la situazione. Ovviamente c’è l’imbarazzo della scelta di fronte ad una simile tragedia quali aspetti evocare, quali toni assumere, e voglio ricordare – concludo il mio intervento, Presidente – che questo discorso sull’abuso di necessità sul quale tanto si è polemizzato, tanto si è ironizzato, tanto si è censurato – è oggi un dato giuridicamente riconosciuto dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 21 aprile del 2016, quindi possiamo dire appena di ieri. In tale sentenza, pronunciandosi sul caso Ivanova contro Bulgaria, la Corte europea, invocando l’articolo 8 della Convenzione, ha riconosciuto che chi dispone di un’abitazione, ancorché realizzata abusivamente, quindi violando la legge, e ha soltanto quella abitazione e non ha altre soluzioni alloggiative alternative e non ha mezzi economici…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.

CARLO SARRO. …ha diritto a permanere e quindi, ritenendo prevalente il diritto all’abitazione. Abbiamo tantissime volte invocato le pronunce europee e internazionali, credo che questa decisione si attagli moltissimo al nostro caso e alla nostra situazione, e dunque noi, per consentire il prosieguo del percorso legislativo di questo provvedimento, pur astenendoci, intendiamo sottolineare i dati positivi in esso contenuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

 

ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. Questa è una proposta di legge che speriamo non diventi legge, essendo stata modificata e, quindi, necessita della terza lettura. Infatti, è l’ennesimo condono mascherato, così come gli indulti mascherati che questa maggioranza ci ha abituato a fare. Oggi si interviene con il condono mascherato, infatti. Certamente il testo, rispetto a quell’obbrobrio che è uscito dal Senato, un po’ è stato migliorato nell’evoluzione alla Commissione giustizia della Camera, ma comunque non sana una situazione di illegalità diffusa che una parte di questo Paese continua negli anni a perseguire, che è quella dell’abusivismo edilizio, alla faccia della legalità e alla faccia di tutti quei contribuenti del Paese, di tutti quei cittadini onesti che, per poter anche solo farsi una tettoia e una legnaia, chiedono il permesso di costruire, pagano gli oneri di urbanizzazione se dovuti, il costo di costruzione e vanno dal professionista e fanno tutte le pratiche. Qui addirittura abbiamo una situazione di malversazione diffusa: 70 mila immobili che sono oggetto di provvedimenti e di ordinanze di demolizione. Settantamila ! Se vengono sommati ai 210 mila provvedimenti in corso e moltiplicati per 3-4 residenti per unità immobiliare, significa una popolazione di 800 mila persone, al pari della città di Torino, che vive in case abusive. Una vergogna internazionale, una vergogna mondiale, in cui la Campania ci sta da sempre mettendo al pubblico ludibrio internazionale, dai rifiuti di Napoli all’abusivismo di Napoli e dintorni. Infatti, queste cose da noi non ci sono e io mi vergogno di dover parlare in Parlamento di una situazione così vergognosa di cui tutti noi dovremmo essere caldi nell’argomento e, invece, ho visto un silenzio diffuso, anzi addirittura ho letto oggi un’intervista di un senatore che dice che non darà più la fiducia a questo Governo se non si ritorna al testo iniziale del Senato nel quale si chiedeva sostanzialmente un condono di fatto. Un condono di fatto perché si lancia la palla in avanti, le ordinanze non vengono mantenute, si dà la possibilità di rimanere in queste situazioni Pag. 83di illegalità senza trovare la vera soluzione, tanto che oggi voi intervenite perché il procuratore generale di Napoli, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha lanciato l’allarme di cui io oggi sto riprendendo le grida. Uno spettacolo, come dicevo, indegno per un Paese civile, un Paese moderno come quello che vuole essere questo Paese. Abbiamo infrazioni ambientali, una gestione, come dicevo prima, al pari di quella dei rifiuti; c’è una deregulation rispetto ai piani regolatori e ai piani urbanistici di sviluppo, alle normative sanitarie, alla sicurezza dei cantieri; non c’è nessuna regolarità edilizia; non sono seguiti i vincoli paesaggistici e geologici; non c’è la progettazione degli impianti; non sappiamo se queste strutture sono idonee strutturalmente e se possano stare in piedi e se addirittura non creano dei danni idrogeologici perché non sappiamo dove sono costruite e se quei luoghi e quei siti possano essere considerati edificabili in funzione di una calamità naturale come quella che può avvenire da un punto di vista idrogeologico.

Tra l’altro, questo fa il pari, al contrario, della legge che ci avete raccontato essere la più bella del mondo quindici giorni fa, ossia quella del mancato consumo del suolo, della progressiva limitazione del consumo del suolo. In altre parole, in una parte del Paese, dove ci sono i piani regolatori che da anni sono stati votati dai consigli comunali e dai consigli regionali, che sono applicati dai cittadini da anni, ecco, in quei territori dove tutto è regolare, i terreni edificabili, che sono stati scelti a seconda e in funzione di determinate scelte, non politiche, ma tecniche, non vengono più ad essere tali, così perdendo valore e perdendo una progressiva urbanizzazione controllata del territorio. Mentre qui, invece, si condona tutto e, quindi, al posto del consumo del suolo, si farà l’abusivismo. Laddove non si può più costruire perché appunto la legge sul consumo del suolo non consentirà più di costruire dove è giusto costruire perché i piani regolatori approvati hanno dimostrato la bontà di quei siti, ecco che allora interviene questa legge, interviene il vostro metodo, che è quello della sanatoria diffusa, del condono sine qua non, senza la minima possibilità del mantenimento della legalità. Ci troviamo in realtà in un caos totale perché si va avanti da decenni in questa situazione, però nessuno ha mai pagato; non ci sono sindaci che sono stati resi responsabili; non ci sono uffici tecnici dei comuni che si sono prese la responsabilità; non ci sono i responsabili e gli ispettori dello SPRESAL che non hanno mai fatto un verbale in quei cantieri in cui si lavorava abusivamente. Quindi, nessuna norma da un punto di vista della sicurezza dei cantieri sarà mai stata seguita. Non si sa se queste pagano l’IMU, se pagano la Tari, se i contatori dell’ENEL sono a posto o sono abusivi, se si sono allacciati alla linea della luce pubblica; non si sa se prendono il gas e i contatori sono a posto; non si sa se pagano l’acqua; non si sa se c’è un minimo controllo sulle utenze di una popolazione, come dicevo prima, di 800 mila persone, come la città di Torino. È come se la città di Torino fosse tutta completamente abusiva. È una cosa vergognosa ! È una cosa letteralmente vergognosa !

E qui però la politica non ne risponde, la politica si ricandida. Abbiamo visto Bassolino che era presidente all’epoca; poi le primarie più o meno taroccate gli hanno detto di stare a casa. Però questi sono sempre gli stessi, nessuno che ha mai pagato da un punto di vista politico queste situazioni. Quindi, buttare la palla in avanti significa sostanzialmente non sanare, non mettere in regola; significa dare lo spazio all’illegalità diffusa. Fortunatamente, durante il dibattito sono saltate le priorità e, quindi, tutte le fattispecie in teoria sono considerate simili e pertanto la demolizione delle 70 mila unità abitative parte in contemporanea e non c’è più una graduatoria fra chi è più o meno abusivo. Anche questa è tutta una caratteristica italiana. Quando una struttura è abusiva, non è che c’è più o meno abusivo come non è che uno è più o meno incinta (incinto per voi, ma incinta diciamo perché normalmente sono le donne incinta). Quindi, o è abusivo o non è abusivo e, se Pag. 84è abusivo, va smantellato, cosa che le ordinanze dei tribunali hanno stabilito e che voi ogni legislatura cercate in qualche modo di andare a sanare. Si parla sempre di legalità, di trasparenza, di onestà, di rigore. Ecco, mi pare che questa legge vada nell’esatto opposto rispetto a questi che dovrebbero essere il comune minimo denominatore per chi svolge attività pubblica istituzionale come quella che noi facciamo di legislatori o di amministratori istituzionali e delle autonomie territoriali.

L’ho già detto prima: non vorrei che questo provvedimento fosse uno scambio. Perlomeno questo è quello che è venuto fuori oggi su Il Corriere della Sera: Verdini dà la fiducia al Governo e Renzi gli dà la legge sul condono diffuso e sul condono mascherato per tutte queste situazioni di illegalità. Io ho letto questo sui giornali e sarebbe interessante che il membro del Governo smentisca la posizione del presentatore, del senatore Falanga, che oggi ha detto questo. Questi ha detto: se non passa la legge come la voglio io – dice lui –, che è quella del Senato che praticamente fa il condono, non voto più la fiducia a questo Governo. Sarebbe stato interessante, fra tutte le cose più o meno utili che oggi il rappresentante del Governo ha detto, sarebbe stato necessario che avesse smentito questa posizione. Invece, se questa posizione non viene smentita, dà il «LA» al perché la Lega Nord vota contro questo provvedimento, benché migliorativo. Infatti, alla base di questo provvedimento c’è, come in tutti i provvedimenti che hanno mosso questa maggioranza, il fatto di eliminare la percezione di sicurezza e di legalità, di correttezza e di rigore da parte dello Stato nei confronti dei cittadini onesti. Questo è l’ennesimo provvedimento legislativo che confonde le idee, che dà il «LA» a tutti coloro che vogliono delinquere, che dà il privilegio a tutti coloro che non hanno seguito la legislazione e l’hanno utilizzata per il proprio tornaconto personale, per aggiustarsi, per risolvere delle situazioni per il loro tornaconto personale – intendo tutti coloro che hanno costruito in maniera abusiva –, senza avere la preoccupazione di essere puniti. Infatti, con questo provvedimento l’impunità di abusivismo edilizio diventa, di fatto, legge.

Guardate, non è una novità: quattro o cinque anni fa, qui fuori, c’era stata la manifestazione dei comitati degli abusivi di quei territori. Io non ne avrei avuto il coraggio…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

ROBERTO SIMONETTI. Dalle mie parti, chi attacca dei manifesti come questi sarebbe preso a calci nel sedere dai cittadini. Infatti, quando si scrive: «Basta con gli abbattimenti delle prime case di abitazione. Rivendichiamo il diritto alla casa e alla sua condonabilità, anche con il terzo condono edilizio nelle aree vincolate» è una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Scelta civica per l’Italia

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. In effetti, il tema della demolizione dei manufatti abusivi sembrerebbe non meritare un ampio dibattito, nel senso che sembrerebbe logico applicare la legge e abbatterli. Il guaio è che, in alcune zone del Paese, il fenomeno è talmente diffuso che tocca sensibilità particolari, per la presenza di vaste aree in cui l’illegalità ha fornito risposte immediate ad esigenze abitative primarie.
Pare che il numero di procedimenti di ordine demolizione in corso, già pronunciati dalla magistratura, si avvicini ai 70 mila e che circa il triplo, quindi 200 mila, siano i procedimenti attualmente in corso di definizione. Questa massa enorme di costruzioni abusive da demolire probabilmente era frutto anche di un’inerzia diffusa nell’avvalersi delle procedure di condono; un’inerzia naturalmente fondata sulla presunzione di impunità. Ma sta di fatto che la regione Campania ha prorogato dal dicembre 2006 al dicembre 2015 il termine assegnato ai comuni per definire Pag. 85le domande di condono edilizio e che la Corte costituzionale, con sentenza n. 117 del 2015, ha dichiarato legittima questa legge, dalla cui attuazione, però, è lecito attendersi la risoluzione di un numero limitato di casi di abusivismo. Il numero complessivo degli edifici meritevoli di demolizione rimane così elevato; talmente elevato che le procure, attraverso atti di autorganizzazione, hanno stabilito criteri per determinare la priorità dei casi da esaminare e da decidere.
Il testo che ci accingiamo a votare si muove nella medesima direzione: razionalizzare le procedure di demolizione conseguenti ad illeciti edilizi. Nell’ambito dell’indagine e delle audizioni, che hanno preceduto l’esame del testo da parte della Commissione, sono stati sentiti i magistrati delle procure delle aree geografiche interessate dal fenomeno, i rappresentanti di associazioni ambientaliste, l’Istituto nazionale di urbanistica e l’ANCI, l’Associazione dei comuni italiani. La proposta di legge, confermando l’attuale sistema del doppio binario, che vede le competenze delle autorità amministrative (comuni, regioni e prefetture) e dell’autorità giudiziaria, detta disposizioni in materia di priorità, sia per le demolizioni di manufatti abusivi in presenza della condanna definitiva del giudice sia per l’ordinanza d’immissione in prestito in casi di abusi edilizi su beni paesaggistici.
La proposta di legge istituisce, presso il Ministero delle infrastrutture, anche un fondo di rotazione per integrare le risorse necessarie per le opere di demolizione dei comuni, che spesso lamentano difficoltà in questo senso, e costituisce anche una banca dati nazionale sull’abusivismo edilizio, presso il Ministero delle infrastrutture, di cui si avvalgono gli uffici distrettuali competenti e le amministrazioni comunali e regionali. La gestione della banca dati è attribuita all’Agenzia per l’Italia digitale, che dovrà garantire l’interoperabilità dei soggetti coinvolti e la gestione dei relativi servizi.
Il testo, così come giunge in quest’Aula, rappresenta una mediazione tra le diverse posizioni emerse in sede di dibattito parlamentare ed è molto diverso rispetto a quello esaminato ed approvato dal Senato. Si muove nel senso di fare salva l’indicazione di criteri di priorità, che hanno passato il vaglio dell’applicazione pratica, come dicevo prima, da parte delle procure, condividendo questa tesi anche le associazioni ambientaliste. Nel contempo, il testo tiene conto della necessità di non creare vincoli giuridici troppo stringenti.
La demolizione dei fabbricati abusivi costituisce il più forte strumento di deterrenza contro il fenomeno dell’abusivismo. Agevolare e snellire le procedure, renderle attuabili è, a nostro avviso, un segnale forte che il Parlamento dà al Paese, nell’ottica di un’accurata gestione del territorio e nella direzione di una scelta di legalità e di rigore urbanistico ed edilizio. Noi crediamo che questa sia la finalità ultima della legge e, per questo, la voteremo con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l’Italia).

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 DICHIARAZIONI DI VOTO AL SENATO DEL 17 MAGGIO 2017 (scarica tutto il dibattito Dibattito senato legge demolizioni abusi 17 maggio 2017)

SAGGESE (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAGGESE (PD). Signor Presidente, colleghi, il disegno di legge che ci apprestiamo a votare stasera ha come oggetto una materia complessa e rilevante. Ne abbiamo discusso a lungo: è la materia delle demolizioni dei manufatti abusivi, delle competenze dei vari organi dello Stato nella repressione del fenomeno, degli strumenti e delle modalità attraverso i quali rendere efficaci gli interventi repressivi.

Il fenomeno dell’abusivismo edilizio esprime le contraddizioni storiche e sociali caratterizzanti lo sviluppo delle città italiane e dell’urbanizzazione di grandi aree agrarie nel dopoguerra, soprattutto, ma non solo, nel Mezzogiorno d’Italia. Dal punto di vista storico è evidente il contrasto violento che ha caratterizzato il binomio città e campagna, tipico di un Paese con un piano di sviluppo industriale tardivo e violentemente concentrato in poco tempo. Al contempo va considerato il peso che la grande rendita fondiaria ha esercitato sullo sviluppo del Paese, ponendo lo stesso, oggi, dinanzi a gravi problemi concernenti la salvaguardia del paesaggio, la tutela dei beni storici e architettonici e l’integrità ambientale di molti contesti rurali. Sul piano sociale appare indiscutibile la conquista del diritto al bene casa da parte di molte famiglie, ma molto spesso quelle famiglie sono state escluse dall’offerta edilizia delle città. Ovviamente questo non può giustificare assolutamente alcun tipo di abusivismo, neanche quello che viene definito di necessità.

Il grande sfruttamento del territorio non pianificato, la precarietà delle urbanizzazioni e dei servizi primari e secondari, delle opere pubbliche e delle infrastrutture, sono stati e continuano ad essere tra le più pregnanti conseguenze del primo abusivismo edilizio, quello operato appunto per necessità, che ha cambiato radicalmente e profondamente l’aspetto delle periferie urbane, stravolto porzioni di centri storici e dato vita spesso e diffusamente a tessuti industriali e manifatturieri spontanei, che hanno dovuto sempre fare i conti, in contrapposizione, con il costo troppo alto dei suoli legali.

Nel tempo, però, il fenomeno dell’abusivismo ha parzialmente cambiato connotati, trasformandosi da abusivismo di necessità in abusivismo speculativo, perdendo quei caratteri originari di un fenomeno sviluppatosi da povertà e arretratezza del contesto sociale. L’abusivismo speculativo a partire dagli anni Novanta ha alimentato un ciclo edilizio spropositato, che definire sommerso appare grottesco e che, invece, rappresenta ad oggi un vero e proprio pezzo dell’economia reale, del cosiddetto PIL, che si accompagna spesso alla piaga dell’evasione fiscale, al lavoro nero, al danno ambientale e alla criminalità.

Le risposte che nel tempo sono state date all’abusivismo edilizio riflettono tutte queste contraddizioni. Sono state citate le leggi sul condono approvate proprio con cicli esatti di nove anni l’una dall’altra, più o meno come gli intervalli del ciclo edilizio abusivo di quegli anni (nel 1985, nel 1994 e nel 2003); esse portano, infatti, i segni distintivi e indelebili di questo percorso storico, ne riflettono le contraddizioni e motivano, in parte spiegandole, le difficoltà di molte amministrazioni nel chiudere questa drammatica pagina, sanando ciò che rientra nei limiti di legge o reprimendo, abbattendo e ripristinando lo stato dei luoghi originari.

Il provvedimento che ci apprestiamo a votare interviene in questo specifico segmento del procedimento che segue un abuso dal suo nascere, per poi sdoppiare il suo iter nella procedura di condono oppure nella demolizione del manufatto realizzato al di fuori del perimetro della legge e non coperto da una sanatoria. Il provvedimento è nato da un’esigenza reale, quella di rendere più fluida e ordinata l’azione della pubblica amministrazione, sia in sede penale sia in sede amministrativa, come prescrive l’ordinamento in materia di demolizioni. Questa è un’esigenza che a sua volta ha preso le mosse da situazioni specifiche, controverse, faticosamente affrontate negli anni tra il susseguirsi di ricorsi, leggi nazionali, leggi regionali e conflitti vari tra i diversi livelli di governo.

Con il disegno di legge in esame si è raggiunto un equilibrio sicuramente di non facile realizzazione. Molti e diversi sono, infatti, gli interessi in gioco. Da un lato, vi è la necessità di realizzare il sistema più efficace per disciplinare e razionalizzare le procedure sottese alla demolizione dei manufatti abusivi; impegno, questo, che lo Stato, nelle sue diverse articolazioni, purtroppo non sempre riesce ad ottemperare per mancanza di risorse, per un’eccessiva contraddittorietà della normativa – anche questo è vero – o per scarsità di uomini e mezzi a disposizione di coloro che dovrebbero eseguire gli ordini del giudice. Siamo indietro nel difficile compito di ripristinare lo stato dei luoghi in tutti quei casi in cui si è verificato un abuso edilizio. Dall’altro lato – ed è questa l’altra necessità da conciliare – vi è la stringente necessità di sbloccare questo stato di cose, questa situazione di stallo, andando invece a colpire le situazioni di abuso più gravi, più drammatiche e più sfrontate, quelle più pericolose per l’ambiente circostante e che evidenziano un grado di allarme sociale maggiore e più significativo di altre.

È evidente come la risposta dello Stato, non potendo essere identica in ogni contesto, per quelle mancanze e carenze di cui poc’anzi ho parlato, non possa che essere commisurata al tipo di abuso posto in essere. Faccio soltanto un esempio. Un complesso residenziale realizzato a pochi passi dal mare o in aree paesaggistiche protette da vincoli, con finalità speculative, costituisce sicuramente un abuso meritevole di un atteggiamento repressivo più forte di quello perpetrato dalla famiglia che in periferia, seppure abusivamente e illegalmente (perché tale rimane), realizza una veranda per ricavare un lavatoio di servizio.

Badate, si tratta di abuso in entrambi i casi e come tale va sanzionato in entrambi i casi: nessun condono, neppure mascherato, come pure si vuol fare credere in quest’Aula. Con questo provvedimento si cerca esclusivamente di prevedere dei meccanismi certi che puntino ad un unico obiettivo: evitare che la repressione e il contrasto ai piccoli abusi, che rimangono in vita, diventi il più grande alibi ed il più grande ostacolo alla persecuzione dei grandi abusi speculativi, o comunque degli illeciti più risalenti. Ed è per questa ragione che questo lavoro è stato lungo ed articolato ed è per questo che ci sono state delle modifiche e dei miglioramenti.

I contributi positivi forniti nelle audizioni hanno consentito l’introduzione di significative modifiche con un unico esclusivo obiettivo: combattere più efficacemente l’abusivismo e fornire al lavoro degli uffici giudiziari e degli enti locali strumenti sicuramente più incisivi e più efficaci.

Con questo disegno di legge – lo ripeto – non intendiamo discutere di condoni mascherati o, peggio, di sanatorie camuffate da cavilli procedurali e giuridici. La ratio è ben altra e va in altra direzione: è quella di snellire un sistema; nel mentre si porta avanti un progetto di revisione complessiva delle procedure sottese agli abbattimenti e si reperiscano risorse realmente in grado di alleggerire il carico sia delle procure che degli enti locali.

Onde evitare di andare nella direzione contraria rispetto a quella che ci siamo prefissati, infittendo ancor di più la giungla normativa in materia di abusivismo edilizio, è stato svolto un lavoro complesso, articolato e profondo fatto di audizioni, di ricerca, di ascolto, che ha consentito oggi di avere un atto più completo e più ricco, nel quale confluiscono anche e soprattutto i suggerimenti dei tanti operatori di giustizia che in molti uffici giudiziari, quelli che veramente operano a contatto con tali realtà, applicano già. Si tratta di criteri che non hanno carattere precettivo.

Il testo sul quale oggi siamo chiamati ad esprimere il nostro voto mantiene e rafforza il regime di intervento finalizzato alla repressione del fenomeno dell’abusivismo edilizio attraverso l’azione penale e quella amministrativa; semplifica i criteri per l’esecuzione degli ordini di demolizione plurimi, pur senza individuare delle gerarchie, offrendo invece un indirizzo chiaro al lavoro dei pubblici ufficiali; individua – le voglio brevemente richiamare – tre fattispecie in grado di razionalizzare la materia: in primo luogo, il rilevante impatto ambientale o la costruzione su aree demaniali o in zone soggette a vincolo di ogni tipo; in secondo luogo, i manufatti che costituiscono pericolo per l’incolumità delle persone; in terzo luogo, i manufatti che siano nella disponibilità di soggetti condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso.

È palese, dunque, l’indirizzo chiaro che le fattispecie sopraelencate danno al contrasto deciso all’abusivismo speculativo e alle sue ricadute sul piano ambientale, della legalità e della lotta alla criminalità. Il testo rafforza e definisce al meglio i poteri e le prerogative dei prefetti, dettando finalmente tempi certi per ottemperare agli adempimenti che da questa normativa discenderanno.

Con questo provvedimento, dunque, si compie un passo avanti che deve naturalmente essere accompagnato da una coesa politica delle istituzioni, a partire dalle Regioni che in molti casi ancora oggi non hanno definito la redazione dei piani paesaggistici ponendo in essere un grave inadempimento. Un provvedimento che disciplina più nel dettaglio gli strumenti e le norme di contrasto ad una piaga che – ahimè – trova forti radici nella storia di questo Paese e che per essere debellato necessita di chiarezza, trasparenza ed efficacia, per tutelare lo straordinario e unico patrimonio naturale e di civiltà che l’Italia ha e che ancora sopravvive, nonostante le troppe ferite inferte da uno sviluppo distorto.

Per questi motivi, dichiaro il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico. (Applausi dai Gruppi PD e FI-PdL XVII).

DE SIANO (FI-PdL XVII). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE SIANO (FI-PdL XVII). Signor Presidente, onorevoli colleghi, annuncio il voto favorevole del Gruppo Forza Italia al disegno di legge recante: «Disposizioni in materia di criteri per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi».

Certo, il provvedimento in esame non è la risoluzione del problema che coinvolge tanti pezzi del nostro Paese, ma è una risposta che il Parlamento dà a un problema reale, che esiste e rappresenta il dramma per tanti cittadini che vivono in determinate parti del Paese.

Dichiaro il voto favorevole del nostro Gruppo, perché riteniamo che il provvedimento sia anche e soprattutto un atto di buon senso e di giustizia sociale. Il nostro movimento politico – in modo particolare i parlamentari campani – porta avanti con forza l’attenzione su un fenomeno che esiste, è reale e merita risposte definitive da parte del Governo e del Parlamento. I cittadini se lo meritano per una ragione fondamentale: lo sancisce la nostra Costituzione. Stante il principio di uguaglianza, i cittadini italiani sono tutti uguali e hanno gli stessi diritti e doveri.

Nel caso di buona parte dei cittadini campani, non è stato così e noi lo continueremo a denunciare con forza, perché riteniamo sia un sacrosanto diritto dei nostri concittadini. Credo sia un atto di buon senso e dovuto statuire per legge che i manufatti pericolosi per la pubblica incolumità o quelli nella disponibilità della criminalità organizzata vadano demoliti prima di quelli realizzati per stato di necessità da nuclei familiari indigenti. Si tratta di un atto di giustizia sociale. È in malafede chi, discutendo del provvedimento, si affretta a dire che è un condono mascherato. Il disegno di legge in esame non è un condono e serve esclusivamente a proteggere le case abitate dai nuclei familiari più poveri.

Dall’altro lato, il provvedimento stabilisce che le esigue disponibilità vengano utilizzate per abbattere gli immobili della speculazione, gli ecomostri e gli scheletri edilizi che deturpano il nostro paesaggio.

È innegabile che le sentenze vadano eseguite e non possa esserci scappatoia che tenga. Il problema diventa grave quando le demolizioni avvengono con il contagocce, come appunto avviene nella nostra Regione, in Campania. Vuoi per difficoltà di carattere organizzativo, vuoi per mancanza di risorse finanziarie, le demolizioni nella nostra Regione – e credo in gran parte d’Italia – si sono contate sulle dita di una mano, sono avvenute a macchia di leopardo e continuano ad avvenire a macchia di leopardo. È quindi evidente che qualcosa non funziona.

Mi rivolgo in modo particolare a coloro i quali sono amministratori locali, a coloro i quali quotidianamente hanno la responsabilità di guidare la propria comunità, il proprio Paese, il proprio municipio: come fanno questi signori – e noi dovremmo spiegarlo a loro – a spiegare a chi viene privato della propria casa, sia pure in esecuzione di una sentenza di condanna passata in giudicato, che il turno del vicino, che magari ha realizzato un abuso di dimensioni maggiori e in un’epoca ancora più lontana nel tempo, non è ancora arrivato e non si sa se arriverà mai?

Lo scopo della proposta di legge è mettere ordine alle esecuzioni dei provvedimenti di demolizione che – secondo i dati non di Forza Italia, ma di Legambiente – sono migliaia nella sola nella sola Regione Campania e riguardano ecomostri, fabbricati pericolanti, scheletri di cemento armato, immobili abusivi appartenenti alla criminalità organizzata, costruzioni realizzate sulle spiagge e finanche, per ultimo, case di necessità abitate da persone prive di ogni altra possibilità di alloggio.

Questa mattina ho ascoltato con attenzione l’intervento del senatore D’Anna che ha parlato delle migliaia e migliaia di metri cubi di materiale di risulta proveniente dalle eventuali ipotetiche demolizioni. Come si fa? Dove si allocano? Ebbene, c’è stato uno studio fatto dal quotidiano campano «Il Mattino» secondo cui, paradossalmente, l’ammontare delle costruzioni da demolire, in base alle sentenze passate in giudicato, in Regione Campania, in Provincia di Napoli e a Napoli, ammonterebbe all’equivalente di una città come Padova. Qualche collega, dall’altra parte, sorride ma è la verità: ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza, per lo meno per quanto riguarda parti del nostro Paese.

Fa piacere, comunque, che con il tempo lo abbiano capito tantissimi colleghi parlamentari che, superato lo scetticismo iniziale, non hanno avuto difficoltà a condividere con noi questa battaglia di giustizia e di civiltà che – mi piace ricordarlo e l’ho detto anche prima – nasce dall’impegno politico dei parlamentari campani e appartenenti al Gruppo del PdL campano, insediatosi nel 2015.

Perché questa battaglia è nata in Campania e non in un’altra Regione d’Italia e non si avverte la stessa sensibilità in altre parti del Paese? La ragione è molto semplice: una battaglia del genere non poteva nascere in Emilia-Romagna, non poteva nascere in Toscana, perché in quelle Regioni sono state applicate pedissequamente le leggi emanate dallo Stato centrale e si sono date risposte certe e concrete alle leggi, cosa che non è avvenuta in Campania. In Campania i condoni del 1985 e del 1994 sono naufragati nella peggiore di tutte le paludi burocratiche, quelle dell’interpretazione delle norme, dei ricorsi, dei contenziosi legali, delle denunce, del terrorismo ideologico dei sindaci e dei funzionari quotidianamente intimoriti. Tanto, tantissimo lavoro per i burocrati, per i magistrati, per le avvocature e per tanti avvocati che hanno difeso la povera gente. Pensate che a Napoli – non è demagogia, ma è un dato certo – dopo ben trent’anni dall’approvazione del primo condono, giacciono ancora pratiche di condono edilizio e sono parecchie centinaia: si poteva discutere di quelle pratiche di trent’anni fa.

Consentitemi di dire che la cosa più paradossale è quello che è successo con una legge dello Stato, quella approvata nel 2003, il famoso terzo condono edilizio. Il diritto alla sanatoria è stato riconosciuto a tutti cittadini di Italia, fuorché ai campani. Lo hanno ricordato il senatore Palma, il senatore D’Anna, il senatore Falanga e altri colleghi che mi hanno preceduto. È così: è stato negato alla popolazione della Campania, dove l’emergenza abitativa costituisce una vera e propria piaga sociale, un diritto riconosciuto agli altri.

Perché tutto ciò? Dobbiamo ringraziare l’allora governatore della Regione Campania che, stretto nella morsa dei vetero-ambientalisti, non ha esitato a bloccare tutto con una legge regionale, poi dichiarata dalla Corte Costituzionale illegittima. Lo ha fatto però tardivamente perché nel frattempo i termini erano scaduti e i cittadini campani non avevano avuto il tempo di presentare istanza di sanatoria.

Naturalmente fa rabbia – devo ricordarlo a me stesso e a quest’Assemblea – che a ciò si poteva porre rimedio qui in Senato, ma non c’è stata la possibilità, perché quella norma fu bocciata e non passò per un voto.

Concludo dichiarando il voto favorevole del Gruppo Forza Italia al provvedimento in esame, affermando che si tratta di un atto di buon senso e di giustizia sociale. Ringrazio tutti coloro, a partire dal senatore Falanga, che hanno contribuito al raggiungimento di questo risultato, che spero, con il voto di stasera, possa rasserenare centinaia di persone che vivono in stato di soggezione psicologica per un dramma che hanno dentro casa. (Applausi dal Gruppo FI-PdL XVII).

CAPPELLETTI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAPPELLETTI (M5S). Signor Presidente, questo provvedimento non è stato esaminato in Commissione in sede deliberante perché il Movimento 5 Stelle si è opposto, insieme ad altri Gruppi politici, dal momento che volevamo portare il dibattito in Aula. Questo provvedimento presentava e presenta tuttora notevoli criticità. Abbiamo voluto quindi che ci fosse una discussione, per meglio capire e meglio comprendere quali potevano essere le soluzioni a queste criticità. Ma non è stato chiarito nulla. Non è stato chiarito – ad esempio – a cosa serva.

È stato detto che serve per avere un ordine di priorità nella realizzazione delle demolizioni. Ma le procure hanno già adottato un ordine di priorità per le demolizioni, con gli strumenti organizzativi che sono stati introdotti. Si dirà che magari procure diverse hanno introdotto dei criteri di priorità diversi. Allora, per dare una risposta a questa obiezione, è già intervenuto il Consiglio superiore della magistratura con delle proprie linee guida, che sono state diramate da tempo.

La totalità dei procuratori auditi ha rappresentato delle perplessità, se non una vera e propria aperta contrarietà nei confronti di questo provvedimento. Va dato atto che esso è stato molto migliorato rispetto alle precedenti versioni, ma quel che è veramente certo è che ogni avvocato si potrà opporre alle demolizioni e potrà chiedere perché si vuole demolire la casa del suo cliente, che magari è un camorrista, anziché un’altra abitazione e chiederà di verificare che tutti i criteri siano stati rispettati. Insomma, è attesa una valanga di incidenti di esecuzione – sono molto probabili – che questo rischia di paralizzare e non certo di accelerare l’iter per l’esecuzione delle sentenze.

Non abbiamo avuto risposta dal dibattito, dal Governo e dai relatori anche ad altri importanti punti critici del provvedimento. Questa norma potrebbe addirittura diventare uno strumento in mano alla criminalità, che potrà erigere case abusive in spregio della legge, mettendoci dentro qualcuno che le abiti, magari proprio allo scopo esclusivo di scongiurare l’esecuzione degli abbattimenti.

Non abbiamo avuto risposta alla domanda sul perché siamo qui a discutere di un provvedimento siffatto, che è potenzialmente criminogeno per i motivi elencati, e non già di una norma più stringente che consenta di abbattere gli edifici abusivi al momento della loro costruzione. Perché non discutiamo di una norma che consenta agevolmente di commissariare quei Comuni che non sono rigorosi nel far rispettare la legge con riferimento all’abusivismo? Ci chiediamo perché il provvedimento in esame abbia posto al centro non già la tutela del territorio, ma la tutela di chi ha realizzato l’immobile abusivo. Ripeto che deve essere posta al centro la tutela del territorio e non già la gestione delle demolizioni.

Il Movimento 5 Stelle è riuscito a migliorare la proposta normativa. Abbiamo inserito il fondo rotativo, perché il problema della demolizione nel nostro Paese sta tutto lì: si tratta di un problema legato alla mancanza di fondi. Abbiamo chiesto e ottenuto la creazione della banca dati degli immobili abusivi, che nel 2017 ancora manca nel nostro Paese. Tuttavia, queste positive innovazioni non sono sufficienti a farci esprimere un voto favorevole, perché i nuovi criteri introdotti porteranno a pesanti rallentamenti nelle procedure di demolizione, in particolare alla luce di quanto disposto dall’articolo 1, comma 3, lettera b), che impone rigidamente – non semplicemente raccomanda – i criteri di priorità. Insomma, non vogliamo correre il rischio di essere funzionali agli interessi della malavita organizzata.

Per tutti questi motivi, dichiaro il voto contrario del Movimento 5 Stelle al provvedimento in esame. (Applausi dal Gruppo M5S).

DE PETRIS (Misto-SI-SEL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-SI-SEL). Signor Presidente, il senatore Albertini ha iniziato il suo intervento dicendo che questo non è certamente un provvedimento che possa rappresentare una resa all’illegalità. Guardi, senatore Albertini – poi risponderò anche ad altri – penso che sia anche peggio: questo è un incentivo all’illegalità, e per un motivo molto semplice. In discussione generale abbiamo cercato di mettere in evidenza gli elementi assolutamente discutibili e gravi contenuti nel provvedimento, ma alla fine è la filosofia generale che non va bene. Stiamo parlando di un numero di immobili abusivi elevatissimo, probabilmente di circa 70.000 immobili abusivi. Nel nostro Paese, tra l’altro, ci sono stati dei condoni.

Con questo provvedimento si fa finta di dire che stabiliamo un ordine di priorità per le demolizioni. In realtà, si mette in campo una serie di strumenti – ho citato prima le dichiarazioni del procuratore generale Riello di Napoli, molto chiare da questo punto di vista – che permetterà, nei fatti, di non arrivare ad alcuna demolizione.

Tra l’altro, aver scelto anche una serie di criteri di priorità, compreso quello di preservare il cosiddetto abusivismo di necessità, diventa altro che cavallo di Troia. Giustamente, con questo sistema (case finite e abitate) ci vuole pochissimo; da una parte – come abbiamo segnalato anche attraverso gli emendamenti – ci sarà una corsa ulteriore a finire gli immobili che finora non sono stati completati e, dall’altra, non ci vuole niente a occuparli e a renderli abitati. E questi sono trucchi e trucchetti che renderanno, perché quello è lo scopo.

Quanto al richiamo sentimentale del senatore Falanga, non ho capito se il Natale, la famiglia e il calore della casa esistono soltanto dove ci sono illeciti e abusi, o solo in una parte del Paese. Ma che ragionamenti stiamo facendo? Assumetevi tutti quanti la responsabilità di dire quanto si sta facendo. Non si ha avuto il coraggio di fare un condono, perché, poi, con il condono, almeno c’è un inizio e una fine, c’è una finestra. Qui no. Questo è un provvedimento che non ha tempo.

Noi avremo tutto con comodità, purché andiamo sempre più in là. E non avremo solo 70.000 di abusi: vedrete che il prossimo anno ne avremo molti di più. Oltretutto, vorrei ricordare che è anche peggio, perché – come sapete – con il condono è prevista la concessione in sanatoria e, quindi, bisogna pagare, come fanno i comuni cittadini in molte parti del Paese – per fortuna – che chiedono una concessione edilizia e pagano gli oneri concessori. Qui non ci sarà neanche questo.

Vorrei fare poi due riflessioni. Ma a noi non è bastato tutto ciò che è accaduto nel nostro Paese sull’onda anche di un abusivismo che, in una parte sostanziale del Paese – penso al Sud – ha distrutto il paesaggio, i beni primari, un patrimonio che è di tutti, che era la ricchezza di quei luoghi, anche dal punto di vista della possibilità dello sviluppo economico? Questo è quanto è accaduto.

Io sono di Roma e anche noi abbiamo avuto il fenomeno dell’abusivismo. Anzi, ha riguardato quasi un milione di abitanti. Sono state fatte le sanatorie. E, anche se sono state pagate concessioni in sanatoria, quel problema non solo ha provocato un danno enorme a un bene primario tutelato dalla Costituzione – e ha fatto bene il senatore Casson a richiamare l’articolo 9, perché lo dimentichiamo sempre – non solo ha distrutto il nostro territorio – e prima lo aveva già fatto l’abusivismo – ma ha anche scassato le casse dei bilanci dei Comuni. Pensate cosa è costato portare tutti i servizi e quanto alti sono stati gli oneri di urbanizzazione. Volete che parliamo del trasporto pubblico a Roma? Al netto di tutte le scelte sbagliate e del disastro della gestione dell’ATAC, sapete che cosa significa dover portare il trasporto pubblico in zone molto lontane, magari soltanto per un piccolo nucleo? Sapete cosa vuol dire portare le opere di urbanizzazione, attraversare pezzi dell’agro romano e, quindi, indurre ancora di più a devastazioni e a edificazioni, anche in zone che dovrebbero essere tutelate? Il danno per la collettività è enorme.

E non si può continuare a dire – e mi rivolgo anche al Partito Democratico – che è finita l’epoca dei condoni, che arriva il momento della tutela del territorio, che arriva finalmente il momento di fare la legge contro il consumo del suolo – ma quella è sepolta e può rimanere lì dov’è – e poi compiere un’operazione come questa. È una legge che stata chiamata «Disposizioni in materia di criteri per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi» quando, in scienza e conoscenza – e per questo c’è tanta pressione – questo provvedimento serve solo e unicamente a fare in modo che a quelle demolizioni non si arrivi mai, soprattutto in un territorio dove l’abusivismo e l’illegalità sono stati spesso un tutt’uno e sono stati utilizzati anche a danno della povera gente dalla criminalità organizzata e da una classe politica che scientemente non ha mai fatto i piani regolatori e che scientemente non ha voluto mettere in campo opere vere e serie per la tutela del territorio, per fornire le risposte che servivano e anche per soddisfare le esigenze abitative.

Quindi, per tutti questi motivi, credo che, sebbene la Camera in qualche modo abbia migliorato questo provvedimento, non sia stata purtroppo attenuata la sua gravità che è peggiore addirittura di un altro condono. E dico anche che il provvedimento è stato peraltro anticipato dal governatore De Luca, che nel frattempo si è fatto una leggina in Regione ad esso ispirata. Io vi dico solo che spero unicamente che esso faccia la fine delle altre leggi regionali, che la Corte costituzionale per fortuna ha bocciato nel tempo.

Vi volete ancora una volta nascondere, cercando addirittura di dire che avete stabilito dei criteri per salvare le persone che sono più in difficoltà. Il senatore Falanga ha osato dire che in questo modo finalmente si potrà fare un’operazione di demolizione nei confronti dei grandi speculatori, ma in realtà l’operazione è volta solo e unicamente a fare in modo – come giustamente è stato segnalato anche dai magistrati – di mettere i bastoni fra le ruote, per non arrivare a nessun tipo di demolizione. Questa è la realtà dei fatti.

Per tutti questi motivi, noi saremo assolutamente contrari e voteremo contro il provvedimento, perché lo riteniamo davvero un ulteriore favore all’abusivismo e un vero incentivo all’illegalità. Di questo passo dovrete dare spiegazioni ai cittadini che invece devono presentare i progetti e i controprogetti, ai cittadini che si sono attenuti alle regole per poter edificare la propria casa. (Applausi dai Gruppi Misto-SI-SEL e Art.1-MDP e del senatore D’Anna).

CASSON (Art.1-MDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CASSON (Art.1-MDP). Signor Presidente, colleghi senatori, questo è un provvedimento molto strano che, partito dal Senato in una certa maniera e poi trasmesso alla Camera dei deputati, é ritornato qui in tutt’altra maniera. È strano perché la collocazione che si è voluta dare a questo insieme di norme si inserisce all’interno di un decreto legislativo che nulla ha a che fare con la materia, ma che ci dà la certezza, o quantomeno il sentore, di quanto importante sia per coloro che hanno problemi di abusivismo e che difendono situazioni di abusivismo, fare in modo che diventino norme di carattere generale.

Strano perché all’inizio, nella prima fase, si parlava di «priorità» e ora, quasi con una tautologia, si sostituisce la parola «priorità» con la parola «criteri» (che etimologicamente risale al verbo greco krìno); poi però il tutto viene ammorbidito quando si dice che bisogna tenere in adeguata considerazione questa situazione e, quindi, si consiglia una formulazione diversa. Strana è anche la formulazione che viene data a questi criteri da tenere in adeguata considerazione, perché si richiede al pubblico ministero un surplus d’indagine, un approfondimento e una verifica dei criteri che allungherà notevolmente i tempi, portando alle calende greche qualsiasi possibilità di intervenire, come dirò anche tra poco.

Strano perché questo disegno di legge contiene al suo interno un trojan horse, per mutuare un termine dell’informatica, e cioè un cavallo di Troia, perché la priorità viene attribuita di regola agli immobili in corso di costruzione, o comunque non ultimati alla data della sentenza di condanna di primo grado, e agli immobili non stabilmente abitati. È facilmente pensabile l’escamotage che verrà utilizzato da chi vorrà far saltare qualsiasi abbattimento: tutti troveranno un figlio o un parente, più o meno lontano, per fare in modo che non si dia esecuzione all’abbattimento, perché l’immobile abusivo verrà considerato stabilmente abitato. Si diceva e si dice: fatta la legge, trovato l’inganno. Qui, addirittura, l’inganno è stato suggerito e scritto nella legge: vi do questi criteri, ma potete anche aggirarli in questa maniera.

Strano anche perché ci sono indicazioni da parte di tutti i procuratori della Repubblica, ordinari e generali, che sono intervenuti, secondo cui tali criteri apriranno la via a un contenzioso enorme e infinito, perché giustamente gli avvocati faranno valere il diritto di difesa, faranno incidenti di esecuzione a non finire che dureranno anni, anche dieci anni, e tutto verrà sospeso per moltissimo tempo.

Assieme a queste stranezze c’è anche un’aberrazione. Basti pensare che per le case abusive costruite in aree protette (è un aspetto molto grave) queste demolizioni verranno fermate. Mi riferisco alle costruzioni abusive nelle aree protette con vincolo ambientale e idrogeologico, perché il disegno di legge prevede di mettere per ultimi questi casi. Questa è una vera e propria aberrazione.

Aggiungo che se mai il disegno di legge in esame dovesse entrare in vigore, sarebbe di una gravità particolare e non accettabile, perché nella sostanza legalizza in modo permanente l’abusivismo, con effetti futuri che hanno il carattere della permanenza. Le case abusive, purché abitate in qualsiasi maniera, con quegli escamotage e con quegli imbrogli, saranno comunque salvate. Non è accettabile che questo disegno di legge si basi sulla ben nota distinzione di comodo tra quello che viene considerato l’abusivismo di speculazione e l’abusivismo di necessità, cioè quello costituito dalle case abitate, che verrà messo in coda al fine di evitare le demolizioni.

Quali saranno, allora, gli effetti del presente disegno di legge? Se esso entrerà in vigore darà certezza del fatto che le demolizioni verranno fermate per alcuni motivi che ho già indicato, ma anche per i prossimi che sto per indicare. Innanzitutto la cifra che è stata stanziata e che si prevede di stanziare comunque al termine del lavoro legislativo è bassissima ed è sufficiente – secondo un calcolo materiale che è stato fatto – a consentire nel corso di un anno 130-140 demolizioni e questo, a fronte di decine di migliaia di casi, è davvero risibile. Inoltre non vengono date forze, strutture né personale per poter intervenire. Vi è poi un altro fattore: buona parte delle case è abitata, quindi sarà messa in coda alle priorità, con dispregio di tutte le considerazioni che ho fatto poco fa.

Tuttavia, l’aspetto ancora più grave del presente disegno di legge è che la sua applicazione non ha alcun limite di tempo, a differenza ad esempio dei tanto vituperati condoni. Ciò significa che nel prossimo futuro, tra qualche mese e tra qualche anno, o comunque in qualsiasi situazione fino all’abolizione della norma, chiunque potrà edificare materialmente una villa o una casa in una vallata, su una costa, in una zona di pregio, in qualunque zona, anche sottoposta a vincoli; in questo modo il Parlamento italiano si sta accingendo a legalizzare in modo permanente l’abusivismo edilizio, invece di bloccarlo.

Su questo aspetto aggiungiamo un’altra considerazione. Non è che ci sia semplicemente il rischio che questa norma possa essere utilizzata dalla criminalità organizzata; è certo che la norma verrà utilizzata dal crimine, diventerà uno strumento importante nelle sue mani. Infatti, con vari sistemi, attraverso i cavalli di Troia di cui si diceva prima, con i prestanome, con l’indicazione di criteri di necessità previsti dalla legge, si potrà continuare a costruire case abusive in dispregio alla legge fondamentale che riguarda questa materia. Questa, sostanzialmente, è la realtà.

Invece di approvare norme più rigide e stringenti per abbattere ed eliminare in partenza l’abuso ed eventualmente arrivare anche al commissariamento dei Comuni che non siano rigorosi e che dimostrino di non rispettare le norme sulla lotta all’abusivismo edilizio, si adottano norme di questo tipo che certamente non sono accettabili e neanche presentabili.

Questo è un po’ un vizio italico che, di fronte a determinate situazioni e tragedie, come quelle causate da dissesto idrogeologico, a volte piange lacrime di coccodrillo, perché si nasconde dietro alle norme che approva e, dopo aver versato lacrime di coccodrillo per le tragedie gravissime che si verificano continuamente nel nostro Paese, il giorno seguente torna a chiudere gli occhi e invece di combattere l’abusivismo edilizio riprende a favorirlo.

Concludo ricordando a questo proposito un passo fondamentale della nostra Costituzione, che tra l’altro getta anche una luce in termini di profili di illegittimità costituzionale su alcune di queste norme. All’articolo 9, secondo comma, della nostra Costituzione si dice testualmente che la Repubblica «tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Il disegno di legge che ci apprestiamo a votare non tutela assolutamente questo bene primario, tanto primario che è stato inserito nella parte fondamentale e primaria della nostra Carta costituzionale.

Qualcuno ha definito questo provvedimento un condono mascherato, ma in realtà è peggio, perché non è mascherato: è un condono vero e proprio, palese, chiaro e soprattutto permanente. Per questo motivo, il Gruppo Articolo 1-MDP esprimerà un voto contrario. (Applausi dal Gruppo Art.1-MDP).

STEFANI (LN-Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANI (LN-Aut). Signora Presidente, desidero dire poche parole, perché se ne sono spese tante, forse troppo.

Il disegno di legge è nato in questo ramo del Parlamento con un’impostazione ed è poi stato modificato alla Camera dei deputati, per arrivare a un testo estremamente complesso e anche di difficile lettura.

Va da sé che si sta trattando di un caso che il provvedimento in esame non vuole risolvere, ma dilatare, procrastinandone gli effetti. Più che un caso, quello che imperversa ancora oggi in molte parti del nostro Paese è purtroppo un fenomeno di illegalità diffusa. Una illegalità che il nostro Paese insiste ancora a perseguire e certamente non a risolvere. Si tratta, infatti, di situazioni che effettivamente, guardando a quello che dovrebbe essere il nostro grado di civiltà, sembrano quasi incredibili.

In alcune parti del Paese, per poter installare una legnaia c’è bisogno di intraprendere una costosa pratica edilizia, farsi rilasciare il permesso per costruire e pagare gli oneri di urbanizzazione. In altri luoghi, invece, come si evince dai dati forniti, si parla di migliaia di opere eseguite del tutto o comunque in parte abusivamente. Si tratta di una malversazione veramente diffusa: quasi 70.000 immobili sarebbero oggetto di un ordine di demolizione. Se facciamo un calcolo, considerando almeno tre persone per ogni nucleo familiare e ipotizzando che ogni immobile possa ospitare una famiglia, stiamo parlando di 200.000 persone, cioè un’intera città capoluogo.

Purtroppo è una situazione che ancora esiste e che per l’Italia è sicuramente una vergogna nazionale, mi si passi il termine, che ci espone ad un internazionale pubblico ludibrio, quasi che solo in Italia si viva dentro immobili abusivi e come se solo in Italia esistessero costruzioni in contesti paesaggistici vincolati. Davanti a questo pubblico ludibrio la nostra risposta è contenuta nel provvedimento al nostro esame, sul quale noi avevamo avanzato delle forti perplessità che alimentano una fortissima contrarietà. Proprio per questa ragione non abbiamo proposto emendamenti: il testo non è nemmeno emendabile, non è migliorabile. Infatti, alla fine, si sta parlando di un provvedimento atto solo a confondere e a ritardare le operazioni. Dobbiamo far cessare questo spettacolo indegno per il nostro Paese. Alcune parti della nostra bellissima Italia non devono restare marchiate come la patria degli abusivismi.

Mi si permetta anche una considerazione. È vero quanto detto da alcuni colleghi: magari in questi immobili vivono famiglie che quando si vedono abbattere la casa comunque perdono l’ambiente in cui vivono, in cui hanno fatto crescere i loro figli e per cui hanno anche investito delle risorse. Mi si passi però una similitudine: consideriamo uno spacciatore. Se si comincia a pensare a dove è nato – magari in periferia – e al fatto che non ha avuto una buona educazione e al fatto che il padre a sua volta era un criminale, alla fine anche il più piccolo criminale può far pena. Qualsiasi situazione può alimentare un sentimento simile. Ma quando ci troviamo in questa sede, a legiferare, non possiamo tener conto dei singoli contesti, anche familiari, di dolore e di disperazione. Uno Stato deve tutelare in primis la legalità perché il nostro Paese può crescere soltanto in un contesto di legalità. Non dovremmo, quindi, utilizzare norme come questa che arrivano quasi ad ammettere, nelle premesse, che esiste la possibilità di una deregulation.

Infatti, se approfondiamo, il problema non è solo che vengono costruiti immobili abusivi, magari non rispettando il piano regolatore, il piano degli interventi o comunque un qualsiasi piano urbanistico. Stiamo parlando di abitazioni, di immobili che vengono costruiti senza il minimo rispetto delle normative sulla sicurezza, dagli impianti ai soffitti, ai pavimenti.

(Segue STEFANI). Ci sono persone che vivono in contesti estremamente pericolosi. E pensare che nel momento in cui analizziamo questa situazione e adottiamo un provvedimento come questo ci sono – come una collega prima ha anticipato – proposte di legge all’esame della Regione Veneto, dalla quale provengo, proprio sul consumo del suolo. Si stanno già esaminando norme che rivelano un elevato grado di civiltà, perché l’urbanizzazione deve essere considerata e valutata.

Pertanto, ci troviamo ora di fronte a un fenomeno grave al quale fondamentalmente non si dà una risposta, perché il provvedimento al nostro esame non risolve il problema degli abusi e non risolve il problema della deregulation. Sono norme atte a creare confusione e a determinare una situazione dalla quale (ma sembra che non ci sia consentito nemmeno pensarlo) qualcuno potrebbe trarre profitto.

Fortunatamente la Camera dei deputati ha apportato taluni aggiustamenti al progetto iniziale, ma è un testo che per noi è assolutamente inaccettabile. Siamo e resteremo sempre dell’idea che in Italia deve essere beneficiato chi rispetta la legge e chi è onesto e non si possono prevedere, per i casi in cui le leggi non sono rispettate, formule come questa che magari, di fronte a un problema notevole, individuano palliativi o soluzioni che per noi sono assolutamente inaccettabili.

Per questa ragione il Gruppo della Lega Nord voterà contro il provvedimento.(Applausi dal Gruppo LN-Aut).